Approfondimenti

Laos, tre anni dal sequestro Sombath

Il 15 dicembre, il terzo anniversario anniversario del sequestro del noto attivista sociale laotiano, Sombath Somphone, è stata occasione non solo per rivalutare la sua vicenda nel contesto di una paese dove la società civile è sottoposta a pesanti pressioni, ma anche per evidenziare che questo non è un caso unico nella regione.

Sono in molti a ritenere che lo specialista per lo sviluppo delle comunità, premiato nel 2005 con il Ramon Magsaysay Award, il “Nobel asiatico”, sia stato prelevato da uomini dei servizi di sicurezza governativi, probabilmente per il suo ruolo nell’organizzazione nel paese del Forum popolare Asia-Europa solo due mesi prima la sua scomparsa.

Nella capitale thailandese Bangkok, dal maggio 2014 al centro del potere militare più che politico che governa senza tollerare alcuna opposizione sull’ex Paese del sorriso, una conferenza ha confermato la convinzione che il rapimento di Sombath, ripreso da videocamere in una frequentata strada della capitale Vientiane, sia stata politicamente motivata, ma anche la determinazione a proseguire nell’opera di Sombath Somphone. Questo, dallo scorso anno, attraverso la Sombath Initiative, nata per tentare di arrivare a risolvere la sparizione di Sombath e di sostenerne gli ideali di pace, partecipazione e sviluppo nel suo paese e non solo.

Il governo laotiano, sollecitato da più parti, all’interno e all’estero, non ha mai aperto indagini ufficiali sul sequestro dell’attivista ma, come ha ricordato la moglie, Shui-Meng, l’impegno è che la sua sorte venga chiarita e, ancor più, che non abbia a ripetersi.

Più volte la comunità internazionale ha criticato il governo di Vientiane per non avere accettato il supporto internazionale a risolvere la vicenda di Sombath Somphone. Non è bastato neppure l’impegno dell’Unione europea, che a più riprese ha inviato delegazioni per cercare di individuare le ragioni della scomparsa del noto attivista. L’Ue ha condannato il rifiuto costante di condividere le immagini del breve video che – ripreso da una telecamera di sorveglianza – mostra il sequestro di Sombath. Considerate “bugie ridicole” le pretese che la persona costretta nel video a salire su un’altra auto dopo che la sua è stata bloccata non sarebbe Sombath , come quella che non sarebbe possibile individuare le persone coinvolte nel sequestro.

In una realtà dominata dal Partito rivoluzionario del popolo laotiano dal 1975 e dove società civile e mass-media sono strettamente controllati, il Forum popolare Asia-Europa era stato visto come uno spazio di dibattito senza precedenti. Tuttavia, i mesi seguenti all’evento hanno visto in Laos un giro di vite della libertà di espressione, intimidazioni di oppositori ed espulsione di attivisti stranieri.

Da tempo il paese è sotto riflettori internazionali per la repressione di diritti umani e libertà civili, inclusa la poco libertà di pratica religiosa. Tuttavia non manca chi all’interno esercita una qualche forma di dissenso politico e sociale verso il governo e la sua gestione totalitaria e ideologica della vita pubblica. In questo sostenuti dalle possibilità di comunicazione e condivisione delle informazioni e delle idee offerte da social-media e blog, nonostante i limiti alle connessioni Internet. Se una dissidenza legata alla minoranza Hmong (Mon), alleata degli Usa durante il conflitto indocinese, è fortemente radicata negli Stati Uniti e forse quella più organizzata, attivisti e critici del governo cercano di far sentire la propria voce, in maggioranza correndo concreti rischi personali.

In un paese con la criminalità comune poco evidente e che ha come problema criminale soprattutto il traffico e l’uso di stupefacenti e il contrabbando, si calcola siano centinaia gli oppositori in carcere. La repressione in tempi recenti si va estendendo anche agli ecologisti e a coloro che si impegnano per la difesa dei modi di vita tradizionali o delle risorse necessarie ai gruppi meno favoriti, che sono nella maggior parte dei casi anche quelli più minacciati da progetti che, più che di sviluppo, sono accusati di sfruttamento delle risorse locali a beneficio soprattutto di nazioni vicine e della leadership. Una situazione che rende ancora più difficile la prospettiva futura per una parte consistente di laotiani.

