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Appunti sulla mondialità

Oceani versus sushi

Il ruolo dei mari e degli oceani è vitale per il clima terrestre e tutti sappiamo che grazie alla pesca e al mare vivono milioni di persone, da millenni. Ma oggi quando si parla di mari si parla di autostrade della globalizzazione che, secondo l’OCSE, producono 1.500 miliardi di dollari all’anno, sommando tutte le attività economiche che vi si svolgono. Prima tra tutte l’estrazione di fonti energetiche fossili con le tecniche offshore: gas e petrolio che contano per un terzo dell’estrazione mondiale, ma che rappresentano il 70% delle scoperte di giacimenti a livello mondiale degli ultimi anni. In ordine di importanza abbiamo poi il settore ittico, unico produttore di proteine animali che potrebbe aumentare la sua disponibilità in modo relativamente sostenibile attraverso allevamenti di pesce in mare. C’è poi una miriade di attività di impatto economicamente inferiore ma comunque non trascurabile: dalla crocieristica all’estrazione mineraria, dalla posa di cavi alle bio-prospezioni e alla desalinizzazione.

I principali rischi per gli ecosistemi marittimi sono determinati da fattori diversi ma sempre riconducibili al genere umano: si tratta del cambiamento climatico, dello sversamento di plastiche e della pesca industriale intensiva. Negli ultimi due decenni la Cina ha costruito la prima flotta peschereccia di acque profonde al mondo. Sono quasi 3.000 navi che rastrellano l’Oceano Indiano ed entrambi gli oceani al largo del Sud America. Agiscono spesso violando acque territoriali e senza rispettare nessun calendario riproduttivo. L’Ong Oceana ha conteggiato lo scorso anno 300 navi cinesi che pescavano al limite delle 200 miglia nautiche delle Galapagos. La fanno da padrone anche nell’Atlantico meridionale, una delle zone più pescose al mondo. Ora Pechino ha varato una “portaerei” della pesca, la Hai Feng 718. È una nave cargo refrigerata che fornisce rifornimenti a oltre 70 navi più piccole e ne raccoglie il pescato, in modo che non debbano tornare ai porti di partenza. Così si pesca sempre, senza dare tregua alla fauna marittima.

Tutto ciò accade perché il mercato mondiale del pesce è stato rivoluzionato dalla moda globale del sushi: oggi si mangia il 30% di pesce in più rispetto a pochi anni fa. Anche in questo settore, le mode globali e i Paesi che operano senza rispettare nulla vanno a braccetto: ciò che diventa cool nei migliori ristoranti di New York o di Milano è il risultato di uno sfruttamento delle risorse naturali condotto come se non ci fosse un domani.

  • Alfredo Somoza

    Antropologo, scrittore e giornalista, collabora con la Redazione Esteri di Radio Popolare dal 1983. Collabora anche con Radio Vaticana, Radio Capodistria, Huffington Post e East West Rivista di Geopolitica. Insegna turismo sostenibile all’ISPI ed è Presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale e di Colomba, associazione delle ong della Lombardia. Il suo ultimo libro è “Un continente da Favola” (Rosenberg & Sellier)

