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Mia cara Olympe

Liliana Segre e Patrick Zaki, la tenerezza è politica

Si può aggiungere ammirazione ad ammirazione, riconoscenza a riconoscenza, nei confronti di Liliana Segre? Sì, ad ascoltarla  ieri, in Senato per dare il proprio convinto sì all’ordine del giorno per la cittadinanza italiana a Patrick Zaki.
Lo ha fatto come donna che ha vissuto la reclusione più dura e ingiusta e sente addosso, ancora a distanza di tanti anni,  l’ambivalente e terribile sensazione di  allora –  quella di oggi di Patrick, detenuto da 431 giorni- il non sapere cosa sperare, a libertà ormai perduta, nel tempo della cella.
“Sono stata prigioniera in una prigione italiana : mi ricordo che non sapevamo, noi che eravamo lì, se preferire essere isolati con la porta chiusa o se quella porta fosse meglio aperta. Da quella porta potevano entrare infatti notizie agghiaccianti,  comandi spaventosi”.
E poi ha aggiunto la cosa più semplice:  “Potrei essere la nonna di Zaki e come nonna di Zaki sono venuta a dire la mia parola. Ci sarò sempre per la libertà”. Non è un vezzo da vecchia signora che porta con fiera bellezza i suoi anni, non è il ricorso ad un lessico familista che dalle nostre parti impazza, svuotato di senso: è invece tenerezza.
Ed è bello, ed è politico che il linguaggio della tenerezza – lo sguardo di occhi anziani che accompagna giovani vite – entri nei luoghi dell’istituzione. Con asciuttezza, senza retorica, ma nominando e dando cittadinanza a questo sentimento di cui Patrick nella solitudine di una cella egiziana ma noi tutti, nel tempo difficile che stiamo vivendo,  abbiamo gran bisogno.

 

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

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Liberi tutti

È arrivata la sinistra che parla come Pillon

E improvvisamente nel magico mondo della sinistra lombarda, da delle belle ma anche belli addormentati nel bosco, scoppia una voglia forsennata di provare a fermare il DDL Zan.
Quanto deve essere stato lungo il sonno
di questi che per mesi pur in presenza di un testo già stranoto e votato dalla Camera dei Deputati, non hanno mai pensato di fare comunella e proprio in questi giorni che solo casualmente sono decisivi per il futuro della legge, se ne escono con un appello per rivedere tutto?

Il contenuto dell’appello dite?
Nulla che non potrebbe stare comodamente nella bocca di Pillon o della Meloni.
L’idea che quei perfidi omosessuali si infilino nelle scuole per fare propaganda alla gestazione per altri, che ovviamente le belle e i belli addormentati nel bosco chiamano “utero in affitto” che fa più scena e sfina e l’insopprimibile orticaria all’idea che ci sia un riconoscimento anche all’identità di genere.
Come si permettono delle donne trans di voler essere considerate donne?

È questa la qualità del documento che gira in rete e che vede firme di gente che se la racconta pure d’essere progressista.
Un documento di una disonestà intellettuale che leva il fiato.
Almeno in certi ambienti di destra sono meno ipocriti e te la dicono chiara.
Non avete diritto a nessuna tutela in più.
Invece le belle e i belli addormentati nel bosco che popolano il variegato mondo della sinistra giocano a fare i Conte Mascetti sulla nostra pelle.
Delle supercazzole più dolorose dei pugni che riceviamo per strada se ci teniamo per mano.

 

  • Luca Paladini

    Nato a Milano 51 anni. Unito civilmente con un altro Luca. Fondatore e Portavoce del Movimento de I Sentinelli di Milano. Movimento che si batte contro ogni forma di discriminazione. Collabora con il quotidiano online TPI

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Politica leggera

Diciamocelo: la pandemia ha esaltato la nostra ipocrisia e il nostro cinismo

Il Premier britannico Boris Johnson ha dichiarato che ci saranno nuove aperture in Gran Bretagna ma, ha aggiunto, i cittadini devono sapere che aumenteranno i malati, i ricoveri e i morti.

Ce lo immaginiamo, in Italia, un politico che affermasse una cosa del genere? Verrebbe immediatamente crocefisso in sala mensa. Additato da tutti come un mostro, si trasformerebbe nel perfetto parafulmine per tutte le tensioni che attraversano il paese.

Eppure Johnson si è semplicemente comportato in maniera razionale e ha detto la verità: si chiedono le riaperture, le riaperture hanno un prezzo e il prezzo è in vite umane.

