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Mia cara Olympe

Valentini-Majorana: il gesto di Diana

Nascere al sud, scegliere o comunque decidere di andarsene, mantenere con la propria terra un legame complesso, contraddittorio, in cui ora prevale la luce dell’estate e della bellezza, ora il buio di mali antichi e guai moderni. E chiedersi cosa si può fare, se si può esserci non essendoci, come restituire qualcosa a quel luogo che, nonostante tutto, si continua a sentire come l’unico che ci fa, ogni volta e allo stesso tempo e in somma misura, disperare e innamorare.  Capita a molte e molti, quelli che a Sud sono nati e vivono in  un qualche altrove.

Ogni anno, racconta il rapporto Svimez 2020, il sud di questo paese vive un’emorragia impressionante di cittadini, ogni anno la crisi demografica, dovuta all’emigrazione e al gelo delle nascite, si aggrava: “Nel 2018 si sono cancellati dal Mezzogiorno oltre 138mila residenti, di cui 20 mila hanno scelto un paese estero come residenza, una quota decisamente più elevata che in passato, come più elevata risulta la quota dei laureati, un terzo del totale… Il flusso di emigrati dal Sud verso il Centro-Nord ha raggiunto nel 2018 circa 118mila unità, 7 mila in più dell’anno precedente. Le partenze più consistenti avvengono nelle regioni più grandi come la Campania con 33,8 mila unità, la Sicilia con 28,7 mila e la Puglia con 21,2mila unità; ad esse si unisce la Calabria (14,8 mila) che presenta il più elevato tasso migratorio, 4,5 per mille seguita da Basilicata (3,8 per mille) e Molise (3,5 per mille)”.

In questo flusso migratorio, in questo flusso di energie e talenti che vanno a spendersi altrove, c’è anche Diana, l’ex studentessa del Valentini -Majorana – siamo in Calabria, a Castrolibero, provincia di Cosenza – occupato da giorni per protestare contro un professore, accusato di avere molestato, a lungo impunemente, le sue allieve. Di quella scuola sono in questi giorni piene le cronache: sono arrivate le telecamere e gli ispettori, sono intervenuti i ministri assicurando sostegno e trasparenza sulla vicenda, è stata aperta un’inchiesta giudiziaria che dovrà chiarire non solo le responsabilità, ma anche le omissioni, alcuni prof hanno firmato una bella lettera in cui ringraziano le studentesse e gli studenti. E tutto è partito da un gesto, quello di Diana che ha aperto una pagina Instagram call.out.valentini.majorana, ha raccontato la lunga storia di molestie subite, ha creato uno spazio, quello che è riuscita ad avere per sé, anche per le altre.”La maturazione – ha raccontato a Repubblica – è avvenuta a Milano, in ateneo. Ho preso a frequentare ragazze più grandi di me, poi un collettivo femminista. Mi hanno fatto capire che tutto ciò che una donna subisce, tutto ciò per cui non è consenziente, è violenza. Oggi questo concetto è dentro di me e mi ha fatto rivedere la mia vita adolescenziale. Oggi, sì, sono una femminista”.
Il gesto di Diana a me è suonato come una restituzione, la migliore possibile. Al luogo in cui è nata e alla sua gente, alle sue amiche e persino, e giustamente, a chi amico non è stato, a chi ha molestato o ha sottovalutato quello che in quella scuola andava succedendo a lei e ad altre e che non poteva continuare a godere del silenzio e dell’impunità. Quella restituzione è figlia di una consapevolezza raggiunta altrove, ed è questa la ricchezza del poter essere qui e lì.

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

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L'Ambrosiano

Fazio, Crozza, l’ora di catechismo di Francesco e la putredine

Benedetti i comici! Se Crozza non l’avesse messa sulla satira («ora di catechismo cattolico in prima serata») l’intervista di Fazio al Papa sarebbe finita col gossip d’uno scoop. Allora: “Che tempo che fa”? E l’evento su Rai 3? Tempo di frutti in un panorama culturale, politico, sociale anemico.

