L'Ambrosiano

La fuga del Rabbino e il fiume carsico del grande Male

«È avvenuto, quindi può accadere di nuovo dovunque». Lo scrive Primo Levi in “Sommersi e salvati”. M’ha ricordato la frase la fuga da Mosca di Pinchas Goldschmidt, Rabbino Capo della Russia. Prima di essere sottoposto a pressioni (eufemismo?) da Putin perché sostenesse l’aggressione proditoria all’Ucraina, ha scelto di rifugiarsi in Israele. Di qui, però, non è giunta reazione circa il gesto. Eppure segnali che la Russia usi la mano pesante verso le religioni il governo di Gerusalemme l’aveva sperimentato quando Putin ha annacquato la vergognosa uscita antisemita del suo ministro degli Esteri Lavrov che dal pattume aveva ripescato la bufala delle origini ebraiche di Hitler. Tiepidezza difficile da spiegare anche in Bruxelles e  Strasburgo: non han colto neppure l’occasione d’incunearsi tra il cesaropapismo di Kirill e la libertà del Rabbino. Tra l’altro Pinchas Goldschmidt è Presidente della Conferenza dei Rabbini europei, incarico che lo rende rappresentante di oltre 700 città del Vecchio Continente, da Dublino a Khabarosk capoluogo del circondario federale dell’Estremo oriente ora sostituito da Vladivostock. Questa insensata guerra mostra che c’è il male che si vede, che ha nomi di luoghi scene del crimine, che viene anche naturale condannare: bombardamenti di ospedali, scuole, fabbriche, fosse comuni, deportazioni e camere di tortura, ricatto del grano. Ma a me la migrazione forzata del Rabbino Capo, associata al «può accadere di nuovo dovunque», continua a tenere accesa la spia rossa di qualcos’altro che sta accovacciato sull’uscio di casa, in agguato, come demone maligno. «L’indifferenza è già violenza» ripete Liliana Segre, persona che l’abisso l’ha visto in faccia e sperimentato sulla propria pelle e può testimoniare che è qualcosa di reale, assoluto, di vana eradicazione, multiforme e cangiante, mimetizzato e subdolo, pronto a travolgere per il solo fatto di «essere avvenuto» una volta. Un fiume carsico velenoso e mortifero, che scompare alla vista, ma può trovare il pertugio per uscir fuori e colpire non appena con indifferenza, compiacenze, interessi, odio glie ne diamo l’occasione.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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    Domenica 14 dicembre alle ore 10, presso la Sala Cisterne della Fabbrica del Vapore, a Milano, inaugura la mostra "50 e 50. La mostra. Radio Popolare 1975 - 2025", una delle prime iniziative organizzate per celebrare il 50esimo anniversario dalla fondazione di Radio Popolare. La mostra racconta i cinque decenni "di onda" attraverso venti storie realizzate dai fotografi che in questi anni sono stati vicini alla radio. Inoltre, la mostra ospiterà un’interpretazione creativa realizzata da Studio Azzurro dei video che ricostruiscono la storia di Radio Popolare. La mostra sarà allestita fino al 25 gennaio. Tiziana Ricci ce la racconta insieme a Giovanna Calvenzi, che ne è la curatrice.

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    L’Europa e il bellicismo crescente delle sue classi dirigenti. L’ultimo caso, quello dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e la postura aggressiva che dovrebbe tenere la Nato. Cosa possono fare il pensiero e la cultura della pace per contrastare l’escalation bellicista e la normalizzazione della violenza? Le risposte possono non essere quelle consuete, soprattutto perché in Occidente stiamo assistendo ad un cambio delle coordinate geopolitiche costruite negli ultimi ottant’anni. Un esempio. Il settimanale «The Economist» ha scritto nella sua rubrica di geopolitica «The Telegram» apparsa oggi sulle pagine online: «In Europa le preoccupazioni per l’inaffidabilità dell’America sotto Donald Trump stanno lasciando il posto a un timore più grande: che, pur presentandosi come il campione della civiltà occidentale, egli consideri ormai le democrazie occidentali reali come avversarie. “Nella Washington di oggi” - scrive il nostro editorialista di The Telegram - l’Europa “è spesso descritta con maggiore disprezzo rispetto alla Cina o alla Russia”. Pubblica oggi ha ospitato Donatella Della Porta, scienziata della politica, e Agostino Giovagnoli, storico.

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