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Movimento di Renzi: nuove conferme

Il piano di Matteo Renzi per uscire dal Pd e fondare un nuovo movimento trova riscontri anche a Milano.

Nei prossimi giorni si terrà nel capoluogo lombardo una riunione di sostenitori del disegno, che attualmente è una delle ipotesi attorno a cui l’ex segretario sta lavorando per il proprio futuro politico. 

Il gruppo milanese è in contatto con Francesco Bonifazi, il tesoriere del Partito Democratico. Renziano di stretta osservanza, è considerato tra i principali fautori dell’operazione, assieme a Maria Elena Boschi.

Bonifazi è anche presidente della Fondazione Eyu, che gioca un ruolo importante in questa partita. Acronimo di Europa, Youdem, l’Unità, i nomi delle testate giornalistiche che facevano capo al Pd quando fu creata, la Fondazione Eyu è uno degli strumenti del potere renziano. Alla sua nascita Massimo D’Alema, allora presidente della Feps, la federazione europea delle fondazioni dei partiti socialisti e socialdemocratici, si oppose all’ingresso di Eyu nel consesso continentale. In seguito, dopo che aveva lasciato il Pd, D’Alema fu esautorato dalla guida della Feps. Fondazione Eyu, nel frattempo, è entrata a farne parte.

Chi conosce i dettagli spiega che Renzi punta a non rompere subito col Pd. Vuole lasciare maturare i tempi, tentando di non fare la prima mossa, per non passare per colui che ha spaccato il partito.

Ormai Renzi ha solo due strade -ragiona un simpatizzante- o svuotare il Pd dei suoi rivali interni oppure andarsene e mettersi in proprio. La prima strada è complicata. La seconda è possibile”.

Gentiloni, dal giorno dopo le elezioni, non rivolge più la parola a Renzi, che lo ha accusato della sconfitta. Il presidente del Consiglio uscente punta su Carlo Calenda per la successione, gli ex della Margherita guardano un po’ a Calenda e un po’ a Del Rio, mentre gli ex Ds si dividono tra Zingaretti e altre opzioni di area, come Chiamparino.

Chi si staccherebbe dal Pd per seguire Renzi nello scenario che Radio Popolare ha anticipato?

Lo farebbero molti nativi democratici, che si sono avvicinati alla politica con il Pd. Sarebbe con lui la rete di potere e relazioni personali che si è costruito in questi anni. Pezzi del mondo cattolico. L’area ex socialista e ciellina, che hanno in Milano il luogo della tradizione. E Milano è un perno del progetto.

Lo è dal punto di vista organizzativo e dal punto di vista ideologico.

“Finirebbe la diaspora socialista iniziata con Tangentopoli” commenta un osservatore.

Ad alcuni vecchi socialisti milanesi piacerebbe addirittura che si riesumasse il nome Psi, Partito Socialista Italiano.

Sogni dei socialisti a parte, in queste ore si stanno il discutendo logo e nome. Uno è ‘Avanti’. Oltre a essere il titolo del libro scritto da Renzi, è uno slogan che vorrebbe evocare il presidente francese Macron con il suo ‘En Marche’.

Anche Comunione e Liberazione si ricompatterebbe nel movimento di Renzi, dopo essersi divisa tra Pd, centristi e Forza Italia.

A proposito, nelle intenzioni Forza Italia verrebbe ‘assorbita’ da Renzi. Una sorta di Opa sul partito di Berlusconi che ha 81 anni e la cui parabola politica è di fatto finita, dopo essere stato sconfitto da Salvini e aver perso l’egemonia del centrodestra. Forza Italia senza Berlusconi non esiste, è un contenitore vuoto, un marchio politico senza più alcun valore.

“Caro Renzi, ma come fa uno bravo come lei a stare con i comunisti?” disse un giorno Berlusconi all’allora sindaco di Firenze.

Per dirigenti, parlamentari, elettori di Forza Italia un partito renziano potrebbe essere domani un attrattore formidabile.

 

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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    La tregua a Gaza è sempre più in bilico

    È sempre più in bilico la tregua a Gaza. Il premier israeliano Netanyahu ha detto che la decisione presa all'unanimità dal governo è che "se Hamas non restituisce gli ostaggi entro sabato a mezzogiorno", senza specificare il numero, "il cessate il fuoco verrà interrotto e l’esercito tornerà a combattere. Netanyahu ha anche detto che "alla luce dell'annuncio di Hamas della sua decisione di sospendere il rilascio degli ostaggi, ha ordinato alle Idf di radunare le forze dentro e intorno alla Striscia di Gaza". Le dichiarazioni di Netanyahu seguono quelle di Trump, che ha minacciato “l’inferno” se Hamas non libererà TUTTI gli ostaggi sabato, anche se secondo gli accordi era previsto il rilascio solo di 3 ostaggi. Il rischio della ripresa della guerra si unisce anche al piano di Donald Trump di svuotare la striscia di Gaza. Oggi ha ricevuto a Washington il Re di Giordania, che – insieme all’Egitto – è uno dei paesi individuati da Trump per accogliere i palestinesi espulsi da Gaza. Sia Amman che Il Cairo hanno rigettato la proposta, e Trump ha minacciato di tagliare i fondi a questi due paesi, in violazione anche degli accordi di Camp David del 1979. Sentiamo Eric Salerno, giornalista e scrittore esperto di Medio Oriente:

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