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L'Ambrosiano

Vigili sulle rive del fiume Lete

In risposta alle violenze sulle donne in piazza Duomo il Sindaco ha promesso 500 vigili. Sala avrà tranquillizzato la coscienza sua e d’un po’ d’opinione pubblica. In me è salita la preoccupazione. Polizia locale, PS, Carabinieri son presidi necessari, ma le periferie da cui vengono autori di violenze solo in parte son problemi di ordine pubblico. Lo dicono anche i politici in prossimità delle elezioni. Ricevuto il mandato, però, le acque del Lete, fiume dell’Oblio, scorrono nei Navigli; e nel Tevere: per rimozioni di nessi tra fenomeni o dimenticanze Milano chiama, Roma risponde. I disagi di
giovani e periferie fanno la storia d’Italia: i “teruni” (la Locomotiva d’Italia è il mito che ha in ombra i quartieri dormitorio del Miracolo economico); l’immigrazione recente (il Paese riparte grazie ai cantieri del bonus facciate pieni di Nordafricani; a badanti e colf di Sud America e Paesi dell’Est che suppliscono a un welfare gruviera: in quelle aree nascono figli e problemi d’integrazione).

All’insufficienza di politiche locali ora s’associa il governo: boccia un emendamento alla manovra: 50 milioni per il “bonus psicologo”, mancia non risolutiva dei problemi di giovani e periferie, ma un segnale: riconoscere il disagio psichico diffuso e che le persone che già soffrivano di emarginazioni e disuguaglianze col Covid stanno peggio: gli adolescenti in ispecie. Se la politica non si iscrivesse al Circolo Canottieri Fiume Lete, vedrebbe saltati i muri centro/periferie: a Milano e nel Paese. L’Italia che sta male è nota: si riempiono i pronti soccorsi (tra i giovani autolesionismi o tentati suicidi più che raddoppiati); s’impennano le richieste d’aiuto (ansie + 83%, depressioni + 72: adolescenti il 62 %); 1 su 3 accedono ma presto lasciano: mancano i soldi. La Regione Lazio ha messo 2,5 milioni per la
salute mentale; il Pirellone ha promesso lo psicologo nelle Case di Comunità (sulla carta: le elezioni son vicine!); il Municipio 9 di Milano dà un “bonus ragazzi 10-25” per gli psicologi di zona. Vigili, intanto? Sì, come aggettivo qualificativo di cittadini che si fan carico dei disagi evitando proiezioni e di istituzioni che investono risorse per prevenire e curare. Per i ghisa? Vedarèm.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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Mia cara Olympe

Metsola, solo le donne di destra ce la fanno?

Ed arrivò la terza. Donna, conservatrice (di più, preoccupano le sue posizioni sull’aborto e sulle politiche migratorie), nuova presidente del parlamento europeo, eletta con una larga maggioranza. A completare i vertici europei dopo Christine Lagarde a capo della banca centrale e Ursula von der Leyen che presiede la commissione, a porre nuovamente domande mai risolte sulla questione della rappresentanza politica delle donne, ecco la maltese Roberta Metsola. Giovane, 43 anni, agguerrita, esponente dei popolari, viene da un paese in cui l’interruzione di gravidanza è vietata  in ogni caso, e non ci si dimentica che lei stessa, nonostante abbia adesso assicurato che non voterà più in materia, farà sue le posizioni del’Unione e continuerà la battaglia per i diritti delle donne, nel 2015 aveva criticato le conclusioni del report europeo sull’eguaglianza di genere  in cui  l’accesso all’interruzione di gravidanza veniva segnalato come requisito di parità, sostenendo che contenesse ‘riferimenti inaccettabili’.

Ed è subito, di nuovo, dibattito acceso e non pochi sottolineano che, e non solo in Italia, la destra sembra terreno più fertile per la promozione delle donne in politica. Peraltro anche nel dibattito nostrano sull’elezione del prossimo presidente della repubblica il totonomi di queste ore vede un paio di nomi di destra, Letizia Moratti ed Elisabetta Casellati,  piazzati non male, mentre – va detto –  a sinistra ci si affanna a dire che in Italia ci sono un sacco di donne competenti – ma va, chi l’avrebbe detto? – senza tirare fuori un nome, un cognome, una biografia sulla quale assentire o dissentire. Cartabia a parte, la cui storia però la pone piuttosto come nome ‘tecnico’, eventualmente super partes. Come dare torto ad Emma Bonino quando dice, intervistata da Radio popolare, che qui non si tratta di ricordare che l’Italia conta astrofisiche provette o biologhe di chiara fama e via elencando meriti  femminili di svariata natura, ma di individuare e sostenere un profilo che abbia le carte in regola per il ruolo e il cui nome – qui ridiciamo – non venga giocato in maniera strumentale nella battaglia per il Quirinale?

