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L’addio al centro di accoglienza Baobab

A Roma è avvenuta fra musica, bolle di sapone, volti e muri pitturati di vernice colorata l’uscita dal centro di accoglienza autogestito Baobab. E’ stato un saluto lungo e sfiancante , fisicamente ed emotivamente, per i tanti volontari che hanno tenuto in piedi una struttura che da maggio ha visto passare 35 mila persone. Inventariare tutto il materiale ricevuto in donazione, assicurarsi della destinazione di ognuno dei migranti,  convincere gli ultimi recalcitranti, organizzarsi per gestire il  camper che già da domani  funzionerà da punto informativo e di collocamento dei nuovi arrivi. Il tutto fra saluti, foto di gruppo, abbracci e qualche lacrima.

Ali

Nel frattempo Abdullah, Ali, Karim, l’ingegnere del Camerun, il dissidente del Gambia, il ragazzino eritreo, diventavano degli h 5 o h 24, delle sigle da assegnare a luoghi diversi a seconda dello status , rifugiato, richiedente asilo, respinto. Mentre un laconico comunicato del comune di Roma annunciava l’avvenuta chiusura e il ritorno alla legalità e una vaga promessa di dare continuità al meccanismo di accoglienza.

Oltre alla sistemazione di tutti gli ospiti del centro, in un incontro avuto con il commissario straordinario di Roma, Tronca, i volontari hanno ottenuto la promessa di un locale da adibire a magazzino per le donazioni e di un altro locale da adibire a punto di informazione, orientamento, collocazione  in prossimità di una delle due grandi stazioni di Roma, per dare ai migranti che continueranno ad arrivare,  una risposta degna, cosa che il piccolo centro Baobab,  fuori dalle istituzioni ed in maniera spontanea e partecipata,  è riuscito  dare per mesi.

Michelina

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    Serena Tarabini
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    I proclami del governo sui “record” economici italiani si infrangono contro i dati di fatti e della statistica. Il Rapporto Istat sull’Italia 2024 smentisce ancora una volta la propaganda. I dati economici, quelli salariali, quelli sui servizi: tutti in calo. Quelli sulla povertà, sull’impoverimento, sulla fuga all’estero: tutti in crescita. Lettera collettiva al governo: “Signor governo, io non sto meglio, perché…”. Ospiti: Sabrina Prati, Istat; Andrea Morniroli, Forum diseguaglianze e diversità; Francesca Coin, sociologa. Condotta da Massimo Bacchetta, a cura di Massimo Alberti

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    La commissione antimafia, nel paese dove la presenza delle cosche è sempre più forte, è di fatto paralizzata, da mesi non può indagare, non riesce a fare domande sulle questioni più importanti. C’è una sorta di filtro che sta impedendo tutto ciò. La maggioranza di destra, che controlla la commissione, ha deciso di prendere di mira due ex giudici – suoi componenti, entrambi eletti nelle liste dei Cinque Stelle: si tratta di Roberto Scarpinato, ex procuratore generale a Palermo, e di Federico Cafiero de Raho, ex procuratore nazionale antimafia. Per loro è in arrivo una norma ad hoc che dovrebbe limitare la loro agibilità in commissione sotto i vincoli di un conflitto di interessi. Ma per la destra sarà difficile fermare i due ex magistrati, soprattutto quando in gioco non ci saranno cavilli giuridici, ma verità storiche e politiche. Scarpinato è testimone diretto della stagione delle stragi ‘92-93. Una stagione ancora aperta per l’ex procuratore generale di Palermo, che ancora oggi – tenendo a mente la storia di Falcone e Borsellino – dice: “le stragi sono ancora tra noi, hanno ancora una grande attualità politica”. Pubblica ha ospitato oggi la giornalista e saggista Stefania Limiti.

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