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Nel campo profughi di Idomeni

Il campo profughi di Idomeni, in Grecia, al confine con la Macedonia, è uno dei luoghi in cui si tocca con mano la gravità della situazione dei migranti e l’inadeguatezza della risposta europea. Il campo, attrezzato per circa mille persone, ne ospita oggi circa 5mila. “Le condizioni di vita sono inaccettabili“, denuncia Save the Children. Non sono garantiti i servizi essenziali, la protezione e il soddisfacimento dei bisogni primari, tra cui anche un’informazione adeguata.

Bambini piccoli, anche di pochi mesi, dormono per terra, chi è più fortunato sotto una tenda da campeggio, altrimenti su un cartone o avvolto in una coperta nel fango. “Di notte, quando le temperature scendono, si accendono fuochi dappertutto con ciò che si trova, plastica compresa e l’aria che si respira è nociva per la salute”, racconta Giovanna Di Benedetto, portavoce di Save the Children a Idomeni. ”In una condizione di totale promiscuità e confusione, capita di vedere bambini che si aggirano per il campo piangendo perché hanno perso i genitori”.

Per raggiungere il campo, tra l’altro, bisogna percorrere i 27 km che separano Idomeni dalla stazione di servizio dove si fermano i pullman e nella cui area di parcheggio sostano anche per giorni centinaia di famiglie. Chi può permetterselo prende un taxi per raggiungere il confine, ma molti fanno il percorso a piedi. A ogni ora del giorno e della notte, nel buio pesto, si vedono ai bordi della strada carovane di persone, uomini con piccoli sulle spalle, donne che spingono passeggini, adulti disabili, col rischio di essere travolti dalle macchine, in particolare nel tratto di autostrada che occorre percorrere.

A Idomeni abbiamo raccolto la testimonianza di Giovanna Di Benedetto, di Save the children.

Ascolta l’intervista realizzata da Chiara Ronzani

DI BENEDETTO

 

 

  • Autore articolo
    Alessandro Principe
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    Aree interne, non piace il riferimento del governo al declino demografico: per Legambiente nell’Oltrepo pavese c’è un’inversione di tendenza

    Nuova strategia e organismi di gestione per i fondi per le aree interne fino al 2027. Lo ha deciso il governo, con poca convinzione nella possibilità di invertire lo spopolamento e il declino economico di ampie zone d’Italia, più al sud che nel centro nord. In tutto ci vivono oltre 13 milioni di persone. In Lombardia le aree interne sono Valcamonica e Valcamonica in provincia di Brescia, Val d’Intelvi in quella di Como, e l’Oltrepo pavese. Per supportare questi territori ci saranno strutture dalla presidenza del consiglio alle regioni, passando per gli enti territoriali comprensoriali che dovranno attivarsi per coordinare il lavoro in rete. Come nella precedente strategia rimangono centrali i servizi per chi vive in questi territori, dalla sanità alla scuola, passando per le connessioni digitali e i trasporti. L’invecchiamento della popolazione, secondo il documento del governo, appare maggiore in questi territori, i migranti possono aiutare a diminuire questa prospettiva, così come ci sono segnali di ripresa del commercio in alcuni territori. Fabio Fimiani ha sentito Patrizio Dolcini di Legambiente Oltrepo pavese, una delle aree interne della Lombardia.

    Clip - 01-07-2025

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    “Jazz in un giorno d’estate”: il titolo ricalca quello di un famoso film sul jazz girato al Newport Jazz Festival nel luglio del ’58. “Jazz in un giorno d’estate” propone grandi momenti e grandi protagonisti delle estati del jazz, in particolare facendo ascoltare jazz immortalato nel corso di festival che hanno fatto la storia di questa musica. Dopo avere negli anni scorsi ripercorso le prime edizioni dei pionieristici festival americani di Newport, nato nel '54, e di Monterey, nato nel '58, "Jazz in un giorno d'estate" rende omaggio al Montreux Jazz Festival, la manifestazione europea dedicata al jazz che più di ogni altra è riuscita a rivaleggiare, anche come fucina di grandi album dal vivo, con i maggiori festival d'oltre Atlantico. Decollato nel giugno del '67 nella rinomata località di villeggiatura sulle rive del lago di Ginevra, e da allora tornato ogni anno con puntualità svizzera, il Montreux Jazz Festival è arrivato nel 2017 alla sua cinquantunesima edizione.

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