Noi invece ci rifiutiamo di affrontare la nostra ipocrisia, preferendo bollare come cinismo la fredda logica di oltremanica.

I britannici riaprono, certo, ma dopo 40milioni di vaccinazioni e le curve in netta flessione. E soprattutto i britannici riaprono consapevoli delle conseguenze che si dovranno sopportare. Gli italiani vorrebbero sempre più riaprire, senza che però si trovi nessuno disposto ad assumersene la responsabilità.

E questo non è solo un problema etico, o di stile, ma è un concretissimo problema politico. Perché se nessuno si assume la responsabilità delle proprie azioni, chiunque potrà serenamente continuare a fare propaganda, senza timori.

Salvini bombarda tutti i giorni, la destra è per il liberi tutti e anche nel Partito Democratico si rinforzano le posizioni, per fare un esempio, dei presidenti di regione che sono allineati ai colleghi leghisti e di Forza Italia.

I medici ospedalieri hanno lanciato l’ennesimo allarme perché le terapie intensive sono troppo piene e il numero di contagiati ancora troppo alto ma tanto, è il messaggio che arriva dai politici italiani, chi se ne frega, quello che conta è l’umore delle persone, quello che conta sono i consensi.

Si dirà che è così ovunque. Falso. In Germania, la cancelliera Angela Merkel sottrae ai Lander potere decisionale e annuncia nuove strette a causa della gravità della situazione. Nei Paesi Bassi il premier Mark Rutte annuncia che le riaperture andranno rinviate perché i numeri non lo consentono.

Merkel e Rutte sono due leader conservatori. Da noi, ce lo immaginiamo? Che domanda stupida: certo, che non ce lo immaginiamo. Da noi, la cancelliera tedesca e il premier olandese sarebbero stati considerati due poveri fessi, e non avrebbero mai fatto carriera politica

  • Luigi Ambrosio

    Vorrei scrivere di mille cose e un giorno lo farò. Per ora scrivo di politica. Cercare di renderla una cosa umana è difficile, ma ci provo. Caposervizio a Radio Popolare, la frequento da un po' ma la passione non diminuisce mai

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In alto a sinistra

Non di priorità, ma di civiltà #2

Il primo post di questo blog si intitolava “Non di priorità, ma di civiltà”. Parlava di antifascismo e della necessità, più per un gesto di civiltà che di priorità (anche se personalmente ritengo la questione prioritaria), di approvare una legge che metta fuorilegge e punisca chi fa propaganda neofascista (anche attraverso i social network o con gadget).

Assistere al dibattito nel consiglio regionale lombardo sulla proposta di legge a firma del consigliere del Movimento5stelle Simone Verni, che prevede pene per i reati a sfondo omotransfobico, mi ha fatto pensare alla stessa cosa: che l’approvazione di una legge di questo tipo sia un fatto di civiltà per la nostra società. Che poi la discussione era semplicemente su che cosa intenda fare Regione Lombardia per contrastare i sempre più frequenti atti di omotransfobia che avvengono, anche nella nostra regione.

Ma se a Roma (col governo dei migliori, con dentro pure la Lega) sembra al momento impossibile l’approvazione della legge Zan, in Regione Lombardia (dove la Lega ha un ruolo dominante, affiancata dai suoi alleati) un qualsiasi provvedimento in questo senso appare pura utopia. Perché, in Parlamento come al Pirellone, è la solita storia. La Lega blocca ogni tentativo di portare avanti una proposta di civiltà.

In consiglio regionale ne abbiamo avuto l’ennesima controprova. Non che ci si aspettasse altro da una forza retriva e reazionaria come la compagine salviniana. Ma sono le motivazioni che fanno forse ancor più inorridire. L’assessora Alessandra Locatelli, così come a Roma i suoi colleghi parlamentari, ha sciorinato la solita tiritera per dire che no, finché governano loro una legge che punisca l’omotransfobia non verrà mai approvata. Il paradosso è che tra le giustificazioni ha addotto quella che non c’è un riferimento normativo nazionale. Che, se non fosse per l’opposizione della Lega (a dire il vero in questo frangente in abbondante e pessima compagnia) ci sarebbe. Ma ancor peggio è stato quando ha detto che in questo momento ci sono le donne maltrattate, i disabili bullizzati, le categorie produttive in difficoltà. Insomma, le priorità sono altre. Come se approvare una legge che punisca atti omotransfobici sia in contrasto con operazioni contro la violenza sulle donne, il bullismo, o dei concreti aiuti alle categorie più in sofferenza.