Primo frutto: “di sinistra” è chi ha credibilità, autorevolezza, lungimiranza, dice cose forti su: dignità della persona, lotta alle ingiustizie, tutela del Creato, ricerca del senso d’una vita che va vissuta da tutti dignitosamente; il Papa «ultimo socialista» (Saviano)? No, Francesco «sentinella del mattino» d’una socialità da rifondare e d’un cristiano che sa di vangelo.

Secondo: il Papa mostra che la politica non è finita, ma è altra cosa rispetto a collusioni col potere e autoreferenzialità praticate dalla Chiesa; è disporre di: idee, passioni, progetti, sogni e insieme sporcarsi le mani con sofferenze degli uomini e mali del mondo; Francesco da Fazio ha dato nome ai soggetti verso cui bisogna smetterla d’essere indifferenti e a chi procura morte e ingiustizie.

Terzo: Michele Serra ha fatto l’identikit del “politico cattolico”: Mattarella; non è super partes (come s’è ripetuto cercando di sterilizzarne l’elezione), ma esponente della tradizione cattolico-popolare; l’Italia non è più un Paese cattolico, ma i cattolici, minoranza, han pensieri e visione dell’uomo; possono servire le istituzioni e non servirsene o metter prima se stessi: lo impone l’esser cittadini.

Quarto: il Papa ha fatto “catechismo” (in greco katekeo è: “istruire a viva voce”) con parole che possono dare la vita o la morte: lager libici; aggressività sociale e bullismo; cultura dell’indifferenza; guerre; mondanità spirituale «peggio dei papi libertini perché fa crescere il clericalismo, una perversione della Chiesa che genera rigidità e sotto ogni genere di rigidità c’è putredine». Putredine, parola dura, inusitata in un Papa: decomposizione di cadaveri, marcio, interessi inconfessabili: finanza, abusi su bambini e donne da parte del clero, magari coperti da vescovi, ma piaga senza etichette nel mondo quando sopraffazione umilia e trionfa; mentre per Francesco «puoi guardare uno dall’alto solo quando lo aiuti a risollevarsi».

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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Il tè nel deserto

After Love

“After Love” del regista anglo-pakistano Aleem Khan ha ricevuto sei premi del British Independent Film Awards e arriva dall’ultimo Festival di Cannes.

“After Love” di Aleem Khan comincia con una ripresa allungata in una casa di Dover: un uomo e una donna stanno chiacchierando dalla cucina alla sala. La donna, un’inglese con chador, sta preparando il tè al marito musulmano, un pakistano immigrato in Inghilterra. Nel giro di pochissimi minuti il marito smette di parlare e la moglie lo ritrova morto. Questo è solo l’antefatto, perché il film vero e proprio inizia adesso. Mary (Joanna Scanlan), convertita alla religione islamica per amore trova tra i documenti di Ahmed quello di una donna francese che vive a Calais, sull’altra sponda della Manica. Totalmente all’oscuro del segreto che si cela dietro a questa foto, Mary parte per Calais alla ricerca di quella donna.
Il regista Aleem Khan con “After Love” è al suo primo lungometraggio, girato con uno stile che rende al minimo i dialoghi, esaltando espressioni, piccole azioni e silenzi. Un’esplorazione sul modo in cui costruiamo la nostra idea di identità e per chi la costruiamo, come ha dichiarato lo stesso regista. “Essendo io anglo-pakistano, cresciuto tra due culture diverse, mi sono chiesto cosa ci spinge a cambiare il nostro comportamento a seconda dell’ambiente e delle persone con cui siamo: se per renderci più accettabili o per paura di essere rifiutati”.
“After Love” potrebbe essere un tentativo di risposta.

  • Barbara Sorrentini

    Laureata in filosofia, giornalista, conduttrice e autrice a Radio Popolare. Dal 2002 cura e conduce la trasmissione “Chassis” e per qualche anno ha realizzato “Vogliamo anche le rose”, dedicata ai documentari. Per Radio Popolare ha condotto i diversi contenitori culturali e tuttora realizza servizi e interviste per trasmissioni e Gr. Tra le ultime trasmissioni “A casa con voi” e “Fino alle 8” con la rassegna stampa del mattino. È stata direttrice artistica del Festival dei beni confiscati alle mafie. Ha collaborato con La Repubblica, E-Il Mensile, Pagina 99, blogger per MicroMega, Cineforum Web, Cinecittà News, 8 1/2. È tra i curatori del libro Entretiens- Nanni Moretti, edito dai Cahiers du Cinéma, ed è tra gli autori della Guida ai film per ragazzi (Il Castoro). È stata consulente dell’Assessorato alla Cultura di Milano (2012-2013).

