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L’appello per l’Africa dell’attivista Vanessa Nakate

di Simonetta Poltronieri

Vanessa Nakate, 24 anni, attivista ugandese. Da oltre 3 anni si batte per la giustizia climatica per tutti, manifestando in Uganda e in giro per il mondo.
“Negli ultimi anni ho assistito sempre di più all’impatto della crisi climatica sul continente africano”, ha detto intervenendo alla Youth4Climate di Milano. “È assurdo, perché l’Africa genera meno CO2 di tutti gli altri continenti, ad esclusione dell’Antartide. Servono più aiuti a chi soffre per il clima”. L’appello di Vanessa Nakate pone nuova luce sulla situazione che migliaia di persone nel continente africano stanno vivendo. E subendo.

Perché l’Africa è il continente più colpito dai cambiamenti climatici ma anche quello che ha meno contribuito a questi stessi cambiamenti. Si stima che oggi l’Africa sia responsabile di solo il 3 per cento delle emissioni globali di anidride carbonica – dell’uno per cento, invece, se si considerano le emissioni accumulate nel tempo e che continuano a impattare sul clima e sull’ambiente. Per il Global Climate Risk Index, l’indice che misura il livello di esposizione e di vulnerabilità a eventi climatici estremi, tra i primi 10 paesi a rischio nel 2019 – l’ultima annata presa in considerazione – 5 sono paesi africani. Ai primi posti Mozambico e Zimbawe, seguiti poi in ordine sparso dal Malawi, dal Sud Sudan e dal Niger. Cinque paesi dislocati in diversi punti dell’Africa. A dimostrazione del fatto che sia l’intero continente a subire, seppur in modo diverso, le conseguenze dei cambiamenti climatici. Le Nazioni Unite prevedono, in tutto il continente africano, un aumento delle temperature più rapido e dirompente che nel resto del mondo.

Aumentando le temperature, aumenteranno anche le piogge intense, portando all’innalzamento del livello del mare. Queste nuove condizioni climatiche, tra il caldo estremo e la siccità, hanno e avranno un impatto devastante sull’agricoltura e sulle coltivazioni, con conseguenze sulle economie locali e sulle comunità. Deforestazioni, siccità, inondazioni e tempeste tropicali. Solo per citare alcuni di questi eventi estremi. Questi portano a una nuova conformazione dei paesaggi, danni ai raccolti – e quindi a una delle fonti primarie nell’alimentazione locale- , mancanza di acqua e precarietà nella vita quotidiana delle persone, con la distruzione delle abitazioni per le violente inondazioni e non solo. Fino ad arrivare alle migrazioni causate da questi cambiamenti climatici. Migrazioni verso territori che sembrano essere meno colpiti, ma che rischiano di esserlo a breve. Cambiamenti rapidi e irreversibili, se non si trovano ora soluzioni concrete. Lo ha ripetuto Vanessa Nakate, appellandosi all’impegno globale e a non dimenticare quei territori che spesso non vengono raccontati, come quelli africani. Appello più e più volte ribadito. Come quando, l’anno scorso, Vanessa Nakate venne tagliata in una foto di gruppo con altre attiviste, tra cui Greta Thunberg, scattata al World Economic Forum di Davos e commentò: “escludendo me dalla foto, avete escluso un intero continente”.

Foto | Vanessa Nakate a Milano

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