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Il centrodestra confuso su Draghi, i 5Stelle ancora indecisi e le altre notizie della giornata

Draghi Quirinale "terza repubblica"

Il racconto della giornata di mercoledì 3 febbraio 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il centrodestra non ha ancora deciso che posizione prendere su Mario Draghi dopo una giornata di tira e molla e anche in casa M5S sembrano molto confusi. Il caso di razzismo e ignoranza in tribunale a Napoli denunciato dall’avvocato nero Hilarry Sedu. Stellantis, il nuovo gruppo nato dalla fusione di FCA e Peugeot, chiederà la cassa integrazione dall’8 al 14 febbraio per i 7mila dipendenti dello stabilimento di Melfi. Il tribunale amministrativo di Parigi ha condannato la Francia per inadempienza colposa sul clima. Infine, i dati di oggi sull’andamento dell’epidemia da COVID in Italia.

5Stelle divisi sul supporto a Draghi. Farà breccia l’appello del PD?

(di Anna Bredice)

Non è stata un’assemblea facile quella dei Cinque Stelle finita poco fa, ma senza un voto finale perché avrebbe registrato punti di vista differenti e l’unica decisione presa è quella di presentarsi uniti domani a Montecitorio alle consultazioni con Draghi. D’istinto molti nei Cinque Stelle dicono di no ad un governo Draghi in assoluto, ma tra le righe molti altri chiedono e pretendono un governo politico perché questa maggioranza esiste ancora, dicono, ha avuto un voto di fiducia poco più di due settimane fa. Un governo politico vorrebbe anche dire la presenza dei partiti dentro, per non parlare dei ministri uscenti. Troppo presto perché Draghi possa dire qualcosa, ma uno snodo fondamentale oggi è stato l’incontro del presidente incaricato con quello uscente. Non è prassi che ci sia questa visita, c’è solo quella ai presidenti di Camera e Senato, ed è durata a lungo, ma l’eventuale disponibilità di Conte verso un governo Draghi potrebbe aprire una breccia nelle divisioni dei Cinque Stelle e portarli ad un voto a favore, evitando una frattura drammatica. Nel primo pomeriggio, prima dell’incontro con Draghi, Conte aveva fatto uscire la notizia secondo cui non avrebbe mai partecipato ad un prossimo governo e Crimi ha raccolto tutto il Movimento intorno a Conte, come dire è lui il leader. È nel Movimento di Grillo che c’è la soluzione sulla nascita o meno di un governo Draghi, perché si tratta del gruppo di maggioranza relativa in Parlamento. Ed è per questo che il Pd ha fatto pressioni oggi per questo, lo ha fatto in maniera chiara Franceschini chiedendo ai Cinque stelle di schierarsi in maniera trasparente, e nello stesso tempo creare insieme a Leu un blocco di partiti della maggioranza uscente a sostegno del nuovo governo e di questo ne parlano ora i capidelegazione in un incontro chiesto dal Zingaretti.

Il centrodestra è ancora molto confuso su Mario Draghi

(di Luigi Ambrosio)

La posizione pubblica del centrodestra su Draghi è oscillata come un’onda per tutto il giorno, e l’onda non si è ancora fermata.
 Stamattina, solo Forza Italia era per il Sì a Draghi. Gli altri erano per il No. Crimi aveva scritto nella notte che i 5 Stelle non avrebbero votato Draghi, e i numeri in Parlamento non c’erano. 
“Seguite di Maio e Salvini, oggi” diceva nelle stesse ore un vecchio frequentatore dei Palazzi, davanti al caffé. E la Lega infatti durante la giornata ha mandato segnali di apertura. “Vediamo il programma, sul Recovery Fund e sulle politiche sociali” diceva nel pomeriggio il senatore Candiani, uno fedele a Salvini, intercettato prima di entrare in un negozio a fare shopping, segno di grande rilassatezza. Una parte non piccola dei leghisti in Parlamento, quelli che fanno capo a Giorgetti, erano addirittura per il sì. E Giorgia Meloni, a quel punto, proponeva: “per tenere unito il centrodestra, asteniamoci tutti”. 
Alle 4 del pomeriggio si facevano i conti sui tempi di insediamento del nuovo governo: giuramento sabato, fiducia lunedi e martedi a Senato e Camera dei Deputati. 
Poi, la frenata. Quelli di Forza Italia han cominciato a precisare a loro volta: “vediamo il programma”. E Salvini dichiarava che il governo Draghi potrebbe anche nascere ma dovrebbe durare pochi mesi. Meloni correggeva il tiro: “nessuna possibilità di appoggiare Draghi” e poi si allineava a Salvini: “tre mesi, ma escludo che Draghi di presti a un governo di tre mesi, io sono disponibile a parlare solo di elezioni”.
Quello che accade dall’altra parte, coi tormenti della ex maggioranza, le condizioni dei 5 Stelle, la difficoltà a trovare numeri, fa alzare terribilmente la posta al centrodestra e in particolare a Lega e Fratelli d’Italia che vedono l’occasione di andare alle elezioni e prendersi il banco, oppure di imporre condizioni pesanti, da quota 100 al reddito di cittadinanza, al recovery fund.
Farsi dettare le condizioni e i termini di scadenza del suo governo: proprio quello che Draghi non vuole.