Ma tornando a Metsola: molti commenti dell’oggi sottolineano che le donne di destra hanno meno timori nel proporsi e nell’affermarsi in una lunga storia che parte da Tatcher e arriva, ebbene sì, a Giorgia Meloni, unica leader di partito in Italia. Ancora una volta resta inevasa o ha troppe e comunque non del tutte esaurienti risposte la domanda sul perché a sinistra quando si tratta di fare la corsa per arrivare prime le donne non ci sono nonostante le tonnellate di disquisizioni sul tema, nonostante i solenni impegni maschili, nonostante siano ormai in atto meccanismi di riequilibrio nelle liste elettorali e negli organi di partito, nonostante esempi del passato come Nilde Iotti, nonostante questo e quello insomma. Questo dato di fatto ha a che fare con l’effettivo desiderio delle donne di sinistra in politica? Oppure segnala che la capacità di confliggere con i loro colleghi latita, visto che che un posto che va a una donna è un posto in meno per un uomo?

Ipotesi tutte valide e molte altre potrebbero essercene, mentre l’elezione di Roberta Metsola è lì a chiedere ancora, soprattutto alle donne di sinistra e alle femministe se essere contente della parità di cui è ora un forte simbolo o essere scontente della mancata differenza che la sua biografia evidenzia. Antico dibattito anche questo, mentre la cronista qui ricorda che Letizia Moratti, vinte le elezioni a Milano, tra le prime cose disse ‘Chiamatemi signor sindaco’.

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

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Breaking Dad

Fango, tamponi e Ray Carver

Domenica mattina. La comunicazione è appena arrivata: niente, non si torna in campo neanche la settimana prossima. Contagi, tamponi, quarantene. Il campionato dei bambini è sospeso e così gli allenamenti. Fabrizio è triste per questo, il calcio è importante per lui.

Chi ha giocato a pallone (o ha praticato un altro sport, soprattutto di squadra) alla sua età sa cosa voglio dire. E’ gioco, è mettersi alla prova, è prendere le misure delle soddisfazioni e delle frustrazioni, sono regole da rispettare, è entusiasmo, sono gli amici, è preparare la borsa. Martedì e venerdì allenamento, sabato partita: tutto congelato.

E niente, bisogna arrangiarsi. Tipo ieri. Tenuta da partita, pallone sotto il braccio, destinazione: parchetto davanti alla scuola. Un parchetto dotato di campo di basket-calcio: sotto il canestro c’è la porta. Papà pronto a scendere in campo anche lui. Ché, non per vantarmi, ma la mia figura la faccio ancora.

O tipo oggi, domenica. Fabri è sconsolato: ci aveva contato. Aveva proprio sperato che, almeno gli allenamenti, potessero ripartire. Gli propongo di accordarsi con un amico – suo compagno di squadra – per dare quattro calci al pallone al giardino.

“Ma papà, dai, io voglio fare l’allenamento, il campionato, mica due passaggi e due rigori con le giacche per terra al posto dei pali.”

Lo so, eccome se lo so. Ma è meglio di niente, no? Aspettiamo che riprenda l’attività, certo, quella è la cosa più importante. Intanto però facciamo quel che si può. Fabri è deluso, non ha molta voglia di accontentarsi. Alla fine però si convince.

Si va al giardino. Lo accompagno per un pezzo, l’ultimo tratto di strada lo farà da solo: gli piace molto sentirsi un po’ indipendente, e ha ragione. Si è messo la tuta della squadra. A un certo punto mi fa:

“Papà, ti racconto una barzelletta”

“Ok”

“C’è un tipo che sta annegando. Arriva una barca a salvarlo, una bagnarola: vieni, gli dicono, attaccati qua. Ma lui risponde che no, che a salvarlo ci penserà Gesù. La barca se ne va e il tipo continua ad annegare. Arriva un’altra barchetta: vieni, attaccati qua che ti salviamo. Niente da fare. Non ne ho bisogno, dice il tipo, mi salverà Gesù. La barca se ne va e il tipo annega. Si ritrova in paradiso, davanti a Gesù. Ma perché non hai fatto niente per salvarmi? L’ho fatto, risponde Gesù, ti ho mandato due barche”.

