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Per la Danimarca la Siria è un posto sicuro: le giovani rifugiate a rischio rimpatrio

Rifugiati Danimarca

Rahima Abdullah ha solo 21 anni, ma parla con la maturità tipica di quei ragazzi che in un giorno qualunque della loro giovane vita si sono svegliati e hanno capito che nel Paese dove sono nati e cresciuti non potevano più restare. Rahima è nata ad Aleppo e sei anni fa, insieme alla sua famiglia, è scappata dalla guerra per cercare una nuova vita in Danimarca.

Nel suo nuovo Paese la vita di Rahima riprende a scorrere come quella di una qualsiasi ragazza della sua età. Con le difficoltà di una nuova lingua da imparare e di una società nella quale inserirsi: cose che però tengono lontani i pericoli della guerra dalla sua vita e da quella di tante persone che come lei hanno chiesto asilo in Europa dopo lo scoppio del conflitto.

Ma nel 2019 molte cose sono cambiate: il governo danese ha stabilito che alcune zone della Siria sono sicure e che le persone che provengono da quelle regioni devono tornare. Rahima viene da Aleppo e non corre il pericolo del rimpatrio. Una delle sue amiche, invece, si trova da un giorno all’altro nella lista delle persone che devono lasciare la Danimarca.

La mia amica viene da Damasco e la sua richiesta per il permesso di soggiorno è stata rifiutata. È stato il primo caso di cui mi sono occupata ed è stato molto duro perché siamo molto unite. Ho combattuto per lei e per altre persone che sono nella stessa situazione qui in Danimarca perché anche io sono siriana e, anche se non vengo da Damasco e quindi non corro questo rischio, voglio aiutare altre persone.

A partire da quel momento e da diversi anni, Rahima non solo organizza grandi mobilitazioni per le persone che le chiedono aiuto, ma è anche la leader del Danish Refugee Council Youth.

Abbiamo creato una rete di persone che si occupano dei ragazzi che vengono in Danimarca. Organizziamo delle attività che li coinvolgano perché quando ti sposti in un altro Paese è molto importante che tu ti senta accolto dalle persone e parte di una società che ti vuole. Per i casi di quelli che invece rischiano il rimpatrio, abbiamo organizzato manifestazioni contro questa politica, abbiamo fatto raccontare a queste persone la loro storia, abbiamo fatto sentire la loro voce, attirato l’attenzione dei media.
Molti danesi non credono che la Siria sia pericolosa, ma dopo aver ascoltato le loro storie cambiano idea. Molti non sanno cosa sta succedendo nel nostro Paese, votano questi politici ma non sanno come stanno le cose. Quindi, è davvero importante che se ne parli sui giornali o in televisione perché la società danese deve conoscere quali sono le conseguenze di questa politica.

La Danimarca è l’unico Paese europeo e delle Nazioni Unite ad aver preso questa decisione in merito al ritorno in Siria delle persone che, ormai da anni, vivono e lavorano nel Paese. Rahima dipinge una società molto divisa sul tema dei rifugiati:

Molti politici in Danimarca sono contrari all’accoglienza dei rifugiati, ma quando il caso della mia amica e di altre persone sono finiti sui media, molte persone ci hanno sostenute, così come altre organizzazioni danesi che si oppongono a tutto questo.
Ci sono però anche tanti che pensano che i rifugiati debbano tornare nel Paese da dove vengono. La società in Danimarca è molto divisa.
Ma io sono qui perché c’è una guerra nel mio Paese. Lì avevo una bella vita ma quando la guerra è iniziata me ne sono andata perché la mia vita e quella della mia famiglia erano a rischio, per questo siamo venuti in Danimarca.
Ora però sono qui da tanti anni, parlo molto bene il danese e ho amici danesi, sto finendo il liceo e vorrei studiare scienze politiche all’Università il prossimo anno. Mi sento parte di questa società ormai e anche se la situazione dovesse tornare sicura in Siria, non voglio tornare perché mi sono impegnata tanto per integrarmi qui.
Non riesco a capire come la Danimarca sia l’unico Paese che vuole rimandare le persone a Damasco. Sembra che qui si siano dimenticati che in Siria c’è ancora il regime di Assad e queste persone tornerebbero nel Paese di un dittatore. Vorrei che il governo danese se lo ricordasse…

di Eleonora Panseri

Foto | DFUNK – Dansk Flygtningehjælp Ungdom

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    Aree interne, non piace il riferimento del governo al declino demografico: per Legambiente nell’Oltrepo pavese c’è un’inversione di tendenza

