Approfondimenti

Che cosa è successo oggi? – Venerdì 9 ottobre 2020

Liliana Segre e Sergio Mattarella

Il racconto della giornata di venerdì 9 ottobre 2020 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia in Italia e nel Mondo diffusi oggi al governo che non esclude nuove limitazioni se la curva dell’epidemia continuerà a salire. L’ultima testimonianza di Liliana Segre e il premio Nobel per la Pace 2020 assegnato al Programma Alimentare Mondiale. Infine, i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

I dati dell’epidemia diffusi oggi

Oggi in Italia sono stati accertati 5.372 casi di coronavirus, circa 900 in più rispetto a quelli di ieri. Quasi 130mila i tamponi, mai così tanti, ma sale anche la percentuale di positivi tra le persone testate: oggi è il 4,15%, ieri era il 3,5%. La regione con più nuovi casi individuati, quasi mille, è la Lombardia, seguita dalla Campania (769) e dal Veneto (circa 600).
A livello nazionale i nuovi positivi sono tornati ai livelli di fine marzo, quando però ogni giorno venivano comunicate centinaia di morti e c’erano migliaia di pazienti in terapia intensiva. Nelle ultime 24 ore le vittime legate alla pandemia nel nostro paese sono 28. Le persone in terapia intensiva sono salite a 387, 29 più di ieri. Oggi il monitoraggio settimanale di Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità sottolinea che in Italia c’è stata un’accelerazione del progressivo peggioramento dell’epidemia, e che questo si riflette “in un notevole carico di lavoro” per i servizi sanitari territoriali. Ministero e istituto di sanità dicono che è essenziale “evitare eventi a rischio aggregazione in luoghi pubblici e privati, e adottare comportamenti individuali rigorosi”. Sentiamo Vittorio Agnoletto, medico e nostro collaboratore:


 

Il governo è pronto a valutare nuove decisioni anti-COVID

(di Anna Bredice)

Un monitoraggio quotidiano, nel governo l’atteggiamento è tornato ad essere questo, la valutazione dei contagi di ogni giorno, senza escludere nulla, comprese nuove limitazioni. Il ministro Boccia a proposito di nuove divieti di spostamento tra una regione e l’altra ha detto che questa eventualità non può essere esclusa, tutto dipenderà dai numeri, salvo poi fare una piccola marcia indietro, ma il senso è quello, di un governo, cioè, che è pronto a valutare nuove decisioni.
Tutti escludono un nuovo lockdown, lo ha in qualche modo chiesto lo stesso capo dello Stato, “la necessità di tenere aperte le scuole, gli uffici, le fabbriche, ha detto Mattarella, implica una maggiore responsabilità dei singoli”. Nessun blocco generale quindi, ma l’impressione è che via via potrebbero esserci nuove regole per tutto il resto, dalle palestre, allo sport, agli orari dei bar e ristoranti, così come potrebbero arrivare altri mini lockdown locali, come è il caso della provincia di Latina, decisioni che potrebbero essere prese anche da altre regioni, questo sta nell’autonomia dei singoli presidenti, liberi di decidere misure solo più restrittive. A Palazzo Chigi è in corso una riunione per fare il punto della situazione, si deve scrivere il decreto che andrà in vigore dal 15 ottobre in poi, con le conferme delle regole attualmente in atto, ma aperto anche a nuovi provvedimenti. L’attenzione è sulle terapie intensive e la pressione sui ricoveri negli ospedali. In particolare in Campania, dove il presidente De Luca non esclude un blocco regionale se si dovessero superare i mille contagi al giorno. Altro settore che viene tenuto continuamente monitorato è la scuola, che, se è che se è vero che la sua apertura è ritenuta indispensabile, è anche vero che i contagi nelle classi sono aumentati negli ultimi giorni.

L’ultima testimonianza di Liliana Segre

(di Lorenza Ghidini, inviata a Rondine)

L’ultima testimonianza, forse la più difficile. Ma Liliana Segre, arrivata a 90 anni dopo 30 spesi a raccontare la sua storia nelle scuole, ha detto basta. “Non voglio più ricordare”, ha detto oggi cominciando il suo discorso: “Non voglio più soffrire”. Da tempo dice di non sopportare più la sensazione di essere diventata la nonna di sé stessa. Di quella Liliana tredicenne che finì deportata ad Auschwitz. La sua scelta, per questo ultimo momento con i giovani, è caduta sugli amici di Rondine, una realtà che da anni ospita ragazzi provenienti da zone di conflitto, per fare di loro testimoni di pace. C’erano tanti ragazzi nelle prime file, sotto il palco, seduti in terra, le gambe incrociate. Gli occhi lucidi al racconto di Liliana. E poi il presidente del consiglio Conte con mezzo governo. I presidenti di camera e senato per rendere omaggio alla senatrice a vita che conclude così la sua esperienza di testimone della Shoah. 75 minuti di racconto tirato, lucido. Come sempre in questi 30 anni. Ma oggi anche teso, come se l’ultimo sforzo pesasse particolarmente. Parole che in alcuni passaggi sono apparse recitate, quasi a voler tenere la distanza da un dolore rinnovato. Le leggi razziali e l’espulsione dalla scuola perché ebrea. La fuga in Svizzera e il respingimento. “Anche io sono stata clandestina”, ha detto Liliana con un pensiero ai migranti di oggi. San Vittore in cella con l’amato padre Alberto e infine Auschwitz. “Non racconto mai i dettagli”, ha detto Segre: “Chi vuole informarsi può farlo”. Ma il suo racconto è, come sempre, un pugno nello stomaco. “Nel campo sono stata orribile” ha raccontato. Lo è stata ad esempio con l’amica Janine, una giovane francese, mandata al gas sotto ai suoi occhi. “Non l’ho neanche guardata in faccia, non le ho detto una parola”. Infine dall’abisso la risalita, non tanto per la liberazione dal campo, ma per quella scelta che fece Liliana di non vendicarsi quando ne ebbe l’occasione. Quando un soldato tedesco gettò a terra la pistola e lei avrebbe potuto raccoglierla, rivolgerla contro il suo aguzzino. “Non l’ho fatto e da quel momento sono diventata libera”. Applausi. Interminabili, tutti in piedi gli ospiti sotto il tendone di Rondine. Segre ha affidato il testimone a tutti i ragazzi che vorranno raccoglierlo. Ora lei deve riposare e provare a salutare quella ragazzina 13enne che ha abitato in lei per tutti questi anni.

