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Reprise è il nuovo album di Moby. E Moby è il nostro artista della settimana

moby reprise nuovo album

“Reprise” è il nuovo album di Moby (sito ufficiale), il diciannovesimo della sua carriera: non è propriamente “nuovo”, se pensiamo che tutti i brani del disco sono già stati pubblicati. E non solo, sono in particolare i brani più famosi: ma non si tratta di un greatest hits, ma di un disco in cui questi brani vengono completamente ripensati e re-interpretati.

Non dal solo Moby, ma anche dalla Budapest Art Orchestra, per un disco che vede debuttare il musicista americano sulla prestigiosissima etichetta di musica classica Deutsche Grammophon.

Il progetto nasce, come ispirazione, da un concerto del 2018, in cui la sua musica venne interpretata dalla Los Angeles Philarmonic guidata dal suo caro amico Gustavo Dudamel, direttore d’orchestra venezuelano.

Il risultato è davvero interessante, nulla a che vedere con un’operazione piaciona, autocelebrativa. I brani vengono effettivamente ripensati, trovano nuovi colori e nuove dimensioni, mettendo in luce l’abilità compositiva di Moby.

Moby, per i prossimi sette giorni, sarà il nostro artista della settimana: lo ascolteremo con alcuni dei brani di questo disco e domenica 13 giugno, dalle 16 alle 16:30, trasmetteremo una intervista con l’artista americano realizzata da Matteo Villaci.

Proprio da quell’intervista, vi anticipiamo qualche parola di Moby sul suo nuovo album.

«Per me uno degli aspetti più interessanti da un punto di vista storico è usare la musica e le canzoni quasi
come una forma di viaggio nel tempo. Per esempio, nel disco trovi la canzone “Go”, che è stata scritta 32
anni fa, e anche solo ricordare come fosse la mia vita, come fosse il mondo in quel periodo e metterlo in
prospettiva mi affascina. Quando ho scritto quella canzone vivevo in una fabbrica abbandonata, che non
aveva acqua corrente, non aveva il bagno, ma aveva l’elettricità. Guadagnavo circa duemila dollari
all’anno, George Bush Senior era presidente, l’Unione Sovietica aveva appena smesso di esistere. Ed è
così interessante ricordarlo, ripercorrerlo. Da questo punto di vista la musica offre una connessione
davvero ottima. Sono sicuro che, come stavi descrivendo tu, il modo in cui hai un legame emotivo
personale con la musica che hai ascoltato molto tempo fa, fa in modo che se la senti adesso puoi ricordare
momenti molto specifici. Ma per me, quando rivisito le canzoni, l’obiettivo principale è semplicemente
l’emozione. Non sto tentando di rafforzare la mia carriera, e nemmeno sto tentando di fare qualcosa di
storicamente rilevante. Per me l’unico scopo della musica è comunicare emozione e tentare di fare
qualcosa che può raggiungere qualcuno in un modo molto personale ed emotivo».

Qui invece trovate un video di uno dei brani ripresi in questo album: “Porcelain”, che si trovava nell’album “Play”, affidata alla voce di Jim James, cantante dei My Morning Jacket.

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  • Autore articolo
    Niccolò Vecchia
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    “Jazz in un giorno d’estate”: il titolo ricalca quello di un famoso film sul jazz girato al Newport Jazz Festival nel luglio del ’58. “Jazz in un giorno d’estate” propone grandi momenti e grandi protagonisti delle estati del jazz, in particolare facendo ascoltare jazz immortalato nel corso di festival che hanno fatto la storia di questa musica. Dopo avere negli anni scorsi ripercorso le prime edizioni dei pionieristici festival americani di Newport, nato nel '54, e di Monterey, nato nel '58, "Jazz in un giorno d'estate" rende omaggio al Montreux Jazz Festival, la manifestazione europea dedicata al jazz che più di ogni altra è riuscita a rivaleggiare, anche come fucina di grandi album dal vivo, con i maggiori festival d'oltre Atlantico. Decollato nel giugno del '67 nella rinomata località di villeggiatura sulle rive del lago di Ginevra, e da allora tornato ogni anno con puntualità svizzera, il Montreux Jazz Festival è arrivato nel 2017 alla sua cinquantunesima edizione.

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