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L'Ambrosiano

Velo, piazza, repressione, donne e bando ai contemplatori di ombelico

Le donne tengono all’erta la coscienza collettiva: a che prezzo! Masha Amini sorpresa dalla polizia morale iraniana (c’è dal 2005, ma parlando cogli ayatollah di nucleare l’Occidente ha sorvolato) per il velo fuori posto è stata uccisa; in piazza più di cento morti, migliaia di arresti. Domanda angosciata: quanto deve durare la mattanza prima che i media passino ad altro? Delle donne afghane private dai talebani di lavoro, istruzione, diritti all’esistenza non parla più nessuno. Si affacciano ogni tanto sui tg immagini di cortei di donne americane in difesa del diritto di decidere se diventare madri o meno cancellato dalla Corte Suprema trumpizzata. Da video e scena politica è scomparso il Myanmar; lì pure le donne si son rivoltate contro i militari dal pugno di ferro: decine di migliaia di morti, 150 mila bambini con le madri (se sopravvissute) scappati nella giungla, la ex premier Aung San Suu Kyi in carcere. Teheran, Kabul, Naypyidaw, Stati Usa governati da repubblicani chiamano, ma Roma è distratta; con lei l’Europa (che dovrebbe avere una politica estera comune, non chi dice: ok se ci guadagno). Aspettiamo le scelte di Giorgia Meloni in politica estera (a cominciare dal Ministro) e diritti. Ci sono gli sconfitti, però. Han promesso «opposizione intransigente». Ci mancherebbe! Incombono bollette, inflazione, recessione, socialità a rischio: difficile far la differenza con l’anoressia nei numeri. Un modo che i partiti (Pd in primis) han per capire la fuga di elettori, arginare la slavina e risorgere è non guardarsi l’ombelico. C’è da farsi riconoscere per quel che si vuol essere su diritti, paradigmi d’umanità (processi produttivi, modi di lavorare, stili di vita, lotta a discriminazioni, ingiustizie, dissesti ambiente, sprechi), visioni del mondo (di pace, alla Francesco), per pensare battaglie credibili e mobilitazioni di piazza (i social sono volatili, impersonali), avere coraggio (non come con jus scholae e culturae). Interrogarsi su perché non hanno avuto eredi donne di aree culturali tipo Nilde Iotti, Tina Anselmi, Lina Merlin, Maria E. Martini, Rosy Bindi, e movimenti femminili laboratori d’un modo di prendere e vivere la vita che le donne sole possiedono, per tutti.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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Mia cara Olympe

Iran: per Alessia e le altre, la libertà che disturba

Dalle due Simone a Silvia Romano passando per l’artista Pippa Bacca, lei uccisa in Turchia, fino ad Alessia Piperno, oggi detenuta in un carcere iraniano. La memoria mette insieme storie lontane nel tempo – il sequestro delle cooperanti a Baghdad risale al 2004 – e profondamente diverse – molte erano donne che per lavoro stavano in zone di crisi e sono state sequestrate da gruppi armati – mentre Piperno era in viaggio da mesi ed è stata arrestata, probabilmente dopo una serie di post social sulle proteste che infiammano l’Iran per la morte di Mahsa Amini, avvenuta durante la custodia della cosiddetta polizia morale, perché era vestita ‘in modo non consono’.

C’è un motivo, e non è esaltante, per cui si allineano una vicino all’altra, figure di donne – giovani tutte – la cui vita è stata segnata da un’esperienza così pesante e dolorosa che speriamo si concluda in fretta e nel migliore dei modi per Alessia Piperno: è l’impasto di misoginia, meschinità, paternalismo, mancanza di empatia agito da uomini e donne sui social a commento di queste vicende. Nell’infinità delle varianti del famoso ‘Se l’è andata a cercare’ che è stato applicato a tutte queste storie e che viene oggi ripetuto, mi sono imbattuta in un commento, stavolta femminile, che più o meno diceva così: ‘Io a 30 anni lavoravo già e mi pagavo il mutuo’. Apparentemente uno dei più soft tra i tanti letti, ma commento che ben dice quanto infastidisca, nel concreto, la libertà di scegliere per sé percorsi di vita autonomi, quando non convenzionali, come nel caso di Alessia che, da nomade digitale, stava viaggiando in quella parte del mondo. Quanto disturbino queste scelte, perché in esse si sente una minaccia, un fuori quadro rispetto ad una norma, assunta come l’unica legittima.

