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Tra Buddha e Jimi Hendrix

Zero Limiti: le grandi onde di Chris Bertish

Se il desiderio di libertà vi stringe il petto, se amate l’oceano e la purezza di sfidare le sue onde, se quando puntate gli occhi verso la linea dell’orizzonte vi sentite davvero vivi, c’è un libro che non potete perdervi. Si intitola “Stoked!” (in italiano é da poco uscito per Tea con il titolo “La Mia Onda”) e lo firma Chris Bertish un tipo davvero fuori dagli schemi. Parliamo di un matto vero, che si definisce uno “waterman” e quando non é a mollo fra le onde é in giro a parlare di ambiente o a tenere seminari per motivare le persone e spingerle ad alzare l’asticella. Esattamente come ha fatto lui, che é stato un big wave surfer senza sponsor capace di vincere il Maverick nel 2010, e che poi si é cimentato in un’impresa pazzesca: attraversare l’Atlantico in stand-up paddle, pagaiando in solitaria per 7400 chilometri, impresa che ha portato a termine nel 2017, dopo novantatré giorni in mare. Capito il soggetto?
Sudafricano, classe 73, Chris é cresciuto sulle coste increspate di Città del Capo, sempre in mare a cercar onde con il papà e i due fratelli maggiori, dalla costa occidentale ad Elands Bay e poi oltre, fino alla Namibia.
Onda dopo onda é diventato sempre più bravo, fino ad iniziare a cimentarsi nel big waves surf, che é un qualcosa del tutto diverso dal resto degli sport su tavola. Questo ristretto club che profuma di salsedine abita un mondo a parte, dove devi essere sempre preparato, concentrato e in forma perché, come scrive Chris: “Una giornata storta potrebbe voler dire che non giocherai mai più”.
I big wave surfers vivono alla giornata perché non sanno quando il mare sarà così generoso da servir loro le onde giganti di cui si nutrono. Se ne stanno perennemente in allerta, attendendo buone notizie dal meteo, 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno, pronti a mollare qualsiasi cosa stiano facendo con un preavviso di uno o due giorni al massimo e saltare su un aereo per volare dall’altra parte del mondo appena ci sono le condizioni giuste.
“È dura” racconta Bertish nel suo libro “essere sempre quello che alle grigliate beve solo birra analcolica perché il mattino dopo deve andare a surfare o perché sta aspettando l’occasione buona”.
Come é dura alzarsi la mattina presto per allenarsi, lasciare un lavoro dopo l’altro perché servono orari flessibili, oppure indebitarsi fino al collo e rompere con la ragazza perché non capisce cosa ti spinge a fare tutto questo.
Eppure quando sei là sopra, il tuo “perché” lo senti forte e chiaro e questo ti pacifica col mondo.
Chris é un pazzo, chiariamolo subito. Non voglio farne un santino e alcune parti di “La Mia Onda” mi hanno dato fastidio. C’é una linea sottile che separa il coraggio dall’incoscienza e lui l’ha superata spesso. In particolare quando ha seguito una mareggiata terrificante lungo il Pacifico, inseguendo le onde alle Hawaii, in California e poi in Messico. Una follia consumata in una manciata di giorni, mangiando poco e dormendo ancora meno. Un’impresa folle ed eroica ma anche stupida perché Chris rischia la pelle e si salva per miracolo da un’onda enorme che lo tira giù per quasi dieci metri! E non contento se la rischia nuovamente a Jaws, raggiungendo le big waves remando, primo surfista documentato a farlo senza farsi trainare dal jet sky, e andando nuovamente vicino alla morte.
Nel mezzo lavori saltuari alternati ad altri più prestigiosi, viaggi, corse, allenamenti estenuanti. Tutto a beneficio di quell’unica passione totalizzante: il surf sulle grandi onde! Quando finalmente, dopo un ginocchio spezzato in otto punti, migliaia di onde surfate, e altrettanti chilometri percorsi, Chris riceve la card per il Mavericks – la manifestazione più importante per i big wave surfers con solo 24 surfisti invitati ogni anno, parliamo del top del top – tutta quella fatica e tutti quei rischi sembrano acquistare un senso.
Grazie ai prestiti di amici e conoscenti mette insieme all’ultimo minuto i soldi per raggiungere gli States, rischia di non arrivare in tempo, è costretto a lasciare l’amata tavola, nuovamente va vicino a perdere la vita ma poi… vince. Senza sponsor, senza santi in paradiso, con tutte le difficoltà del caso, Chris Bertish é il re del Maverick 2010. Peccato che il giorno dopo la giornata più gloriosa di sempre, con la sua faccia stanca e sorridente che appare nei principali tg d’America, debba fare armi e bagagli al volo per tornare in Sudafrica che ha degli appuntamenti di lavoro irrinunciabili, pena il non poter pagare l’affitto.
Ma d’altronde – come ben lascia intendere nel libro – la passione per il mare di Chris non si premia con i soldi.
Si premia con le onde.