Mi esce un sorriso ma niente di più. Siamo quasi al punto da cui Fabri proseguirà da solo. L’accordo è che dopo un’ora e mezza tornerò a prenderlo. Il suo amico compare in lontananza. “Divertitevi!”. Rincasando, ripenso alla barzelletta. Che proprio una barzelletta non è, in effetti. Chissà se ci ha pensato, almeno un po’. Quel tipo non ha voluto la barca perché aspettava qualcosa di ancora più sicuro, più importante. E ci ha lasciato le penne. Se avesse saputo gioire di quella bagnarola, prenderne il Buono anziché rifiutarla pensando all’Ideale, si sarebbe salvato.

A mezzogiorno e mezzo ritorno al giardinetto. Fabri e il suo amico – ma soprattutto Fabri – sono ricoperti di fango. Le scarpe sembrano delle sculture di Arte Povera: “Orme nella terra – fango su scarpa”, una roba così.

“Allora, niente allenamenti neanche la prossima settimana”, mi dicono i ragazzi quasi all’unisono. I due amici-compagni ne hanno parlato tra loro.

“Eh no, purtroppo no. Bè vi siete divertiti? Avete tirato un po’ di rigori?”

“Sì, sì, cinque ciascuno, e chi ne fa di più vince, ma lui è forte in porta, e poi però di testa son meglio io…”

Tornando a casa mi viene in mente di nuovo la barchetta. Ma non mi metto certo a fare i pistolotti della domenica mattina. Però una cosa gliela voglio dire.

“Fabri, hai visto che ti sei divertito, alla fine. Non era mica il campionato, no, ma era una cosa bella, no?”

“Eh? Sì, sì”

Poi passiamo a cucinare gli hamburger. Anche quelli sono una cosa piccola, ma buona.

[“Una cosa piccola ma buona” è uno dei racconti più belli del grande Raymond Carver]

  • Alessandro Principe

    Mi chiamo Alessandro. E, fin qui, nulla di strano. Già “Principe”, mi ha attirato centinaia di battutine, anche di perfetti sconosciuti. Faccio il giornalista, il chitarrista, il cuoco, lo scrittore, l’alpinista, il maratoneta, il biografo di Paul McCartney, il manager di Vasco Rossi e, mi pare, qualcos’altro. Cioè, in realtà faccio solo il giornalista, per davvero. Il resto più che altro è un’aspirazione. Si, bè, due libri li ho pubblicati sul serio, qualche corsetta la faccio. Ma Paul non mi risponde al telefono, lo devo ammettere. Ah, ci sarebbe anche un’altra cosa, quella sì. Ci sono due bambini che ogni giorno mi fanno dannare e divertire. Ecco, faccio il loro papà.

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Mia cara Olympe

Tortora, Sassoli: elogio delle passioni lunghe

Se ne sono andati, uno dopo l’altra, in questi freddi giorni di gennaio scanditi ancora dai bollettini della pandemia, prima Silvia Tortora, nell’assoluta riservatezza, poi David Sassoli, salutato con un funerale di Stato, dovuto in quanto presidente del Parlamento europeo, ma che nulla ha avuto di formale e molto ha trasmesso a noi che guardavamo.

Entrambi erano giornalisti, entrambi sono stati colti da una morte abbastanza precoce anche se non inattesa e qui, almeno dall’esterno, potrebbero fermarsi le similitudini tra le loro due vite. Se le accostiamo è invece perché, ripensando a come è stato raccontato e a come si è autoraccontato attraverso i social l’addio di chi li ha conosciuti o, semplicemente e da lontano, li ha apprezzati, il segno che resta è che, entrambi, sono stati protagonisti e interpreti di lunghe passioni, al confine tra privato e pubblico, o meglio senza confine tra privato e pubblico. E questo è stato visto, raccolto, apprezzato.