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Tra Buddha e Jimi Hendrix

Se tieni la vita solo per te, sei morto: incontro con Padre Alex Zanotelli

“Quando ero laggiù, chiuso nella mia catapecchia di lamiera e circondato da quell’intollerabile miseria, da quei volti che vivevano nella spazzatura mentre a meno di quattro chilometri sorgevano le ville dei ricchi, io, credimi, davo le testate nel muro. Mi sembrava inconcepibile, assurdo, inumano”.
Padre Alex Zanotelli mi poggia una mano sulla spalla, socchiudendo gli occhi dolorosamente, come se le immagini del suo lungo soggiorno a Korogocho fossero diventate una parte di lui che non smette di pulsare e fare male, e questo nonostante i tanti anni trascorsi.
Ci troviamo al centro sociale Mezzocannone occupato, nel cuore di Napoli, a margine di un incontro sul prete degli ultimi Don Andrea Gallo a cui entrambi siamo stati invitati. Alex e Andrea erano amici, si stimavano e volevano un gran bene.
Mentre Zanotelli scalda il cuore degli amici intervenuti con la sua profonda empatia e quella voce così chiara pur essendo poco più di un sussurro, non riesco a smettere di pensare a tutti quei pezzi di mondo massacrati dalla miseria, angoli bui verso i quali Dio sembra essersi girato dall’altra parte.
Alex mi ha raccontato storie da brividi su Korogocho, una delle baraccopoli più squallide, misere e difficili del mondo. Un “non luogo” che circonda la città di Nairobi come una cintura sdrucita e sporca, dove abitano gli ultimi, i diseredati, quelli che hanno meno di niente e contano ancora meno di quello che non hanno. Una lunga e confusionaria successione di baracche in lamiera, ragazzini scalzi e disperati che sniffano la colla per spegnere il cervello, di ragazze che si prostituiscono per poco più di nulla, di intere famiglie che cercano di liberarsi dalle morsicate della fame trafficando in spazzatura. Korogocho é un inferno, di quelli veri. Aids, fame, droga, malattie, violenza, disperazione, follia.
Alex ci è rimasto quasi 12 anni. E quell’esperienza se l’è portata appresso, incollata addosso come carta moschicida. “Forse Dio è malato” arrivò a dichiarare anni fa parlando di Korogocho.
Una vita per gli ultimi quella di Zanotelli, sempre a lottare contro le ingiustizie, l’iniquità sociale, la miseria. In prima fila a manifestare pacificamente al G8 di Genova con la rete Lilliput; da anni contro lo scellerato tentativo di privatizzare l’acqua; sempre pronto a denunciare lo scottante problema ecologico che affligge il nostro pianeta.
Dopo tanti anni da girovago, oggi questo mahatma originario di Livo – piccolo comune di appena 730 abitanti in provincia di Trento – vive nel difficile rione Sanità di Napoli, in una piccola casa ricavata dal campanile della basilica di Santa Maria della Sanità. Nonostante sia cambiato il contesto, la sua missione resta la stessa: “Aiutare la gente a rialzarsi, a riacquistare fiducia”. Ne abbiamo tutti sempre più bisogno.
Mentre usciamo dal centro sociale, Alex mi invita alla manifestazione del giorno successivo a favore dell’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, che tanto ha fatto per i migranti ricevendo in cambio una sentenza indegna per un paese civile. Un altra assurdità di questo mondo che poche volte mi è apparso così folle come in questi ultimi mesi.
Prima di salutarci, Alex mi passa un paio di copie di Nigrizia, la rivista a cui collabora da anni, e il discorso allora ritorna alla disuguaglianza sociale e all’inferno di Korogocho.
“Non dimenticherò mai quello che ho visto laggiù, la fame, la miseria… E pensare che qui in occidente siamo almeno 10 chili sovrappeso. È assurdo”.
Vorrei ribattere che questo benessere non ce lo meritiamo ma non aggiungerei nulla a quello che purtroppo già sappiamo. E allora meglio annuire e tacere.
Felicetta, la sua assistente e tuttofare, lo prende sottobraccio e apre l’ombrello. Piove sempre più forte.
Ci salutiamo, poi Alex scompare nei vicoli del centro, lasciandomi in dono tanta energia e un filo di consapevolezza in più. Ora capisco perché Andrea, nonostante Zanotelli sia piccolo di statura, si riferisse a lui come al gigante.
Al netto dei suoi più di 80 anni d’età, della vita non sempre comoda che ha vissuto e delle grandi tragedie a cui ha assistito, Padre Alex è un uomo straordinariamente sereno. Contento di essersi giocato la vita per gli emarginati, i più poveri, quelli che non contano. Come ha più volte ricordato, alla fine non fatto altro che fare suo uno dei motti più celebri di Gesù: “Se la vita la tieni per te, sei morto. Se sei capace di giocartela per gli altri, allora vivi”.
Su questo insegnamento, Padre Alex ha impostato tutto il proprio percorso. Per questo, a quasi 84 anni, è più vivo che mai.

