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Piovono Rane

Quando sarà il tempo della riconciliazione

Quando un Paese è stato lacerato al suo interno da un conflitto violento, a un certo punto si pone la questione della riappacificazione.

È storico, è strutturale – e per fortuna: dall’amnistia di Togliatti in Italia alla Truth and Reconciliation Commission nel Sudafrica post razzista.

E _absit iniutia verbis_ nei paragoni, naturalmente: ogni schiumare della storia ha le sue peculiarità, le sue differenze.

Ma nel corso del 2022, se davvero sarà l’anno dell’uscita dalla pandemia, un Paese maturo, intelligente, pragmatico e non vendicativo deve chiedersi se e quando giungerà il tempo di una riconciliazione anche con quel 10 per cento scarso di italiani – comunque milioni di persone – che non hanno voluto partecipare allo sforzo collettivo per debellare il virus, vuoi per ignoranza, vuoi per paura, vuoi per convinzioni che personalmente considero al limite del pensiero magico.

Questa guerra civile delle anime, diciamo la verità, non è stata cosa gradevole nemmeno per chi l’ha combattuta dalla parte giusta.

Ha diviso famiglie e distrutto amicizie, tra l’altro.

Ha indebolito il sindacato, principale corpo intermedio del Paese, sempre più prezioso in una società atomizzata.

Ha mandato in vacca – speriamo provvisoriamente – qualsiasi riflessione seria su una questione vitale per il futuro come il capitalismo della sorveglianza.

Ma soprattutto ha funzionato come potentissima arma di distrazione di massa in un contesto socioeconomico di impoverimento diffuso e di allargamento (ulteriore!) di una forbice sociale che ormai grida vendetta a Dio, mentre perfino gli adolescenti muoiono sul lavoro e la marea avvelenata della precarietà si allarga su su fino agli ultra cinquantenni – e la sinistra partitica sfuma nel nulla della sua insignificanza, regalando ogni spazio d’istanza sociale a destre sempre più impresentabili (guardiamolo, l’angosciante laboratorio della Francia dove la politica è ormai solo terreno conteso tra neoliberisti, razzisti e neoliberisti razzisti).

Ecco, a proposito di destre. Stanno facendo, come sempre il loro mestiere, che è quello di dividere in fazioni contrapposte la base della piramide sociale, perché se ne possa giovare il vertice. È così, dal 1922 in avanti. Lo sarà ancora di più nel 2022. L’esclusione sociale è il loro pane. Non mi sembra una grande idea alimentarla.

C’è, ovviamente, una questione di gradualità, di tempi.

C’è l’esigenza di non far sentire preso in giro il 90 per cento di persone ragionevoli, che con questa razionalità hanno superato anche i loro umani dubbi, con quello che potrebbe sembrare un italianissimo condono, se affrettato e mal gestito.

E probabilmente c’è anche – ancora – una questione sanitaria: quando potremmo dire che la pandemia è davvero alle spalle, e che quindi un processo di riconciliazione è possibile? Basta la fine dello stato d’emergenza, fra poco più di un mese? Occorre aspettare una dichiarazione in questo senso dell’Oms? Bisogna prima vedere se si rialzerà l’allarme in autunno?

Ci sono tante cose intrecciate, insomma.

Che però forse, nell’interesse sociale, potremmo iniziare a sottoporre a dibattito e confronto pubblico.

  • Alessandro Gilioli

    Nato a Milano nel 1962, laureato in Filosofia alla Statale. Giornalista dai primi anni 80, ho iniziato a Rp da ragazzo poi ho girato per diversi decenni tra quotidiani, settimanali e mensili. Ho scritto alcuni libri di politica, reportage e condizioni di lavoro, per gli editori più diversi. Tornato felicemente a Radio Popolare dall'inizio del 2021.