Cito il pensiero della mia amica Angela, che di lotte per la libertà delle persone lgbt ne sa qualcosa, visto che ha vissuto sulla sua pelle la discriminazione e nonostante questo non si è mai arresa: “Prevenire, contrastare, sostenere: tre verbi che, se attuati, scardinerebbero quelle visioni bigotte, così radicate nella società italiana, come un uragano estivo. Essi spazzerebbero via chi afferma che la legge Zan limiterebbe “il diritto di espressione” (certo, in sostanza, vorrebbero essere liberi di gridare “frocio di merda” al primo omosessuale per strada, oppure dare dell’handicappato come offesa poiché lo ritengono un indice di libertà), o chi, come il parroco di Lizzano, organizza veglie di preghiera perché, a suo dire, sarebbe un’insidia che minaccia la famiglia. Pregassero, come invita la sindaca di Lizzano, contro i femminicidi, le violenze domestiche, le spose bambine; celebrassero una messa in suffragio per le anime dei disperati che giacciono in fondo al Mediterraneo, o per le tante vittime innocenti di abusi! Non è un capriccio questo. Si chiama giustizia sociale e desiderare che nessuno violi il principio di eguaglianza e leda i diritti umani necessari a un pieno sviluppo della personalità umana. Una modernizzazione culturale del Paese può solo portare beneficio alla democrazia, perché quando crescono i diritti, avanziamo tutti noi e avanza la libertà di scegliere la propria vita”.

In realtà, la vera ragione della contrarietà leghista a qualsiasi atto che punisca reati omotransfobici è che una forza razzista come la Lega mai metterà la sua firma su un testo che vuole lanciare un segnale di civiltà. E forse farebbe una miglior figura ammettendolo, invece che continuando a nascondersi dietro alle scuse delle priorità. Perché basterebbe guardare i numeri delle aggressioni a sfondo omotransfobico in Italia per capire che una legge che punisca tali atti è una priorità. Mentre per capire che è una questione di civiltà, non servono nemmeno quei numeri, basta molto meno. Che non tutti hanno però.

  • Alessandro Braga

    Classe 1975. Giornalista professionista, prima di approdare a Radio Popolare ha collaborato per anni col Manifesto. Appassionato di politica, prova anche (compatibilmente col tempo a disposizione) a farla

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Ciucci volanti

Una libreria nella terra di Giordano Bruno

Bibì e Cocò, una rivoluzione culturale

Interno della libreria Bibì e Cocò

A Nola, nella terra di Giordano Bruno, c’è una libreria assai speciale. Il suo nome è Bibì e Cocò. Gestita da due giovani mamme, Carmela e Stefania, è diventata un presidio culturale dell’hinterland napoletano. Per anni l’editoria per l’infanzia ha vissuto momenti drammatici in Campania. Pochi progetti, poche librerie, poche idee innovative. Mentre a Bologna si sperimentavano progetti premiati in tutta l’Italia, a Napoli e dintorni si andava avanti con assegni del tipo: “leggi 3 volte la seguente favoletta”. Ora la musica è cambiata e si prova recuperare il terreno perduto. Una nuova generazione di insegnanti con “l’arteteca” (malattia tipicamente napoletana che colpisci chi è irrequieto e ha sempre voglia di fare), librai coraggiosi e manager di biblioteche, stanno costruendo una rete a misura di bambino. L’emblema di questa accelerazione verso il futuro è senza ombra di dubbio la libreria nolana. Non aspettatevi la classica libreria piena zeppa di albi illustrati, Bibì e Cocò è andata oltre. Centinaia di metri quadri pensati per i ragazzi e per le famiglie. Spazi laboratoriali di prestigio, con materiali e arredi dedicati all’infanzia. Non qualcosa di mobile, non l’ennesimo scaffale che si sposta per far spazio a sedie e sedioline, ma un laboratorio permanente. La prima volta che ho messo piede alla libreria Bibì e Cocò mi son detto: “c’è ancora speranza per la Campania”. Durante il tour, che Stefania e Carmela avevano preparato, ho notato una cucina. A cosa serve una cucina, vera e propria, con tanto di angolo cottura, in una libreria? La loro risposta mi stupì: l’abbiamo pensata per le mamme, per i papà, per chiunque voglia dedicarsi un po’ di tempo, uno spazio per preparare il caffè, per sentirsi a casa. Anno domini 2021, Nola, non Oslo, non Stoccolma, ma Nola. Questa è la Campania che ci piace, la Campania che stupisce, inventa, la Campania femmina, mamma, che si prende cura. Bisognerebbe far un salto da Bibì e Cocò per capire quali anticorpi culturali ha sviluppato la Campania come reazione alla brutalità della camorra. Nella città dei gigli e di Giordano Bruno è in atto una piccola rivoluzione culturale, che merita l’attenzione nazionale. Stefania e Carmela avrebbero potuto affittare i locali della loro libreria, invece, testarde quali sono, hanno aperto i battenti di qualcosa di inesplorato. In un mondo che rapidamente cambia, sommerso e affogato dall’ecommerce, c’è uno spazio che rallenta, che accoglie, che ha occhi e sorrisi. Una bottega di quartiere, una libreria che mette radici, dove la malapolitica e l’assenza di lavoro sradicano i giovani dalle proprie case. A Nola andateci per i gigli, sono meravigliosi, ma lungo il corso principale della città, c’è una chicca da non perdere, che merita, che vi fa sentire a casa. Grazie Carmela, grazie Stefania per aver sognato quello che poi avete realizzato. E come diceva Giordano Bruno: il pensiero genera materia.

