Appunti sulla mondialità

Ucraina-Russia, è la globalizzazione bellezza

La guerra in Ucraina si trascina stancamente e sanguinosamente verso la sua conclusione. Fallito il blitz militare di Putin, che mirava a prendere il controllo del Paese per poter negoziare da una posizione di piena occupazione, lo scenario cambia solo in parte: ci sarà comunque un negoziato con Putin nel ruolo di occupante, ma solo sui territori contesi, e cioè la penisola di Crimea, le due province del Donbas e il corridoio terrestre che le collega.

Quanto sangue dovrà scorrere ancora, quanti ucraini dovranno abbandonare la loro terra non è dato sapere, ma il quadro comincia ad avere contorni chiari. Le violazioni palesi dell’articolo 2 della Carta dell’ONU, sulla risoluzione pacifica dei conflitti, e del divieto di invadere Paesi sovrani non sono state sanzionate se non attraverso una risoluzione di condanna dell’Assemblea Generale: risoluzione sulla quale, peraltro, si sono astenuti Paesi che rappresentano quasi metà della popolazione mondiale, come India, Cina e mezza Africa, da Algeria e Burundi a Uganda e Zimbabwe. E se parliamo di sanzioni economiche, sono stati soltanto i Paesi che si definiscono occidentali a scegliere di applicarle.

È questa la cifra della guerra in corso: un conflitto che in sé sarebbe stato per così dire “tradizionale” – un Paese aggredisce un vicino, avanzando pretese territoriali o di “tutela” di minoranze etniche – è subito diventato globale per via del sistema di alleanze e degli interessi economici in gioco. Nel copione iniziale non si erano previste le conseguenze che sul mondo post-pandemico, desideroso di tornare a crescere economicamente, avrebbe la vittoria della Russia: una potenza che vive sull’export di combustibili fossili, che ha smontato pezzo dopo pezzo le regole della democrazia e che usa in modo disinvolto il suo gigantesco arsenale.

Mosca, dopo il default degli anni ’90, si è integrata con successo nell’economia globale grazie alla sua impressionante capacità di estrazione ed esportazione di gas naturale e petrolio, al suo settore cerealicolo e alla sua industria bellica. Ma è rimasta estranea alla costruzione di alleanze politiche che non fossero quella ambigua con la Cina e quelle con vecchi amici come Siria o Cuba. Ciò che ha ereditato dal suo passato lontano, il dispositivo militare, la rende forte, ma ciò che ha costruito negli ultimi decenni, cioè i suoi rapporti economici con il resto del mondo, la rende vulnerabile.

Ora la linea oltre la quale Vladimir Putin non può arretrare è quella condizione minima che gli permetterebbe di presentare l’invasione come una vittoria: riguarda lo status territoriale di alcune zone ucraine di confine e soprattutto l’impegno perché l’Ucraina non diventi Paese NATO. Ma, se anche otterrà questi risultati, al di là della propaganda giustificazionista, la sua Russia sarà molto più debole di prima. La sua azione avventata ha ricompattato l’Europa, incentivato la transizione energetica nei Paesi che acquistano i suoi idrocarburi e creato difficoltà nei rapporti con la Cina, oltre ad aver riacceso l’ostilità degli Stati Uniti.

Il caso è, nell’insieme, più unico che raro, ma dimostra come oggi la sola potenza militare non basti per vincere partite complesse: anche qualora la vittoria sul campo si rivelasse possibile, rimarrebbero tali variabili esterne da trasformarla in una vittoria di Pirro. L’equilibrio nelle relazioni tra le economie globali, nel quale la Russia è inserita, conta quasi più del numero di carri armati posseduti. Putin ha sfidato proprio questo equilibrio, ricavandone per il suo Paese danni molto più pesanti di quelli che l’esercito ucraino potrà mai infliggergli. È la globalizzazione, bellezza: la Cina ha capito che per diventare potenza globale ci vogliono sorrisi e profilo basso, la Russia di Putin non ha ancora capito che i bulli non sono ammessi al club, almeno quelli che non fanno parte del circolo intimo dell’Occidente. Soprattutto, ha dimenticato che essere l’erede di un grande impero non significa necessariamente mantenere la stessa importanza e godere della stessa impunità.