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Appunti sulla mondialità

Un mese per ricordare la storia cancellata

«Se una razza non ha una storia, non ha delle tradizioni utili, essa diventa un fattore insignificante nel pensiero del mondo, e si trova in pericolo di essere sterminata». Così scriveva Carter Godwin Woodson, lo storico afroamericano che nel 1915 fondò l’Associazione per lo Studio della Vita e della Storia dei Neri Americani. Sottolineando l’importanza di recuperare la propria storia e farla conoscere, nel 1926 Woodson annunciò la nascita della Settimana della Storia dei Neri. Un appuntamento annuale fissato a febbraio, diventato nel 1970 Mese per la Storia dei Neri e nel 1976 evento nazionale, quando il presidente Gerald Ford lo inserì nel calendario ufficiale degli Stati Uniti. Qualche anno più tardi anche il Canada e il Regno Unito hanno adottato questa modalità di ripercorrere la storia dei popoli afroamericani, a lungo negata e oscurata. Letteratura, scienza, arti, politica sono solo alcuni campi nei quali si ricorda il contributo della storia nera alla nascita delle nazioni americane. Gli afroamericani sono stati infatti una componente importantissima nella storia del Nordamerica in entrambe le fasi della loro presenza: come manodopera schiava, nella produzione di quelle materie prime che, poi trasformate, fecero diventare gli Stati Uniti una potenza industriale; e successivamente da uomini e donne liberi, impegnati in ogni settore della vita pubblica della federazione. Grazie all’informazione e più in generale ai vari media a partire da cinema e televisione, sappiamo molte cose sulla lenta emancipazione degli afroamericani statunitensi, dalla schiavitù fino all’elezione del primo presidente nero nel 2009.

In realtà, la diaspora nera nel continente americano è stata ancora più cospicua nell’America non anglosassone, almeno numericamente, con le varie enclave afroamericane delle ex colonie spagnole, le isole caraibiche già francesi o inglesi, oggi a maggioranza afrodiscendente, e con il Brasile, grande colonia schiavista portoghese. Eppure in Italia è poco e frammentario ciò che si sa del mondo afroamericano dell’America Latina. Il libro di Diego Battistessa America Latina afrodiscendente, una storia di (R)esistenza, pubblicato dalle Edizioni Arcoiris, va a colmare questo vuoto. I 133 milioni di afrodiscendenti latinoamericani, un quarto dei quali vive nel solo Brasile, hanno una loro storia che raramente è stata raccontata dalla storia ufficiale, anche in America. Battistessa incrina lo stereotipo del nero che soffre passivamente sotto la frusta del padrone nella piantagione e ci illustra numerose pagine di ribellione, con i profili dei condottieri che guidarono la diaspora a ritrovare una nuova libertà nei quilombos brasiliani, nei palenques della Colombia o nelle Blue Mountains giamaicane: repubbliche e regni africani indipendenti in terre americane, perché l’anelito di libertà non era stato annientato dalla frusta dei capataces.

Si tratta di storie di resistenza ma anche di partecipazione alle guerre per l’emancipazione dagli Stati coloniali europei, soprattutto nei Paesi del Cono Sud, fino alla grande rivoluzione nera che portò all’indipendenza di Haiti nel 1804, secondo Paese americano dopo gli Stati Uniti a liberarsi dal colonialismo. Storie di ieri e di oggi, perché la lotta per i diritti degli afroamericani, che ancora scontano la loro posizione subordinata al mondo dei bianchi, non è cessata. Anzi, nell’ultimo capitolo del suo libro Battistessa ci racconta le odierne battaglie di donne afroamericane che su diversi fronti continuano una lotta centenaria.

La condizione femminile nella realtà afroamericana è il tema di un altro libro pubblicato in Italia recentemente su questo tema: Mujeres. Frammenti di vita dal cuore dei Caraibi dell’antropologo Raúl Zecca Castel, sempre edito da Arcoiris. Zecca Castel segue la vita di sette donne di origine haitiana che vivono nei bateyes della Repubblica Dominicana, i villaggi dei braccianti della canna da zucchero che tuttora ricordano drammaticamente i tempi della schiavitù. È importante che in Italia siano stati pubblicati questi due libri su un tema apparentemente estraneo alla nostra storia e che invece ci appartiene, anche se lo abbiamo oscurato dimenticando il passato da colonizzatori in Africa.