  • Federico Traversa

    Genova 1975, si occupa da anni di musica e questioni spirituali. Ha scritto libri e collaborato con molti volti noti della controcultura – Tonino Carotone, Africa Unite, Manu Chao, Ky-Many Marley – senza mai tralasciare le tematiche di quelli che stanno laggiù in fondo alla fila. La sua svolta come uomo e come scrittore è avvenuta grazie all'incontro con il noto prete genovese Don Andrea Gallo, con cui ha firmato due libri di successo. È autore inoltre autore di “Intervista col Buddha”, un manuale (semi) serio sul raggiungimento della serenità mentale grazie all’applicazione psicologica del messaggio primitivo del Buddha. Saltuariamente collabora con la rivista Classic Rock Italia e dal 2017 conduce, sulle frequenze di Radio Popolare Network (insieme a Episch Porzioni), la fortunata trasmissione “Rock is Dead”, da cui è stato tratto l’omonimo libro.

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Mia cara Olympe

Oggi, 26 febbraio 2023

Oggi 26 febbraio ci sono state le primarie del Pd. Hanno votato in tanti, credo sia un bene.

Oggi 26 febbraio su una spiaggia calabrese si contano i morti di un ennesimo naufragio: il mare sconvolto dalla tempesta di scirocco, solo cento metri della costa, la barca che si spezza , bambini e adulti tra le onde, troppi non ce la fanno, troppi ancora mancano all’appello, nessuna speranza per loro.

Stamattina ho cercato invano le parole per mettere insieme questi due fatti che, penso e pensavo, devono stare insieme. Le parole non le ho trovate: ogni nuda vita che si spegne così drammaticamente – quante volte è successo, quante volte deve ancora succedere? – sembra cosa infinitamente più grande  e ogni tentativo di rintracciare il nesso mi suonava sbagliato, quasi osceno.

Le parole giuste le ho lette oggi pomeriggio; le ha dette un prete –  non di rado sono i preti  a parlare anche per noi che agnostici ci professiamo. È un prete che lavora in Calabria da un numero di anni tale da poterla dire sua, la Calabria, al pari della sua terra d’origine, la Lombardia: don Giacomo Panizza si chiama, Progetto Sud la sua comunità, qualche giorno fa è diventato, per volontà di  Mattarella, commendatore. Ha detto don Giacomo, davanti a quei morti: ci vuole la politica, non una politica che espelle, che alza muri, guardate la Calabria che si spopola  sempre di più e chiedetevi che senso ha dire di no a queste persone, alla loro scommessa, alle loro competenze, alle loro vite. “La politica non dovrebbe dedicare neanche cinque minuti a porsi il problema di separare i buoni dai cattivi. Di questo si devono occupare altri. La politica piuttosto deve chiedersi perché partono o fuggono da casa, e magari affrontare anche quel problema, non come impedirgli di arrivare. Altrimenti il risultato saranno sempre altri morti su una spiaggia. O in fondo al mare, dove nessuno saprà mai neppure che sono morti”, ha detto a Paolo Foschini del Corriere della sera.

Stupida, cieca, ottusa prima ancora che cattiva. La politica secondo don Giacomo, al quale rubo le parole.
Si stanno chiudendo i seggi delle primarie del Pd, oggi 26 febbraio. Non ho votato, sono lontana, avrei dovuto iscrivermi tra i fuorisede, non l’ho fatto, per diverse ragioni. Ma non credo a chi dice che non ci riguarda. A chi dice che noia, ancora il Pd. A chi lo dà per perso, in favore di cos’altro non mi è chiaro. A chi dice chi se ne frega. Penso invece che da qualche parte bisogna ripartire, per essere meno stupidi, meno ciechi, meno ottusi di quanto oggi in questo paese siamo. E che c’è una domanda, una speranza di politica che in queste primarie si è espressa – dopo l’ondata di pesante astensionismo di qualche settimana fa –  che va rispettata. Se poi venisse accolta, ancora meglio, anche se stasera, vista da qui, mentre su quella spiaggia restano legni, rottami e un incongruo salvagente arancione, sembra così difficile.

