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Tutti col vestito nuovo

Si potrebbero usare la fisica e la psicologia per spiegare la giornata della fiducia alla Camera al governo Conte bis.La fisica, la dinamica, aiuterebbe a comprendere l’atteggiamento di Conte e quello delle opposizioni più radicali, Fratelli d’Italia e Lega.

Il presidente del Consiglio, nella sua replica, è stato aggressivo come non ci si sarebbe aspettato contro i leghisti. Anche la mimica facciale tradiva rabbia. Una sorpresa, da parte di chi ha fatto dei modi composti, fino al manierismo, una cifra estetica. Conte ha senza dubbio ancora una questione personale aperta con Salvini ma la chiave è un’altra. In realtà, Conte ha fatto un calcolo preciso: scavare un fossato il più largo e profondo possibile, il più possibile infestato da coccodrilli, tra la Lega e il Movimento 5 Stelle.

Lega e 5 Stelle sono stati insieme fino a ieri, hanno lavorato bene insieme, hanno condiviso quasi tutto, e bisogna essere cauti: quanta più divisione, anche personale, si introduce nel sistema, meglio è.

Una strategia a cui Lega e Fratelli d’Italia contrappongono un’altra dinamica: attaccare frontalmente il 5 Stelle, sperando di spaccarlo, di mandare in crisi i –non pochi- che con la Lega si trovavano a casa.

La psicologia: oggi è stato il primo giorno in cui il Parlamento si è confrontato con gli effetti materiali della pazzesca crisi di agosto, quella in cui è accaduta una cosa che non era mai accaduta, con un partito che fino a un mese fa governava con la destra estrema e che oggi forma una maggioranza con il lato sinistro dell’emiciclo. E con il premier che è sempre quello di prima, ma con un linguaggio e un programma diversi.

Stamattina i deputati, soprattutto quelli meno famosi, arrivavano nel cortile di Montecitorio, si salutavano dopo le vacanze, si guardavano intorno un po’ straniti e poi si sfogavano con le battute.

“Aho siamo andati al mare che eravamo all’opposizione e mo stiamo al governo, come te senti?” si dicono due di Leu. “Arrivano i grillini, ti abbracciano e ti dicono vediamoci per parlare –dice una deputata del Pd- ma come, fino a ieri ci odiavamo, ci tiravamo le cose”.

Battute che contengono una verità politica che è il problema di chi questo governo vuole farlo durare, a cominciare da Conte. Serve il collante e la colla delle poltrone, che Meloni ama citare per attaccare gli avversari, non basta. Serve radicalizzare lo scontro.

“Non ha mai citato il Pd, solo i 5 Stelle” si lamenta di Conte un altro deputato del Partito Democratico. Il punto è che Conte sa bene che il problema è ancora dentro al suo partito, il Movimento 5 Stelle, e ha sempre il volto di Di Maio che come primo atto da ministro degli Esteri ha tenuto una sorta di consiglio dei ministri parallelo, alla Farnesina, solo coi ministri pentastellati. Non va bene, in primis al presidente del Consiglio vero, ovviamente, che non vuole tornare a essere il burattino nelle mani di altri, come è stato quando c’era il governo gialloverde.

Lo schema è cambiato, tutti stanno cercando di abituarsi e lo fanno con le parole e i modi di cui sono capaci. Il giorno prima la fiducia, il segretario del Pd, Zingaretti, lo aveva detto in un comizio: “agli alleati chiediamo lealtà”. Tradotto: serve un accordo preciso a partire da economia e riforme. E niente personalismi. Si sta abituando l’opposizione: la piazza di Fratelli d’Italia, a cui ha partecipato Salvini, è servita a cambiare lo schema da quelle parti. I due partiti più a destra si avvicinano sempre più, con Meloni che si toglie la soddisfazione di dire a Salvini “te lo avevo detto” e Salvini che si toglie la soddisfazione di farsi acclamare da quelli che hanno fatto il saluto romano e che poi sono corsi da lui, quando il capo leghista ha deciso di buttarsi tra la folla, per toccarlo, fotografarlo, salutarlo.

La loro strategia sarà quella della piazza. Ma nonostante le parole roboanti –“volevamo circondare Montecitorio, se cambiano la legge Fornero non escono di qua, andremo noi fisicamente a chiudere i porti se li riaprono”- nonostante gli altoparlanti sparati al massimo con una potenza sovradimensionata per le piazzette del centro storico, giusto per far credere di essere di più e più in forma di quanto non sia, la realtà è che erano pochi, con tanti occhiali Rayban a goccia indossati da tanti anziani, e che Meloni e soprattutto Salvini sono apparsi stanchi e incapaci di andare oltre gli slogan sulle poltrone, i poteri forti, l’Europa malvagia, la finanza internazionale.