 

  • Alfredo Somoza

    Antropologo, scrittore e giornalista, collabora con la Redazione Esteri di Radio Popolare dal 1983. Collabora anche con Radio Vaticana, Radio Capodistria, Huffington Post e East West Rivista di Geopolitica. Insegna turismo sostenibile all’ISPI ed è Presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale e di Colomba, associazione delle ong della Lombardia. Il suo ultimo libro è “Un continente da Favola” (Rosenberg & Sellier)

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Mia cara Olympe

Valentini-Majorana: il gesto di Diana

Nascere al sud, scegliere o comunque decidere di andarsene, mantenere con la propria terra un legame complesso, contraddittorio, in cui ora prevale la luce dell’estate e della bellezza, ora il buio di mali antichi e guai moderni. E chiedersi cosa si può fare, se si può esserci non essendoci, come restituire qualcosa a quel luogo che, nonostante tutto, si continua a sentire come l’unico che ci fa, ogni volta e allo stesso tempo e in somma misura, disperare e innamorare.  Capita a molte e molti, quelli che a Sud sono nati e vivono in  un qualche altrove.

Ogni anno, racconta il rapporto Svimez 2020, il sud di questo paese vive un’emorragia impressionante di cittadini, ogni anno la crisi demografica, dovuta all’emigrazione e al gelo delle nascite, si aggrava: “Nel 2018 si sono cancellati dal Mezzogiorno oltre 138mila residenti, di cui 20 mila hanno scelto un paese estero come residenza, una quota decisamente più elevata che in passato, come più elevata risulta la quota dei laureati, un terzo del totale… Il flusso di emigrati dal Sud verso il Centro-Nord ha raggiunto nel 2018 circa 118mila unità, 7 mila in più dell’anno precedente. Le partenze più consistenti avvengono nelle regioni più grandi come la Campania con 33,8 mila unità, la Sicilia con 28,7 mila e la Puglia con 21,2mila unità; ad esse si unisce la Calabria (14,8 mila) che presenta il più elevato tasso migratorio, 4,5 per mille seguita da Basilicata (3,8 per mille) e Molise (3,5 per mille)”.

In questo flusso migratorio, in questo flusso di energie e talenti che vanno a spendersi altrove, c’è anche Diana, l’ex studentessa del Valentini -Majorana – siamo in Calabria, a Castrolibero, provincia di Cosenza – occupato da giorni per protestare contro un professore, accusato di avere molestato, a lungo impunemente, le sue allieve. Di quella scuola sono in questi giorni piene le cronache: sono arrivate le telecamere e gli ispettori, sono intervenuti i ministri assicurando sostegno e trasparenza sulla vicenda, è stata aperta un’inchiesta giudiziaria che dovrà chiarire non solo le responsabilità, ma anche le omissioni, alcuni prof hanno firmato una bella lettera in cui ringraziano le studentesse e gli studenti. E tutto è partito da un gesto, quello di Diana che ha aperto una pagina Instagram call.out.valentini.majorana, ha raccontato la lunga storia di molestie subite, ha creato uno spazio, quello che è riuscita ad avere per sé, anche per le altre.”La maturazione – ha raccontato a Repubblica – è avvenuta a Milano, in ateneo. Ho preso a frequentare ragazze più grandi di me, poi un collettivo femminista. Mi hanno fatto capire che tutto ciò che una donna subisce, tutto ciò per cui non è consenziente, è violenza. Oggi questo concetto è dentro di me e mi ha fatto rivedere la mia vita adolescenziale. Oggi, sì, sono una femminista”.
Il gesto di Diana a me è suonato come una restituzione, la migliore possibile. Al luogo in cui è nata e alla sua gente, alle sue amiche e persino, e giustamente, a chi amico non è stato, a chi ha molestato o ha sottovalutato quello che in quella scuola andava succedendo a lei e ad altre e che non poteva continuare a godere del silenzio e dell’impunità. Quella restituzione è figlia di una consapevolezza raggiunta altrove, ed è questa la ricchezza del poter essere qui e lì.

