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Tratto dal podcast
Prisma di mer 25/11/20
Ambiente | 2020-11-25
Il presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden si insedierà alla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio, ma in questi giorni è già stata presentata parte della sua squadra e il team per la transizione dall’amministrazione uscente è quella entrante è già all’opera. Quali saranno le conseguenze dell’elezione di Biden per il clima? Ne abbiamo parlato col giornalista ambientale e geografo Emanuele Bompan.
L’intervista di Lorenza Ghidini e Alessandro Braga a Prisma.
Joe Biden ha annunciato i nomi della sua squadra. Partiamo dalla decisione di John Kerry come inviato speciale per il clima. Una buona notizia, giusto?
Sicuramente una buona notizia, anche perché John Kerry ha dimostrato di essere un abilissimo negoziatore all’interno di quello che è stato il lavoro che ha portato all’Accordo di Parigi. C’era lui nel 2015 come Segretario di Stato. È un tema che lo interessa anche personalmente, lo abbiamo visto nel 2016 quando ha firmato, con la nipotina in braccio, l’accordo di Parigi per gli Stati Uniti. È una persona che si è speso personalmente su questo tema negli ultimi anni. Ha grande conoscenza del tema e dei meccanismi della diplomazia, sicuramente non fa parte del campo negazionista dei tanti uomini messi in campo da Donald Trump.
John Kerry siederà anche nel Consiglio di Sicurezza Nazionale. Che significato avrà questo fatto?
È un messaggio molto importante. Significa che il clima avrà una priorità centrale nell’esecutivo di Biden. Questo era già stato ventilato da settimane dal team di Joe Biden. Il clima entrerà a pieno titolo nella diplomazia e anche nel tema della difesa. Sappiamo che l’esercito americano da anni fa studi e preparativi per adattarsi ai cambiamenti climatici. Sicuramente sarà un’arma del soft power di Joe Biden e lo vediamo anche dal fatto che c’è il posizionamento di una serie di figure nel Dipartimento di Stato che dovranno occuparsi dei tantissimi dossier su clima e sull’ambiente legati anche all’estero. Vedremo il clima all’interno di quella che è la macchina dell’esecutivo e la macchina diplomatica americana.
Oltre ai ministri ci sono delle figure che Joe Biden ha scelto per preparare la transizione dall’amministrazione uscente a quella entrante. Per quanto riguarda i temi ambientali nella squadra scelta da Biden c’è un nome un po’ controverso: il deputato del Congresso per la Louisiana, Cedric Richmond, che risulta avere legami importanti con l’industria del carbone. Ma potrebbe esserci anche Ernest Moniz, già Segretario di Stato per l’energia durante il secondo mandato di Obama, definito da molti un vero e proprio lobbista del carbone e convinto che l’industria del fossile debba diventare parte della soluzione. Cosa ci fanno figure come queste nella squadra di Joe Biden per la transizione?
È inevitabile che una grande potenza economica come gli Stati Uniti non passi da un giorno all’altro da un mondo completamente fondato sul carbone ad un mondo completamente fondato sulle energie rinnovabili. Biden ha un apparato molto centrista ed ha sempre saputo lavorare per cercare compromessi. Sta mettendo a punto una squadra che non sia eccessivamente spostata a sinistra col rischio di inimicarsi un Congresso che potrebbe rimanere in mano ai Repubblicani. È normale avere figure di questo tipo per accelerare la transizione. Toccherà a questi due personaggi dimostrare che possono aiutare il Mondo del carbone, del petrolio e del gas per una transizione intelligente per garantire soprattutto i posti di lavoro.
Durante il periodo di Trump l’Unione Europea si è trovata un po’ da sola ad affrontare il tema del clima e del dell’ambientalismo a livello più generale. Adesso forse ci sarà la possibilità di lavorare insieme agli Stati Uniti.
Sì, sicuramente. C’è anche l’obiettivo politico che è quello di fare in modo che la Cina non diventi campione delle tecnologie rinnovabili. Riaprire i ponti con l’Europa garantirebbe maggiore integrazione sulla ricerca congiunta, sugli scambi industriali e commerciali e aiuterebbe sia l’Europa che gli Stati Uniti ad avere maggior peso anche nella diplomazia.
Rientrare nell’accordo di Parigi per gli Stati Uniti sarà facile, ma non sarà facile rimediare ai danni fatti dall’amministrazione Trump. Quanto riuscirà a fare Biden per il clima?
Se parliamo di clima, molto poco. Gli Stati Uniti saranno presenti ai prossimi negoziati intermedi e colloqui formali. Sappiamo che già il giorno dell’insediamento di Joe Biden verrà mandata la lettera per rientrare nell’accordo di Parigi. Sui danni domestici fatti dalle iniziative di Trump, per fortuna il fatto che molte decisione siano state prese da Trump per ordine esecutivo e che gli attivisti e gli ambientalisti hanno portato le questioni in Tribunale facendo in modo che non diventassero di fatto esecutive. Non sarà così difficile tornare indietro, ma richiederà un Congresso democratico e la capacità del team di Joe Biden di procedere con ordini esecutivi scritti bene e col supporto del mondo dell’industria e del mondo ambientalista.