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Anna Marchesini: la risata è un’ arte travolgente

Anna Marchesini: basta pronunciare il suo nome e a un paio di generazioni di italiani già viene da ridere.

E non è un gesto irrispettoso nell’estremo momento della scomparsa.

Come scrisse Alan Bennett in “La cerimonia del massaggio” (portato in scena da Anna Marchesini in forma di monologo con grande successo): “Ai funerali la gente piange soprattutto per sè stessa.”

Dunque, meglio ridere.

Ridiamo ancora delle molte interpretazioni teatrali di grande livello, ma anche e soprattutto della straordinaria avventura teatrale e televisiva che Anna Marchesini visse con Il Trio, insieme a due amici di sempre, Tullio Solenghi e Massimo Lopez.

Ridiamo ancora delle trasmissioni del sabato sera, con gli sketch non sempre rassicuranti, come quello in cui l’attrice fece la parodia di un’immaginaria mamma di Khomeini, mettendo in allarme i media di mezzo mondo.

Ridiamo ancora delle rivisitazioni esilaranti di grandi classici e personaggi storici, come qnel caso di “I promessi sposi.”

Una carriera costellata da più di cento personaggi entrati nella memoria collettiva della comicità italiana, come la signorina Carlo e la rossa del Roxy Bar.

Sul suo sito, Anna aveva aggiunto un post-scriptum in cui indicava con il consueto, inimitabile humour dove avrebbe voluto che fossero conservate le sue ceneri, lei che si considerava ancora un’allieva della Scuola d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, uno dei luoghi che amava di più.

“…anche se ora mi chiamano maestra, io sono una allieva della Scuola d’Arte Drammatica S. d’Amico.
Amo anche la parola Accademia.

P.S.
Ho già adocchiato una vetrinetta in sala riunioni con un piccolo cofanetto verde di porcellana, credo.
Ritengo sia ideale per contenere le mie ceneri. E’ una aspirazione che piano piano trovero’ il coraggio di far uscire alla luce. Che detto di un mucchietto di ceneri non è appropriato.
Posso tentare…. e se mi ribocciano?
E se poi l’Accademia trasloca?
E se durante il trasloco il cofanetto verde si rompe? No eh! essere spazzata via dall’Accademia no mai più!”

  • Autore articolo
    Ira Rubini
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