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Che cosa è successo oggi? – Lunedì 17 agosto 2020

Il racconto della giornata di lunedì 17 agosto 2020 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia in Italia col commento dell’epidemiologo Pierluigi Lo Palco. alla riapertura delle scuole il 1° settembre per gli studenti che sono rimasti più indietro. Possibile naufragio al largo della Libia segnalato da Alarm Phone mentre a Tunisi si è svolto un incontro tra i ministri Lamorgese e Di Maio con il presidente tunisino Kais Saied. La battaglia sul voto per posta negli Stati Uniti con alcuni democratici che chiedono un’inchiesta dell’FBI e la situazione in Bielorussia. Infine, i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

I dati dell’epidemia diffusi oggi

Oggi in Italia sono stati comunicati 320 casi di coronavirus. Il dato è in calo rispetto a ieri, quando erano stati 479, ma diminuiscono anche i tamponi, da quasi 37mila a circa 30mila. La Regione con più nuovi contagi, 51, è il Lazio, seguita dal Veneto con 46 e dalla Lombardia con 43. 4 le morti registrate oggi a livello nazionale. I numeri del lunedì, come quelli della domenica, sono solitamente più bassi perché nel fine settimana vengono analizzati meno tamponi. Da capire se nei prossimi giorni si confermerà la tendenza complessiva all’aumento dei positivi emersa nelle ultime settimane. