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Il saluto romano non è reato. La destra esulta

saluto romano ad Acca Larentia

La Destra esulta per la sentenza della Cassazione a Sezioni Unite, sulla questione del saluto romano. Il presidente del Senato La Russa, che sulle celebrazioni ad Acca Larenzia aveva rimandato i commenti a dopo la pronuncia, ha preferito una linea sobria per esprimere la sua soddisfazione, ma era proprio questa la sentenza in cui sperava. Casa Pound, gli organizzatori principali di quei raduni di camerati, ha parlato apertamente di una “vittoria storica”.
Secondo la Cassazione, per il saluto romano va contestata la legge Scelba sull’apologia del fascismo e in particolare l’articolo 5. Il che rende molto difficile arrivare a una condanna.

Non è una buona notizia la sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione emessa ieri sera. Con la legge Scelba non è facile contestare un reato a chi fa il saluto romano, bisogna dimostrare che viene fatto con l’intento di ricostituire il partito fascista. I camerati invece dicono che lo fanno per commemorare i loro morti, e la Cassazione ha detto che così va bene. Va bene la manifestazione ad Acca Larenzia, va bene quella per Ramelli a Milano – e chissà quanti ne vedremo il prossimo 29 aprile al tradizionale corteo di viale Argonne, forti della sicurezza che nessuno potrà più dirgli niente. Applicare la legge Scelba, come indicato dalla sentenza di ieri, vuol dire questo, vuol dire lasciare le cose come sono. E’ la legge Mancino che permette invece di contestare un reato, un crimine d’odio magari un po’ generico ma utile a sanzionare quell’odioso gesto. Esulta, sobriamente, Ignazio La Russa, esulta Casa Pound, e del resto è andata bene ai suoi 8 militanti milanesi la cui vicenda era all’origine della discussione di ieri alle Sezioni Unite. Fecero il saluto romano nel 2016 alla commemorazione di Ramelli, sono stati assolti in primo grado in base alla legge Scelba, condannati in appello in base alla legge Mancino, ora gli verrà fatto un nuovo processo, che dovrà tenere conto della sentenza di ieri: si applica la Scelba, era una commemorazione, dunque dobbiamo aspettarci che siano prosciolti. Scusate, ci eravamo sbagliati.
2024, centenario del delitto Matteotti, anno secondo dell’era meloniana: il saluto romano è sostanzialmente sdoganato.

  • Autore articolo
    Lorenza Ghidini
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    “Triplicati gli omicidi di minorenni” aveva detto a febbraio il ministero degli interni che annunciava il passaggio da 13 omicidi commessi da minori nel 2023 a 35 nel 2024. Così partiva una campagna mediatica (soprattutto di destra) sull’allarme “baby-killer” che arrivava dopo i provvedimenti contro i rave, contro le occupazioni nelle scuole, contro i giovani in generale, soprattutto se figli di stranieri. I dati però, come rivela uno studio pubblicato da Sistema Penale, erano sbagliati perché oggi il Ministero ci dice che gli omicidi commessi da minori erano 25 nel 2023 e 26 nel 2024. “Stiamo perdendo la lucidità necessaria per affrontare il tema e il discorso pubblico sulla sicurezza”, commenta Roberto Cornelli, docente di criminologia dell’Università degli Studi di Milano, che analizza la campagna mediatica: “è particolarmente grave che questi dati errati vengano divulgati da fonti ministeriali e se si parte da qua ovviamente si pensano politiche di emergenza, forme di controllo straordinario e anche un irrigidimento del sistema penale minorile che perde la sua valenza educativa”. In sostanza, ci dice il docente, stiamo rifacendo gli stessi errori di Stati Uniti e Francia: non si affronta il problema dai dati ma sulla base del discorso politico sul tema: “Siamo passati dalla narrativa dei giovani danneggiati dal Covid a una criminalizzazione soprattutto quando si tratta di giovani di seconda generazione, incrociando la dimensione giovanile e quella migratoria sotto il segno della sicurezza, è questo il tema di un certo modo di far politica oggi”. Ascolta l'intervista di Claudio Jampaglia e Cinzia Poli a Roberto Cornelli.

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