Approfondimenti

La pace impraticabile a Gaza, le accuse del condannato Donald Trump e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di venerdì 31 maggio 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. A fronte di ormai 36mila morti, in stragrande maggioranza civili, la pace a Gaza resta lontana; Donald Trump passa al contrattacco dopo la condanna subita nello stato di New York; l’Ucraina incassa il sostegno tedesco e quello parziale americano sul tema della possibilità di attaccare la Russia sul suo territorio; la madre di Saman, accusata dell’omicidio della figlia è stata arrestata in Pakistan; la lunga relazione del governatore della Banca d’Italia tocca argomenti scomodi per la destra.

I morti a Gaza sono ormai 36mila

La guerra a Gaza. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato nella conferenza stampa che ha tenuto a Praga che la situazione umanitaria nella striscia è “disastrosa” e che la chiusura del valico di Rafah è “un grave problema”. Nel pomeriggio statunitense, stasera in Italia, il presidente americano Biden terrà un discorso incentrato proprio sul Medioriente. Nonostante le pressioni internazionali, comunque, le operazioni dell’esercito nella Striscia continuano e se possibile si intensificano. I morti sono ormai oltre 36mila. 

Sul campo, oggi dobbiamo riportare: l’ingresso dei carri armati israeliani nel centro della città di Rafah. L’attacco qui, al confine meridionale con l’Egitto, è iniziato esattamente 25 giorni fa. Dapprima dai quartieri periferici, periferici, poi con gli attacchi nell’area di Tal al Sultan, teatro di una delle stragi più gravi in otto mesi di guerra, oggi appunto entrando nel centro. Non abbiamo molti dettagli ancora su questo scenario. Ricordiamo che un milione di persone sono già scappate da Rafah per sfuggire alla guerra. E ricordiamo anche che l’invasione di terra a Rafah è stata considerata per mesi una linea rossa da non superare. Finora Washington ha considerato che le operazione in quella zona non superassero questa linea per intensità e dispiego di uomini, non sappiamo se è di questo che parlerà oggi Joe Biden.

Intanto, a nord, vicino a Gaza City, l’esercito si è ritirato dal campo di Jabalia. Gli abitanti stanno in queste ore cercando di raggiungere quello che resta delle loro case, per cercare di recuperare qualcosa. Le squadre di soccorso cercano invece i corpi dei morti sotto le macerie, ma senza mezzi e senza infrastrutture si tratta di un lavoro molto difficile. Le immagini geolocalizzate da Al Jazeera mostrano in sostanza una distesa di macerie. Decine di case sono state abbattute coi bulldozer. L’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi ha denunciato che persone sono state uccise mentre si trovavano rifugiate all’interno delle sue strutture. L’agenzia ha anche detto che molte tende di sfollati sono state date alle fiamme dall’esercito. 

Infine, il tema degli aiuti: oggi Israele ha bloccato un convoglio di aiuti inviato dall’Egitto al valico di Kerem Shalom. Il molo galleggiante statunitense è danneggiato e fuori uso. Un paio giorni fa 20 organizzazioni e agenzie hanno definito di carestia conclamata la situazione nella Striscia.

Donald Trump, condannato a New York, accusa giudici e giuria

Nel pomeriggio l’ex presidente ha parlato della sentenza della scorsa notte, con cui è stato giudicato colpevole per tutti e 34 i capi di accusa nel caso Stormy Daniels, l’attrice porno pagata per tacere sulla sua relazione sessuale con Trump. Lui oggi ha definito il processo “ingiusto, truccato, basato sul nulla”. Ha accusato Joe Biden di aver orchestrato il procedimento contro di lui e ha annunciato che farà appello, parlando dalla Trump Tower a New York. Ad ascoltarlo fuori dall’edificio c’erano persone che lo sostengono e altre – più numerose – arrivate lì per contestarlo. Sul posto c’era anche la nostra collaboratrice Marina Catucci.

“Trump minaccia la democrazia” ha commentato sui social network il presidente Biden. Non si sa ancora quale sarà la pena che l’ex presidente dovrà scontare: l’annuncio è atteso a luglio, a pochi giorni dalla convention repubblicana, l’evento che deve ufficializzare la ricandidatura di Trump alle elezioni di novembre. 

La NATO discute se autorizzare l’Ucraina a colpire il territorio russo

A Praga oggi è finita la riunione iniziata ieri dei ministri degli esteri della Nato. Al centro dell’attenzione la scelta di una parte dei Paesi dell’Alleanza di autorizzare le forze ucraine a colpire in territorio russo con le armi occidentali. Il sì più importante è arrivato dagli Stati uniti, anche se non si tratta di un via libera incondizionato: l’esercito di Zelensky dovrebbe limitarsi ad attaccare la zona della Russia vicina alla regione ucraina di Kharkiv, in cui è un corso un’offensiva dei soldati di Putin, e non dovrebbe usare missili a lungo raggio. In Europa l’Italia dice no, almeno per ora, mentre tra gli Stati che hanno deciso di autorizzare le forze ucraine a colpire oltre confine c’è la Germania, che lo ha annunciato ufficialmente oggi. Dalla Russia continuano a partire minacce in risposta alle autorizzazioni arrivate dai paesi occidentali. “Potrebbero sbagliare i calcoli e sarebbe un errore fatale” ha detto oggi Dmitrij Medvedev, vicepresidente del consiglio di sicurezza di Mosca, parlando del possibile uso di armi atomiche. “Ogni volta che abbiamo dato mezzi all’Ucraina Putin ci ha minacciato” ha commentato il segretario generale della Nato Stoltenberg. In Ucraina continua appunto l’offensiva russa nella regione di Kharkiv. Il nostro collaboratore Sabato Angieri si trova nel capoluogo, dove poche ore fa un bombardamento ha ucciso almeno sei persone.

