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Smantellano la Giungla di Calais

Alla fine della prima giornata, sono state 2318 le persone sgomberate dalla Giungla di Calais. Tra queste 400 minori, portati in un centro temporaneo. L’obiettivo è trasferire tutti i circa seimila profughi che da 18 mesi, ormai, vivono accampati nella giungla in condizioni precarie. Domenica sera c’erano state delle tensioni ma nel corso della giornata di ieri le procedure si sono svolte in un clima di relativa calma.

Ce lo ha raccontato anche Dorothy Sant, operatrice umanitaria di Save the Children che è proprio a Calais e sta gestendo la situazione. “Se vogliamo dare una fotografia effettiva, se vogliamo essere onesti, oggi quando siamo arrivati sembravano tutti molto calmi e tranquilli in fila. Non c’erano informazioni sufficienti tra i rifugiati, soprattutto tra donne e bambini. Io nel campo mi sono occupata di registrare proprio ed è stato molto difficile”. I migranti sono stati suddivisi in tre file, da una parte le famiglie, da una parte i minori da soli, dall’altra gli adulti singoli. A tutti loro sono state proposte due destinazioni diverse, a seconda della scelta è stato dato un bracciale colorato e inviati verso una tenda in attesa di raggiungere il numero minimo di 50 per partire.

“Domani inizieranno a buttare giù le baracche e siamo preoccupati delle condizioni in cui questi bambini vivranno – ha detto ancora Dorothy Sant – Sia per quelli che ancora devono essere ricollocati, sia per quelli che stanno aspettando la partenza, nelle tende blu al centro del campo. Adesso ci sono circa tremila bambini soli che sono costretti a lasciare la casa dove hanno vissuto per un anno e rischiano di rimanere senza un tetto, al freddo e rischiano di peggiorare ancora di più la loro condizioni.”.

Secondo le previsioni, per sgomberare tutta la Giungla di Calais ci vorrà una settimana e intanto i migranti spostati verranno indirizzati versi 287 centri di accoglienza di alcune città francesi come Allex, Saint-Denis-de Cabanne, San Brevin. Ma i residenti già oggi hanno protestato perché non vogliono accoglierli. Alcuni dei migranti ha chiesto di ricongiungersi con la famiglia in Inghilterra e qualcuno come il giovane afgano Ehsan ha anche chiesto di venire in Italia per raggiungere i parenti.

  • Autore articolo
    Bianca Senatore
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    “Triplicati gli omicidi di minorenni” aveva detto a febbraio il ministero degli interni che annunciava il passaggio da 13 omicidi commessi da minori nel 2023 a 35 nel 2024. Così partiva una campagna mediatica (soprattutto di destra) sull’allarme “baby-killer” che arrivava dopo i provvedimenti contro i rave, contro le occupazioni nelle scuole, contro i giovani in generale, soprattutto se figli di stranieri. I dati però, come rivela uno studio pubblicato da Sistema Penale, erano sbagliati perché oggi il Ministero ci dice che gli omicidi commessi da minori erano 25 nel 2023 e 26 nel 2024. “Stiamo perdendo la lucidità necessaria per affrontare il tema e il discorso pubblico sulla sicurezza”, commenta Roberto Cornelli, docente di criminologia dell’Università degli Studi di Milano, che analizza la campagna mediatica: “è particolarmente grave che questi dati errati vengano divulgati da fonti ministeriali e se si parte da qua ovviamente si pensano politiche di emergenza, forme di controllo straordinario e anche un irrigidimento del sistema penale minorile che perde la sua valenza educativa”. In sostanza, ci dice il docente, stiamo rifacendo gli stessi errori di Stati Uniti e Francia: non si affronta il problema dai dati ma sulla base del discorso politico sul tema: “Siamo passati dalla narrativa dei giovani danneggiati dal Covid a una criminalizzazione soprattutto quando si tratta di giovani di seconda generazione, incrociando la dimensione giovanile e quella migratoria sotto il segno della sicurezza, è questo il tema di un certo modo di far politica oggi”. Ascolta l'intervista di Claudio Jampaglia e Cinzia Poli a Roberto Cornelli.

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