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

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L'Ambrosiano

Fazio, Crozza, l’ora di catechismo di Francesco e la putredine

Benedetti i comici! Se Crozza non l’avesse messa sulla satira («ora di catechismo cattolico in prima serata») l’intervista di Fazio al Papa sarebbe finita col gossip d’uno scoop. Allora: “Che tempo che fa”? E l’evento su Rai 3? Tempo di frutti in un panorama culturale, politico, sociale anemico.

Primo frutto: “di sinistra” è chi ha credibilità, autorevolezza, lungimiranza, dice cose forti su: dignità della persona, lotta alle ingiustizie, tutela del Creato, ricerca del senso d’una vita che va vissuta da tutti dignitosamente; il Papa «ultimo socialista» (Saviano)? No, Francesco «sentinella del mattino» d’una socialità da rifondare e d’un cristiano che sa di vangelo.

Secondo: il Papa mostra che la politica non è finita, ma è altra cosa rispetto a collusioni col potere e autoreferenzialità praticate dalla Chiesa; è disporre di: idee, passioni, progetti, sogni e insieme sporcarsi le mani con sofferenze degli uomini e mali del mondo; Francesco da Fazio ha dato nome ai soggetti verso cui bisogna smetterla d’essere indifferenti e a chi procura morte e ingiustizie.

Terzo: Michele Serra ha fatto l’identikit del “politico cattolico”: Mattarella; non è super partes (come s’è ripetuto cercando di sterilizzarne l’elezione), ma esponente della tradizione cattolico-popolare; l’Italia non è più un Paese cattolico, ma i cattolici, minoranza, han pensieri e visione dell’uomo; possono servire le istituzioni e non servirsene o metter prima se stessi: lo impone l’esser cittadini.

Quarto: il Papa ha fatto “catechismo” (in greco katekeo è: “istruire a viva voce”) con parole che possono dare la vita o la morte: lager libici; aggressività sociale e bullismo; cultura dell’indifferenza; guerre; mondanità spirituale «peggio dei papi libertini perché fa crescere il clericalismo, una perversione della Chiesa che genera rigidità e sotto ogni genere di rigidità c’è putredine». Putredine, parola dura, inusitata in un Papa: decomposizione di cadaveri, marcio, interessi inconfessabili: finanza, abusi su bambini e donne da parte del clero, magari coperti da vescovi, ma piaga senza etichette nel mondo quando sopraffazione umilia e trionfa; mentre per Francesco «puoi guardare uno dall’alto solo quando lo aiuti a risollevarsi».

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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Il tè nel deserto

After Love

“After Love” del regista anglo-pakistano Aleem Khan ha ricevuto sei premi del British Independent Film Awards e arriva dall’ultimo Festival di Cannes.

“After Love” di Aleem Khan comincia con una ripresa allungata in una casa di Dover: un uomo e una donna stanno chiacchierando dalla cucina alla sala. La donna, un’inglese con chador, sta preparando il tè al marito musulmano, un pakistano immigrato in Inghilterra. Nel giro di pochissimi minuti il marito smette di parlare e la moglie lo ritrova morto. Questo è solo l’antefatto, perché il film vero e proprio inizia adesso. Mary (Joanna Scanlan), convertita alla religione islamica per amore trova tra i documenti di Ahmed quello di una donna francese che vive a Calais, sull’altra sponda della Manica. Totalmente all’oscuro del segreto che si cela dietro a questa foto, Mary parte per Calais alla ricerca di quella donna.
Il regista Aleem Khan con “After Love” è al suo primo lungometraggio, girato con uno stile che rende al minimo i dialoghi, esaltando espressioni, piccole azioni e silenzi. Un’esplorazione sul modo in cui costruiamo la nostra idea di identità e per chi la costruiamo, come ha dichiarato lo stesso regista. “Essendo io anglo-pakistano, cresciuto tra due culture diverse, mi sono chiesto cosa ci spinge a cambiare il nostro comportamento a seconda dell’ambiente e delle persone con cui siamo: se per renderci più accettabili o per paura di essere rifiutati”.
“After Love” potrebbe essere un tentativo di risposta.

