Approfondimenti

Le morti causate dai ritardi nelle vaccinazioni, lo sciopero dei lavoratori di Amazon e le altre notizie della giornata

sciopero Amazon ANSA

Il racconto della giornata di lunedì 22 marzo 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. I ritardi nelle vaccinazioni degli over 80 e dei soggetti a rischio in Italia stanno causando decine di vittime tra gli anziani e i più deboli. Attilio Fontana è rimasto forse l’ultimo a non essersi accorto che il caos del fine settimana generato da Aria è l’emblema del fallimento di un sistema. Oggi il primo sciopero nazionale di tutta la catena di Amazon, proclamato da Cgil, Cisl e Uil di categoria, mentre in Francia Ikea è a processo per spionaggio. . Infine, i dati di oggi sull’andamento dell’epidemia da COVID in Italia.

Decine di vittime tra gli anziani a causa dei ritardi nelle vaccinazioni

I ritardi nelle vaccinazioni degli over 80 e dei soggetti a rischio in Italia stanno causando decine di vittime tra gli anziani e i più deboli che avrebbero potuto essere evitate.
Lo dicono ormai con chiarezza gli scienziati. Lo spiegano i dati arrivati oggi dall’Inghilterra, dove i morti per COVID sono stati 17. Lì la campagna di vaccinazioni ha messo al riparo gli anziani, abbattendo drasticamente il numero delle vittime. Infine, lo confermano anche indirettamente i dati forniti dall’Istituto Superiore della Sanità sulle RSA. Dopo la campagna di vaccinazione a tappeto, i contagi e i decessi sono diminuiti.
Quelle che nella prima ondata erano diventati di luoghi di morte, ora invece, appaiono più sicure. Non sono invece al sicuro le migliaia e migliaia di anziani e soggetti deboli che in alcune regioni italiane stanno aspettando ancora di essere vaccinati. Rischiano il contagio e in molti casi la morte. Sentite cosa ci dice Giovanni Corrao, docente di statistica all’università Bicocca di Milano:

In Lombardia come in Toscana, in Liguria come in Campania, gli anziani non sono la priorità. Lo sarebbero per il piano vaccinale nazionale elaborato da Draghi, Speranza e dal Generale Figliuolo, ma il Presidente del Consiglio non sembra avere la forza politica per imporre il suo piano laddove non viene seguito. I partiti che governano le regioni glissano, fanno finta di nulla.
Draghi vorrebbe cambiare passo, ma non osa prendere provvedimenti drastici per mettere le cose a posto. Dovrebbe commissariare le regioni che non seguono le direttive, ma questo vorrebbe dire far cadere il governo. Allora procede per piccoli passi.
Abbozza. Tenta di usare la moral suasion, cerca soluzioni di mediazione, ma non riesce ad essere incisivo. Non vuole imporre. Neppure laddove dovrebbe farlo. Lo si è capito al termine della riunione che si è tenuta a Palazzo Chigi. Proposta una task force per aiutare le Regioni in ritardo, ma Roma non potrà imporre nulla.
Silvio Garattini, il fondatore dell’Istituto Mario Negri, in questa intervista ci dice che su anziani e soggetti a rischio dovrebbe essere cambiato passo.


 

Il caos delle vaccinazioni in Lombardia è l’emblema del fallimento di un sistema

(di Alessandro Braga)

Attilio Fontana è rimasto forse l’ultimo a non essersi accorto che il caos del fine settimana generato da Aria, la piattaforma di Regione Lombardia che doveva gestire le prenotazioni per il piano vaccinale lombardo, è l’emblema del fallimento di un sistema. Il suo (e di molti altri che con lui hanno governato in questi anni la regione). Non fosse drammatico, farebbero sorridere le sue giustificazioni mentre chiede ai vertici di Aria di farsi da parte, pena il commissariamento. Chi ha creato Aria? Chi ha piazzato ai suoi vertici persone incompetenti? Proprio Fontana, insieme al suo braccio destro (e assessore al bilancio regionale) Davide Caparini. In qualche modo, sono loro (e il loro capo, Matteo Salvini) i responsabili del disastro lombardo. Chi ha scelto come commissario per l’emergenza Guido Bertolaso, che da quando si è insediato non ha fatto altro che annunci, puntualmente disattesi? Sempre lui, sempre loro. Se n’è accorta Letizia Moratti che, subodorando la situazione, l’altro giorno ha attaccato Aria, e di conseguenza Fontana. Ma Lady Moratti, così aggressiva anche per la sua personale campagna tutta interna al centrodestra per essere la prossima candidata alla presidenza della Regione non è priva di colpe. Se Aria è la punta dell’iceberg, è tutto il sistema (che nasce negli anni precedenti la giunta Fontana, quando a governare era Forza Italia nella sua versione ciellin-formigoniana) ad aver dimostrato i suoi limiti. Se n’è accorta, di questa debacle, l’opposizione in consiglio regionale, in passato troppo timida nei suoi attacchi al sistema. Forse se ne sono resi conto anche i cittadini lombardi. Che dovrebbero ricordarsene quando (si spera il prima possibile) si dovrà scegliere chi governerà la Lombardia per i prossimi anni.

