Il puntaspilli

La dura legge delle multinazionali del farmaco

Il dato più significativo della vicenda Covid in Europa è il riproporsi di un braccio di ferro tra l’Ue e l’Uk, a Brexit avvenuta. Quando l’Uk risponde a Ursula von der Leyen che nessun contratto di Bruxelles con la sua big Pharma Astrazeneca ha più valore della domanda inglese di salute, non sta mentendo: sta semplicemente ribadendo che a prevalere su tutto è la dura legge di mercato.

Del resto, come ha ricordato la stessa von der Leyen, gli accordi tra Ue e Uk sono ‘liberisti’ fino all’ennesima potenza: nessuna restrizione all’export da e verso le due unioni politiche. In altri termini, nessuna regola se non quella dei contratti, che vengono onorati secondo la legge del più forte. Il punto allora è questo: chi è il più forte? Chi lo fa il mercato? I governi dei paesi esportatori o di quelli importatori? Chi definisce i tempi, i modi, i costi di un prodotto di necessità vitale per tutta l’umanità? Le case farmaceutiche, ovvio, secondo la loro insondabile, oscura volontà.

Ad oggi i blocchi ed i ricorsi dei governi europei (più minacciati che messi in atto) sono stati cosa ridicola rispetto alle imponderabili decisioni delle multinazionali del farmaco (su tutte Astrazeneca). La linearità di comportamento non alligna presso i vertici di questi giganti che contano, ormai, più dei governi. L’Ue, dal canto suo, invece di approfittare di questo momento storico per imporre, nell’eterno contenzioso tra Stato e Mercato, la supremazia dello Stato, si è inchinata davanti ai titani del farmaco. Draghi, per esempio, ha fatto intendere di non aver impugnato le decisioni di Astrazeneca per non stare ai tempi della magistratura: cioè per non sottostare ai tempi dello Stato. In parole povere, i governi sono soggiogati dall’astratta volontà del mercato. Un’astrazione che ha effetti tragici, concreti e reali, sulla vita di centinaia di milioni di europei. Aggravata, questa sottomissione degli Stati, dalla vecchiaia della popolazione europea. E quindi il dato vero sta nella sostanziale nullità delle politiche sanitarie comunitarie di fronte alla terrificante robustezza politica delle multinazionali del farmaco.

Per ribaltare questa condizione di fatto è necessario rendere pubblici i brevetti e favorire la produzione statale. Questo per almeno un paio di motivi: 1) ovunque, anche in Uk e Usa, i vaccini sono esito di un lavoro di ricerca finanziato prevalentemente dai governi con fondi direttamente od indirettamente (vista la bassa tassazione sulle fondazioni sanitarie e farmacologiche) pubblici; 2) rischiamo di uscire dal Covid con gli Stati indebitati fino all’osso e le multinazionali ingrossate fino al collo. Sono due validi motivi per cominciare a riequilibrare il rapporto tra pubblico e privato, tra politica ed economia. A vantaggio dello Stato.

  • Leonardo Palmisano

    Bari 1974, autore e presidente della cooperativa di LegaCoop Radici Future Produzioni. Colomba d'oro per la Pace e premio Livatino contro le mafie. Per Fandango Libri ha pubblicato la trilogia dello sfruttamento (Ghetto Italia, Mafia caporale e Ascia nera), e ha iniziato la serie di gialli dedicata al bandito Mazzacani (Tutto torna, Nessuno uccide la morte, Chi troppo vuole). Dirige il festival antimafia LegalItria. Editorialista per il Corriere del Mezzogiorno e altre testate.

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    Il folk surreale di Lael Neale: la cantautrice della Virginia ospite di Volume

    È da ieri in Italia Lael Neal, cantautrice della Virginia che in questi mesi sta portando in tour il nuovo album "Altogether Strangers" uscito a maggio. Pubblicato dalla Sub Pop, storica etichetta alternativa di Seattle, il disco è un viaggio etereo e surreale che unisce folk e dream pop, l’inconfondibile suono dell’omnichord a paesaggi naturali e cittadini. Ieri dal vivo a Roma e domani a Torino, Lael Neale è oggi passata a Volume per suonarci alcuni pezzi prima del concerto di questa sera all’Arci Bellezza di Milano. E sulla presenza di figure femminili nell’industria musicale di oggi spiega: “non importa se sei uomo o donna perchè la qualità della musica dovrebbe parlare da sé”. L’intervista di Elisa Graci e Dario Grande e il MiniLive di Lael Neale.

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