Approfondimenti

Gli ultimi aggiornamenti sulla crisi in Ucraina, le voci del dissenso russo e le altre notizie della giornata

Esercito russo

Il racconto della giornata di martedì 22 febbraio 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30.  Dopo aver chiesto e ottenuto il via libera, da parte del Senato, all’impiego di truppe russe fuori dai confini, Putin ha dichiarato che gli accordi di Minsk «non esistono più». Le tante voci che da Mosca e dalla Russia intera si oppongono alla guerra. Secondo l’Istat, nel mese di gennaio 2022, i prezzi al consumo per l’intera collettività sono aumentati dell’1,6% su base mensile e del 4,8% su base annua. La chat segreta dei Manager di Uber che ricattavano i rider di Torino. Il podcast originale di Radio Popolare dedicato a Pier Paolo Pasolini. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia

Ultimi aggiornamenti sulla crisi in Ucraina

(di Martina Stefanoni)

Nel pomeriggio Putin ha parlato con la stampa e si può dire che le sue dichiarazioni non abbiano in alcun modo allentato la tensione, anzi. Dopo aver chiesto e ottenuto il via libera, da parte del Senato, all’impiego di truppe russe fuori dai confini, Il nuovo discorso di Putin è stato molto duro: ha dichiarato che gli accordi di Minsk che dovevano portare a una pace duratura in Ucraina «non esistono più», ha spiegato che la Russia sostiene il diritto dei separatisti su «tutto il Donbass» — comprese le zone attualmente sotto il controllo dell’Ucraina —e indicato che la soluzione, per l’Ucraina, sarebbe «semplice: rinunciare alla richiesta di adesione alla Nato e dichiararsi neutrale». Putin ha poi spiegato che l’ingresso delle truppe in Ucraina — cioè un’invasione su larga scala — non è esclusa: «Dipenderà dalla situazione sul terreno».

Abbiamo analizzato il suo discorso con la giornalista Anna Zafesova

Dall’altro lato intanto, il segretario generale della Nato Stoltenberg ha detto che
ci troviamo nel momento più pericoloso per la sicurezza europea da generazioni, aggiungendo poi che ci sono tutte le indicazioni” di un attacco su larga scala da parte di Mosca. E per la prima volta anche la casa bianca ha parlato di “Invasione”.
La tensione continua a crescere, e inizia a percepirsi concretamente anche dal campo.
Noi abbiamo raggiunto Andrea Nicastro, giornalista del corriere della sera, a Mariupol una cittadina portuale ucraina che si trova in una posizione nevralgica ed è praticamente sotto assedio.

Intanto dopo le sanzioni annunciate dal regno unito, che colpiscono 5 banche russe e congelano gli asset britannici di oligarchi vicini a Putin, anche l’Unione Europea ha annunciato le proprie sanzioni.

Crisi ucraina, le voci del dissenso russo

(di Martina Stefanoni)

“Una nazione senza di me, non è una nazione intera. Una nazione senza dieci, cento mille persone, non è una nazione intera”. Lo scriveva la poetessa russa Natalia Gorbanevskaya nel 1968. Si riferiva all’invasione russa della Cecoslovacchia, ma – mutatis mutandis – può essere applicata anche all’attualità. Nel raccontare la crisi ucraina e la sempre più probabile invasione russa, spesso ci si è dimenticati di considerare le voci che – da Mosca e dalla Russia intera – si oppongono alla guerra. Non è solo l’occidente, infatti, ma anche molti russi. L’opposizione parte dal popolo, dal barista 31 di Rostov che, citato dal Moscow Times, dice “una guerra sarebbe un vero disastro”. O dai russi che dal Donbass dicono sconsolati “tanto siamo solo spettatori” [CONTINUA A LEGGERE]

Caso Open, Renzi: “La mia è una battaglia di civiltà politica”

(di Anna Bredice)

“Non fuggo dalle aule di tribunale, siamo qui perché su questo tema si gioca una battaglia di civiltà politica.” Sono le parole di Matteo Renzi al Senato che sul conflitto di attribuzione cerca di convincere i parlamentari che i magistrati non abbiano rispettato le regole e abbiano sequestrato materiale, mail, documenti, conversazioni e anche lettere private senza chiederne prima l’autorizzazione al Senato, in quanto parlamentare. Cerca di rimanere in equilibrio ed evitare un attacco diretto e duro nei confronti della magistratura, fermandosi a questa violazione, senza entrare nello specifico dei conti, dei soldi arrivati alla fondazione Open. Attacca invece più duramente la stampa, i giornali, accusandoli di essere diventati gazzette delle Procure. Ma si sa le accuse ai giornalisti e alla stampa per la diffusione di notizie di reato e di indagini trovano spesso porte aperte nei partiti e infatti nessuno nell’aula del Senato ha contestato l’attacco ai giornali e all’informazione. Renzi sa che il Pd questa volta è dalla sua parte, e non può andare all’attacco così duramente da mettere in difficoltà Letta, che infatti con il voto a favore del Pd prende le distanze su questo caso dai Cinque stelle e da Leu, entrambi convinti a votare no al conflitto di attribuzione. Negli interventi al Senato ogni gruppo parlamentare ha portato le proprie doglianze nei confronti dei giudici, Forza Italia ricordando le inchieste di Berlusconi, la Lega i processi a Salvini, nel centrodestra l’occasione giusta per chiedere ai magistrati di stare al loro posto. E l’inizio anche di una campagna referendaria che si concentrerà nel centrodestra soprattutto su questi temi, la difesa della politica dai magistrati.