C’è un nuovo e vecchio perbenismo che attraversa le nostre vite: dobbiamo sapere, o ricordarcene se lo abbiamo dimenticato in favore di pensieri più moderati e ‘ragionevoli’, che è arma sempre servita a mettere in riga le donne. Arma ampiamente usata in ogni dove, nel pubblico e nel privato, dai poteri ma anche, nel micro, dagli uomini e dalle donne contro altre donne. Dobbiamo tenerlo a mente, proprio mentre, via social o nelle piazze, simpatizziamo con la coraggiosissima rivolta delle donne iraniane, ‘Donna, vita, libertà’ il loro slogan ed è la prima volta che la libertà femminile fa in quel paese da collante ad una protesta di massa. Non si può da un lato, perché in fondo costa poco e riguarda un luogo che sentiamo per molte ragioni diverso e remoto, solidarizzare con chi oggi lotta a prezzo della vita e della libertà e, dall’altra, attaccare Alessia e le altre  per le loro scelte: per ‘la contradizion che nol consente’ e che le donne, sempre e sotto ogni cielo, pagano più o meno cara.

 

 

 

 

 

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

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Mia cara Olympe

Dopo la sberla, coraggio (e razionalità)

Si sapeva. Lo sapevamo. Era certo che andasse così, i sondaggi, le cause, gli errori, i problemi, l’astensionismo. E dall’altra parte la ‘novità’, le promesse, ma anche quelli che non ci sono più e che stanno in tanti cuori, l’opposizione che comunque fa premio eccetera eccetera.

Si sapeva. Lo sapevamo. Ma le cose, pure quelle attese o risapute, hanno il difetto di accadere quando accadono e di produrre, in quel momento, il loro effetto. E il  gusto del risveglio del 26 settembre 2022 è stato più amaro di quanto avessimo saputo immaginare e c’è voluto qualche giorno per riprendersi un po’. E sarà anche ‘ragionevole’ la destra che ci governerà perché altrimenti dura poco, non farà cose eclatanti perché i soldi non ci sono e perché ha tutti gli occhi addosso a partire dall’Europa  ma, come su Tiktok ha detto nella domenica elettorale Meloni maneggiando  due  eloquenti cucurbitacee,  ‘ci siamo capiti’.  E quel ‘ci siamo capiti’ –  lo sappiamo da quando gli adulti lo dicevano a noi bambini – contiene sempre un che di avvertimento. Da ora la musica cambia e se non è domani è dopodomani per mettere a segno, un pezzetto dopo l’altro, ciò che questa destra ha in mente. Lo scrivo oggi, giornata mondiale per un aborto sicuro, non perché sia convinta che Meloni picconerà la 194, ma perché penso che su un pacchetto di questioni  ‘identitarie’  che rimandano al ‘Dio, patria e famiglia’ la destra procederà lentamente ma inesorabilmente a erodere diritti faticosamente conquistati, mai del tutto acquisiti o a sbarrare la strada ad altri che potrebbero farci più civili.

E noi, dopo la sberla?  Ho, come tantissimi, passato gli ultimi giorni ad ascoltare e leggere analisi del voto, flussi elettorali, commenti, propositi e opinioni  – molte condivisibili e interessanti – su come rimettere in sesto quel fronte progressista che esce con le ossa rotte da queste elezioni. Non mi iscrivo tra quelli il cui obiettivo principale, prima e dopo il voto, è sparare sul Pd: credo che nessuno, da questa parte della barricata, possa dirsi esente da pesanti responsabilità e non da ieri e tantomeno credo ad un elettorato ‘innocente’ al cospetto di una politica cattiva, lontana, elitaria eccetera eccetera. Rimetterci in marcia, e sarà lunga come ha scritto Michele Serra, significa radiografare anche il nostro cambiamento, di noi cittadine e cittadini dico, senza autoassoluzioni a priori.
Se ci sono due parole che mi piacerebbe tenere ferme, ora che ci rimettiamo in cammino, sono razionalità e coraggio. Razionalità, perché continuo a credere, davanti alla grandezza dei problemi da affrontare, che debba accompagnare ogni orizzonte di cambiamento affinché non sia velleitario: difetto vecchio a sinistra, diciamocelo.
L’altra parola che mi tengo vicina è coraggio: è vero siamo stati responsabili (e non è un insulto, tutt’altro) ora tocca essere coraggiosi, non mollare di un centimetro, rispondere su ogni questione, presidiare i diritti, difendere ogni conquista e rilanciare un’alternativa. Lasciare, per chi vi si è accucciato in questi anni, la comfort zone dei simili a sé, peraltro in calo e pure assai divisi. Il giorno delle elezioni ho ricevuto una telefonata: dall’altra parte un ventisettenne a me caro che, diciamolo, di questa politica se ne infischia abbastanza. Un ventisettenne che invece aveva votato contento e che contentissimo è stato lunedì nel vedere eletta al senato Ilaria Cucchi. Presto detto perché: lì c’è coraggio, lì c’è perseveranza nell’affermare le proprie ragioni e questo parla e convince.