  • Barbara Sorrentini

    Laureata in filosofia, giornalista, conduttrice e autrice a Radio Popolare. Dal 2002 cura e conduce la trasmissione “Chassis” e per qualche anno ha realizzato “Vogliamo anche le rose”, dedicata ai documentari. Per Radio Popolare ha condotto i diversi contenitori culturali e tuttora realizza servizi e interviste per trasmissioni e Gr. Tra le ultime trasmissioni “A casa con voi” e “Fino alle 8” con la rassegna stampa del mattino. È stata direttrice artistica del Festival dei beni confiscati alle mafie. Ha collaborato con La Repubblica, E-Il Mensile, Pagina 99, blogger per MicroMega, Cineforum Web, Cinecittà News, 8 1/2. È tra i curatori del libro Entretiens- Nanni Moretti, edito dai Cahiers du Cinéma, ed è tra gli autori della Guida ai film per ragazzi (Il Castoro). È stata consulente dell’Assessorato alla Cultura di Milano (2012-2013).

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    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

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    "From Genesis to Revelation" è una trasmissione radiofonica dedicata al rock-progressive, attiva regolarmente dal 1999. Condotta da Renato Scuffietti e Matthias Scheller, offre un'ora settimanale di musica prog, spaziando dai grandi classici dei seventies al newprog e al prog sinfonico, con interviste, recensioni e monografie sui sottogeneri. Nata come un hobby, è diventata un importante punto di riferimento per gli appassionati del genere.

    From Genesis To Revelation - 10-11-2025

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    Jazz Anthology di lunedì 10/11/2025

    "Jazz Anthology", programma storico di Radio Popolare, esplora la lunga evoluzione del jazz, dalla tradizione di New Orleans al bebop fino alle espressioni moderne. Il programma, con serie monografiche, valorizza la pluralità e la continuità del jazz, offrendo una visione approfondita di questo genere musicale spesso trascurato dai media. La sigla del programma è "Straight Life" di Art Pepper, tratto da "Art Pepper Meets The Rhythm Section" (1957).

    Jazz Anthology - 10-11-2025

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    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

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    Il Suggeritore Night Live, ogni lunedì dalle 21:30 alle 22:30 dall’Auditorium Demetrio Stratos, è un night talk-show con ospiti dello spettacolo dal vivo che raccontano e mostrano estratti dei loro lavori. Gli ascoltatori possono partecipare come pubblico in studio a partire dalle 21.00. E spesso, il Suggeritore NL vi propone serate speciali di stand up, slam poetry, letture di drammaturgia contemporanea, imprò teatrale. Vi aspettiamo!

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    Jailhouse Rock di lunedì 10/11/2025

    "Jailhouse Rock", trasmissione di Radio Popolare e Popolare Network, esplora il legame tra musica e carcere. Ogni lunedì dalle 20.30 alle 21.30, a cura di Patrizio Gonnella e Susanna Marietti, il programma include storie e suoni dal mondo delle prigioni, con la partecipazione di detenuti dei carceri di Rebibbia e Bollate che realizzano un Giornale Radio dal Carcere e cover di artisti. Scopri di più su http://www.jailhouserock.it/ e https://www.facebook.com/Jailhouse-Rock-451755678297925/

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    L'Orizzonte delle Venti di lunedì 10/11/2025

    A fine giornata selezioniamo il fatto nazionale o internazionale che ci è sembrato più interessante e lo sviluppiamo con il contributo dei nostri ospiti e collaboratori. Un approfondimento che chiude la giornata dell'informazione di Radio Popolare e fa da ponte con il giorno successivo.

    L’Orizzonte delle Venti - 10-11-2025

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    Marcia indietro leghista: educazione sessuale alle medie solo se lo vogliono i genitori

    La Lega al Senato ha deciso di fare marcia indietro sull’educazione sessuale e affettiva nelle scuole. Dopo avere condiviso con Valditara la linea dura che prevede il no all’educazione nelle scuole medie e il sì alle superiori condizionato dal consenso dei genitori, ora la Lega dà il via libera alle lezioni anche alle medie, ma sempre subordinate al consenso dei genitori. Una giravolta dettata probabilmente dalla freddezza degli alleati ma ancor di più dall’opposizione che stava montando tra gli insegnanti. La proposta leghista in ogni caso non è la vera soluzione che sarebbe necessaria, perché in ogni caso tutto dipenderà dal sì dei genitori. Valeria Valente, ex presidente della commissione femminicidi, senatrice del Pd. L'intervista a Valeria Valente, ex presidente della commissione femminicidi e senatrice del Pd.