Passioni lunghe: come altro chiamare la coraggiosa, intelligente, inesausta battaglia di Silvia Tortora per suo padre Enzo, prima, ma, anche dopo la conclusione di quella orrenda pagina giudiziaria, per una giustizia che meriti di essere chiamata tale? Una battaglia ancor più valorosa perché condotta in tempi, non finiti, in cui il garantismo non se la passava benissimo e anche a sinistra si accantonavano pensieri e pratiche politiche di grande tradizione, nel dilagare di un populismo penale con il quale facciamo tuttora i conti. Una battaglia condotta in maniera rigorosa, seppur pervasa dall’amarezza di chi vede e denuncia che cambia poco di ciò che è profondamente distorto e che ha lasciato un segno profondo e doloroso nella propria vita.

Passioni lunghe: molto è stato detto e scritto della vita e dell’impegno di David Sassoli, ma è stata sua moglie, coprotagonista di una relazione cominciata al liceo ed evidentemente saldissima, a dirlo benissimo. Noi eravamo il tuo punto fermo – sintetizzo il suo saluto al funerale – ma ti abbiamo sempre diviso e condiviso con gli altri, con il tuo lavoro e con la politica, luoghi in cui avevi deciso di spenderti e tutto è tornato adesso come una grande onda di riconoscimento e affetto. Passioni lunghe: i suoi amori, il giornalismo, l’idea europea come strade da percorrere – per uno che è stato scout la strada ha un significato preciso – strade lunghe, complicate, appassionanti, che chiedono pazienza e determinazione, pur in tempi veloci in cui sembra che la ricetta ‘vincente’ sia l’adeguarsi al cambiamento.

Passioni lunghe per entrambi invece: non è un ossimoro, ma una virtù. Tenere il proprio punto, reggere il proprio filo. Augurarsi di poterlo dire, nel piccolo delle nostre vite.

 

 

 

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

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Appunti sulla mondialità

Via al 2022

Il 2022 che si apre potrebbe essere l’anno in cui ci si lascia alle spalle la pandemia oppure la ripetizione del 2021. Abbiamo superato un anno di alti e bassi, passando dall’euforia del pensiero di esserne usciti alla depressione per il ritorno ai grandi numeri dei contagiati. Il punto è che, a due anni dall’inizio della pandemia, si continua a navigare a vista, senza avere risolto nessuno dei problemi che c’erano già e che la pandemia ha potenziato. A cominciare dal cambiamento climatico, non certo influenzato dal virus, bensì dai tentennamenti che si manifestano regolarmente quando arriva l’ora di decidere un cambiamento di rotta, soprattutto sulla sfida energetica. La Cop26 ha messo a nudo le distanze più che i punti in comune. Ora sappiamo carbone che ci accompagnerà a lungo, che sull’abbandono del petrolio “si vedrà” e che il nucleare viene rivalutato in versione “energia pulita”. Molti Paesi sfiancati da miseria e disuguaglianze, che sono aumentate ovunque e questo sì per via della pandemia, non considerano una priorità l’ambiente, ma piuttosto il cibo da garantire ai propri cittadini.

La pandemia ha aperto gli occhi ai molti che negli anni avevano assistito quasi muti allo smantellamento dei servizi di base. Sanità pubblica, scuola, reti di welfare erano state lasciate al degrado per favorire i servizi privati, destinati ovviamente a chi se li può permettere. Proprio queste politiche in Africa, America Latina e Asia – a differenza di quanto è successo in Europa – hanno reso il Covid-19 una malattia “di classe”, che ha colpito mortalmente soprattutto chi dipende dalle strutture pubbliche.

Toccare drammaticamente con mano i limiti del sistema ha portato ad alcuni cambiamenti politici. Laddove c’era democrazia e il voto è stato esercitato liberamente abbiamo visto fenomeni di rinnovamento; laddove governano regimi, invece, la situazione è peggiorata. La pandemia ha dimostrato ancora una volta che i problemi di “sicurezza”, che si tratti di terrorismo o di pandemia, sono i migliori alleati di partiti unici, uomini forti e dittatori. In pandemia abbiamo visto anche uno spettacolo inimmaginabile fuori dai film di Hollywood: l’assalto riuscito del Campidoglio statunitense, nel Paese con più armi e polizia in circolazione.

Ma il 2022 avrà al centro altri temi, oltre alla pandemia e ai rischi per la democrazia. Anzitutto sarà l’anno in cui vedremo se la sfida cinese alla supremazia economica degli Stati Uniti è fattibile. La guerra commerciale aperta da Trump, ancora non totalmente chiusa da Biden, è servita per misurare la forza dei contendenti, protagonisti dell’ordine bipolare che è destinato a subentrare al caos geopolitico attuale. Le due potenze saranno all’altezza? E, soprattutto, saranno in grado di cooperare tra loro per restituire un’architettura sostenibile al mondo? A differenza dello scontro USA-Urss, quello tra USA-Cina è un confronto tra Stati fortemente interdipendenti sul piano commerciale e finanziario, e questo fa la differenza.

