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Web reputation, cos’è e come tutelarsi

La web reputation è un concetto relativamente recente, semplicemente perché prima non c’erano social network, motori di ricerca, siti di video sharing e compagnia cantante. La web reputation è banalmente l’insieme di cose che ci riguardano che si possono trovare nell’internet, nonché il seguito che abbiamo sui social network. Fotografie di noi che facciamo gli scemi, situazioni imbarazzanti, articoli di giornale che raccontano una situazione di cui siamo stati protagonisti, nostri commenti sui siti o nei forum e via dicendo.

Se fino a quindici anni fa, o qualcosa di più, per scovare notizie di carattere giornalistico relative ad una determinata persona dovevamo recarci in una biblioteca e visionare centinaia di microfilm, oggi ci basta il proverbiale click su Google, preceduto dalla digitazione di un nome. Tutto molto semplice, ma anche piuttosto pericoloso. È dello scorso anno la sentenza della Corte Europea che stabilisce il diritto all’oblio dei cittadini, ossia di non comparire tra i risultati dei motori di ricerca con link relativi a contenuti non più rilevanti, come ad esempio un fatto di cronaca del passato.

Oltre alla cronaca però c’è anche tutto ciò che noi mettiamo su internet, sui social network, su Youtube, Instagram e via dicendo. Non solo, c’è anche tutto quello che mettono i nostri parenti e i nostri amici. Materiale difficilmente rimovibile dalla rete che potrebbe produrre in alcuni casi effetti negativi sulle nostre vite. Non solo, oggi sta crescendo una nuova generazione che è nata dopo l’avvento dei social network, sarà la prima generazione protagonista passiva degli stessi, attraverso i video e le foto, i racconti, condivisi dai genitori su Facebook, su YouTube e, come ripeterebbe nuovamente mia nonna, compagnia cantante.

Saranno felici, una volta adulti, di essere stati esposti ad alcuni miliardi di spettatori dai genitori? Forse sì, forse no. Nel dubbio meglio tutelarsi. A Maramao abbiamo fatto una chiacchierata con l’ing. Alessandro Trivilini, docente di ingegneria del software e responsabile del Laboratorio di informatica forense della SUPSI.

Alessandro Trivilini

  • Autore articolo
    Disma D. Pestalozza
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    “Jazz in un giorno d’estate”: il titolo ricalca quello di un famoso film sul jazz girato al Newport Jazz Festival nel luglio del ’58. “Jazz in un giorno d’estate” propone grandi momenti e grandi protagonisti delle estati del jazz, in particolare facendo ascoltare jazz immortalato nel corso di festival che hanno fatto la storia di questa musica. Dopo avere negli anni scorsi ripercorso le prime edizioni dei pionieristici festival americani di Newport, nato nel '54, e di Monterey, nato nel '58, "Jazz in un giorno d'estate" rende omaggio al Montreux Jazz Festival, la manifestazione europea dedicata al jazz che più di ogni altra è riuscita a rivaleggiare, anche come fucina di grandi album dal vivo, con i maggiori festival d'oltre Atlantico. Decollato nel giugno del '67 nella rinomata località di villeggiatura sulle rive del lago di Ginevra, e da allora tornato ogni anno con puntualità svizzera, il Montreux Jazz Festival è arrivato nel 2017 alla sua cinquantunesima edizione.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Cecchettin: “Non basta chiudere un sito, serve una vera educazione all’affettività”

    Vertice in procura a Roma per l’inchiesta sui siti internet sessisti. Fra i reati che potrebbero essere ipotizzati dai PM ci sono diffusione illecita di immagini e video sessualmente espliciti, diffamazione ed estorsione. La vicenda ha fatto emergere una realtà che sui social e su internet ha scaricato sessismo, maschilismo, prevaricazione e violenza contro le donne. E ha suscitato un’ondata di indignazione. Anna Bredice ne ha parlato con Gino Cecchettin, padre di Giulia, che oggi con la sua fondazione ha presentato un progetto per l’educazione all’affettività nelle scuole.

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    Almendra è fresca e dolce. Almendra è defaticante e corroborante. Almendra si beve tutta di un fiato. Almendra è una trasmissione estiva di Radio Popolare in cui ascoltare tanta bella musica, storie e racconti da Milano e dal mondo, e anche qualche approfondimento (senza esagerare, promesso). A luglio a cura di Luca Santoro, ad agosto di Dario Grande.

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    Luca Prodan, una vita in fuga da Roma a Buenos Aires: storia del ragazzo che andava al college con re Carlo ed è diventato un mito punk in Argentina (ma in Italia è rimasto uno sconosciuto)

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    Claudio Longhi, direttore artistico del Piccolo Teatro: "Credo sia più che mai importante restituire al teatro quella funzione aggregativa"

    Claudio Longhi ha ricevuto il “Premio Nazionale Franco Enriquez per un teatro, un’arte, una letteratura e una comunicazione di impegno sociale e civile”. La motivazione del riconoscimento, attribuito a Longhi “per la direzione artistica del Piccolo Teatro di Milano”, recita così: "La Giuria del Premio Franco Enriquez, ha riconosciuto, a Claudio Longhi, all’unanimità, un coraggio encomiabile, per avere dirottato la Storia del Piccolo Teatro, Teatro d’Europa, da un Teatro di Regia, quello della linea Strehler-Ronconi, a un Teatro dalle molteplici traiettorie, non solo europee, ma internazionali, verso orizzonti capaci di abbattere ogni forma di frontiera, sempre alla ricerca di nuovi linguaggi che appartengono ai palcoscenici del mondo dando, anche, alle nuove generazioni, attraverso una oculata politica delle Residenze, la possibilità di cercarli e trovarli nel territorio italiano. [...]". A Cult, Ira Rubini ha intervistato proprio Il direttore artistico del Piccolo, Claudio Longhi.

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