
In Libia c’è una situazione di grandissima tensione, dopo l’uccisione di Abdel Ghani Al Kikli, uno dei leader delle milizie, da parte dell’esercito di Tripoli. “Un passo decisivo contro le milizie irregolari”, lo ha definito il governo riconosciuto dalla comunità internazionale. Che però ha scatenato la reazione dei miliziani con scontri che proseguono in diverse zone della capitale.
In una dichiarazione, la missione delle Nazioni Unite in Libia ha espresso allarme per gli “intensi combattimenti con armi pesanti in aree civili densamente popolate”. In serata è arrivata la notizia che da est, da Bengasi, stanno muovendo verso ovest le truppe al comando del generale Haftar. Il timore è che Haftar voglia approfittare della situazione per destabilizzare il paese, oggi diviso in due tra la regione di Tripoli e la Cirenaica, quella di Bengasi.
Al Kikli – al pari di Al Masri, il ricercato dalla corte penale internazionale che il governo italiano ha liberato – aveva un ruolo centrale anche nella gestione dei flussi migratori. Oggi un rapporto della Ong SOS Méditerranée documenta – sulla base di testimonianze dirette delle vittime – la tratta dei migranti. Migranti che – è la denuncia – vengono intercettati da motovedette tunisine e venduti a miliziani libici. Le denunce sono state raccolte a bordo della Ocean Viking, la nave umanitaria della Ong. E sono una preziosa conferma delle denunce di Ong e giornalisti: esiste una tratta di esseri umani che coinvolge apparati tunisini e libici. Nonostante i rapporti ufficiali con il governo italiano e con l’Unione europea per contenere i flussi migratori. L’intervista di Alessandro Principe a Francesco Creazzo, portavoce di SOS Méditerranée: