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Medicina Solidale, il servizio gratuito di consulenza online non COVID

Medicina Solidale

Alessandro Lanzani, ortopedico attivo su Medicina Solidale, il nuovo servizio online di consulenza medica non COVID gratuita, spiega a Radio Popolare come contattarli, come funziona il servizio e quali sono le motivazioni dietro alla creazione di questa piattaforma.

L’intervista di Lorenza Ghidini e Alessandro Braga a Prisma.

In questo momento sono molte le persone che faticano, sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista organizzativo, a prenotare una visita per via dell’emergenza COVID. Voi avete quindi pensato a questo servizio, Medicina Solidale, perché trascurare tutte le altre patologie è una cosa rischiosissima. Di cosa si tratta?

Si tratta di un servizio di consulenza online tecnologico avanzato, si possono mandare referti, foto, diagnosi e terapie. Si configura come una vera e propria visita, tranne l’esame obiettivo, che però accomuna tutte queste esperienze. Va a rispondere alla situazione di abbandono per le difficoltà del Sistema Sanitario Nazionale e le situazioni di indigenza, di forte crisi economica che a livello personale significa non avere i soldi per andare dal privato.

È notizia di questa mattina la scelta del San Raffaele di proporre a pazienti COVID visite a distanza a 90 euro, mentre per quelle a domicilio a 450 euro. La filosofia di base del vostro progetto invece è agli antipodi del privato.

È proprio così. La situazione è ancora più grave, il San Raffaele è un episodio ma praticamente tutte le strutture private in grado di vendere questo servizio, non erogarlo, l’hanno proposto con campagne di infomarketing. Il San Raffaele ha messo tariffe più alte e questo acuisce la contraddizione. Il problema è il manico: è evidente che se sguarnisci per anni la sanità pubblica in condizioni di necessità cerchi di accedere a una risposta immediata, che entra nel valore della vita o la morte, della salute o della malattia. C’è da dire che questa operazione è assolutamente legale, ma i criteri della legalità non sono gli unici, ci sono anche quelli dell’etica. Io ho trovato un documento, di altissima caratura istituzionale, che dice così: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti“. È l’Articolo 32 della Costituzione italiana. Ci dimentichiamo i sentieri dell’ovvio, un pezzettino alla volta consideriamo normale, perché legale, una cosa che confligge palesemente contro l’etica della solidarietà e con la Costituzione. L’Articolo 3 recita: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana“. Qui non stiamo parlando di un pieno sviluppo positivo, ma della malattia e del rischio morte, siamo in una zona di minacce e di pericolo. Ci troviamo in una situazione di forte imbarazzo, perché la legalità, che è figlia della politica, copre la possibilità di vendere salute. Non certo per responsabilità di nessuna di queste cliniche private, probabilmente c’entra un deficit di come noi ci siamo organizzati come società.

Come ci si può rivolgere a questo vostro servizio? Come funziona Medicina Solidale?

Considerando che ci stiamo organizzando e ci sta venendo addosso il mondo, noi in questo momento abbiamo un email che fa da imbuto, “maildisolidale@gmail.com” e un numero di telefono d’ingresso, il 3516955152.

Arrivano un numero enorme di richieste da parte delle utenze, ma anche da parte di colleghi che vogliono dare una mano?

Certo, è proprio così. Noi ogni giorno riceviamo mail e telefonate di medici che dicono “ci sono anche io”. Ci tengo molto a dire che non è che se è volontario non è di qualità, ci vuole competenza, ci sono delle responsabilità, è una cosa seria. Parte da questo bisogno umano di superare questo isolamento, questa frammentazione dell’io, tant’è vero che non riguarda solo i professionisti della salute, e la lista delle specialità si va riempiendo. Abbiamo un panel che equivale a quello della miglior clinica privata. Questo riguarda persone in tutti i ruoli, singoli cittadini che chiedono se possono dare una mano, e man mano che serve lavoro segretariale e di logistica stanno arrivando persone. Abbiamo anche aperto un conto Paypal, ma dello sterco del diavolo al momento non ne abbiamo bisogno, anche se è vero che serve a concimare qualsiasi iniziativa. Anche noi acquisiamo forza morale da questo tributo che sta arrivando da tutte le parti.

Nonostante il progetto sia nato qui a Milano, il territorio su cui agisce è di respiro nazionale?

Sì lo è, perché la tecnologia lo permette. Ci sono medici dalla Toscana, dalla Lombardia, dalla Sicilia, sta arrivando di tutto e di più. Lo stesso vale con le utenze, e devo dire che la divulgazione pubblica del servizio permette a sempre più persone di accederci. Vediamo che ogni giorno le telefonate degli utenti stanno aumentando. Il nostro lavoro è un lavoro di traghettamento, cerchiamo di capire se c’è urgenza piuttosto che no, di dare una soluzione. La costante che accomuna tutte queste telefonate è la sensazione d’ansia che scatta quando improvvisamente ti ritrovi senza tutti quei servizi di cui hai bisogno. Ha una funziona veramente importante e in questi giorni, anche dopo questa trasmissione, ci sarà tanto da fare e ne siamo contenti. Ci sono tutta una serie di informazioni anche legate al COVID a cui noi rispondiamo, e rispondiamo a tutti, ma cerchiamo di specificarci su altre corsie.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Il primo Pride della Valtellina Chiavenna. L'emozione, ha fatto salir la fame! Per merenda: pane burro e acciughe con bollicina,. Poi via si torna a Milano, al Piccolo Salone del Libro Politico al Conchetta. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

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    In Etiopia inaugurata la diga della discordia

    Il 9 settembre, dopo 14 anni di lavori, l’Etiopia ha inaugurato ufficialmente la Gerd, la Grand Ethiopian Renaissance Dam, il più grande progetto idroelettrico d'Africa, e tra i 20 più grandi al mondo. Da anni la diga è anche causa di tensione con i paesi a valle del Nilo: Sudan e soprattutto Egitto, che temono di vedere ridotte le proprie risorse idriche, anche in considerazione dei sempre più frequenti periodi di siccità. “Questa diga sarà certamente uno degli epicentri di tensione di questa regione nel prossimo futuro” spiega Luca Puddu, docente di storia dell’Africa all'Università di Palermo, al microfono di Sara Milanese. Ascolta l’intervista andata in onda in A come Africa.

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    Oggi a Volume abbiamo iniziato parlando del Festival Suoni Delle Dolomiti giunto alla sua 30a edizione, ma anche del Godai Fest, evento che si terrà nel weekend al Parco Ex Paolo Pini di Milano e che ci racconta Rodrigo D'Erasmo in qualità di direttore artistico. A seguire segnaliamo il concerto-evento pro Palestina organizzato da Brian Eno che si terrà questa sera a Londra, e concludiamo con il quiz dedicato al cinema, oggi incentrato sul film Il Diavolo Veste Prada del 2006.

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