 

 

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

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L'Ambrosiano

Avviso ai naviganti: Nemesi a dritta!

Sesto San Giovanni: Isabella Rauti FdI batte Emanuele Fiano Pd 45 a 30. Nella città medaglia d’oro al valor militare per i sacrifici delle popolazioni e l’attività nella lotta partigiana la figlia di Pino Rauti, volontario della Rsi batte il figlio di Nedo Fiano sopravvissuto ad Auschwitz unico della famiglia. Per capire cos’è l’esito del voto in Italia ed Europa dobbiamo riattrezzarci al pensare simbolico. Mito e immaginazione danno il senso di processi e ipotesi praticabili. Non limitarsi ad analisi dei flussi e scontro di partiti è obbligo morale. Greci e latini avevano Nemesi: impersonava la giustizia distributiva. Punisce chi turba l’ordine dell’universo; riversa sui discendenti ingiustizie e colpe di uomini e nazioni. Cos’abbiam fatto di male per meritarci Giorgia Meloni e i suoi sodali d’Ungheria e Polonia? Non abbiamo applicato la Costituzione nello spirito e in gran parte della lettera. Per anni: omissioni, interessi, ignavie, violazioni, compromessi, attese tradite, speranze svuotate che han corrotto dall’interno il buono che pure s’è fatto, rendendolo alla fine insufficiente, inadeguato. S’è avuto quasi 80 anni di democrazia, libertà, benessere (di pochi); ma quanto le mete si svuotassero lo denunciavano, senza che lo volessimo vedere, l’astensionismo in politica, la bulimia dei social in opinione pubblica, media, rapporti umani. Nella tragedia Nemesi colpisce e il Coro (noi) diventa consapevole delle responsabilità, coscienza personale e collettiva insorgono, si rigenerano. In scena a Sesto tra Rauti e Fiano è andato il futuro: o ci scuotiamo, andiamo alla fonte, la Costituzione, ripartiamo da idee, valori, passioni, sogni, diritti, doveri, giustizia, equità (noi cofondatori dell’Europa!), o Nemesi assesterà il colpo. Ha detto un portavoce di Meloni: la Carta «è bella ma ha 70 anni»; è nata in un momento di criticità (bontà loro), ha sacrificato l’efficienza alla prudenza (sic!). Ecco l’autoritarismo, altro che populismo (di cui si ciancia). Coll’elezione diretta del Presidente della Repubblica addio a equilibri di poteri e contrappesi: uno comanda! Nemesi sorride: vede l’Italia che ha 1° in classifica Scurati Gli ultimi giorni dell’Europa, ma vota Meloni e va a destra.

  • Marco Garzonio

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    Metroregione - 07-11-2025

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    Prospettive Musicali - 09-11-2025

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    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

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    “La sacca del diavolo. Settimanale radiodiffuso di musica, musica acustica, musica etnica, musica tradizionale popolare, di cultura popolare, dai paesi e dai popoli del mondo, prodotto e condotto in studio dal vostro bacicin…” Comincia così, praticamente da quando esiste Radio Popolare, la trasmissione di Giancarlo Nostrini. Ascoltare per credere. Ogni domenica dalle 21.30 alle 22.30.