L’Europa ha invece problemi più caldi, che non riguardano solo il commercio ma anche la sicurezza. La Russia di Putin e la Turchia di Erdoğan sono vicini sempre più ingombranti e insidiano l’Europa su due fronti, da est e da sud. L’Unione Europea, inconsistente dal punto di vista politico, non è all’altezza di reggere la sfida alle sue frontiere portata da autoritarismi esterni e tantomeno di posizionarsi nella contesa tra USA e Cina. Restare al traino oppure fare un balzo in avanti, rafforzando i legami tra i Paesi membri, è il punto sul quale dibattere. Però la distrazione di massa proposta da un’informazione veicolata soprattutto dai social ci propone un’altra agenda: popolata da influencer, cuccioli di animali simpatici, incidenti tra camion, cuochi dilettanti e stellati e tanto terrorismo sulla pandemia, spesso senza basi scientifiche e soprattutto senza buon senso. Dell’agenda del mondo è meglio non parlare, il dibattito ristagna sulla reperibilità di mascherine o tamponi. Sul Titanic, quando l’orchestra suonava per tirar su il morale dei passeggeri, era almeno chiaro a tutti che la nave stava affondando.

  • Alfredo Somoza

    Antropologo, scrittore e giornalista, collabora con la Redazione Esteri di Radio Popolare dal 1983. Collabora anche con Radio Vaticana, Radio Capodistria, Huffington Post e East West Rivista di Geopolitica. Insegna turismo sostenibile all’ISPI ed è Presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale e di Colomba, associazione delle ong della Lombardia. Il suo ultimo libro è “Un continente da Favola” (Rosenberg & Sellier)

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    Di palo in frasca - 18-09-2025

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    "Labirinti Musicali" ideato dalla redazione musicale classica di Radio Popolare, in ogni episodio esplora storie, aneddoti e curiosità legate alla musica attraverso racconti che intrecciano parole e ascolti. Non è una lezione, ma una confidenza che guida l’ascoltatore attraverso percorsi musicali inaspettati, simili a un labirinto. Il programma offre angolazioni nuove su dischi, libri e personaggi, cercando di sorprendere e coinvolgere, proprio come un labirinto acustico da esplorare.

    Labirinti Musicali - 18-09-2025

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    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

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    La trasmissione in collaborazione con la Camera del Lavoro di Milano che racconta e approfondisce con il vostro aiuto le condizioni di pericolo per la salute e la sicurezza che si vivono quotidianamente nei luoghi di lavoro. Perché quando succede un incidente è sempre troppo tardi, bisognava prevedere e prevenire prima. Una questione di cultura e di responsabilità di tutte e tutti, noi compresi. con Stefano Ruberto, responsabile salute e sicurezza della Camera del Lavoro di Milano.

    Uscita di Sicurezza - 18-09-2025

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    L'Orizzonte delle Venti di giovedì 18/09/2025

    A fine giornata selezioniamo il fatto nazionale o internazionale che ci è sembrato più interessante e lo sviluppiamo con il contributo dei nostri ospiti e collaboratori. Un approfondimento che chiude la giornata dell'informazione di Radio Popolare e fa da ponte con il giorno successivo.

    L’Orizzonte delle Venti - 18-09-2025

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    San Siro, Scavuzzo: “Se passano emendamenti sostanziali rischia di saltare tutto”

    Dopo che la Giunta del Comune di Milano ha licenziato la delibera per la vendita dello stadio di San Siro, la palla ora passa al Consiglio comunale, che dovrà votare il provvedimento giovedì 25 settembre, e non più il 29. Nonostante sia possibile presentare emendamenti al testo, per la giunta il documento è immodificabile: “È frutto di un lavoro che ha gli elementi essenziali del contratto, una cosa molto tecnica ma anche politica”, ha detto ai nostri microfoni la vicesindaca Anna Scavuzzo. Nel caso di un emendamento di sostanza votato dalla maggioranza dei consiglieri, infatti, “le squadre potranno rigettare l’intera proposta”. Una sorta di prendere o lasciare per i consiglieri comunali. Secondo la vicesindaca Scavuzzo, dopo due mesi di confronto e dopo le modifiche alla versione di luglio, adesso “si chiude”. L’intervista integrale di Luigi Ambrosio nella nostra trasmissione “L’Orizzonte”.

