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I fattorini di Foodora: “la nostra lotta continua”

Un algoritmo è più importante di un essere umano?

Il Tribunale di Torino ha respinto il ricorso di sei fattorini di Foodora, la società che distribuisce cibo a domicilio servendosi di cosiddetti ‘riders’ ossia, appunto, fattorini che usano la bicicletta e i cui ritmi e modalità di lavoro sono governati da un software.

I sei fattorini avevano protestato per le condizioni di lavoro, sostenendo di essere sfruttati, monitorati, tracciati dall’algoritmo e pagati sotto forma di cottimo. Per questo, Foodora non ha più dato loro lavoro. Per i fattorini si tratta di un licenziamemento, per la società no perché, sostiene, non c’era alcun tipo di lavoro subordinato.

Il Tribunale ha dato ragione a Foodora.

Intervistati da Radio Popolare, i lavoratori rilanciano adesso rilanciano: “non ci arrendiamo, faremo ricorso”.

Jamy Salati è uno degli ex fattorini Foodora:

“nessuno di noi ha capito come sia potuta succedere una cosa del genere -spiega a Chiara Ronzani, commentando la sentenza-  siamo rimasti un po’ sorpresi ma sicuramente andremo avanti, non molliamo certo per una sciocchezza del genere. Avevamo preso in considerazione l’ipotesi di una sentenza simile.

Ma i lavoratori non mollano, anzi rilanciano: “dopo tutte le azioni che abbiamo fatto si sono accesi focolai in tutto il mondo -continua Jamy- abbiamo una meravigliosa rete di contatti europea e internazionale di tutte le persone che fanno questo lavoro. Cresce la consapevolezza rispetto a questo lavoro. Non mi pentirei mai di quello che ho fatto, anzi sono molto orgoglioso”.

A riprova delle parole del lavoratore Jamy, nel fine settimana a Bologna i fattorini delle piattaforme online si riuniranno in una sorta di ‘stati generali’.

Tommaso Falchi fa parte della Riders Union Bologna, il primo sindacato autorganizzato dei fattorini bolognesi:

“faremo l’assemblea nazionale a Bologna anzitutto per  confrontarci tra riders di varie città e ragionare sia di aspetti quali l’organizzazione o il mutualismo, sia delle rivendicazioni. E poi  vogliamo stringere nuove relazioni con altri riders di altre città che sono appena partite, per creare una rete forte contro i giganti del food delivery”.

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    Musiche dal mondo è una trasmissione nel solco della lunga consuetudine di Radio Popolare con la world music – da prima che questa discussa espressione entrasse nell’uso internazionale – e in rapporto con World Music Charts Europe. WMCE è una iniziativa a cui Radio Popolare ha aderito e partecipa dall’inizio: una classifica europea realizzata attraverso il sondaggio mensile di animatori di programmi di world music su emittenti pubbliche, aderenti all’Ebu, appunto l’associazione delle emittenti pubbliche europee, ma con qualche eccezione come Radio Popolare, che è una radio privata di ispirazione comunitaria. Nel 1991 l’EBU sondò la Rai, per coinvolgerla in WMCE, ma la Rai snobbò la proposta. Però all’Ebu segnalarono che c’era una radio che sulle musiche del mondo aveva una certa tradizione e che probabilmente avrebbe risposto con interesse… L’Ebu si fece viva con noi, e Radio Popolare aderì entusiasticamente. Ormai quasi trent’anni dopo, WMCE continua e Radio Popolare continua a farne parte, assieme ad emittenti per lo più pubbliche di ventiquattro paesi europei, fra cui la britannica BBC, le francesi Radio Nova e RFI, le tedesche WDR, NDR e RBB, l’austriaca ORF, Radio Nacional de Espana, la russa Echo of Moskow, la croata Radio Student. Attraverso WMCE, Musiche dal mondo riceve annualmente centinaia di novità discografiche inviate dalle etichette o direttamente dagli artisti, dal vintage dell’Africa nera al canto di gola siberiano, dalle fanfare macedoni al tango finlandese: proponendo musica che difficilmente le radio mainstream fanno ascoltare e di cui i media correntemente non si occupano, Musiche dal mondo è una trasmissione per la salvaguardia e lo sviluppo della biodiversità musicale.

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    Live Pop - Franco Basaglia, l’apostolo dei matti - 28/03/2024

    Quest’anno Franco Basaglia – il medico che liberò i matti – avrebbe compiuto 100 anni. Prima della rivoluzione basagliana le persone con sofferenza psichica erano considerate pericolose per sé e per gli altri e quindi erano tenute separate e nascoste dal resto della società in luoghi chiusi e isolati, quali erano appunto i manicomi, dove spesso venivano sostanzialmente abbandonate. Non c’era cura ma controllo. Negli anni Sessanta a Gorizia, insieme a un gruppo di giovani psichiatri, Basaglia iniziò la sua battaglia per restituire diritti e dignità ai pazienti del manicomio: abolì contenzioni fisiche ed elettroshock e sostenne un nuovo rapporto tra medico e paziente, non più verticale ma orizzontale, basato sull’ascolto e sulla parola, in cui pazienti e operatori avessero pari dignità e pari diritti. Noi festeggeremo il centesimo compleanno di Basaglia cantando con Alessio Lega le canzoni che accompagnarono quel movimento, quella rivoluzione che rese l’Italia un paese migliore. Canzoni in gran parte estrapolate da “E ti chiamaron matta”, un disco del 1972 dello psichiatra-poeta Gianni Nebbiosi. Massimo Cirri, psicologo e giornalista, e Thomas Emmenegger, psichiatra e presidente di Olinda, ci regaleranno un Bignami sulle pratiche di libertà introdotte da Franco Basaglia.

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