  • Rosario Esposito La Rossa

    Sono direttore editoriale della case editrici Marotta&Cafiero e Coppola editore, ho pubblicato oltre 100 libri nel mio quartiere, tra cui Stephen King, Daniel Pennac e Gunter Grass. A Scampia e Melito ho fondato la prima libreria del quartiere: La Scugnizzeria. Ho scritto il mio primo libro a diciotto anni vincendo il Premio Giancarlo Siani. Sono cugino di Antonio Landieri, vittima innocente di camorra. Per il mio impegno contro il degrado sociale e la creatività sono stato nominato nel 2016 dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella Cavaliere dell’Ordine al Merito

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    "La fotografia è luce" diceva Mimmo Jodice: Roberta Valtorta ricorda il grande maestro

    Domenico Jodice detto Mimmo, classe 1934 nato a Napoli nel Rione Sanità, aveva 91 anni. Lascia un grande archivio che dovrebbe trovare posto a Capodimonte. Cominciò a esporre le sue foto nella famosa galleria di Lucio Amelio negli anni ‘60 collaborando con artisti come Andy Warhol, Sol LeWitt, Joseph Beuys, Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis e tanti altri. Negli anni successivi le sue fotografie furono esposte in moltissime gallerie e musei di tutto il mondo. Nel 2006 l’Università Federico II gli conferì la Laurea Honoris Causa in Architettura. Una grande retrospettiva del suo lavoro fu ospitata al Madre, il Museo d’Arte contemporanea di Napoli. Ricordiamo l’uomo e il grande fotografo con un’importante conoscitrice del suo lavoro e autrice di ben tre libri e numerose pubblicazioni: Roberta Valtorta. L’intervista di Tiziana Ricci.

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    Cult di giovedì 13/11/2025

    Cult è condotto da Ira Rubini e realizzato dalla redazione culturale di Radio Popolare. Cult è cinema, arti visive, musica, teatro, letteratura, filosofia, sociologia, comunicazione, danza, fumetti e graphic-novels… e molto altro! Cult è in onda dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 11.30. La sigla di Cult è “Two Dots” di Lusine. CHIAMA IN DIRETTA: 02.33.001.001

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    Material for an Exhibition. Opere sopravvissute al bombardamento di Gaza nel 2023

    A Brescia è in corso l’ottava edizione del Festival della Pace. Uno degli eventi di maggior interesse è la mostra al Museo Santa Giulia che ha l’obiettivo di mettere in luce il ruolo dell’arte come pratica capace di tessere relazioni di solidarietà. In mostra opere di Emily Jacir, artista palestinese Leone d’Oro alla Biennale di Venezia nel 2007. Le sue opere sono testimonianza dell’ingiustizia e oppressione subite dal suo popolo. In mostra anche le opere salvate dal bombardamento avvenuto nel 2023 di Eltiqa (in lingua araba: “incontro”) un centro per l’arte contemporanea a Gaza. Abbiamo incontrato in mostra due degli artisti che hanno fondato Eltiqa: Mohammed Al-Hawajri e Dina Mattar, poi anche Emily Jacir davanti alle sue installazioni. Le interviste di Tiziana Ricci.

