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Il convoglio e noi

Il convoglio e noi

Il 27 gennaio 1943 arriva ad Auschwitz-Birkenau un convoglio con a bordo 230 deportate politiche francesi (verrà chiamato il convoglio delle 31mila dal numero progressivo dei loro tatuaggi); la loro storia è stata raccontata da una delle 49 sopravvissute (tantissime per gli agghiaccianti standard di Auschwitz), Charlotte Delbo che nel libro “Le convoi du 24 janvier” del 1965, inventa un genere letterario che va oltre il racconto della propria deportazione, tracciando la biografia poetica e reale di tutte le donne del convoglio.
Quando Delbo si mette a concepire “Il convoglio”, sta dando alle stampe il suo primo libro della trilogia “Auschwitz et après…” dedicata all’esperienza concentrazionaria: “Aucun de nous ne reviendra” e l’amica che la sta aiutando a ribatterlo a macchina le pone tante domane sulle compagne, amiche, deportate del convoglio che scatena in Charlotte il bisogno di ritrovarne le tracce, le biografie perdute, familiari e amiche, fino alle foto antropometriche realizzate al loro arrivo nel lager, appena rasate, tatuate e vestite a righe che recupererà dagli archivi dello stesso campo.

Charlotte Delbo è pubblicata in Italia dalla casa editrice di Bergamo Il Filo di Arianna e i suoi testi sono curati da Elisabetta Ruffini, direttrice dell’Isrec che ne è una delle massime studiose europee. Con Elisabetta Ruffini abbiamo scritto un audio documentario che parte dall’esperienza del Convoglio, letto da Rosanna Sfragara e che si proietta oltre la liberazione e il ritorno.

Il legame tra deportazione e liberazione, tra “Auschwitz e dopo”, appunto, è uno dei temi più forti, originali, vivi della letteratura di Delbo che abbiamo introdotto sia con un documento originale, la testimonianza al processo di Norimberga di una delle sopravvissute del convoglio Marie-Claude Vaillant Coutourier (doppiata da Elena Mordiglia), sia con altri due testi di Delbo, un breve estratto di “Mesure de nos jours”, letto e interpretato a Patrizia Romeo e la poesia Prière aux vivants pour leur pardonner d’être vivants dalla raccolta “Une connaissance inutile”, letta e interpretata da Agnese Scotti, da memoriacultura.it.

Creano la magia del documento sonoro (che sarà presente nei podcast della radio e sulle diverse piattaforme disponibili) il montaggio di Niccolò Guffanti e i suoni di Chiara Cavalli che si accompagnano alle musiche di compositori cecoslovacchi e austriaci morti nei campi di concentramento: Pavel Haas, Erwin Schulhoff, Viktor Ullmann e Hans Krasa; oltre al brano corale, su testo di Paul Eluard, intitolato Avìs e musicato dalla resistente francese Elsa Barraine.
Per ricordare e interrogarsi sul nostro tempo, sul valore di parole, gesti, solitudini; nell’immutato dolore “la vita ha sempre l’ultima parola”.

Il convoglio
a cura di Claudio Jampaglia ed Elisabetta Ruffini
montaggio di Niccolò Guffanti
suoni di Niccolò Guffanti e Chiara Cavalli
testi di Charlotte Delbo tratti da Le Convoi du 24 janvier, editions de Minuit, letti da Rosanna Sfragara
le altre voci narranti su testi di Charlotte Delbo sono di Patrizia Romeo (per “Mesure de nos jours”) e Agnese Scotti (“Une connaissance inutile”)
la testimonianza originale al processo di Norimberga è di Marie-Claude Vaillant-Couturier, doppiata da Elena Mordiglia
musiche di:
Pavel Haas, Wind Quintet
Erwin Schulhoff, Sinfonia n. 5. e Tango
Viktor Ullmann, String Quartet n.3
Hans Krasa, Thene and Variations for String Quartet
compositori cechi, slovacchi e austriaci uccisi nei campi di sterminio perché ebrei
I libri di Charlotte Delbo sono tradotti in italiano dalle Edizioni Il Filo d’Arianna di Bergamo
L’immagine di copertina che ritrae le immagini antropometriche scattate alle 230 prigioniere politiche francesi deportate ad Auschwitz, è tratta dalla mostra “Charlotte Delbo, una memoria a mille”, prodotta da Isrec (Istituto per storico bergamasco della Resistenza e dell’età contemporanea) e CHRD (Centre d’histoire de la résistance et de la déportation di Lione), a cura di Elisabetta Ruffini, grafica di Dario Carta, catalogo pubblicato da Il filo di Arianna nella collana Charlotte Delbo.
  • Autore articolo
    Claudio Jampaglia
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    Aree interne, non piace il riferimento del governo al declino demografico: per Legambiente nell’Oltrepo pavese c’è un’inversione di tendenza

    Nuova strategia e organismi di gestione per i fondi per le aree interne fino al 2027. Lo ha deciso il governo, con poca convinzione nella possibilità di invertire lo spopolamento e il declino economico di ampie zone d’Italia, più al sud che nel centro nord. In tutto ci vivono oltre 13 milioni di persone. In Lombardia le aree interne sono Valcamonica e Valcamonica in provincia di Brescia, Val d’Intelvi in quella di Como, e l’Oltrepo pavese. Per supportare questi territori ci saranno strutture dalla presidenza del consiglio alle regioni, passando per gli enti territoriali comprensoriali che dovranno attivarsi per coordinare il lavoro in rete. Come nella precedente strategia rimangono centrali i servizi per chi vive in questi territori, dalla sanità alla scuola, passando per le connessioni digitali e i trasporti. L’invecchiamento della popolazione, secondo il documento del governo, appare maggiore in questi territori, i migranti possono aiutare a diminuire questa prospettiva, così come ci sono segnali di ripresa del commercio in alcuni territori. Fabio Fimiani ha sentito Patrizio Dolcini di Legambiente Oltrepo pavese, una delle aree interne della Lombardia.

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    Jazz in un giorno d'estate di martedì 01/07/2025

    “Jazz in un giorno d’estate”: il titolo ricalca quello di un famoso film sul jazz girato al Newport Jazz Festival nel luglio del ’58. “Jazz in un giorno d’estate” propone grandi momenti e grandi protagonisti delle estati del jazz, in particolare facendo ascoltare jazz immortalato nel corso di festival che hanno fatto la storia di questa musica. Dopo avere negli anni scorsi ripercorso le prime edizioni dei pionieristici festival americani di Newport, nato nel '54, e di Monterey, nato nel '58, "Jazz in un giorno d'estate" rende omaggio al Montreux Jazz Festival, la manifestazione europea dedicata al jazz che più di ogni altra è riuscita a rivaleggiare, anche come fucina di grandi album dal vivo, con i maggiori festival d'oltre Atlantico. Decollato nel giugno del '67 nella rinomata località di villeggiatura sulle rive del lago di Ginevra, e da allora tornato ogni anno con puntualità svizzera, il Montreux Jazz Festival è arrivato nel 2017 alla sua cinquantunesima edizione.

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    Poveri ma belli - 01-07-2025

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    Il podcast di Francesco Tragni e Giuseppe Fiori registrato dal vivo a Germi. Enrico Gabrielli è stato il secondo ospite che ha raccontato quali sono i suoi vinili di riferimento: polistrumentista, compositore e arrangiatore, ha collaborato con artisti come Muse e PJ Harvey, e fa parte dei gruppi Calibro 35, Winstons e Mariposa (in passato anche negli Afterhours). Complessivamente compare in oltre 200 dischi. Ha anche suonato il flauto traverso nella sigla di Dodici Pollici.

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