  • Federico Traversa

    Genova 1975, si occupa da anni di musica e questioni spirituali. Ha scritto libri e collaborato con molti volti noti della controcultura – Tonino Carotone, Africa Unite, Manu Chao, Ky-Many Marley – senza mai tralasciare le tematiche di quelli che stanno laggiù in fondo alla fila. La sua svolta come uomo e come scrittore è avvenuta grazie all'incontro con il noto prete genovese Don Andrea Gallo, con cui ha firmato due libri di successo. È autore inoltre autore di “Intervista col Buddha”, un manuale (semi) serio sul raggiungimento della serenità mentale grazie all’applicazione psicologica del messaggio primitivo del Buddha. Saltuariamente collabora con la rivista Classic Rock Italia e dal 2017 conduce, sulle frequenze di Radio Popolare Network (insieme a Episch Porzioni), la fortunata trasmissione “Rock is Dead”, da cui è stato tratto l’omonimo libro.

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Appunti sulla mondialità

Lo scontro geopolitico per l’Ucraina

L’attuale crisi politica e militare che vede al centro l’Ucraina è determinata da due ordini di fattori, entrambi di natura geopolitica. In primo luogo siamo di fronte a un proseguimento della Guerra Fredda che, con altri metodi, continua a determinare i rapporti di forza tra Occidente e Russia: né la Nato ha mai rinunciato all’antico obiettivo di avvicinare sempre di più la propria forza militare al confine russo, né la Russia ha mai cambiato il suo giudizio su tale mossa, considerata un pericolo da scongiurare. Per trovare le radici di queste tensioni si può risalire fino al 1989, quando – almeno secondo la narrazione russa – George Bush senior e Mikhail Gorbaciov si accordarono affinché la riunificazione della Germania e il ritiro delle truppe sovietiche non aprissero le porte all’allargamento della Nato verso est. Fu Bill Clinton, invece, a insistere perché l’Unione Europea, quando arrivarono le domande di ingresso da parte dei Paesi dell’Est, richiedesse anche la volontà di “aderire ai principi” della Nato. Così è effettivamente andata sia per i Paesi baltici sia per diversi Stati “satellite” dell’Unione Sovietica, entrati sia nell’UE sia nella Nato.

Ma Mosca non cederà mai sull’Ucraina, che per Vladimir Putin rappresenta un limite invalicabile e che rimane legata alla sua identità storica di granaio, arsenale e miniera dell’URSS. L’Ucraina ha il destino nel suo stesso nome, che significa “al confine”: culturalmente e politicamente il Paese è diviso in due, una parte guarda all’Unione Europea e l’altra, anche per motivi linguistici, continua ad avere Mosca come punto di riferimento. Nel 2008 la richiesta dell’Ucraina di aderire alla Nato, caldeggiata dagli USA, era stata stoppata da Italia, Francia e Germania al Vertice di Bucarest; poi le tensioni sono continuate con l’annessione russa della Crimea e la secessione di fatto del Donbass.

