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Legge di bilancio 2021, i chiarimenti del viceministro Antonio Misiani

MEF - Legge di bilancio

Antonio Misiani, viceministro dell’economia e delle finanze, è stato ospite di Radio Popolare e ha chiarito alcuni aspetti della proposta di legge di bilancio approvata la settimana scorsa, dagli interventi per i settori più colpiti dalla crisi scatenata dalla pandemia alla decontribuzione per chi assume Under 35, ma anche cosa cambierà col nuovo assegno unico per le famiglie.

L’intervista di Lorenza Ghidini e Roberto Maggioni a Prisma.

Gli interventi della proposta di legge di bilancio seguono alcuni obiettivi di fondo. Il primo è continuare a sostenere i settori maggiormente colpiti dalla crisi. Lo facciamo stanziando altri 5 miliardi per la cassa integrazione in deroga e 4 miliardi per gli aiuti a fondo perduto verso questi settori dell’economia. Il secondo punto è il sostegno al sistema sanitario nazionale con stanziamenti aggiuntivi di 4 miliardi di euro che seguono gli 8 miliardi che abbiamo già investito nel 2020 e che aiuteranno a rafforzare la capacità di risposta del sistema sanitario nazionale.
Il terzo punto, molto rilevante, è la fortissima spinta agli investimenti pubblici e agli investimenti privati. Per gli investimenti pubblici c’è uno stanziamento pluriennale di 50 miliardi di euro, che si aggiunge alle risorse europee che andranno su programmi di investimento con l’obiettivo di andare al 4% in rapporto al Pil. Ricordo che tra il 2008 e il 2009 eravamo scesi dal 3% al 2,2%, quindi gli investimenti pubblici vanno verso il raddoppio in pochi anni. Questo, naturalmente, renderà necessaria la grande capacità delle amministrazioni centrali e locali di progettare e realizzare queste opere pubbliche, ma è anche per questo che abbiamo fatto il Decreto Semplificazione e andremo avanti con regole più snelle per quanto riguarda le opere pubbliche.

Cosa può dirci della decontribuzione che avete stabilito per i prossimi anni per creare nuovi posti di lavoro, in particolare per gli Under 35?

Verranno azzerati i contributi INPS per le aziende che assumono Under 35. Questa misura si aggiunge al taglio del 30% del costo del lavoro, questa volta per le imprese che operano nelle zone meno avanzate e in particolare nel Mezzogiorno, con una differenza: l’azzeramento dei contributi vale per le nuove assunzioni di Under 35 in tutta Italia. Il secondo provvedimento, invece, taglia il costo del lavoro per tutti gli assunti, compresi quelli che già lavorano, solo nelle regioni del Mezzogiorno.
Sono incentivi molto rilevanti che cercano di sostenere l’occupazione in una fase molto difficile. Il sostegno per gli Under 35 va letto insieme ad altri interventi che vanno a beneficio delle nuove generazioni: i fondi per il Servizio Civile vengano triplicati, da 100 a 300 milioni di euro, e questo ci permetterà di soddisfare tutte le domande che finora non erano state accolte, e sono decine di migliaia. Stanziamo risorse rilevanti per la scuola, l’università e la ricerca e anche questo è un intervento che va a beneficio dei giovani. E poi c’è l’assegno unico, che a regime aggiunge 6 miliardi agli strumenti attualmente previsti che vengano unificati. Oggi sono previste le detrazioni per i figli a carico, che però non vengono utilizzate da chi non paga tasse perché ha un reddito troppo basso, e ci sono gli assegni al nucleo familiare, che però non vanno ai lavoratori autonomi. C’è quindi un quadro molto disomogeneo di sostegno alle famiglie. Con l’assegno unico unifichiamo tutti gli strumenti, lo rendiamo universalistico – perchè l’assegno unico andrà a tutti, compresi gli incapienti, i lavoratori autonomi e i professionisti che oggi non prendono nulla – e sarà rafforzato rispetto alle misure attuali perché aggiungiamo circa 6 miliardi di euro rispetto alle risorse attualmente previste. È una misura che ci avvicina a quanto è già previsto negli altri Paesi europei, tenendo conto della situazione demografica molto preoccupante del nostro Paese: la natalità, già bassa prima della crisi del 2008, è ulteriormente crollata del 25% e siamo tra i 5 Paesi al Mondo con la natalità più bassa e con saldo naturale ormai piuttosto negativo. È necessario invertire questa tendenza e il sistema fiscale deve dare una mano.

4 miliardi per la Sanità. Sembra che vi siate organizzando escludendo il MES. Il dibattito sta entrando nel vivo e sembra ci sia oggi un incontro tra Zingaretti e il Presidente Conte. Lei come la pensa?

