
Fino a quando a sospendere le inoculazioni con Astrazeneca erano stati paesi che contano meno, come l’Austria, i Paesi Bassi, o la Danimarca, nulla era accaduto nei paesi più grandi del continente. Quando si è mossa Berlino, a cascata si sono accodati tutti i più grandi: Italia, Francia, Spagna. Il governo italiano lo dice esplicitamente, fin dall’inizio: “lo abbiamo fatto perché lo hanno fatto loro”.
In Germania il governo afferma di avere ascoltato i propri esperti scientifici che sospettavano una correlazione tra alcune forme di trombosi e il vaccino anglo svedese. Roma, Parigi, Madrid non sarebbero tenuti ad ascoltare istituti scientifici di altri paesi, ma lo hanno fatto perché a comandare sono stati i rapporti di forza tra le nazioni europee. Come se l’Unione Europea non esistesse. E in effetti, le istituzioni politiche europee sono assenti, in questa storia. Ursula Von Der Leyen, la presidente della Commissione Europea, tace.
Ha parlato invece l’Ema, l’ente regolatore del farmaco dell’Unione e la sua direttrice, Emer Cook, ha faticato a nascondere l’irritazione per questa iniziativa politica presa dal governo tedesco e via via da tutti gli altri.Adesso Italia e Francia cercano di correre ai ripari, provano a costruire una strategia comune, un po’ per ripartire con le vaccinazioni velocemente, un po’ per cercare di contare qualcosa. Ma sempre di rapporti di forza tra stati si tratta.Angela Merkel, probabilmente, si preoccupa di più delle critiche che arrivano dall’interno, dalla stampa e dalla Spd, alleata di governo, che ha definito la sospensione di Astrazeneca “un grosso errore”.