    Nuova strategia e organismi di gestione per i fondi per le aree interne fino al 2027. Lo ha deciso il governo, con poca convinzione nella possibilità di invertire lo spopolamento e il declino economico di ampie zone d’Italia, più al sud che nel centro nord. In tutto ci vivono oltre 13 milioni di persone. In Lombardia le aree interne sono Valcamonica e Valcamonica in provincia di Brescia, Val d’Intelvi in quella di Como, e l’Oltrepo pavese. Per supportare questi territori ci saranno strutture dalla presidenza del consiglio alle regioni, passando per gli enti territoriali comprensoriali che dovranno attivarsi per coordinare il lavoro in rete. Come nella precedente strategia rimangono centrali i servizi per chi vive in questi territori, dalla sanità alla scuola, passando per le connessioni digitali e i trasporti. L’invecchiamento della popolazione, secondo il documento del governo, appare maggiore in questi territori, i migranti possono aiutare a diminuire questa prospettiva, così come ci sono segnali di ripresa del commercio in alcuni territori. Fabio Fimiani ha sentito Patrizio Dolcini di Legambiente Oltrepo pavese, una delle aree interne della Lombardia.

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    Jazz in un giorno d'estate di martedì 01/07/2025

    “Jazz in un giorno d’estate”: il titolo ricalca quello di un famoso film sul jazz girato al Newport Jazz Festival nel luglio del ’58. “Jazz in un giorno d’estate” propone grandi momenti e grandi protagonisti delle estati del jazz, in particolare facendo ascoltare jazz immortalato nel corso di festival che hanno fatto la storia di questa musica. Dopo avere negli anni scorsi ripercorso le prime edizioni dei pionieristici festival americani di Newport, nato nel '54, e di Monterey, nato nel '58, "Jazz in un giorno d'estate" rende omaggio al Montreux Jazz Festival, la manifestazione europea dedicata al jazz che più di ogni altra è riuscita a rivaleggiare, anche come fucina di grandi album dal vivo, con i maggiori festival d'oltre Atlantico. Decollato nel giugno del '67 nella rinomata località di villeggiatura sulle rive del lago di Ginevra, e da allora tornato ogni anno con puntualità svizzera, il Montreux Jazz Festival è arrivato nel 2017 alla sua cinquantunesima edizione.

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    Poveri ma belli - 01-07-2025

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    E’ morto l’architetto Francesco Borella, per tanti il papà del Parco Nord Milano. Lo ha diretto per venti anni dagli inizi degli anni ‘80, quando lo ha progettato insieme al paesaggista Adreas Kipar. Cava dopo cava, orto spontaneo dopo orto spontaneo, aziende agricole in dismissione dopo aziende agricole a fine ciclo, ha rigenerato e riconesso con percorsi ciclopedonali l’ampia area che tra Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo si estende a Cusano Milanino, Cormano e ai quartieri milanesi di Affori, Bruzzano, Niguarda e Bicocca. Un parco che negli anni ‘70, quando è stato voluto con le mobilitazioni popolari, sembrava impensabile che potesse avere le presenze che ha il più noto e storico Parco di Monza. Fabio Fimiani ha chiesto un ricordo dell’attuale presidente del Parco Nord di Milano, Marzio Marzorati. Radio Popolare si stringe affettuosamente con un abbraccio ai figli Joanna, Cristiana, Giacomo e Sebastiano Borella.

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