Il tè nel deserto

Belfast

Gli scontri tra protestanti e cattolici nell’Irlanda del Nord a fine anni ‘60. Al cinema “Belfast” di Kenneth Branagh.

Poche settimane fa è uscito al cinema “Assassinio sul Nilo” di e con Kenneth Branagh nei panni di Hercule Poirot. Per capire la duttilità di questo regista e attore, appassionato di Shakespeare e con una filmografia che lo vede interprete da Woody Allen ad Harry Potter, da Robert Altman a Cristopher Nolan, arriva nelle sale l’attesissimo “Belfast”. Atteso perché è in parte autobiografico pur essendo storico, atteso perché è già entrato nelle classifiche dei film migliori di sempre, perché ha lo colonna sonora di Van Morrison, che ha pure scritto un pezzo esclusivamente per il film, atteso perché è candidato a sette premi Oscar, compresi quelli per il miglior film dell’anno e per quello internazionale, sfidando “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino. In rigoroso bianco e nero “Belfast” è ambientato in Irlanda del Nord dove Branagh è nato e ha vissuto la prima parte della sua infanzia. È la fine degli anni ‘60 e il punto di vista è quello di Buddy, un ragazzino di nove anni, figlio di protestanti, in un quartiere in cui convivono con i cattolici. Kenneth Branagh segue gli scontri, gli attacchi di strada, il conflitto religioso e le repressioni della Polizia. Unico punto di riferimento è la sua famiglia: il padre che lavora in Inghilterra e vorrebbe portare tutti là, i nonni che danno lezioni di vita al ragazzo e la madre che risolve ogni problema. “Belfast” è il ritratto di un’epoca, di una pagina storica raccontata da chi l’ha vissuta.

  • Barbara Sorrentini

    Laureata in filosofia, giornalista, conduttrice e autrice a Radio Popolare. Dal 2002 cura e conduce la trasmissione “Chassis” e per qualche anno ha realizzato “Vogliamo anche le rose”, dedicata ai documentari. Per Radio Popolare ha condotto i diversi contenitori culturali e tuttora realizza servizi e interviste per trasmissioni e Gr. Tra le ultime trasmissioni “A casa con voi” e “Fino alle 8” con la rassegna stampa del mattino. È stata direttrice artistica del Festival dei beni confiscati alle mafie. Ha collaborato con La Repubblica, E-Il Mensile, Pagina 99, blogger per MicroMega, Cineforum Web, Cinecittà News, 8 1/2. È tra i curatori del libro Entretiens- Nanni Moretti, edito dai Cahiers du Cinéma, ed è tra gli autori della Guida ai film per ragazzi (Il Castoro). È stata consulente dell’Assessorato alla Cultura di Milano (2012-2013).

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    Da questa mattina più di 40 persone sono state uccise dai raid israeliani nella striscia di Gaza, la stragrande maggioranza nel nord. I morti del 7 ottobre sono ormai quasi 43mila, e secondo il ministro della salute palestinese i feriti sono più di 100mila, e considerando la situazione degli ospedali nella striscia la possibilità che anche solo una piccola percentuale di questi riceva le cure di cui necessita si riduce ogni giorno di più. Le ferite, fisiche e psicologiche, cambieranno la popolazione della striscia di Gaza per sempre, ben oltre il purtroppo ancora lontano cessate il fuoco. In più, un rapporto pubblicato oggi dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo stima che la povertà nello Stato di Palestina salirà al 74,3% nel 2024, colpendo 4,1 milioni di persone, di cui 2,61 milioni di nuovi poveri. Secondo questo rapporto, in un anno di bombardamenti lo sviluppo socio economico della striscia di Gaza è stato ritardato di 69 anni. Il report suggerisce anche che un piano completo di ripresa e ricostruzione, che unisca gli aiuti umanitari con investimenti strategici nella ripresa e nella ricostruzione, insieme alla rimozione delle restrizioni economiche e alla promozione di condizioni che favoriscano la ripresa, potrebbe aiutare a mettere l'economia palestinese su un percorso di ripristino per riallinearsi ai piani di sviluppo palestinesi entro il 2034. Ma questo scenario può realizzarsi solo se gli sforzi di ripresa non saranno limitati. Il punto, però, è che c’è una buona parte della società – e soprattutto della politica – israeliana che ha altri piani per la striscia di Gaza. Lo si è visto limpidamente con la conferenza organizzata ieri vicino al confine della striscia intitolata “prepariamoci al reinsediamento di Gaza”. Abbiamo chiesto a Eric Salerno, giornalista e scrittore esperto della regione, chi sono le persone che partecipano e organizzano queste iniziative.

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