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Scuola, al via le prime riaperture. Intervista alla preside Stefania Pigorini

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Questa mattina partiamo con l’indirizzo tecnico e con il liceo scientifico informatico quadriennale. Si tratta di circa il 20% degli studenti, quindi attorno ai 200 studenti. È per noi anche un modo per monitorare se le procedure che abbiamo messo in atto a scuola sono efficaci nel gestire i grandi numeri e soprattutto gli accessi.

Così racconta a Radio Popolare Stefania Pigorini, preside dell’Istituto superiore Omodeo di Mortara, Pavia. Si tratta di una delle scuole che ripartono già lunedì 7 settembre, seppur parzialmente. Un test importante non solo per l’istituto ma anche per una valutazione più generale di quello che accadrà da lunedì 14, giorno della ripartenza generale della scuola.

Il mio istituto si considera fortunato. Noi abbiamo due sedi poco distanti l’una dall’altra che hanno una capienza equivalente, metà studenti da una parte, metà dall’altra. Riusciamo a garantire gli accessi da tre vie diverse per ciascuna delle sedi. Quindi, il primo grosso elemento di criticità che è differenziare gli accessi per evitare gli assembramenti, almeno sulla carta è stato superato.

Una volta arrivati nelle aule, quale situazione trovano i suoi studenti?

I banchi sono distanziati secondo quanto previsto: viene rispettato il metro di distanza tra le rime boccali. Quindi gli studenti potranno togliere la mascherina quando sono seduti al proprio banco.

I banchi sono nuovi o avete semplicemente distanziato quelli vecchi?

Stiamo aspettando un centinaio di banchi nuovi perché sono stati anche recuperati alcuni spazi che venivano utilizzati per altre finalità per poter contenere le classi più numerose.

Tutte le lezioni saranno in presenza?

Sì, grazie a quello che le ho detto riusciamo a garantire la presenza di tutti a scuola, senza necessità di dover alternare gruppi che fanno lezione a case e gruppi che fanno lezione in presenza, almeno al momento. Se le procedure organizzate saranno efficaci, dovremmo essere in grado di garantire tutto il monte ore in presenza. Salvo poi possibili situazioni di emergenza, naturalmente.

Ecco, veniamo proprio al caso in cui si manifesti in questa situazione. Uno o più studenti in una classe hanno la febbre. Cosa succede?

Noi abbiamo indicazione di monitorare giornalmente le assenze e segnalare qualunque aumento repentino delle assenza all’interno di una classe.

A chi?

All’Ats, l’azienda regionale sanitaria. Le indicazioni che abbiamo sono di instaurare un dialogo continuo con l’azienda sanitaria. Saranno i medici a indicarci cosa fare. Non c’è una regola che dica, ad esempio, “10 ammalati si chiude la classe o si chiude la scuola”.

E quindi?

Le indicazioni sono che di volta in volta, di caso in caso, sulla base delle informazioni che l’Azienda sanitaria ha, di concerto con l’istituto si decide il da farsi.

Ci conferma dunque che una regola generale non c’è, e che la decisione di tenere aperto o chiudere dipenderà dalle valutazioni fatte di volta in volta?

Esatto, si è così.

Chi è il medico di riferimento della singola scuola?

Tutte le scuole hanno un medico competente che però è il medico del lavoro, che si è sempre occupato delle condizioni di lavoro del personale. Non ci è stato assegnato un medico che valuti la situazione anche degli studenti. Quindi, per il personale resta il medico del lavoro, per gli studenti al momento sarà la stessa azienda sanitaria a dover monitorare e valutare le situazioni.

E il cosiddetto referente COVID?

Lo abbiamo nominato internamente, è la persona che insieme agli applicati di segreteria, monitora e segnala le situazioni di assenze numerose e improvvise. Inoltre è la persona che, in caso di malessere con sintomatologia Covid mette in atto le procedure previste.

Cioè?

Lo studente, o il componente del personale, viene collocato in isolamento in un’aula apposita, che ogni istituto deve avere, in attesa che arrivino i genitori a prenderlo o il dipendente si in grado di tornare a casa autonomamente.

Qual è oggi il suo stato d’animo, è preoccupata?

Certo, non si può dire che sia un inizio di anno scolastico normale, un po’ di preoccupazione c’è. Sono convinta però che abbiamo tutti voglia, anche i ragazzi, di ritornare a scuola. Pensi che abbiamo anche un gruppo di ragazzi che ha realizzato un video per formare i propri compagni e aiutarli a imparare le procedure. Sono fiduciosa. Certo, è necessario che ognuno, nel suo piccolo, faccia il proprio dovere, si comporti correttamente. E non solo a scuola, ma anche fuori, perché è importante per la tutela della salute di tutti. Lo ripeto, io sono fiduciosa.

  • Autore articolo
    Alessandro Principe
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    “Jazz in un giorno d’estate”: il titolo ricalca quello di un famoso film sul jazz girato al Newport Jazz Festival nel luglio del ’58. “Jazz in un giorno d’estate” propone grandi momenti e grandi protagonisti delle estati del jazz, in particolare facendo ascoltare jazz immortalato nel corso di festival che hanno fatto la storia di questa musica. Dopo avere negli anni scorsi ripercorso le prime edizioni dei pionieristici festival americani di Newport, nato nel '54, e di Monterey, nato nel '58, "Jazz in un giorno d'estate" rende omaggio al Montreux Jazz Festival, la manifestazione europea dedicata al jazz che più di ogni altra è riuscita a rivaleggiare, anche come fucina di grandi album dal vivo, con i maggiori festival d'oltre Atlantico. Decollato nel giugno del '67 nella rinomata località di villeggiatura sulle rive del lago di Ginevra, e da allora tornato ogni anno con puntualità svizzera, il Montreux Jazz Festival è arrivato nel 2017 alla sua cinquantunesima edizione.

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