  • Assunta Sarlo

    Calabromilanese, femminista, da decenni giornalista, scrivo e faccio giornali (finché ci sono). In curriculum Ansa, il manifesto, Diario, il mensile E, Prima Comunicazione, Io Donna e il magazine culturale cultweek.com. Un paio di libri: ‘Dove batte il cuore delle donne? Voto e partecipazione politica in Italia’ con Francesca Zajczyk, e ‘Ciao amore ciao. Storie di ragazzi con la valigia e di genitori a distanza’. Di questioni di genere mi occupo per lavoro e per attivismo. Sono grata e affezionata a molte donne, Olympe de Gouges cui è dedicato questo blog è una di loro.

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Appunti sulla mondialità

Altra picconata al WTO, il ritorno delle guerre commerciali

La constatazione dei limiti della globalizzazione nel produrre benessere diffuso, poi la pandemia e infine il conflitto russo-ucraino hanno innescato trasformazioni e ripensamenti che incidono sul sistema di regolazione del commercio globale pensato negli anni ’90, intaccando in particolar modo il WTO (World Trade Organization). Nato a Ginevra nel 1995, il WTO avrebbe dovuto stabilire le regole comuni e sanzionare gli eventuali trasgressori tra i 164 Paesi membri e i 23 osservatori (praticamente il mondo intero, con l’eccezione di Corea del Nord, Eritrea, San Marino e pochi altri Stati).

Il primo “picconatore” del WTO è stato Donald Trump, che lo ha accusato di non essere imparziale: di fatto, il WTO si limitava a non avallare il ritorno dei dazi o l’imposizione di sanzioni economiche non giustificate, come quelle varate dagli Stati Uniti di Trump nei confronti della Cina. Poi, per l’organismo multilaterale fare il proprio lavoro è diventato sempre più complicato: durante la pandemia, l’emergenza ha determinato un “ritorno” prepotente della centralità degli Stati e ha fatto saltare quasi tutte le regole a tutela della libera concorrenza; ora con Joe Biden si sta ripetendo lo stesso copione della presidenza Trump. Gli Stati Uniti a guida democratica, infatti, non hanno compiuto alcun passo indietro rispetto alle sanzioni e ai dazi imposti dall’amministrazione repubblicana. Recentemente sono stati condannati dal WTO per la loro politica di sussidi all’acciaio e all’alluminio e, fatto ancora più rilevante, il WTO ha stabilito che le loro ritorsioni contro la Cina non sono giustificate in quanto non è in pericolo la sicurezza nazionale, unico motivo che potrebbe giustificarle.

Mai, prima d’ora, un organismo internazionale aveva espresso un parere sulla sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Il pronunciamento ha scatenato la reazione piccata del governo di Washington, ma in realtà il WTO avrebbe ragione: negli accordi tra i Paesi aderenti all’organismo si era deciso di non evocare mai come pretesto la difesa degli interessi nazionali, perché ciò avrebbe reso inutile l’intero sistema; in caso contrario, chiunque avrebbe potuto bloccare le decisioni “scomode” in nome della propria sicurezza. Questo dibattito, apparentemente molto tecnico, è in realtà fortemente politico. Attorno al WTO sono esplose le contraddizioni tra un sistema di relazioni commerciali pensato ai tempi d’oro della globalizzazione e l’odierna economia-mondo, caratterizzata da colli di bottiglia che inceppano la libera circolazione delle merci. Se allarghiamo ulteriormente lo sguardo, gli Stati si stanno riprendendo la delega in bianco che, nell’ultimo decennio del secolo scorso, avevano concesso all’economia, e ai grandi gruppi privati. Oggi nessuno crede più che lo Stato debba ridimensionarsi e rinunciare al suo ruolo di indirizzo sui temi dell’economia, dell’ambiente o del lavoro. È questa la ragione per cui sta saltando in aria l’architettura globalista che immaginava un solo mercato mondiale, grande e aperto. Vengono invece ripristinati strumenti antichi come i dazi e le sanzioni senza giusta causa, le sovvenzioni, le penalizzazioni delle importazioni, nel tentativo di ricostruire una sovranità economica che, in realtà, è andata persa da tempo. Ed è questa la grande contraddizione dei nostri tempi: da un lato si torna a pensare, nel bene o nel male, al ruolo di una politica regolatrice e interventista, ma dall’altro non ci sono gli strumenti adatti per implementarla. E gli strumenti vecchi che cerchiamo di recuperare e riadattare, a partire dai dazi, diventano boomerang e finiscono con il danneggiare chi li adopera. Perché, volenti o nolenti, la nostra realtà è diventata globale: la chiave di volta sarebbe un forte impegno per la riforma del sistema multilaterale, invece si sta imboccando la vecchia, fallimentare scorciatoia autarchica.

