Ci sono personaggi che nonostante una vita contraddittoria e un passato a volte oscuro hanno fatto la storia del loro Paese. Martin McGuinness è uno di questi.
Nato a Derry o Londonderry nel 1950, Martin McGuinness è cresciuto nel periodo nel quale le profonde divisioni dell’Irlanda del Nord si sono trasformate in un conflitto armato senza quartiere. Derry era una roccaforte del movimento repubblicano, che aveva sempre lottato per la riunificazione dell’isola d’Irlanda. Il giovane McGuinness, poco più che ventenne, factotum in una macelleria, divenne uno dei leader del braccio armato del movimento repubblicano, l’IRA, l’Esercito Repubblicano Irlandese.
Nel 1972, quando il conflitto in Irlanda del Nord divenne famoso in tutto il mondo per il Bloody Sunday, la domenica di sangue a Derry, McGuinness era il vicecomandante dell’IRA proprio nella sua città.
Ma la sua propensione alla politica era già evidente. Quello stesso anno partecipò alla delegazione che andò segretamente a Londra per provare a discutere, senza successo, con il governo britannico.
Negli anni ’80, quando il movimento repubblicano aveva già affiancato la battaglia politica alla lotta armata, attraverso il suo partito, Sinn Fein, Martin McGuinnes chiarì che la violenza rimaneva ancora lo strumento, il mezzo, principale.
Ma presto il leader di IRA e di Sinn Fein avrebbe trasferito la sua incredibile determinazione dalla guerra all’invasore britannico al servizio del processo di pace.
Le vittime dell’IRA, così come molti rappresentanti della comunità unionista-protestante del Nord Irlanda, lo considerano ancora oggi un assassino. Ma senza ombra di dubbio l’impegno di McGuinness, come quello di Gerry Adams, per la riconciliazione e la pace hanno cambiato il corso della storia.
Anche Tony Blair, che firmò la pace del 1998 per il governo britannico, ha ricordato oggi la sua determinazione e la sua leadership.
Negli anni ’90 Martin McGuinness fu il capo negoziatore di Sinn Fein.
Passeranno alla storia anche l’accordo politico del 2007 con uno dei più grandi nemici del movimento repubblicano, il Reverendo Ian Paisley, e la stretta di mano con la Regina Elisabetta nel 2012.
La grossa differenza rispetto a molti suoi detrattori nella comunità unionista è che McGuinness, insieme ai suoi colleghi di Sinn Fein e nonostante un passato in un’organizzazione armata, ebbe il coraggio di firmare un accordo di pace e di rimettersi in discussione. In questi anni aveva condannato più volte gli attentati contro la polizia da parte dei dissidenti repubblicani.
A differenza dei tanti conflitti contemporanei quello nord-irlandese fu un conflitto più circoscritto, privo di una dimensione internazionale. Ma la scelta di lasciare le armi e passare alla politica è un insegnamento che vale sempre. Dieci anni fa, quando l’Iraq era nel pieno della guerra civile, McGuinness incontrò diversi rappresentanti iracheni nel tentativo di trasmettergli qualcosa del suo incredibile percorso.
Poche settimane fa, quando la malattia si era già fatta strada, l’addio alla politica, il ritiro dal governo con gli unionisti-protestanti, l’apertura di una grave crisi istituzionale.
I suoi successori dovranno negoziare l’attuazione dei punti più controversi dell’accordo del 1998 mai implementati. La sua determinazione avrebbe fatto comodo.