A minare uno sviluppo concreto per la popolazione, sette milioni di abitanti su 236.800 chilometri quadrati, con un reddito pro-capite di 1500 euro l’anno, non sono gli interessi del partito e delle élite, anche associati a interessi stranieri a partire da quelli cinesi che minacciano seriamente risorse e modi di vita tradizionali.

Come ha ricordato Matilda Bogner, rappresentante per il Sud-Est asiatico dell’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, le implicazioni del “caso Sombath” per il Laos sono pesanti. “La società civile ha superato grandi difficoltà per molti anni, ma la scomparsa di Sombath Somphone ha inviato un messaggio intimidatorio all’intera società civile, aggravandone la situazione”.

  • Autore articolo
    Stefano Vecchia
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio giovedì 16/10 19:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 16-10-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve giovedì 16/10 18:31

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 16-10-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di domenica 12/10/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 12-10-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di giovedì 16/10/2025 delle 19:49

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 16-10-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Da Gaza a Milano. “Siamo il futuro della Palestina”

    Ieri sera nell’Auditorium di Radio Popolare sono saliti sul palco alcuni studenti di Gaza, arrivati all’università di Milano a inizio ottobre. Valeria Schroter ci racconta la serata attraverso le loro voci.

    Clip - 16-10-2025

  • PlayStop

    Campagna abbonamenti di giovedì 16/10/2025 delle 20:04

    L’Abbonaggio di Radio Popolare minuto per minuto

    Campagna abbonamenti - 16-10-2025

  • PlayStop

    Esteri di giovedì 16/10/2025

    Il giro del mondo in 24 ore. Ideato da Chawki Senouci e in onda dal 6 ottobre 2003. Ogni giorno alle 19 Chawki Senouci e Martina Stefanoni selezionano e raccontano fatti interessanti attraverso rubriche, reportage, interviste e approfondimenti. Il programma combina notizie e stacchi musicali, offrendo una panoramica variegata e coinvolgente degli eventi globali.

    Esteri - 16-10-2025

  • PlayStop

    Campagna abbonamenti di giovedì 16/10/2025 delle 17:00

    L’Abbonaggio di Radio Popolare minuto per minuto

    Campagna abbonamenti - 16-10-2025

  • PlayStop

    Campagna abbonamenti di giovedì 16/10/2025 delle 14:30

    A cura di Cecilia Di Lieto, Michele Migone, Lorenza Ghidini, Massimo Bacchetta

    Campagna abbonamenti - 16-10-2025

  • PlayStop

    Campagna abbonamenti di giovedì 16/10/2025 delle 12:02

    A cura di Barbara Sorrentini e Alessandro Principe

    Campagna abbonamenti - 16-10-2025

  • PlayStop

    Un consiglio per la pace a Gaza. Il "board" di Trump, un CdA che gestirà un business miliardario

    Si chiama “Board of Peace” e Donald Trump, il presidente degli Stati Uniti, l’ha pensato come il grande consiglio che guiderà – sulla carta - la ricostruzione di Gaza. Il disegno immaginato da Trump non prevede l'intervento degli organismi internazionali che hanno retto la sovranità del diritto per decenni. Nel futuro di Gaza – almeno per ora – non sono previste presenze come le Nazioni Unite, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, l'Organizzazione Mondiale del Commercio. Il "Board of Peace" richiama molto l’idea di un consiglio di amministrazione (un “board”, appunto), che dovrà gestire un affare economico e finanziario colossale, un consiglio che avrà Trump come presidente. Il piano Trump in 20 punti, al paragrafo 9 recita: "Questo organismo (Board of Peace, ndr) definirà il quadro di riferimento e gestirà i finanziamenti per la ricostruzione di Gaza". Gestirà i soldi, proprio come un CdA che si rispetti. E le logiche finiranno per essere quelle del business e non della convivenza internazionale; dell’interesse privato e non dell’interesse pubblico; dell’autoritarismo che oscura la democrazia. Raffaele Liguori ha intervistato Fabio Armao, docente di relazioni internazionali all’università di Torino. È autore, insieme a Davide Pellegrino, di “Distopia americana. L’impatto della presidenza Trump sul sistema politico americano” (Mimesis, in uscita).

    Clip - 16-10-2025

  • PlayStop

    Campagna abbonamenti di giovedì 16/10/2025 delle 10:35

    A cura di Alessandro Diegoli, Niccolò Vecchia, Ira Rubini

    Campagna abbonamenti - 16-10-2025

Adesso in diretta