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Il secondo Natale col COVID tra tamponi e nuove restrizioni, cosa si rischia con la variante Omicron e le altre notizie della giornata

tamponi covid ANSA

Il racconto della giornata di venerdì 24 dicembre 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. L’Italia supera il tetto dei 50mila nuovi casi e va verso il suo secondo Natale col COVID. A Milano è record di contagi e i cittadini, impossibilitati a fare tamponi, fanno quello che possono e si arrangiano abbandonati da un sistema che in Lombardia per 10 giorni ha lasciato senza risposta le quotidiane richieste di aumentare i tamponi, coordinare e potenziare la rete. I dati ufficiali del Ministero dello Sviluppo economico dicono di 69 aziende per cui è aperto un tavolo di crisi, da alcune vertenze ormai storiche ad altre aperte da poco. Questa mattina è entrata in porto a Pozzallo la nave Ong Sea Eye 4 con 214 naufraghi salvati in diversi interventi in mare, domani invece la Ocean Viking arriverà al porto di Trapani.

Il secondo Natale col COVID tra code per i tamponi, nuove restrizioni e stanchezza

L’Italia supera il tetto dei 50mila nuovi casi e va verso il suo secondo Natale col COVID. Il dilagare della Omicron è sempre più evidente dai dati, e l’epicentro resta la Lombardia, con oltre 16mila nuovi casi, e Milano, con più di 3.000. Nella vertiginosa crescita di casi, e nella corsa alle cene di natale, sfiorato anche il milione di tamponi, con code e lunghe attese in tutta Italia.
Oggi ci sono stati anche 141 morti, per ora la curva dei ricoveri non segue in proporzione quella dei casi con 15 posti occupati in più in terapia intensiva e 90 nei reparti ordinari degli ospedali.
Dove però, rileva il monitoraggio settimanale del ministero della salute, “si sta imponendo una revisione organizzativa delle prestazioni assistenziali erogate a favore dei pazienti COVID”. 
In ogni caso per ora nessuna Regione cambierà di fascia. Se l’andamento dell’epidemia dovesse confermarsi quello che il report dell’Istituto Superiore di Sanità fotografa per la settimana appena conclusa, diverse regioni potrebbero però farlo la settimana prossima.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

(di Diana Santini)

L’arrivo della Omicron, caratterizzata da alta contagiosità, si riflette nel numero di casi settimanali per 100mila abitanti: nell’ultima settimana, tra il 17 e il 23 dicembre, è schizzato a 351, dai 240 della scorsa, un aumento di oltre il 30%. La crescita non è omogenea a livello nazionale, ma nessuna regione sta sotto la soglia dei 50 casi. L’incidenza più alta è in Veneto (590 casi), seguono Lombardia con 516 e Valle d’Aosta. Su base nazionale le incidenze maggiori riguardano bambini e giovani fino a 20 anni.
Il dato non si riflette però nell’RT, che resta stabile poco sopra la soglia epidemica, a 1,13. È normale, dato che questo indice è calcolato sulle due settimane precedenti la rilevazione, quindi la prima metà di dicembre, quando la Omicron era appena stata scoperta in Sudafrica. L’RT sarà invece molto significativo tra un paio di settimane, poiché essendo calcolato sui soli casi sintomatici ci permetterà di verificare sul campo la maggiore o minore pericolosità della nuova variante e il suo potenziale impatto sui servizi sanitari, indipendentemente dal numero di positività accertate.
A proposito di ospedali: la pressione cresce, anche se a un ritmo ancora lineare: il tasso di occupazione in terapia intensiva è al 10,7%, era il 9,6% la scorsa settimana, l’occupazione in aree mediche sale al 13,9% dal 12,1%.
Infine: il dato su come vengono scoperti i positivi, che è un indicatore utile a capire se e quanto funziona la macchina del tracciamento. Come ci si poteva aspettare, il monitoraggio evidenzia una diminuzione del numero dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti, un forte aumento di quelli rilevati attraverso l’insorgenza dei sintomi e un notevolissimo aumento dei casi non associati a catene di trasmissione (62.669 vs 42.675 della settimana precedente).  

Perché la variante Omicron fa così paura: l’esempio della Gran Bretagna

Ieri il Consiglio dei Ministri ha varato il nuovo pacchetto di restrizioni per fronteggiare la diffusione della Omicron in un periodo delicato come quello delle feste. Da domani torna l’obbligo di mascherine all’aperto, e di FFP2 nei luoghi di socialità al chiuso e negli eventi all’aperto.
La variante Omicron fa paura non tanto per i suoi possibili effetti gravi sui vaccinati, ma soprattutto perché riproducendosi cosi in fretta rischia di mandare migliaia di persone in ospedale negli stessi giorni. 
L’andamento in Italia segue di pochi giorni quanto sta succedendo in Gran Bretagna, dove un sistema sanitario già affaticato è ora in difficoltà a gestire un alto numero di pazienti tutti insieme, come spiega Giorgio Gilestro, docente all’Imperial College di Londra.:


 

16mila casi record in Lombardia, Milano è in affanno

La Lombardia è l’epicentro dell’impennata di casi di questi ultimi giorni. L’ATS è, per usare un eufemismo, in difficoltà nel tracciamento e in molti casi non riesce più nemmeno a garantire i tamponi prescritti dai medici di base e scolastici.