Mario Draghi a Palazzo Chigi: chi vince e chi perde

(di Michele Migone)

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito a Mario Draghi l’incarico di formare il governo. Draghi ha accettato con riserva l’approdo a Palazzo Chigi: chi vince e chi perde? [CONTINUA A LEGGERE]

Napoli, giudice onoraria all’avvocato nero: “Ma lei è laureato?”. La denuncia di Hilarry Sedu

(di Martina Stefanoni)

Ci sono un magistrato e un avvocato. L’avvocato ha la pelle nera, e il magistrato non riesce assolutamente a credere che sia laureato. “Giuro che non è una barzelletta”, scrive Hilarry Sedu su Facebook, ma quanto successo oggi, mentre l’avvocato si trovava in aula per una causa, ha dell’incredibile. [CONTINUA A LEGGERE]

Subito in cassa integrazione i 7mila dipendenti di Stellantis

Appena nata, già cassa integrazione. Stellantis, il nuovo gruppo nato dalla fusione di FCA e Peugeot, chiederà la cassa integrazione – per ora – dall’8 al 14 febbraio per tutti i settemila dipendenti dello stabilimento di Melfi (Potenza). La decisione è stata comunicata ai sindacati. La produzione nella fabbrica lucana di Jeep Compass e Renegade – spiega l’azienda – è legata alla “necessità di fronteggiare gli effetti della complessiva situazione di mercato” causata dall’epidemia. Domani mattina i sindacati incontrano i rappresentanti dell’azienda.

Condanna per la Francia: non ha rispettato gli obiettivi sul clima

(di Luisa Nannipieri)

Una vittoria storica e inedita per il clima. Le quattro ONG che due anni fa hanno denunciato lo stato francese per inazione climatica e gli oltre due milioni di persone che le hanno appoggiate firmando la loro petizione, possono festeggiare. Il tribunale amministrativo di Parigi ha condannato la Francia per inadempienza colposa. Per la prima volta, dei giudici scrivono nero su bianco che lo Stato è colpevole di non aver saputo mantenere gli impegni per la riduzione dei gas a effetto serra tra il 2015 e il 2018. Non solo, il tribunale riconosce che non sono state applicate le politiche pubbliche necessarie a raggiungere gli obbiettivi fissati. Cioè una diminuzione delle emissioni del 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e la neutralità carbone entro il 2050.

Era proprio quello che sostenevano Oxfam, Greenpeace, Notre affaire à tous e la Fondazione Houlot, quando hanno dato il via all’affaire du siècle, “la causa del secolo”. La sentenza che da ragione alle associazioni è considerata “rivoluzionaria”, perché non solo riconosce la responsabilità dello Stato nella crisi climatica, ma anche perché apre al riconoscimento del “danno ecologico” causato dalle politiche o dall’inazione statale. In soldoni, vuol dire che in futuro i cittadini potranno chiedere in tribunale i danni allo Stato. Anche se su questo punto le cose sono un po’ più complesse, perché per chiedere un risarcimento bisogna valutare che parte del danno ecologico causato dalla crisi climatica sia effettivamente dovuta all’inazione dello Stato. E non è così facile come può sembrare.
Tecnicismi da avvocati, si dirà, che però sono gli stessi che finora hanno impedito il risarcimento delle vittime dell’inquinamento da CO2, anche se i tribunali hanno confermato le responsabilità della Francia. Proprio per questo, la Repubblica Francese è stata condannata a versare alle associazioni un euro simbolico per danni morali ma i giudici si pronunceranno solo tra due mesi sul possibile indennizzo del danno ecologico. Il tempo di fare un’ulteriore indagine che permetta di capire che misure la Francia dovrebbe applicare per riparare la situazione o evitare che peggiori e se è possibile farlo. A quel punto, però, il secondo atto della causa del secolo avrebbe un impatto ancora più concreto e rivoluzionario, perché obbligherebbe lo stato ad agire per non trovarsi nell’illegalità.
 E chissà che nel frattempo, vedere i tribunali andare nel senso delle ONG non forzi un po’ la mano all’esecutivo, che tra una settimana esaminerà in consiglio dei ministri il progetto di legge sul clima. Un testo che non è per nulla all’altezza delle attese, secondo il Consiglio Economico, sociale e ambientale e il Consiglio nazionale della transizione ecologica. In materia di lotta per il clima la Francia può fare di più.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

L’andamento della pandemia in Italia. Risalgono i contagi. Sono circa 13mila i casi di COVID accertati nelle ultime 24 ore. In aumento al 4,7% il rapporto tra positivi e test. Il numero dei morti resta molto alto, 476 i decessi comunicati oggi.
La campagna vaccinale, intanto, prosegue a rilento. Oggi si è tenuto un vertice tra le Regioni per rimodulare il piano. Tra le proposte ci sarebbe anche quella di corrispondere un compenso ai medici di famiglia per effettuare le somministrazioni a casa o negli studi medici. L’accordo sarà poi ufficiale, con la sottoscrizione di un protocollo nazionale.
Alla luce dei ritardi della campagna vaccinale, da più parti aumentano le richieste di accelerare sulle terapie anti-COVID, come gli anticorpi monoclonali. L’Agenzia italiana del farmaco ha dato poco fa l’ok all’uso emergenziale di due specifici anticorpi che potranno però essere somministrati con alcune condizioni e solo nei pazienti ad alto rischio di evoluzione della malattia.
È la cosiddetta “cura Trump”, quella a cui fu sottoposto l’ex presidente degli Stati Uniti. Di cosa si tratta? Lo abbiamo chiesto al presidente dell’Ordine dei medici Filippo Anelli che ha sollecito la loro approvazione:


 

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