L'Ambrosiano

Dio s’è pentito d’aver fatto l’uomo

Dal 24 febbraio 2022 ci chiediamo come mai in Europa dopo 80 anni è scoppiata la guerra. Milioni di morti, Shoah, atomica sembravano aver vaccinato dal virus psichico dell’uomo che annienta l’altro. Negli Anni ’90 su Mladic e Karadžić ce la siam raccontata tra genocidi coda d’un conflitto nell’ex Urss, bombe intelligenti, Nato, caschi blu. Il 7 ottobre, la tragedia dell’irrisolto: stupri, carneficina, orrori di Hamas, risposta d’Israele che s’è difeso come suo diritto ma ha portato il conto dei morti a Gaza 20 a 1. Alle domande sommo un pensiero autocritico: la mia generazione ha creduto bastassero idee, dialogo, fedi religiose, diritti maturati col sangue dei morti in Guerra e lotta di Liberazione; se vita, cultura, umanità avevan sconfitto nazifascisti, riscattato persone, popoli, Stati avrebbero continuato a rilasciare libertà, positività, rispetto per l’altro come una pietra radioattiva non perde le sue proprietà nel tempo. Abbiamo avuto Maestri ma non ne abbiam tradotto il grande lavoro intellettuale in vita, politica, psicologia, scienze, economia, arte. Punto di riferimento della generazione nata con la guerra Martin Buber (1878-1965) in Il principio Dialogico scrive: «L’atteggiamento dell’uomo è duplice per la duplicità delle parole fondamentali che egli dice. Le parole fondamentali non sono singole, ma coppie di parole. Una di queste parole fondamentali è la coppia io-tu […] Anche l’io dell’uomo è duplice». Io-tu è del 1923! In Immagini del bene del male aveva scritto: «L’uomo è diventato “simile a Dio” in quanto come lui “conosce” l’antiteticità; ma non può come Dio esserle superiore, si immerge in essa, ne è assorbito». Preso dentro l’uomo è «in balia della conoscenza del bene e del male» ma non ne supera l’antitecità, anzi porta nel creato arbitrio e caoticità; è «la ragione per cui Dio si pente di aver fatto l’uomo». Se a Mosca, Washington, Gerusalemme (lì Buber insegnò), Kiev, Doha Bruxelles, Teheran si realizzasse che Dio cui va stretto l’elmetto potrebbe pentirsi d’aver prestato somiglianza e immagine a un uomo che vuole annientare l’altro, forse s’affaccerebbe un tarlo, il dubbio. Fermarsi, interrogarsi, prender l’iniziativa, parlare: io-tu, uomo-uomo, Pace!

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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    Di Cesare: “Sul fascismo c’è una mancanza di vigilanza culturale ed etica”

    Una casa editrice di estrema destra si iscrive alla Fiera nazionale della Piccola e Media Editoria “Più libri, Più liberi”, organizzata dall’Associazione editori italiani. Alcuni intellettuali si chiedono se sia opportuno ospitare pensieri razzisti o apologie del nazismo e come spiega la filosofa e scrittrice Donatella Di Cesare, esperta internazionale di "negazionismo" (l'ultimo suo libro per Einaudi si intitola “Tecnofascismo”): “Non discutiamo la libertà di pensiero e di pubblicazione per una casa editrice, ma l’idea della Fiera intitolata Più libri, Più Liberi a cui chiediamo se è giusto offrire questa vetrina ulteriore, così emblematica e significativa, dove verranno esposti autori e tematiche che in altri paesi europei come la Germania non sono tollerate”. “In Italia c’è una soglia molto bassa di attenzione, forse perché i temi storici non vengono approfonditi e siamo ancora nella vulgata del rigurgito del passato che ritorna o di temi folcloristici da non prendere seriamente e secondo me è un elemento critico e una mancanza di vigilanza culturale ed etica”. Ascolta l'intervista di Claudio Jampaglia e Cinzia Poli.

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    C’è un tesoro in Italia, ambito da sempre, ed è il tesoro delle Assicurazioni Generali. Chi comanda a Trieste, comanda su un pezzo importante del paese. Per 70 anni il tesoro delle Generali è stato controllato da Mediobanca, che una volta era il salotto del capitalismo familiare italiano e oggi è una solida banca milanese. Nell’ultimo anno, grosso modo, due capitalisti nostrani, non si sa se anche coraggiosi, Francesco Gaetano Caltagirone, insieme a Francesco Milleri, hanno portato a termine il colpo del secolo: con un’operazione di scambio di azioni – e con il concorso esterno del MPS, fino a qualche mese fa banca di stato - hanno cacciato i vecchi azionisti dagli uffici di piazzetta Cuccia a Milano (Mediobanca) e al loro posto ci hanno messo se stessi più alcuni amici. In questo modo l’immobiliarista e editore Caltagirone, insiene al socio un po’ litigioso degli eredi Luxottica, hanno preso il controllo di Mediobanca. E lo hanno fatto con l’aiuto del MPS, banca pubblica privatizzanda. Preso il controllo di Mediobanca, i “nostri” Caltagirone&Soci hanno cominciato a vedere terra, la costa triestina, la casa mitteleuropea di Generali. Ora, su tutta questa operazione – sommariamente sintetizzata – qualcosa non ha funzionato. La Procura di Milano sta indagando per il mancato rispetto di alcune importanti formalità da codice penale: il “concerto” non previsto, il rispetto del “mercato” e delle autorità di controllo. Aspettiamo fiduciosi che la giustizia faccia il suo corso, mentre la politica rivendica i suoi meriti, giusti o sbagliati che siano. Pubblica oggi ha ospitato il giornalista e saggista Vittorio Malagutti (Domani) e il senatore del Pd Antonio Misiani.

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