  • Alfredo Somoza

    Antropologo, scrittore e giornalista, collabora con la Redazione Esteri di Radio Popolare dal 1983. Collabora anche con Radio Vaticana, Radio Capodistria, Huffington Post e East West Rivista di Geopolitica. Insegna turismo sostenibile all’ISPI ed è Presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale e di Colomba, associazione delle ong della Lombardia. Il suo ultimo libro è “Un continente da Favola” (Rosenberg & Sellier)

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L'Ambrosiano

Quaresima

La realtà impone che alla Quaresima appena iniziata sia dato un valore speciale: coi lutti che viviamo è penitenza tutto l’anno senza intravedere le luci della Pasqua. Nel 2023 sarà Pasqua se le settimane prossime saranno usate per far cessare il fuoco in Ucraina, abbattere i patiboli in Iran, riportare a scuola e al lavoro le donne afghane, costruire due stati: Israele e Palestina, non perseguitare più i Curdi in Turchia e Siria; da noi per abolire la Bossi-Fini, smettere di proiettare le cause dei guai sui migranti, ridare vita dignitosa ai poveri, punire in modo esemplare i picchiatori di Firenze. Pasqua, rialzarsi dopo ogni caduta, è dell’uomo tout court, nel mondo intero: i cristiani ne son solo depositari (talvolta immeritevoli). In una rinascita pasquale han bisogno di tornare a sperare uomini e donne, bambini e anziani, giovani, lavoratori, cassintegrati, disoccupati, precari, insegnanti, medici, poeti, artisti, politici: sì, anche questi vivaddio: basta sfiducia, delegittimazione, profanazione del “servizio” del governo della cosa pubblica, basta ideali annacquati, etica prêt-à-porter, bullismo di parole, basta sondaggi e like invece di rispetto, dibattiti, progetti, visioni di futuro. Milioni di persone ripercorrono “vie crucis” ogni giorno, come fossero nate solo per portare su fragili provate spalle i pesi di ingiustizie di cui non han colpa e non riescono a immaginare che dopo il Calvario un’aurora pasquale spunti. Far vittime con scelte sbagliate o criminali (guerre, sfruttamenti, diritti violati) è colpa di certi governanti, ma nessuno può chiamarsi fuori, credere di cavarsela, evitare di esser coinvolto nelle responsabilità comuni se si tien stretto e difende coi denti ciò che ha e non si carica anche lui nel suo piccolo la sua croce, non fa qualcosa per portare il cero pasquale a illuminare con coscienza le tenebre di sopraffazioni, violenze, sfruttamenti, discriminazioni. Raccontano i vangeli che Gesù cacciò Pietro quando lo sentì opporsi al Golgota e alla Croce; lo bollò col peggiore degli epiteti: Satana; aveva mostrato di pensarla come gli uomini che si combattono, dividono, cercano scorciatoie non invece come il Dio che sognò uomini fratelli, liberi, generosi operatori di pace e di giustizia.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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Appunti sulla mondialità

La New Economy torna…con i piedi per terra

Gira che ti rigira, la new economy si trasforma e torna a essere old economy, molto old. Gli oligarchi della West Coast che hanno rivoluzionato il modo di vivere di tutta l’umanità, con i loro device e i loro social network, stanno ora investendo in terre. Non c’è da stupirsi: personaggi come Bill Gates, Elon Musk e Jeff Bezos, con i loro prodotti virtuali, avevano già anticipato una rivoluzione del capitalismo globale; ora anticipano una nuova svolta che pone al centro un settore a lungo dimenticato, ma che – non è difficile prevederlo – è destinato a diventare determinante nel prossimo futuro: l’agricoltura. Bill Gates è diventato il primo proprietario individuale di terreni agricoli negli Stati Uniti, con ben 275.000 ettari coltivabili distribuiti in una ventina di Stati. Bezos, l’uomo di Amazon, è a quota 170.000 ettari tutti concentrati nel Texas mentre il magnate dei media Ted Turner possiede la più grande mandria di bisonti al mondo, ben 45.000 capi, in 14 diversi ranch. Questi investimenti guardano al futuro, soprattutto perché qui si svilupperà un’agricoltura high tech, accanto a città smart come quella che Gates sta pianificando in Arizona per 80.000 fortunati abitanti.