La solita paccottiglia. Che prima era al governo, e ora è all’opposizione. Tutto in un mese. Perché tutto sia metabolizzato, serve ancora elaborazione, direbbe lo psicoanalista

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    Aree interne, non piace il riferimento del governo al declino demografico: per Legambiente nell’Oltrepo pavese c’è un’inversione di tendenza

    Nuova strategia e organismi di gestione per i fondi per le aree interne fino al 2027. Lo ha deciso il governo, con poca convinzione nella possibilità di invertire lo spopolamento e il declino economico di ampie zone d’Italia, più al sud che nel centro nord. In tutto ci vivono oltre 13 milioni di persone. In Lombardia le aree interne sono Valcamonica e Valcamonica in provincia di Brescia, Val d’Intelvi in quella di Como, e l’Oltrepo pavese. Per supportare questi territori ci saranno strutture dalla presidenza del consiglio alle regioni, passando per gli enti territoriali comprensoriali che dovranno attivarsi per coordinare il lavoro in rete. Come nella precedente strategia rimangono centrali i servizi per chi vive in questi territori, dalla sanità alla scuola, passando per le connessioni digitali e i trasporti. L’invecchiamento della popolazione, secondo il documento del governo, appare maggiore in questi territori, i migranti possono aiutare a diminuire questa prospettiva, così come ci sono segnali di ripresa del commercio in alcuni territori. Fabio Fimiani ha sentito Patrizio Dolcini di Legambiente Oltrepo pavese, una delle aree interne della Lombardia.

    Clip - 01-07-2025

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    Jazz in un giorno d'estate di martedì 01/07/2025

    “Jazz in un giorno d’estate”: il titolo ricalca quello di un famoso film sul jazz girato al Newport Jazz Festival nel luglio del ’58. “Jazz in un giorno d’estate” propone grandi momenti e grandi protagonisti delle estati del jazz, in particolare facendo ascoltare jazz immortalato nel corso di festival che hanno fatto la storia di questa musica. Dopo avere negli anni scorsi ripercorso le prime edizioni dei pionieristici festival americani di Newport, nato nel '54, e di Monterey, nato nel '58, "Jazz in un giorno d'estate" rende omaggio al Montreux Jazz Festival, la manifestazione europea dedicata al jazz che più di ogni altra è riuscita a rivaleggiare, anche come fucina di grandi album dal vivo, con i maggiori festival d'oltre Atlantico. Decollato nel giugno del '67 nella rinomata località di villeggiatura sulle rive del lago di Ginevra, e da allora tornato ogni anno con puntualità svizzera, il Montreux Jazz Festival è arrivato nel 2017 alla sua cinquantunesima edizione.

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    quando le piante dei nostri balconi tirano un sospiro di sollievo, perché finalmente qualcuno che la sa lunga ci spiega come e quando bagnarle, come trattarle, reinvasarle, esporle al sole. Ospite della puntata Ambra Pagliari (pianteinveranda su Instagram). A seguire microfono aperto con tutti gli scempi da pollice nero di cui siete e siamo capaci. Con Vittoria Davalli e Alessandro Diegoli

    Poveri ma belli - 01-07-2025

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    Almendra è fresca e dolce. Almendra è defaticante e corroborante. Almendra si beve tutta di un fiato. Almendra è una trasmissione estiva di Radio Popolare in cui ascoltare tanta bella musica, storie e racconti da Milano e dal mondo, e anche qualche approfondimento (senza esagerare, promesso). A luglio a cura di Luca Santoro, ad agosto di Dario Grande.

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    E’ morto l’architetto Francesco Borella, per tanti il papà del Parco Nord Milano. Lo ha diretto per venti anni dagli inizi degli anni ‘80, quando lo ha progettato insieme al paesaggista Adreas Kipar. Cava dopo cava, orto spontaneo dopo orto spontaneo, aziende agricole in dismissione dopo aziende agricole a fine ciclo, ha rigenerato e riconesso con percorsi ciclopedonali l’ampia area che tra Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo si estende a Cusano Milanino, Cormano e ai quartieri milanesi di Affori, Bruzzano, Niguarda e Bicocca. Un parco che negli anni ‘70, quando è stato voluto con le mobilitazioni popolari, sembrava impensabile che potesse avere le presenze che ha il più noto e storico Parco di Monza. Fabio Fimiani ha chiesto un ricordo dell’attuale presidente del Parco Nord di Milano, Marzio Marzorati. Radio Popolare si stringe affettuosamente con un abbraccio ai figli Joanna, Cristiana, Giacomo e Sebastiano Borella.

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    Il podcast di Francesco Tragni e Giuseppe Fiori registrato dal vivo a Germi. Enrico Gabrielli è stato il secondo ospite che ha raccontato quali sono i suoi vinili di riferimento: polistrumentista, compositore e arrangiatore, ha collaborato con artisti come Muse e PJ Harvey, e fa parte dei gruppi Calibro 35, Winstons e Mariposa (in passato anche negli Afterhours). Complessivamente compare in oltre 200 dischi. Ha anche suonato il flauto traverso nella sigla di Dodici Pollici.

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