(di Claudio Jampaglia)

C’è tampone e tampone, dai fai da te salivari, considerati “i meglio di niente”, agli antigenici in farmacia che però hanno un tasso di errore ancora alto, ai molecolari che devono essere prescritti dal medico di base e, in Lombardia, anche direttamente dalle scuole, almeno fino a ieri perché oggi moltissimi genitori e studenti con prescrizione dei responsabili COVID scolastici sono stati rimandati a casa senza esame nei drive-through. Confusione su confusione. A Milano non si trova un molecolare nemmeno a pagamento e fanno fatica anche le aziende convenzionate coi privati per i loro dipendenti. Gli automobilisti si fermano a fotografare i serpentoni in attesa al freddo fuori dalle farmacie mentre di code fuori dai negozi per la corsa all’ultimo regalo non se ne vedono proprio. Effetto Omicron e con 16mila nuovi casi in un giorno, record di contagi polverizzato, si capisce anche la preoccupazione: a tavola ci si contagia. Ma devo andare dai miei oppure rimandiamo? E i cittadini fanno quello che possono, si arrangiano, abbandonati da un sistema che in Lombardia per 10 giorni ha lasciato senza risposta le quotidiane richieste di aumentare i tamponi, coordinare e potenziare la rete. Magari riaprendo punti prelievi chiusi a fine giugno ma lasciati semi-attrezzati. Abbiamo dovuto attendere l’ondata vera a propria, con Milano contagiata come mai. E solo alla fine di questa mattinata la Regione corre ai ripari annunciando una task force per potenziare il sistema tamponi inchiodato a 200mila test che però entrerà in funzione da settimana prossima. Tanti auguri a tutte e tutti.

69 tavoli di crisi aperti al Ministero dello Sviluppo Economico

I dati ufficiali del Ministero dello Sviluppo economico dicono di 69 aziende per cui è aperto un tavolo di crisi. Da alcune vertenze ormai storiche, ad altre aperte da poco.
In molti di questi casi, i presidi delle aziende proseguiranno anche nei giorni festivi. Lo faranno le lavoratrici della Saga Coffe tra le nevi dell’appennino emiliano, i lavoratori della GKN, accadrà alla Speedline di Venezia, 600 i licenziamenti annunciati, ed alla Caterpillar di Jesi. 270 licenziamenti. Davide Fiordelmondo è delegato sindacale della Fiom:


 

I tempi inspiegabilmente lunghi per l’assegnazione dei porti alle Ong

Sono 11 i corpi recuperati a causa del naufragio di una barca di migranti a nord dell’isola greca di Antikythera. Altre 90 persone bloccate sull’isolotto sono state salvate durante la notte, ha detto un funzionario della guardia costiera. Tra i soccorsi ci sono 27 bambini, 11 donne e 52 uomini.
Questa mattina intanto è entrata in porto a Pozzallo (Ragusa) la nave Ong Sea Eye 4 con 214 naufraghi salvati in diversi interventi in mare, ed in attesa da quasi 10 giorni, cosi come le 114 persone salvate dalla Ocean Viking, a cui finalmente oggi è stato assegnato il porto di Trapani dove, tempi di navigazione permettendo, la nave arriverà domani. “Tempi che restano inspiegabilmente lunghi” per la portavoce della ONG SOS Mediterranee Valeria Taurino:


 

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    Nel cinquantenario della morte di Šostakovič il Teatro alla Scala inaugura la Stagione con il suo capolavoro Una lady Macbeth del distretto di Mcensk, tratto dal racconto di Nikolaj Leskov in cui una giovane sposa con la complicità dell’amante uccide il marito e il tirannico suocero, ma viene scoperta e finisce per suicidarsi in Siberia, tradita da tutti. Dopo il debutto a San Pietroburgo, l’opera, che avrebbe dovuto essere il primo capitolo di una trilogia sulla condizione della donna in Russia, ebbe enorme successo in patria e all’estero. Stalin assistette a una rappresentazione a Mosca nel 1936; due giorni dopo apparve sulla Pravda la celebre stroncatura dal titolo “Caos invece di musica” con cui il regime metteva all’indice l’opera e il compositore. Anni dopo Šostakovič preparò una nuova versione che andò in scena a Mosca nel 1963 con il titolo Katarina Izmajlova, dopo che il sovrintendente Ghiringhelli aveva invano cercato di ottenerne la prima per la Scala. Oggi il Teatro presenta la versione del 1934 con la direzione del M° Chailly e il debutto del regista Vasily Barkhatov. Ascolta Riccardo Chailly nella presentazione dell’opera.

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