Il secondo ordine di fattori all’origine di questa crisi riguarda il ruolo geopolitico della Russia. Il grande Paese euro-asiatico, potenza militare ma non economica, negli ultimi anni ha fatto passi da gigante per conquistare una leadership geopolitica su scala mondiale. Oltre a controllare la Bielorussia e avere stanziato contingenti militari in Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan, si è affermata come riferimento politico per la Serbia, la Georgia e l’Armenia. Allargando lo sguardo, ha appena vinto il conflitto siriano insieme a Iran e Turchia sbaragliando l’ISIS e, insieme alla Turchia, controlla la Libia. Attraverso il Wagner Group, opaca società che gestisce mercenari ed è molto vicina al Cremlino, ha interessi in 23 Paesi africani e ha appena firmato un accordo con il Sudan per costruire una base navale sul Mar Rosso. In America Latina Putin ha promesso a Cuba e Venezuela sostegno militare in chiave antistatunitense e ha appena firmato un accordo con l’Argentina per fornire aerei da combattimento e addestramento ai militari.

Questo riposizionamento globale di Mosca è stato agevolato, economicamente e non solo, dalla firma dell’accordo per la fornitura di metano alla Cina, avvenuta nel 2014: oltre a garantire ai russi un cliente di prim’ordine in alternativa all’Europa, il patto ha sancito un’alleanza strategica con ricadute a livello mondiale. Semplificando, si è innescata una dinamica per la quale Mosca alza la voce e fa vedere le armi, poi Pechino media, ricuce e chiude gli accordi commerciali.

Tornando all’Ucraina, in questa prospettiva è necessario ricordare la differenza tra Cina e Russia: per gli USA la Cina è un nemico, la Russia “solo” un antagonista, tra l’altro fortemente dipendente dagli scambi commerciali con l’Occidente. Alla fine dei conti, con l’invio di truppe al confine ucraino Putin sta chiedendo che gli venga riconosciuto il ruolo di garante della stabilità in Europa e, di conseguenza, che i confini geopolitici russi siano rispettati: perciò l’Ucraina deve restare uno Stato cuscinetto. Potrebbe anche spuntarla, perché per gli USA la vera posta in gioco è nel Pacifico, non certo in Europa. Caso mai il problema ce l’ha l’Europa, che rischia una guerra e che, in ogni caso, dovrà gestire praticamente da sola l’ingombrante vicino russo.

  • Alfredo Somoza

    Antropologo, scrittore e giornalista, collabora con la Redazione Esteri di Radio Popolare dal 1983. Collabora anche con Radio Vaticana, Radio Capodistria, Huffington Post e East West Rivista di Geopolitica. Insegna turismo sostenibile all’ISPI ed è Presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale e di Colomba, associazione delle ong della Lombardia. Il suo ultimo libro è “Un continente da Favola” (Rosenberg & Sellier)

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    A fine giornata selezioniamo il fatto nazionale o internazionale che ci è sembrato più interessante e lo sviluppiamo con il contributo dei nostri ospiti e collaboratori. Un approfondimento che chiude la giornata dell'informazione di Radio Popolare e fa da ponte con il giorno successivo.

    L’Orizzonte delle Venti - 18-09-2025

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    San Siro, Scavuzzo: “Se passano emendamenti sostanziali rischia di saltare tutto”

    Dopo che la Giunta del Comune di Milano ha licenziato la delibera per la vendita dello stadio di San Siro, la palla ora passa al Consiglio comunale, che dovrà votare il provvedimento giovedì 25 settembre, e non più il 29. Nonostante sia possibile presentare emendamenti al testo, per la giunta il documento è immodificabile: “È frutto di un lavoro che ha gli elementi essenziali del contratto, una cosa molto tecnica ma anche politica”, ha detto ai nostri microfoni la vicesindaca Anna Scavuzzo. Nel caso di un emendamento di sostanza votato dalla maggioranza dei consiglieri, infatti, “le squadre potranno rigettare l’intera proposta”. Una sorta di prendere o lasciare per i consiglieri comunali. Secondo la vicesindaca Scavuzzo, dopo due mesi di confronto e dopo le modifiche alla versione di luglio, adesso “si chiude”. L’intervista integrale di Luigi Ambrosio nella nostra trasmissione “L’Orizzonte”.