Convalidato in Pakistan, l’arresto della madre di Saman Abbas

Nazia Shaheen, 51 anni, a dicembre è stata condannata all’ergastolo insieme al marito dalla Corte di assise di Reggio Emilia. Era latitante dal primo maggio 2021, il giorno in cui era fuggita in patria da Novellara, insieme al marito, dopo il femminicidio della figlia. Su di lei c’era un mandato di cattura internazionale. È stata trovata in un villaggio al confine con il Kashmir ed è stata portata in carcere ad Islamabad, dove inizieranno le procedure per l’estradizione. L’allora 18enne venne uccisa dai genitori, secondo le motivazioni della sentenza, perché la famiglia era contraria allo stile di vita scelto dalla ragazza, che voleva scappare di casa per continuare la relazione col suo fidanzato.

Per il governatore della Banca d’Italia occorre più immigrazione

Continua l’abisso dell’industria italiana: a marzo il fatturato stimato dall’Istat è in calo del -2,9% su base mensile e del 5,1% su base annua, trascinato dal mercato interno, -6,8%. Stabile l’inflazione, che però su base mensile, dopo la variazione nulla di aprile è tornata a salire dello 0,7% per quanto riguarda il carrello della spesa. Nel complesso il tasso d’inflazione torna a salire nell’Eurozona, al 2,6%, trascinata ancora dalla componente energia. Settimana prossima è atteso il primo taglio dei tassi da parte della BCE. L’Istat ha confermato anche le stime sul Pil del primo trimestre del 2024 a più 0,3% , con una leggera correzione allo 0,7% su base annua

Oggi c’è stata la prima relazione del nuovo governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta. Che però, in un discorso molto centrato sulla necessità del taglio del debito,  ha detto diverse cose che proprio al governo non sono suonate bene. Ha parlato della necessità di più immigrazione, di salari, ed ha chiesto prudenza nelle politiche fiscali. 

Un discorso, come prevedibile, a tutto campo. Ma nonostante venga considerato in quota centrodestra, Panetta ha fissato alcuni punti che al governo non sono piaciuti, a cominciare dalla necessità di più immigrati contro il calo demografico, tema su cui concorda tutto il mondo produttivo, cui però non sono mancate le risposte da Salvini in giù, lo analizzeremo poi. 

Ma la questione centrale è stata quella dei conti pubblici: il fardello del debito da ridurre, e sul quale, vecchia ricetta, andrebbero concentrate le politiche di spesa pubblica. Con un richiamo però non scontato alla “prudenza fiscale” rispetto all’orizzonte flat-tax perseguito dal governo. Per consolidare la ripresa servono salari più alti, l’altro concetto non scontato di Panetta, per cui serve aumentare la produttività che derivi da tecnologia e investimenti. L’altro tema è quello dei tassi, su cui viene richiesta un’azione tempestiva da parte della BCE. Un richiamo che arriva in un giorno in cui l’inflazione europea ha una lievissima risalita, spinta dai beni energetici e dagli aumenti salariali in Germania, sufficiente però per ridare fiato ai falchi che vorrebbero ripensare  il taglio previsto nella riunione del 6 di Giugno. Se però quel primo allentamento di politica monetaria non sembra essere davvero in discussione, potrebbero invece esserlo i successivi, passando a due tagli invece che tre entro la fine del 2024. In questo Panetta, evidenziando la diversità di posizioni anche in seno al Board della Bce, ha lanciato un monito sui rischi di un’azione tardiva. andando a braccio e fuori da un discorso scritto, in cui tutti, che al di là di qualche mugugno dal governo, da Cgil a Confindustria sembrano aver trovato qualche punto da apprezzare.

La questione del “servono più migranti” ha una doppia lettura: ideologica e materiale. Di fronte ad un problema conclamato, la crisi demografica e il suo impatto sugli scenari economici e sociali, e la mancanza di manodopera, per la destra dire – attenzione: dirlo – “più immigrati” è fumo negli occhi, e la risposta ideologica è: servono più figli italiani.Contrapponendo due questioni che non lo sono. Se la natalità cresce con più stabilità lavorativa, quindi economica, e la parità di genere ad esempio sui congedi parentali, cioè ciò che la destra non fa, sull’immigrazione scatta l’ipocrisia. Perché a suon di sanatorie anche i governi di destra regolarizzano ogni anno decine di migliaia di immigrati, per quanto con procedure sempre più complicate. Anche per ragioni politiche: il mondo produttivo chiede manodopera straniera, e la destra al governo lo sa bene. Qui si entra in un terreno complesso: perché le imprese sperano così di avere dipendenti a basso costo. Ma non è sempre così: lo è nei settori a bassa sindacalizzazione, come turismo e ristorazione, ma non ad esempio in industria e logistica, dove i lavoratori stranieri sono spesso protagonisti delle lotte più radicali. Ci sono poi i macrodati: quelli dell’Inps, sulla necessità di stranieri per aumentare il gettito previdenziale e tenere in equilibrio un sistema che, per l’invecchiamento della popolazione, ha prospettive di scarso equilibrio, o le stime sulla crescita complessiva e quindi l’impatto sui conti pubblici: ad esempio con un +33% di immigrati si stima un calo del debito al 2070 di oltre 30 punti. Ciò perché data la struttura demografica degli immigrati che entrano in Italia, l’effetto è significativo sulla popolazione residente in età lavorativa e quindi sull’offerta di lavoro. Chi lo scrive? Il governo Meloni, nel documento di economia e finanza.

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