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    Pubblica di giovedì 13/11/2025

    Carlo Rovelli, fisico teorico, è stato ospite oggi a Pubblica. Dieci anni fa, pochi giorni dopo le stragi di Parigi e del Batclan nelle quali furono uccise 130 persone, lanciò una «proposta per la Mesopotamia». Rovelli la illustrò a Radio Popolare: «l’Occidente - sosteneva - può continuare a bombardare (l’Isis, ndr), ma i bombardamenti, come ripetono i vertici militari, non portano a nulla. Nessuno ha voglia di invadere di nuovo la Mesopotamia, per riaprire il problema. Penso sia necessario parlare con lo Stato islamico. L’alternativa è la guerra senza fine». Dieci anni dopo, e in altri contesti, il senso della proposta di Rovelli resta intatto. Ne abbiamo parlato oggi con lui nel corso della trasmissione, insieme al suo ultimo libro «Sull'uguaglianza di tutte le cose. Lezioni americane». Nel testo (pubblicato da Adelphi, 2025) sono raccolte sei lezioni che Rovelli ha tenuto a Princeton (Stati Uniti) un anno fa, chiamato come fisico a raccontare ai filosofi il mondo dei fenomeni quantistici. Che cosa è accaduto negli ultimi dieci anni nella conocenza del mondo? «Ci siamo accorti sempre di più che le grandi teorie del XX secolo, scientifiche e fisica, funzionano incredibilmente bene», racconta Rovelli. «Lo sforzo ora è cercare di capire cosa implicano queste grandi teorie per la nostra comprensione del mondo. Il contenuto del mio libro è questo: che cosa ci dice sul mondo la grande rivoluzione culturale del XX secolo, quella dei quanti e della relatività». Buona lettura.

    Pubblica - 13-11-2025

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    A come Africa di giovedì 13/11/2025

    Col sociologo e scrittore Luciano Ardesi facciamo il punto sul #SaharaOccidentale, a 50 anni dalla #MarciaVerde del #Marocco; poi parliamo di #Cop30 e #clima con Lydia Wanja KIngeru, giovane attivista ambientalista del #Kenya in partenza per Belém. A cura di Sara Milanese.

    A come Atlante – Geopolitica e materie prime - 13-11-2025

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    MARZIO BREDA - IL NEMICO DI MUSSOLINI

    MARZIO BREDA - IL NEMICO DI MUSSOLINI - presentato da Michele Migone

    Note dell’autore - 13-11-2025

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    Sguardi, opinioni, vite, dialoghi al microfono. Condotta da Massimo Bacchetta, in redazione Luisa Nannipieri.

    Tutto scorre - 13-11-2025

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    Presto Presto - Interviste e Analisi di giovedì 13/11/2025

    Il nome di Trump nelle mail di Epstein riscoppia il caso che rischia di accompagnare la presidenza tra rivelazioni, segreti e bugie e che al centro ha l'amico condannato per abusi sessuali e morto in un particolare suicidio in carcere; gli sviluppi nel racconto di Roberto Festa. Alfredo Somoza analizza l'escalation nei Caraibi dell'amministrazione USA contro il Venezuela, con l'arrivo della portaerei Ford, nuovi attacchi a presunte imbarcazioni di narcos e il fronte diplomatico che condanna l'attivismo di Trump. Francesco Giorgini da Parigi ci racconta le celebrazioni 10 anni dopo l'attacco terroristico più sanguinoso di Francia: il 13 novembre 2015 il Bataclan, l'attacco allo Stade de France e le sparatorie davanti a due bistrot che causarono 130 morti. Mentre si discuteva sulla tassa ai i super ricchi proposta dalla Cgil in pochi hanno notato che Francesco Giavazzi docente bocconiano storico, editorialista del Corsera, nonché consulente di governi da D’Alema a Draghi, proponeva il ritorno di una indicizzazione dei salari all'inflazione, una specie di ritorno della scala mobile, perché l'economia con questo livelli di retribuzioni non ce la fa più, lo commenta Andrea Di Stefano direttore di The Washing News e nostro editorialista.

    Presto Presto – Interviste e analisi - 13-11-2025

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    Rassegna stampa internazionale di giovedì 13/11/2025

    Notizie, opinioni, punti di vista tratti da un'ampia gamma di fonti - stampa cartacea, social media, Rete, radio e televisioni - per informarvi sui principali avvenimenti internazionali e su tutto quanto resta fuori dagli spazi informativi più consueti. Particolare attenzione ai temi delle libertà e dei diritti.

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