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“Fermare la partita non toccava all’arbitro”

Violenza ultrà, estrema destra e razzismo. Sono gli elementi che si sono incrociati la sera del 26 dicembre a San Siro, prima e durante Inter-Napoli, quando è morto Daniele Belardinelli e il calciatore Kalidou Koulibaly è stato vittima di cori razzisti. Le richieste di fermare la partita e poi il campionato non sono state ascoltate, e il dibattito pubblico è tornato a occuparsi di temi che finiscono al centro dell’attenzione solo quando avvengono fatti di questa gravità. Ne abbiamo parlato con due sociologi dello sport, Pippo Russo e Maurizio Marinelli.

Che idea vi siete fatti di quello che è successo?

Russo: Si tratta di accadimenti che purtroppo registriamo ciclicamente. Molto spesso avvengono quasi sotto traccia e non vengono rilevati dalle cronache, perché non lasciano dietro di loro degli episodi clamorosi. Ciò che merita di essere rimarcato è la banalizzazione di questo razzismo da stadio che ormai è entrato quasi nel corredo dei nostri weekend calcistici, un sottofondo difficilissimo da estirpare. Fermare la partita sarebbe stato un gesto forte e indispensabile. Non lo si è fatto ed è stata un’eccezionale occasione persa.

Marinelli: Questo episodio rappresenta quello che sta avvenendo nel mondo del calcio, una migrazione della violenza: questi gemellaggi, questa legge del beduino che continua a imperversare, anche a livello internazionale (la sera della tragedia a Milano c’erano anche ultrà del Nizza, ndr). Da tempo questo avviene perché c’è questo rapporto tra le tifoserie. Per quanto riguarda i cori contro i giocatori con la pelle scura, è vero che sono stati sottovalutati. L’articolo 62 delle norme organizzative della Figc parla chiaro in questo senso. Poi c’è il fatto che queste partite a rischio non dovrebbero essere giocate di sera, perché non si possono alzare gli elicotteri e fare dei controlli più accurati. Invece prevalgono gli interessi delle tv private, si vanno a cercare le partite da trasmettere piuttosto che guardare ai problemi di sicurezza.

Come si intreccia il razzismo negli stadi con quello nella società italiana in generale, in un contesto in cui i migranti sono il principale capro espiatorio preso di mira da chi governa?

Russo: Penso che lo stadio e le sue frange più radicali siano l’amplificazione di ciò che succede nella società. Le curve non possono che essere la rappresentazione di un clima imbarbarito che domina una società con una grande paura dell’altro, e con una rappresentanza politica che anziché provare a domare le paure le amplifica.

Per quanto riguarda la presenza dell’estrema destra nelle tifoserie italiane, cosa si può fare contro questo tipo di organizzazioni?

Marinelli: Questo tema è stato monitorato in passato e continua a esserlo. Il vero problema è la cultura dell’estrema destra, che porta a a cercare lo scontro violento e a inneggiare in questo modo contro i giocatori. Ci vuole un processo culturale, ma da troppo tempo si parla di fare qualcosa. Oggi perlomeno si dice che si sta facendo di tutto per reintrodurre l’educazione civica nelle scuole.

A proposito del fatto che la gara non è stata interrotta, Salvini ha detto che doveva essere l’arbitro a decidere. In realtà le norme organizzative della Figc assegnano questo potere al responsabile di pubblica sicurezza all’interno dello stadio, designato proprio dal ministero dell’interno…

Marinelli: Il comma 7 dell’articolo 62 lo dice chiaramente. È il funzionario di polizia che deve andare vicino al quarto uomo o all’assistente per chiedere la sospensione della gara.

  • Autore articolo
    Andrea Monti
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    Aree interne, non piace il riferimento del governo al declino demografico: per Legambiente nell’Oltrepo pavese c’è un’inversione di tendenza

    Nuova strategia e organismi di gestione per i fondi per le aree interne fino al 2027. Lo ha deciso il governo, con poca convinzione nella possibilità di invertire lo spopolamento e il declino economico di ampie zone d’Italia, più al sud che nel centro nord. In tutto ci vivono oltre 13 milioni di persone. In Lombardia le aree interne sono Valcamonica e Valcamonica in provincia di Brescia, Val d’Intelvi in quella di Como, e l’Oltrepo pavese. Per supportare questi territori ci saranno strutture dalla presidenza del consiglio alle regioni, passando per gli enti territoriali comprensoriali che dovranno attivarsi per coordinare il lavoro in rete. Come nella precedente strategia rimangono centrali i servizi per chi vive in questi territori, dalla sanità alla scuola, passando per le connessioni digitali e i trasporti. L’invecchiamento della popolazione, secondo il documento del governo, appare maggiore in questi territori, i migranti possono aiutare a diminuire questa prospettiva, così come ci sono segnali di ripresa del commercio in alcuni territori. Fabio Fimiani ha sentito Patrizio Dolcini di Legambiente Oltrepo pavese, una delle aree interne della Lombardia.

    Clip - 01-07-2025

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    Jazz in un giorno d'estate di martedì 01/07/2025

    “Jazz in un giorno d’estate”: il titolo ricalca quello di un famoso film sul jazz girato al Newport Jazz Festival nel luglio del ’58. “Jazz in un giorno d’estate” propone grandi momenti e grandi protagonisti delle estati del jazz, in particolare facendo ascoltare jazz immortalato nel corso di festival che hanno fatto la storia di questa musica. Dopo avere negli anni scorsi ripercorso le prime edizioni dei pionieristici festival americani di Newport, nato nel '54, e di Monterey, nato nel '58, "Jazz in un giorno d'estate" rende omaggio al Montreux Jazz Festival, la manifestazione europea dedicata al jazz che più di ogni altra è riuscita a rivaleggiare, anche come fucina di grandi album dal vivo, con i maggiori festival d'oltre Atlantico. Decollato nel giugno del '67 nella rinomata località di villeggiatura sulle rive del lago di Ginevra, e da allora tornato ogni anno con puntualità svizzera, il Montreux Jazz Festival è arrivato nel 2017 alla sua cinquantunesima edizione.

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    Poveri ma belli - 01-07-2025

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    Almendra è fresca e dolce. Almendra è defaticante e corroborante. Almendra si beve tutta di un fiato. Almendra è una trasmissione estiva di Radio Popolare in cui ascoltare tanta bella musica, storie e racconti da Milano e dal mondo, e anche qualche approfondimento (senza esagerare, promesso). A luglio a cura di Luca Santoro, ad agosto di Dario Grande.

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    E’ morto l’architetto Francesco Borella, per tanti il papà del Parco Nord Milano. Lo ha diretto per venti anni dagli inizi degli anni ‘80, quando lo ha progettato insieme al paesaggista Adreas Kipar. Cava dopo cava, orto spontaneo dopo orto spontaneo, aziende agricole in dismissione dopo aziende agricole a fine ciclo, ha rigenerato e riconesso con percorsi ciclopedonali l’ampia area che tra Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo si estende a Cusano Milanino, Cormano e ai quartieri milanesi di Affori, Bruzzano, Niguarda e Bicocca. Un parco che negli anni ‘70, quando è stato voluto con le mobilitazioni popolari, sembrava impensabile che potesse avere le presenze che ha il più noto e storico Parco di Monza. Fabio Fimiani ha chiesto un ricordo dell’attuale presidente del Parco Nord di Milano, Marzio Marzorati. Radio Popolare si stringe affettuosamente con un abbraccio ai figli Joanna, Cristiana, Giacomo e Sebastiano Borella.

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