Istat, a gennaio l’inflazione ha raggiunto il +4,8%

(di Massimo Alberti)
L’Istat ha confermato le stime sul forte aumento dei prezzi al consumo per l’intera collettività, con un aumento a gennaio dell’1,6% su base mensile e del 4,8% su base annua. Un livello che non si registrava da aprile 1996. In particolare accelerano i prezzi del cosiddetto ‘carrello della spesa’: i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona, i prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +4,0% a +4,3%). Gli aumenti dei beni energetici si stanno scaricando sul consumatore finale, per quello che la stessa Istat, presentando i dati, ha definito un “rischio sociale” che peserà soprattutto sulle famiglie a basso reddito. E sui salari, aumentati nel 2021 dello 0,6%, e con oltre la metà dei contratti scaduti su cui si è già aperta la partita politico-sindacale, con Uil e CGIL che hanno chiesto di cambiare l’indice di riferimento per gli aumenti salariali, e confindustria che ha già respinto la proposta.

Le motivazioni della sentenza a favore dei rider di Torino

(di Rita Rapisardi)

A novembre il tribunale di Torino aveva dato ragione ai dieci riders che si erano mossi contro Uber Eats. Ora escono le motivazioni della sentenza che ha condannato il servizio di delivery. Da cui emerge un sistema d veri e propri ricatti Obbligati a connettersi per lavorare, l’attività dei riders «era interamente diretta, gestita organizzata, controllata dalla piattaforma nell’esclusiva disponibilità di Uber Italy», si legge nella sentenza. I riders erano quindi a tutti gli effetti un lavoratori subordinati e non occasionali.
Nelle carte spuntano anche chat che rivelano il ricatto a cui i ciclofattorini erano sottoposti per accedere alle consegne. Uno scambio tra una manager Uber e un responsabile della Frc, una sorta di intermediario di Uber con cui i riders erano contrattualizzati, non lascia dubbi: «Beh – dice lei – se non li paghi non gli dai la scelta. Solo quelli assegnati al turno vengono pagati. Scommetto che si adeguano e si connettono la sera quando serve». «Non pagare quelli che non si devono collegare e io di conseguenza ti pagherò solo quelli che ti chiedo», dice la manager Uber in un’altra chat.
Nelle motivazioni che condannano Uber e Frc si legge ancora: «è pacifico che l’attività lavorativa dei ricorrenti fosse gestita, diretta, controllata ed organizzata interamente dalla piattaforma nell’esclusiva disponibilità di Uber Italy». Di qui il riconoscimento dei riders – assistiti dai legali Giulia Druetta e Sergio Bonetto – come lavoratori subordinati. A novembre Uber Eats aveva spiegato: «La decisione del tribunale di Torino riguarda una situazione passata e ben specifica, che coinvolge una società di delivery con cui non lavoriamo più. Abbiamo introdotto delle modifiche da allora». Ora l’azienda valuterà l’eventuale ricorso in appello.

Le geografie di Pasolini

(a cura di Claudio Agostoni)

A 100 anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini, abbiamo provato a racchiudere in un podcast la sua vita e il suo pensiero.

“Le geografie di Pasolini” è il risultato di un viaggio sui luoghi del poeta, da Roma alla provincia friulana, e prova ripercorrere passo dopo passo la sua vita attraverso la voce e le testimonianze di chi ha condiviso con lui un pezzo di strada o che, semplicemente, cerca di tener vivo il suo ricordo.

[ASCOLTA LA PRIMA PUNTATA]

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Il podcast di Francesco Tragni e Giuseppe Fiori registrato dal vivo a Germi, a Milano. Il primo ospite che ha raccontato quali sono i suoi vinili di riferimento e ha suonato alcuni pezzi del suo repertorio è stato il cantautore genovese Francesco Baccini, noto per la sua musica d’autore eclettica. Ha debuttato nel 1988, ha pubblicato 11 album, compreso il prezioso lavoro “Baccini canta Tenco” nel 2011, e avuto tantissime collaborazioni, come con Fabrizio De Andrè (“Genova Blues”) e con i Ladri di Biciclette (“Sotto questo sole”).

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