Nobel per la Pace 2020 al World Food Programme

(di Alfredo Somoza)

Il Programma alimentare mondiale nasce nel 1962, confermato nel 1965, ed è gestito dalla FAO, con sede a Roma e dall’assemblea generale dell’ONU. Fu ispirato dal Senatore George Mc Govern, direttore del programma alimentare USA 1961 nominato da Kennedy. L’obiettivo del PAM è semplice e allo stesso tempo complesso: salvare vite umane e salvaguardare i mezzi di sussistenza nelle emergenze; prevenire la fame acuta, investire nella prevenzione dei disastri naturali e nelle misure di attenuazione del loro impatto, ridurre la fame cronica e la malnutrizione.
Il programma usufruisce dai fondi messi a disposizione dalle nazioni, circa un miliardo di dollari all’anno vengono spesi per comperare cibo da distribuire nelle zone di emergenza, attualmente in 78 paesi.
Criticato in passato per avere danneggiato in alcuni casi l’agricoltura locale, riversando sui mercati alimenti gratis, negli ultimi anni ha avuto un’evoluzione che probabilmente è stata valutata per l’assegnazione del Nobel. Da una parte sostenere le vittime dei cambiamenti climatici non solo con cibo, ma anche con formazione per farne fronte e soprattutto evitare l’uso della fame come arma di guerra e di conflitto. Si segnala poi durante la pandemia per avere sostenuto comunità isolate durante il lockdown che non avevano più acceso al mercato del cibo.
Un Nobel neutro politicamente, ma suona come campanello di allarme che non entra nel merito dei conflitti in corso, ma che ci ricorda che la fame nel mondo non è mai stata debellata.

COVID-19: in arrivo le chiusure selettive

(di Claudio Jampaglia)

Ogni 100 positivi trovati in Italia sono 8 quelli che vengono ricoverati, lo 0,02% quelli che necessitano la terapie intensiva. I servizi clinici ospedalieri, a parte casi di sofferenza cronica, ancora non segnalano crisi. La situazione è completamente diversa dalla prima ondata COVID, soprattutto in Lombardia, mentre per altre Regione come Campania e Lazio, questa fase epidemica è già molto peggiore di quella precedente.
I servizi di prevenzione però sono entrati in sofferenza ovunque e sta andando in tilt la capacità di tracciare e tamponare i contatti delle persone positive. [CONTINUA A LEGGERE]

COVID-19, la situazione nel Mondo

Nuova impennata di casi anche in Germania: oltre 4.500 nelle ultime 24 ore. Quasi 500 in più rispetto a ieri. Per questo motivo Angela Merkel e i sindaci delle 11 città più grandi hanno concordato di adottare misure anti-coronavirus più severe. È, invece, braccio di ferro in Spagna. Il governo ha invocato lo stato di emergenza per poter imporre un blocco parziale a Madrid, dopo che la Suprema Corte di Giustizia, ieri, aveva annullato le misure.
Nel Regno Unito si registrano quasi 14mila nuovi casi nelle ultime 24 ore. Numeri ancora preoccupanti, ma comunque in calo rispetto al picco di oltre 17.400 casi registrati ieri. In Francia, dove i contagi viaggiano sui 17mila casi al giorno, la direzione della Parigi-Roubaix, la nota corsa ciclistica, ha annullato la gara del 25 ottobre. Negli Stati Uniti, il Paese più colpito dalla pandemia, si sono superati 7,6 milioni di casi. Secondo i media americani entro giovedì prossimo si toccherà quota 8 milioni.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    “Jazz in un giorno d’estate”: il titolo ricalca quello di un famoso film sul jazz girato al Newport Jazz Festival nel luglio del ’58. “Jazz in un giorno d’estate” propone grandi momenti e grandi protagonisti delle estati del jazz, in particolare facendo ascoltare jazz immortalato nel corso di festival che hanno fatto la storia di questa musica. Dopo avere negli anni scorsi ripercorso le prime edizioni dei pionieristici festival americani di Newport, nato nel '54, e di Monterey, nato nel '58, "Jazz in un giorno d'estate" rende omaggio al Montreux Jazz Festival, la manifestazione europea dedicata al jazz che più di ogni altra è riuscita a rivaleggiare, anche come fucina di grandi album dal vivo, con i maggiori festival d'oltre Atlantico. Decollato nel giugno del '67 nella rinomata località di villeggiatura sulle rive del lago di Ginevra, e da allora tornato ogni anno con puntualità svizzera, il Montreux Jazz Festival è arrivato nel 2017 alla sua cinquantunesima edizione.

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