    Clip - 18-09-2025

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    Esteri di giovedì 18/09/2025

    1) “La gente non lascia Gaza City perché non sa dove andare o perché non può permetterselo”. Migliaia di persone restano nella città della striscia, mentre l’esercito continua a bombardarla. (Jacob Granger - MSF) 2) “Israele sta commettendo un genocidio, ma gli altri paesi hanno l’obbligo giuridico di fare tutto ciò che possono per impedirglielo”. In esteri la seconda puntata dell’intervista a Chris Sidoti, giudice della commissione Onu. (Valeria Schroter, Chris Sidoti - Commissione Onu d'inchiesta per i territori palestinesi) 3) La Francia ancora in piazza. Un milione di persone mobilitate dai sindacati per protestare contro la legge di bilancio di Bayrou. (Veronica Gennari) 4) La tragedia umanitaria della guerra in Sudan, e i sudanesi che resistono. Premiata in Norvegia una rete di associazioni comunitarie che lavorano per favorire l’ingresso di aiuti. (Irene Panozzo, analista politica) 5) Donald Trump alla corte britannica. La luna di miele tra Keir Starmer e il presidente Usa è soprattutto una questione di business. (Marco Colombo, giornalista) 6) World Music. Together for Palestine, il concerto organizzato da Brian Eno a Londra contro il genocidio. (Marcello Lorrai)

    Esteri - 18-09-2025

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    L'Orizzonte di giovedì 18/09 18:34

    L'Orizzonte è l’appuntamento serale con la redazione di Radio Popolare. Dalle 18 alle 19 i fatti dall’Italia e dal mondo, mentre accadono. Una cronaca in movimento, tra studio, corrispondenze e territorio. Senza copioni e in presa diretta. Un orizzonte che cambia, come le notizie e chi le racconta. Conducono Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro.

    L’Orizzonte - 18-09-2025

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    Alessio Lega ricorda Fausto Amodei: "Sublime la sua scrittura, una persona tenera e ironica"

    È morto a 91 anni Fausto Amodei, figura cruciale per la canzone popolare italiana che alla fine degli anni cinquanta aveva contribuito a fondare il Cantacronache, il primo esperimento di canzone politica “d’autore” in Italia. Tra i suoi capolavori 'Per i morti di Reggio Emilia', una delle canzoni popolari e politiche più suonate nelle piazze d’Italia. Ma "le sue canzoni sono riuscite ad andare ben oltre il suo nome” diventando parte dell’immaginario collettivo, ricorda il cantautore Alessio Lega ai microfoni di Radio Popolare. Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia.

    Clip - 18-09-2025

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    Poveri ma belli di giovedì 18/09/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 18-09-2025

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    Vieni con me di giovedì 18/09/2025

    Inizia la Milano Green Week! gli eventi e iniziative le presenta l'assessora al verde, Elena Grandi. Rachele di Magiafiori, la nostra chef vegetale ci sugegrisce poi un menù tutto...green. Marcello ed Elisa, infine, ascoltatori/educatori ci han scritto per raccontarci La Rosa dei Venti, l'associazione che da anni nel comasco, lavora per l'inclusione di persone con disturbi di personalità. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

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    Volume di giovedì 18/09/2025

    In compagnia di Niccolò Vecchia telefoniamo ad Alessio Lega per ricordare, nel giorno della sua scomparsa, Fausto Amodei, un vero simbolo della canzone politica d’autore italiana. Segue mini live in studio con il giovane jazzista Francesco Cavestri in vista del suo concerto al Blue Note di martedì prossimo. Nella seconda parte siamo in compagnia di Piergiorgio Pardo, nostro ospite fisso per la rubrica LGBT, con cui parliamo del film “I segreti di Brokeback Mountain” e alcuni eventi del weekend. Concludiamo con una telefonata a Marina Catucci da New York, per commentare l’improvvisa sospensione dello show di Jimmy Kimmel dalla rete Abc, a seguito di una frase “scomoda” su Charlie Kirk detta dal conduttore in trasmissione.

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