Io sul MES sono iscritto da sempre al partito dei pragmatici. Penso che usare l’ideologia per questi strumenti non serva a nulla e faccia male al Paese. Noi dobbiamo decidere che cosa fare sulla Sanità e come reperire queste risorse. Il MES è un prestito, non dimentichiamocelo, ma è un prestito molto conveniente perché a tasso negativo per la restituzione a 7 anni e poco superiore allo zero per quella a 10 anni.
È vero che la convenienza si è ridotta perché le emissioni dei titoli di Stato italiano, per fortuna, hanno dei rendimenti in calo in quest’ultima fase rispetto a qualche mese. Bisogna sedersi attorno a un tavolo, leggere tutte le carte e le clausole e poi decidere con serenità evitando di farne una guerra di religione.

Le due argomentazioni dei critici del MES sono che i soldi finiscono nel debito pubblico e che, al momento, saremmo l’unico Paese a chiedere quei fondi.

Anche i fondi SURE finiscono nel debito pubblico, perchè anch’essi sono prestiti. Abbiamo chiesto e ottenuto 27 miliardi e 400 milioni di euro senza che nessuno si lamentasse. Sono uno strumento molto simile al MES, un prestito ad un tasso conveniente da restituire nel medio-lungo periodo. Per quanto riguarda il tema dello stigma, c’è un dibattito aperto tra gli economisti che va valutato con la massima attenzione. Nessuno è innamorato di uno strumento piuttosto che di un altro: bisogna decidere guardando all’interesse del Paese e scegliendo gli strumenti più adatti rispetto alle nostre necessità.

Cosa avete deciso sul blocco dei licenziamenti?

Noi abbiamo prorogato fino a fine anno la cassa integrazione anche per le imprese che avevano esaurito gli stanziamenti. Per quanto riguarda il 2021 chi userà la cassa COVID, che abbiamo rifinanziato per 5 miliardi di euro, non potrà licenziare. Dobbiamo fare un ragionamento anche sulle politiche attive per il lavoro perché è chiaro che il divieto di licenziamento è una misura di carattere eccezionale e straordinario. Noi dobbiamo proteggere i lavoratori perchè la riorganizzazione di una serie di aziende sarà inevitabile vista la situazione, ma noi con gli incentivi e con le politiche attive, credo anche ripristinando l’assegno di ricollocazione per tutti i lavoratori non solo per i percettori di reddito di cittadinanza, possiamo dare una mano molto importante a chi dovesse perdere il posto di lavoro nel corso del 2021. Molto dipenderà dall’evoluzione della congiuntura economica: se peggiorasse ulteriormente ci sederemo al tavolo con le organizzazioni sindacali e quelle imprenditoriali per verificare tutti gli strumenti necessari. Se andasse come dicono le nostre previsioni e di tutti gli organismi internazionali, nel 2021 ci sarà un forte recupero dell’economia rispetto alle perdite del 2020 e io credo che gli imprenditori, se intravedono prospettive di ripresa e di recupero dell’economia, l’ultima cosa che vogliono fare è licenziare e privarsi di collaboratori che negli anni sono stati formati, inseriti e che hanno imparato a lavorare.

In Lombardia da giovedì dovrebbe entrare in vigore il coprifuoco dalle 23 alle 5. Ci sono i fondi per il ristoro delle attività che saranno colpite dalle prossime chiusure?

Sì, le coperture ci sono e noi interverremo a sostegno, in primo luogo, dei settori impattati dalle misure restrittive. Come bergamasco e come lombardo sono confortato dalla situazione in Lombardia. Credo che una serie di Regioni avrebbero dovuto fare di più per quanto riguarda i posti in terapia intensiva. Noi abbiamo comprato e affidato in comodato gratuito migliaia di ventilatori alle Regioni e abbiamo stanziato 8 miliardi di euro nel 2020 per rafforzare il sistema sanitario, ma il punto è che siano indietro in alcune realtà e credo che ognuno debba assumersi le proprie responsabilità.
Anche la vicenda del vaccino antinfluenzale che non c’è e che quello che è stato preso è stato strapagato è una vicenda che lascia sconcertati. È giusto dire che la terapie intensive in Lombardia una settimana fa erano 983 contro un obiettivo minino di 1.446: chi deve spiegare, spiegasse ai cittadini lombardi perché siamo a 983 contro 1.446.
Io non so se il commissariamento sia la soluzione migliore. So che il governo nazionale proverà a dare una mano, come ha fatto in questi mesi difficilissimi, poi è chiaro che la sanità è responsabilità primaria delle Regioni e se le Regioni questi soldi non li utilizzano e non aumentano i posti in terapia intensiva come era programmato di fare, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. È troppo facile scaricare tutto sul governo nazionale, questo lo vorrei dire con grande chiarezza.

(Potete ascoltare l’intervista a partire dal minuto 3.30)

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