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Coronavirus nell’aria? Non è cambiato niente, facciamo chiarezza.

coronavirus nell'aria

“Il virus è nell’aria”: titolavano così oggi alcuni importanti quotidiani on-line e cartacei. Notizia clamorosa e terribile. Il coronavirus, dunque, viaggia nell’aria e ci può raggiungere anche a distanza. E subito accanto: “L’Oms si prepara a rivedere le linee guida”. Per fortuna le cose stanno in un altro modo. E non fanno che confermare ciò che già sapevamo. Vediamo.

Sui giornali e siti italiani si citano 3 cose: due contributi scientifici e una dichiarazione di David Heymann, responsabile del panel su Covid-19 dell’Oms.

Il primo articolo è stato pubblicato il 17 marzo sul New England Journal of Medicine. È uno studio sperimentale per il quale è stato utilizzato un nebulizzatore speciale in laboratorio, una macchina ad alta potenza che non riflette le condizioni umane di tosse o starnuto. Lo scopo dell’esperimento è appunto individuare la presenza dei virus non solo nelle goccioline, ma anche nell’aerosol, cioè nuvole che possono trasportare le gocce più piccole. Si arriva alla conclusione che in ambienti chiusi, dove si utilizzano macchinari che favoriscono la formazione di aerosol (quindi ospedali) e dove c’è un’alta concentrazione di persone, il coronavirus nell’aria potrebbe viaggiare fino a 8 metri. Il riferimento è al rischio di contagio in ambiente ospedaliero.

Secondo articolo: compare sul Journal of American Medical Association, in data 26 marzo, firmato da Lydia Bourouiba del Massachussetts Institute of Technology. L’articolo non è specifico su Covid-19, ma sui modi di trasmissione dei virus in base a studi riferiti principalmente alla Sars.
Il virus contenuto in una nube gassosa può viaggiare fino a 8 metri di distanza nell’aria. La circolazione potrebbe essere favorita da sistemi di areazione, come l’aria condizionata. Quindi, conclude l’articolo, potrebbe essere necessario agli operatori sanitari a contatto con malati Covid-19 tenere una maggiore distanza dal paziente e comunque essere sempre protetti in ambiente ospedaliero.

Veniamo all’Oms che secondo i giornali e i siti “si prepara a rivedere la linee guida”. Cosa dice David Heymann dell’Oms alla Bbc? “Stiamo studiando le ultime indicazioni scientifiche e siamo pronti a rivedere le linee guida se sarà necessario”. Il contesto sulla Bbc era riferito all’uso delle mascherine. Al momento resta valida l’ultima raccomandazione dell’Oms, del 29 marzo, sul tema della trasmissione del virus per via aerea. “In un’analisi di 75.465 casi in Cina – scrive l’Oms – la trasmissione aerea non è stata segnalata. Può essere possibile in contesti e circostanze specifiche in cui vengono eseguite procedure e trattamenti di supporto che generano aerosol (intubazione, broncoscopia, ventilazione manuale, ecc.). Sono necessari ulteriori studi per determinare se è possibile rilevare il coronavirus nell’aria in stanze di pazienti dove non sono stati effettuati trattamenti che generano aerosol”.

Ancora una volta si parla di ospedali. Così come nei due articoli scientifici che si allargano al massimo a situazioni di ambienti chiusi, con molte persone e sistemi di areazione interna. Dunque il virus non ci rincorre per la strada. Ma, semmai, se le analisi ulteriori confermeranno la direzione ipotizzata, si ripropone la necessità di tutelare gli operatori sanitari con adeguati mezzi di protezione e linee guida più stringenti.

  • Autore articolo
    Alessandro Principe
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