L'Ambrosiano

Periferie, la Milano del “facite ammuina”; e “dal letame nascono i fior”

C’è voluto un week end di violenze nelle case popolari di via Bolla per confermare che esistono tre Milano: 1ᵃ, delle periferie (un mix di gente per bene, con l’imperdonabile difetto: la povertà; immigrati; rom; malavita organizzata); 2ᵃ, dei valori immobiliari che crescono del 10 per cento a trimestre e degli eventi da vetrina mondiale (in contemporanea a via Bolla il Salone del mobile); 3ᵃ, del facite ammuinna: politica e istituzioni fan confusione (al modo del detto napoletano) senza assumersi responsabilità in proprio né di sistema. Le periferie diventano problema di ordine pubblico se troppi non fanno il loro dovere in socialità (casa, servizi alla persona, tutela minori, anziani, disabili); cultura (centri, aggregazione giovanile, scuola); servizi pubblici (trasporti, verde, presidi istituzionali).

A livello nazionale s’è persa la sensibilità per una politica della casa: il futuro delle famiglie (pagano elettoralmente i bonus). Le autonomie completano il disastro: ingaggiano competizioni Comune/Regione; sgomitano per mettere la bandierina se qualcosa va bene o per scaricare sull’incapacità dell’altro schieramento le colpe delle inefficienze: mai autocritiche. Gli uffici statali decentrati a loro volta: o si attengono al minimo sindacale (forze dell’ordine per emergenze); o non monitorano lo status delle persone incrociando i dati (piaga delle periferie: reddito di cittadinanza e lavoro nero, guerra dei poveri di chi pensionato o a basso reddito è escluso da benefici).

Non aiuta la coscienza collettiva l’informazione, che, stretta tra social (loro dan le notizie in diretta) e un’editoria sempre meno attenta al territorio, ha di fatto abdicato al ruolo di sentinella per anni svolto con memorabili inchieste sulle periferie. Per non deprimerci guardiamo a Terzo Settore, volontari, iniziative religiose (Caritas, San Vincenzo e altre). Di più: osiamo il paradosso; se periferie fossero le isole del centro e il nuovo stesse nelle marginalità (“gli scarti” del papa) che son caos non avendo trovato ancora come esprimere le potenzialità contenute nei disagi né son state ascoltate nelle pluralità delle istanze? De André ha cantato: «Dai diamanti non nasce niente / dal letame nascono i fior».

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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    E’ da poco uscito “In Fatti Ostili”, nuovo album della storica formazione milanese Delta V. Durante il tour promozionale del disco, Martina e Carlo sono passati a Volume per raccontarcelo e suonarci alcuni pezzi dal vivo. A legare le nuove tracce, raccontano, “è stato il senso di spaesamento” ma anche “la sensazione di vivere in un mondo sempre più ostile e rivolto unicamente a se stesso”. Nella forma di un elegante cantautorato elettronico, l’album offre una lucida fotografia della società di oggi, in cui concetti di fiducia, altruismo e speranza paiono sempre più lontani. La metafora che la band utilizza per affrontare questi temi è spesso quella della città da cui proviene: “Milano ricorda molto Dorian Grey, si specchia e si vede sempre bella e giovane ma manca sempre più di sostanza”. Ascolta l’intervista e il MiniLive dei Delta V, a cura di Dario Grande.

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