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I numeri del caporalato

raccolta frutta

Il caporalato non è certo sparito. Anzi, è ancora lì vivo e vegeto con lo sfruttamento delle persone, i rapporti con le mafie e le istituzioni che guardano dall’altra parte. In tutto sono 400mila i lavoratori agricoli a rischio, lo dice il quarto rapporto Agromafie e Caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai-Cgil che è stato presentato nel luglio scorso.

In totale i braccianti nel nostro Paese sono circa 1 milione e i migranti si confermano una risorsa fondamentale. Nel 2017 ne sono stati registrati 286mila, circa il 28% del totale. A questi dati vanno aggiunte le stime sul sommerso, oltre 220mila stranieri che vengono assunti in nero o che hanno una retribuzione molto inferiore a quella prevista dai contratti nazionali.

Complessivamente il business del lavoro irregolare e del caporalato in agricoltura vale quasi 5 miliardi di euro e il tasso di irregolarità è pari al 39,9%, tanto che si calcola un’evasione contributiva di quasi 2 miliardi di euro. Questi numeri, si legge nel rapporto, confermano purtroppo uno scenario simile agli anni precedenti – nonostante la legge contro il caporalato approvata nel 2016 – anche se nel 2017 proprio grazie alle nuove norme ci sono stati 71 arresti.

In tutto oggi sono 30mila le aziende che ricorrono all’intermediazione, circa il 25% del totale. Il caporale ingaggia i braccianti e viene pagato dal proprietario dell’azienda, ma anche dagli stessi lavoratori che devono dargli una parte del loro compenso e sono costretti a versare anche 5 euro di trasporto per arrivare al campo, 3 euro per il panino e 1,5 euro per una bottiglietta d’acqua.

La paga media resta tra i 20 e i 30 euro al giorno, 3-4 euro l’ora, da 8 a 12 ore di lavoro e spesso le ore pagate sono molte meno di quelle realmente lavorate. Un salario inferiore di circa il 50% rispetto a quelle previsto. Le donne, inoltre, percepiscono il 20% in meno rispetto ai loro colleghi. Nei casi gravi di sfruttamento, alcuni migranti percepiscono un salario di 1 euro all’ora.

L’ultima parte del rapporto “Agromafie e Caporalato” dell’Osservatorio Placido Rizzotto è dedicato ad analizzare gli ultimi sviluppi del fenomeno. Il 60% dei caporali sono capi-etnia, il 10% sono collusi direttamente con le mafie che fissano un borsino con il salario di ogni piazza, che poi i caporali gestiscono.

A Mondragone, vicino Caserta, e a Borgo Mezzanone, vicino Foggia, c’è un nuovo fenomeno: rom che arrivano direttamente dalla zona di Sliven, in Bulgaria, gestiti a costo familiare di 3 euro l’ora. In un anno ruotano 6-7mila persone che cambiano ogni due mesi.

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