Città intelligenti e agricoltura ad alta tecnologia sicuramente faranno tendenza nel mondo, ma per ora l’unico effetto è un rialzo dei prezzi dei terreni negli Stati Uniti. Il processo ricorda da vicino quello che, qualche anno fa, ha investito le proprietà immobiliari in California, portando alle stelle i prezzi delle case e degli affitti e facendo esplodere il fenomeno degli homeless accampati sui marciapiedi in città come Los Angeles e San Francisco. Questo perché, quando si muovono i capitali enormi dei giganti dell’high-tech, i prezzi inevitabilmente salgono, e di conseguenza le differenze sociali crescono, la società e le stesse città si dividono tra chi rimane dentro e chi finisce fuori, in modo drammatico. Il tutto avviene senza che ci sia alcun dibattito pubblico in proposito, e senza che nessuno si preoccupi delle conseguenze.

Il mondo autoreferenziale dei miliardari della West Coast ha accresciuto a dismisura il proprio potere nella totale indifferenza della politica, statunitense e globale: questi gruppi economici incidono sulle dinamiche politiche e sociali come mai era accaduto in passato. Il caso di Elon Musk è forse quello più eclatante. L’imprenditore sudafricano, oltre ad avere accumulato un patrimonio gigantesco, detta la linea sulle esplorazioni e sulla ricerca spaziale, e il suo gruppo è l’unico soggetto non statale coinvolto nel conflitto russo-ucraino, poiché fornisce collegamenti web a Kiev, sia alla popolazione sia all’esercito. Bill Gates, d’altra parte, con la sua fondazione benefica ha determinato le linee adottate dall’OMS per l’Africa e indirizza gli investimenti per la ricerca medica. Si potrebbe dire che il passaggio di questi “maghi dell’informatica” e dell’alta tecnologia a proprietari terrieri, favorito dalla capacità di spesa quasi senza limiti, li sta facendo tornare… con i piedi per terra.

Le terre coltivabili, oggi in costante diminuzione per via del cambiamento climatico, sono una risorsa preziosa destinata, in prospettiva, ad assumere un valore incalcolabile. Quando il mondo dovrà scegliere tra i videogame e il cibo, saranno gli stessi imprenditori a produrre e vendere entrambi i beni: dismessa la retorica secondo la quale avrebbero reso migliore il mondo grazie alla tecnologia, si preparano a diventare i salvatori di popoli affamati. Tutto privatamente, tutto a scopo di lucro. Perché la nuova e vecchia economia dei magnati della West Coast nasce e si sviluppa a favore di pochissimi ma si alimenta dei bisogni delle moltitudini, sostituendo la politica con il marketing.

  • Alfredo Somoza

    Antropologo, scrittore e giornalista, collabora con la Redazione Esteri di Radio Popolare dal 1983. Collabora anche con Radio Vaticana, Radio Capodistria, Huffington Post e East West Rivista di Geopolitica. Insegna turismo sostenibile all’ISPI ed è Presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale e di Colomba, associazione delle ong della Lombardia. Il suo ultimo libro è “Un continente da Favola” (Rosenberg & Sellier)

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    "Jazz Anthology", programma storico di Radio Popolare, esplora la lunga evoluzione del jazz, dalla tradizione di New Orleans al bebop fino alle espressioni moderne. Il programma, con serie monografiche, valorizza la pluralità e la continuità del jazz, offrendo una visione approfondita di questo genere musicale spesso trascurato dai media. La sigla del programma è "Straight Life" di Art Pepper, tratto da "Art Pepper Meets The Rhythm Section" (1957).