Vaccini in Lombardia: l’unione di inefficienze non ha portato Aria nuova, anzi

(di Fabio Fimiani)

Aria, Azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti. Una sigla sconosciuta al pubblico, ottenuta dall’unificazione delle precedenti Arca, Azienda regionale centrale acquisti, Lombardia Infrastrutture, stazione appaltante per grandi opere, e Lombardia Informatica, azienda per i servizi digitali. La prima non è mai stata considerata un esempio di efficienza e velocità, le altre due hanno inanellato scandali, salvataggi e prestazioni tecnologiche non avanzate.
Il tentativo di costruire Aria da parte della giunta regionale leghista di Roberto Maroni è stata quella di superare le precedenti dimenticabili esperienze. Invece i venticinque anni appena passati hanno peggiorato la situazione che aveva già radici pre Tangentopoli: un giovane pubblico ministero Antonio Di Pietro indagò su Lombardia Informatica, che già allora non controllò adeguatamente la spesa sanitaria regionale. Sono i primissimi anni ‘90. [CONTINUA A LEGGERE SUL SITO]

I cambiamenti nel PD devono passare anche per i capigruppo in Parlamento

(di Anna Bredice)

“Al momento non ci sono candidature alternative”. Fonti vicine al capogruppo del PD al Senato rispondono così alla domanda se Marcucci farà un passo indietro, se si presenterà dimissionario all’assemblea prevista domani con il nuovo segretario Letta, per lasciare posto ad una donna.
“No, per ora non se parla”, dicono. Andrea Marcucci vuole resistere al suo posto e con lui la maggioranza dei senatori. Sembrerebbe che 23 parlamentari su 35 siano vicini a lui, a quell’area, Base riformista, che è stata vicinissima a Renzi.
Alla Camera la situazione pare più fluida, Delrio non farebbe così resistenza, sono lo scoglio più delicato che Enrico Letta deve affrontare nei cambiamenti che nel giro di due settimane è riuscito già a realizzare nel Partito Democratico.
Nuove nomine e incontri continui. Oggi ha visto il Presidente del Consiglio Draghi, il segretario della Cisl e nei prossimi giorni ha in agenda incontri con i leader degli altri partiti, tra cui Renzi.
Ora la parte più difficile, i due gruppi parlamentari hanno un’autonomia nella scelta di chi li guida, ma è stato evidente in questi ultimi due anni che Marcucci e i senatori a lui più vicini hanno sempre ostacolato le scelte di Zingaretti. A volte i comunicati di Marcucci sembravano quelli di Rosato e dello stesso Renzi, era quasi imbarazzante la linea filo renziana, del resto sia alla Camera che al Senato i due gruppi sono frutto delle liste preparate e decise da Renzi nel 2018.
Letta, in nome di una rappresentanza femminile, ha chiesto ai due attuali capigruppo di farsi da parte, ma i nomi alternativi vengono fatti sottovoce, non c’è ancora una candidatura ufficiale, del resto arrivare ad una conta sarebbe proprio una sfida interna per vedere chi sta con chi.
Letta intanto domani prima alla Camera e poi al Senato incontrerà i due gruppi per presentare il suo programma di segretario, ribadendo quali sono le leggi a cui tiene di più, tra queste lo Ius soli e voto ai sedicenni, inizierà un confronto e poi forse solo mercoledì o giovedì ci saranno i nuovi nomi.

I lavoratori di Amazon Italia in sciopero

Oggi in Italia c’è stato il primo sciopero nazionale di tutta la catena di Amazon, proclamato da Cgil, Cisl e Uil di categoria. Ecco le voci dei lavoratori intervistati da Luca Parena fuori dallo stabilimento di Milano, dove a causa della mobilitazione nessun pacco è entrato né uscito almeno per tutta la mattinata:

L’azienda sostiene che l’adesione a livello nazionale sia stata tra il 10 e il 20%, percentuali molto più basse di quelle comunicate dai sindacati. Stefano Malorgio è segretario generale della Filt-Cgil.


 

IKEA a processo in Francia per spionaggio

(di Martina Stefanoni)

Se spesso Ikea si era guadagnata la medaglia per essere una delle migliori aziende dove lavorare, ora la sua reputazione potrebbe subire uno scossone. Si è infatti aperto a Versailles, in Francia, il processo nei confronti della filiale francese del colosso svedese di arredamento, che è accusata di spionaggio.
Tutto inizia nel 2012, quando un’inchiesta giornalistica denuncia un intricato sistema di spionaggio che monitorava i lavoratori francesi di Ikea. Da allora, si è aperta un’indagine della magistratura che ha portato al processo. Il periodo analizzato va dal 2009 al 2012, ma l’accusa sostiene che la pratica fosse iniziata già dieci anni prima.
L’azienda avrebbe raccolto informazioni private su centinaia di dipendenti e di aspiranti tali, analizzando la loro fedina penale e il loro stile di vita. Al centro dello scandalo, ci sarebbe la figura dell’ex direttore della gestione del rischio di Ikea France, Jean-François Paris che, secondo l’accusa, stilava regolarmente lunghi elenchi di persone che considerava “da testare”, che poi passava a società di investigazione private che avevano il compito di pedinare e spiare le persone “sospette”. L’azienda avrebbe pagato gli investigatori privati fino a 600mila euro all’anno. Oltre alle società private, il sistema di spionaggio targato Ikea, si serviva anche di agenti di polizia corrotti, che fornivano documenti e informazioni confidenziali.
Ikea France ora rischia fino a 3,75 milioni di euro di multa, mentre le 15 persone sotto processo – accusate di aver creato e alimentato il servizio di spionaggio – potrebbero dover affrontare fino a 10 anni di carcere. Tra gli imputati ci sono 10 ex dirigenti, ma anche quattro agenti di polizia e un investigatore privato.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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