    Clip - 18-09-2025

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    Esteri di giovedì 18/09/2025

    1) “La gente non lascia Gaza City perché non sa dove andare o perché non può permetterselo”. Migliaia di persone restano nella città della striscia, mentre l’esercito continua a bombardarla. (Jacob Granger - MSF) 2) “Israele sta commettendo un genocidio, ma gli altri paesi hanno l’obbligo giuridico di fare tutto ciò che possono per impedirglielo”. In esteri la seconda puntata dell’intervista a Chris Sidoti, giudice della commissione Onu. (Valeria Schroter, Chris Sidoti - Commissione Onu d'inchiesta per i territori palestinesi) 3) La Francia ancora in piazza. Un milione di persone mobilitate dai sindacati per protestare contro la legge di bilancio di Bayrou. (Veronica Gennari) 4) La tragedia umanitaria della guerra in Sudan, e i sudanesi che resistono. Premiata in Norvegia una rete di associazioni comunitarie che lavorano per favorire l’ingresso di aiuti. (Irene Panozzo, analista politica) 5) Donald Trump alla corte britannica. La luna di miele tra Keir Starmer e il presidente Usa è soprattutto una questione di business. (Marco Colombo, giornalista) 6) World Music. Together for Palestine, il concerto organizzato da Brian Eno a Londra contro il genocidio. (Marcello Lorrai)

    Esteri - 18-09-2025

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    L'Orizzonte di giovedì 18/09 18:34

    L'Orizzonte è l’appuntamento serale con la redazione di Radio Popolare. Dalle 18 alle 19 i fatti dall’Italia e dal mondo, mentre accadono. Una cronaca in movimento, tra studio, corrispondenze e territorio. Senza copioni e in presa diretta. Un orizzonte che cambia, come le notizie e chi le racconta. Conducono Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro.

    L’Orizzonte - 18-09-2025

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    Alessio Lega ricorda Fausto Amodei: "Sublime la sua scrittura, una persona tenera e ironica"

    È morto a 91 anni Fausto Amodei, figura cruciale per la canzone popolare italiana che alla fine degli anni cinquanta aveva contribuito a fondare il Cantacronache, il primo esperimento di canzone politica “d’autore” in Italia. Tra i suoi capolavori 'Per i morti di Reggio Emilia', una delle canzoni popolari e politiche più suonate nelle piazze d’Italia. Ma "le sue canzoni sono riuscite ad andare ben oltre il suo nome” diventando parte dell’immaginario collettivo, ricorda il cantautore Alessio Lega ai microfoni di Radio Popolare. Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia.

    Clip - 18-09-2025

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    Poveri ma belli di giovedì 18/09/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 18-09-2025

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    Vieni con me di giovedì 18/09/2025

    Inizia la Milano Green Week! gli eventi e iniziative le presenta l'assessora al verde, Elena Grandi. Rachele di Magiafiori, la nostra chef vegetale ci sugegrisce poi un menù tutto...green. Marcello ed Elisa, infine, ascoltatori/educatori ci han scritto per raccontarci La Rosa dei Venti, l'associazione che da anni nel comasco, lavora per l'inclusione di persone con disturbi di personalità. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

    Vieni con me - 18-09-2025

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    Volume di giovedì 18/09/2025

    In compagnia di Niccolò Vecchia telefoniamo ad Alessio Lega per ricordare, nel giorno della sua scomparsa, Fausto Amodei, un vero simbolo della canzone politica d’autore italiana. Segue mini live in studio con il giovane jazzista Francesco Cavestri in vista del suo concerto al Blue Note di martedì prossimo. Nella seconda parte siamo in compagnia di Piergiorgio Pardo, nostro ospite fisso per la rubrica LGBT, con cui parliamo del film “I segreti di Brokeback Mountain” e alcuni eventi del weekend. Concludiamo con una telefonata a Marina Catucci da New York, per commentare l’improvvisa sospensione dello show di Jimmy Kimmel dalla rete Abc, a seguito di una frase “scomoda” su Charlie Kirk detta dal conduttore in trasmissione.

    Volume - 18-09-2025

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