    Jazz Anthology - 15-09-2025

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    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

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    Il Suggeritore, storico programma di teatro di Radio Popolare, si trasforma in "Il Suggeritore Night Live" per il suo diciassettesimo compleanno. Ora in diretta ogni lunedì dalle 21:30 alle 22:30 dall’Auditorium “Demetrio Stratos”, il nuovo format è un night talk-show con ospiti dello spettacolo dal vivo che raccontano e mostrano estratti dei loro lavori. Gli ascoltatori possono partecipare come pubblico in studio a partire dalle 21:00.

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    A fine giornata selezioniamo il fatto nazionale o internazionale che ci è sembrato più interessante e lo sviluppiamo con il contributo dei nostri ospiti e collaboratori. Un approfondimento che chiude la giornata dell'informazione di Radio Popolare e fa da ponte con il giorno successivo.

    L’Orizzonte delle Venti - 15-09-2025

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    Esteri di lunedì 15/09/2025

    1) Israele prepara l’invasione di Gaza City. Centinaia di carri armati ammassati alle porte della città. Centinaia di migliaia di persone in fuga. In esteri la testimonianza dalla striscia: “questa volta è diverso, sentono che non torneranno più”. (Esperanza Santos, MSF) 2) Washigton conferma il suo sostegno a Tel Aviv, mentre i paesi arabi riuniti in Qatar condannano a parole, ma continuano a mancare azioni concrete. (Emanuele Valenti) 3)Spagna, il premier Sanchez chiede che Israele venga espulsa dalle gare sportive internazionali dopo che i manifestanti pro Palestina sono riusciti a bloccare la Vuelta. (Giulio Maria Piantadosi) 4) Elezioni in Siria rinviate a data da destinarsi. Il paese continua a fare i conti con instabilità regionali e divisioni interne. (Valeria Schroter, Francesco Petronella - ISPI) 5) Dopo 5 anni, Stati Uniti e Cina trovano un accordo su TikTok. La divisione americana della piattaforma sarà statunitense. (Marco Schiaffino) 6) Serie Tv. Agli Emmy Awards Adolescence domina, ma sono Gaza e la Politica a rubare la scena. (Alice Cucchetti)

    Esteri - 15-09-2025

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    L'Orizzonte di lunedì 15/09 18:34

    L'Orizzonte è l’appuntamento serale con la redazione di Radio Popolare. Dalle 18 alle 19 i fatti dall’Italia e dal mondo, mentre accadono. Una cronaca in movimento, tra studio, corrispondenze e territorio. Senza copioni e in presa diretta. Un orizzonte che cambia, come le notizie e chi le racconta. Conducono Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro.

    L’Orizzonte - 15-09-2025

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    Poveri ma belli di lunedì 15/09/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 15-09-2025

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    Non si può vivere senza farsi spezzare il cuore: Jehnny Beth racconta il suo nuovo album

    “Siamo ancora molto primordiali con le nostre emozioni, e l’amore è spesso connesso alla violenza”, racconta Jehnny Beth ai microfoni di Radio Popolare. È questo il tema centrale di You Heartbreaker You, il nuovo disco dell’ex cantante dei Savages: canzoni d’amore tese tra grida e sussurri, parole che si rompono, suoni noise e industrial. “Viviamo tempi bui” ma se vogliamo cambiare le cose, dobbiamo “imparare a respirare con una costola rotta”. L'intervista di Dario Grande.

    Volume - 15-09-2025

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    Vieni con me di lunedì 15/09/2025

    HeyMan! il primo festival per ripensare il maschile arriva a Milano, per avere un luogo fisico dove ripensare la mascolinità e cosa significa essere uomini oggi. Ce lo racconta Francesco Ferreri (@antropoche) di MicaMacho. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

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    Volume di lunedì 15/09/2025

    Dopo uno slalom tra le novità musicali della settimana, approfondiamo il disco della settimana Essex Honey di Blood Orange, con Niccolò Vecchia che ce lo racconta in studio. Proseguiamo con l'intervista di Dario Grande a Jehnny Beth, ex cantante dei Savages, in occasione del nuovo disco appena uscito, You Heratbreaker You. Nella seconda parte l'intervento di Marta Fantin di TicketOne, intervistata da Elisa Graci in merito alle discusse modalità di vendita dei biglietti dei Radiohead. Concludiamo con l'intervento telefonico di Nur Al Habash, una delle organizzatrici di Nessun Dorma, che ci racconta il concerto di raccolta fondi per la Palestina tenutosi ieri a Roma.

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