    Clip - 10-11-2025

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    Esteri di lunedì 10/11/2025

    1) Al via la Cop30. A Belem, il presidente Lula ha aperto i negoziati sul clima. Parallelamente, è iniziato anche il controvertice dei popoli, che porta al centro le voci dei movimenti e delle comunità indigene. (Francesco Martone, presidente dell’assemblea dei giudici del Tribunale Internazionale dei Diritti della natura) 2) Trent’anni fa veniva ucciso Ken Saro Wiwa, l’attivista e poeta nigeriano ucciso per aver protestato contro le multinazionali dell’industria petrolifera e i loro danni ambientali. Il ricordo di esteri. 3) Un presidente siriano alla casa bianca. Per la prima volta nella storia del paese, il presidente Al Sharaa visita il presidente degli stati uniti in un incontro cruciale per il futuro della Siria. (Marco Magnano) 4) La BBC nell’occhio del ciclone. I vertici dell’emittente pubblica britannica si dimettono per uno scandalo sulla manipolazione delle notizie. (Elena Siniscalco) 5) India, esplosione a New Delhi all’esterno dello storico Red Fort. Almeno 8 persone uccise. La polizia indaga sull’accaduto. (Emanuele Valenti) 6) Francia, dopo 21 giorni di carcere Nicolas Sarkozy da oggi è in libertà vigilata. Si conclude così l’epopea che l’ex presidente aveva descritto come un martirio. (Francesco Giorgini) 7) Serie Tv. Pluribus, su AppleTv la nuova creazione dell’autore di Breaking Bad (Alice Cucchetti)

    Esteri - 10-11-2025

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    L'Orizzonte di lunedì 10/11 18:35

    L'Orizzonte è l’appuntamento serale con la redazione di Radio Popolare. Dalle 18 alle 19 i fatti dall’Italia e dal mondo, mentre accadono. Una cronaca in movimento, tra studio, corrispondenze e territorio. Senza copioni e in presa diretta. Un orizzonte che cambia, come le notizie e chi le racconta. Conducono Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro.

    L’Orizzonte - 10-11-2025

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    Poveri ma belli di lunedì 10/11/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 10-11-2025

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    Identità perdute e ritrovate: gli Oodal raccontano il nuovo album

    È uscito “Vivere Le Vite degli Altri”, secondo album della band toscana Oodal che oggi è passata a trovarci a Volume. Scritto in gran parte in un casolare di montagna, l’album si muove tra elettronica e dream pop, esplorando il tema dell’identità: “Parla di perderla, ritrovarla e non capirla”, racconta la band ai microfoni di Radio Popolare, e di vivere esperienze così in simbiosi che a volte ti sembra di aver vissuto anche la vita di qualcun altro. Ascolta il MiniLive degli Oodal.

    Clip - 10-11-2025

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    Vieni con me di lunedì 10/11/2025

    Vieni con me è una grande panchina sociale. Ci si siedono coloro che amano il rammendo creativo o chi si rilassa facendo giardinaggio. Quelli che ballano lo swing, i giocatori di burraco e chi va a funghi. Poi i concerti, i talk impegnati e quelli più garruli. Uno spazio radiofonico per incontrarsi nella vita. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

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    Volume di lunedì 10/11/2025

    Dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 16.00, Elisa Graci e Dario Grande vi accompagnano alla scoperta del suono di oggi: notizie, tendenze e storie di musica accompagnate dalle uscite discografiche più imperdibili, interviste con artisti affermati e nuove voci, mini live in studio e approfondimenti su cinema, serie TV e sottoculture emergenti. Il tutto a ritmo di giochi, curiosità e tanta interazione con il pubblico. Non fartelo raccontare, alza il Volume!

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