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    Sudedoss è il programma di infotainment che ogni domenica sera dalle 19.45 alle 21.30 accompagna le ascoltatrici e gli ascoltatori di Radio Popolare con leggerezza, ironia e uno sguardo semiserio sull’attualità. Conducono Matteo Villaci e Gaia Grassi, tra chiacchiere, musica, racconti e condivisione. Un momento per fare il punto sul weekend che sta per finire e prepararsi, insieme, alla settimana in arrivo, creando uno spazio di ascolto e partecipazione. Perché la domenica sera… ci dovete mollare.

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    Musica che si piglia perché non si somiglia. Ogni settimana un dj set tematico di musica e parole scelte da Piergiorgio Pardo in collaborazione con le ascoltatrici e gli ascoltatori di Radio Popolare. Mail: mischionepopolare@gmail.com

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    I documentari e le docu-serie sono diventati argomento di discussione online e offline: sesso, yoga, guru, crimine, storie di ordinaria follia o di pura umanità. In ogni puntata DOC ne sceglierà uno per indagare e approfondire, anche dopo i titoli di coda, tematiche sempre più attuali, spesso inesplorate ma di grande rilevanza socio-culturale. E, tranquilli, no spoiler! A cura di Roberta Lippi e Francesca Scherini In onda domenica dalle 18.00 alle 18.30

    DOC – Tratti da una storia vera - 09-11-2025

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    A cura di Elena Mordiglia. Nella città frenetica, in quello che non sempre sembra un paese delle meraviglie, ci sono persone da raccontare e da ascoltare. Quale lavoro fanno? Come arrivano alla fine del mese? Quale rapporto hanno con la città in cui vivono? Ma parleremo anche di cosa le appassiona ed entuasisma. Registratore alla mano e scarpe buone, queste storie ve le racconteremo.

    Alice, chiacchiere in città - 09-11-2025

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    Che cos’hanno in comune gli Area e i cartoni giapponesi? Quali sono i vinili più rari al mondo? Giunta alla stagione numero 17, Bollicine ogni settimana racconta la musica attraverso le sue storie e le voci dei suoi protagonisti: in ogni puntata un filo rosso a cui sono legate una decina di canzoni, con un occhio di riguardo per la musica italiana. Come sempre, tutte le playlist si trovano sul celeberrimo Bolliblog.com. A cura di Francesco Tragni e Marco Carini

    Bollicine - 09-11-2025

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    Ricordi d'archivio di domenica 09/11/2025

    Da tempo pensavo a un nuovo programma, senza rendermi conto che lo avevo già: un archivio dei miei incontri musicali degli ultimi 46 anni, salvati su supporti magnetici e hard disk. Un archivio parlato, "Ricordi d'archivio", da non confondere con quello cartaceo iniziato duecento anni fa dal mio antenato Giovanni. Ogni puntata presenta una conversazione musicale con figure come Canino, Abbado, Battiato e altri. Un archivio vivo che racconta il passato e si arricchisce nel presente. Buon ascolto. (Claudio Ricordi, settembre 2022).

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    Giocare col fuoco: storie, canzoni, poesie di e con Fabrizio Coppola Un contenitore di musica e letteratura senza alcuna preclusione di genere, né musicale né letterario. Ci muoveremo seguendo i percorsi segreti che legano le opere l’una all’altra, come a unire una serie di puntini immaginari su una mappa del tesoro. Memoir e saggi, fiction e non fiction, poesia (moltissima poesia), musica classica, folk, pop e r’n’r, mescolati insieme per provare a rimettere a fuoco la centralità dell’esperienza umana e del racconto che siamo in grado di farne.

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    Una trasmissione settimanale  a cura di Anaïs Poirot-Gorse con in regia Nicola Mogno. Una trasmissione nata su Shareradio, webradio metropolitana milanese che cerca di ridare un spazio di parola a tutti i ragazzi dei centri di aggregazione giovanili di Milano con cui svolgiamo regolarmente laboratori radiofonici.

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    Comizi d’amore di domenica 09/11/2025

    Quaranta minuti di musica e dialoghi cinematografici trasposti, isolati, destrutturati per creare nuove forme emotive di ascolto. Ogni domenica dalle 13.20 alle 14.00, a cura di Stefano Ghittoni.

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