  • Alfredo Somoza

    Antropologo, scrittore e giornalista, collabora con la Redazione Esteri di Radio Popolare dal 1983. Collabora anche con Radio Vaticana, Radio Capodistria, Huffington Post e East West Rivista di Geopolitica. Insegna turismo sostenibile all’ISPI ed è Presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale e di Colomba, associazione delle ong della Lombardia. Il suo ultimo libro è “Un continente da Favola” (Rosenberg & Sellier)

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio venerdì 05/12 12:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 05-12-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve venerdì 05/12 10:31

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 05-12-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di venerdì 05/12/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 05-12-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di venerdì 05/12/2025 delle 07:16

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 05-12-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Cult di venerdì 05/12/2025

    Cult è condotto da Ira Rubini e realizzato dalla redazione culturale di Radio Popolare. Cult è cinema, arti visive, musica, teatro, letteratura, filosofia, sociologia, comunicazione, danza, fumetti e graphic-novels… e molto altro! Cult è in onda dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 11.30. La sigla di Cult è “Two Dots” di Lusine. CHIAMA IN DIRETTA: 02.33.001.001

    Cult - 05-12-2025

  • PlayStop

    L'editore fascista che fa da ponte tra destra estrema e giovani di FdI

    La casa editrice "Passaggio al Bosco", che pubblica testi fascisti e nazisti, non è stata esclusa da "Più libri Più liberi", la fiera dell’editoria di Roma. E ieri il ministro della Cultura Giuli, che a sua volta proviene dalla destra radicale, ha cercato di mettere a tacere le proteste in nome del pluralismo. La decisione di alcuni autori, come Zero Calcare, di non partecipare alla manifestazione e l’appello per l’estromissione della casa editrice che ha in catalogo buona parte dell’armamentario ideologico del nazifascismo, firmato da decine di personalità della cultura, non sono serviti a nulla. "Passaggio al Bosco" è legata al gruppo Casaggi di Firenze, che è una cerniera tra la destra neofascista e i giovani di Fratelli d’Italia. Luigi Ambrosio ne ha parlato con Valerio Renzi, giornalista esperto di estrema destra.

    Clip - 05-12-2025

  • PlayStop

    37e2 di venerdì 05/12/2025

    Se non è febbre, quasi. 37 e 2 è la trasmissione dedicata ai temi della sanità, dell’invalidità e della non autosufficienza. Dalle storie di vita reale ai suggerimenti su come sopravvivere nei meandri della burocrazia. Conducono Vittorio Agnoletto e Elena Mordiglia.

    37 e 2 - 05-12-2025

  • PlayStop

    FRANCESCA SANGALLI - A LONDRA NON SERVE L'OMBRELLO

    FRANCESCA SANGALLI - A LONDRA NON SERVE L'OMBRELLO - presentato da Ira Rubini

    Note dell’autore - 05-12-2025

  • PlayStop

    Tutto scorre di venerdì 05/12/2025

    Sguardi, opinioni, vite, dialoghi al microfono. Condotta da Massimo Bacchetta, in redazione Luisa Nannipieri.

    Tutto scorre - 05-12-2025

  • PlayStop

    Il giorno delle locuste di venerdì 05/12/2025

    Le locuste arrivano come orde, mangiano tutto quello che trovano sul loro cammino e lasciano solo desertificazione e povertà. Gianmarco Bachi e Andrea Di Stefano si addentrano nei meandri della finanza cercando di svelare paradisi fiscali, truffe e giochi borsistici in Italia e all’estero. Una cronaca diversa dell’economia e della finanza nell’era della globalizzazione e del mercato come icona assoluta.

    Il giorno delle locuste - 05-12-2025

  • PlayStop

    Rassegna stampa internazionale di venerdì 05/12/2025

    Notizie, opinioni, punti di vista tratti da un'ampia gamma di fonti - stampa cartacea, social media, Rete, radio e televisioni - per informarvi sui principali avvenimenti internazionali e su tutto quanto resta fuori dagli spazi informativi più consueti. Particolare attenzione ai temi delle libertà e dei diritti.

    Esteri – La rassegna stampa internazionale - 05-12-2025

  • PlayStop

    Presto Presto - Lo stretto indispensabile di venerdì 05/12/2025

    Il kit di informazioni essenziali per potere affrontare la giornata (secondo noi).

    Presto Presto – Lo stretto indispensabile - 05-12-2025

  • PlayStop

    Presto Presto - Giornali e commenti di venerdì 05/12/2025

    La mattina inizia con le segnalazioni dai quotidiani e altri media, tra prime pagine, segnalazioni, musica, meteo e qualche sorpresa.

    Presto Presto – Giornali e commenti - 05-12-2025

Adesso in diretta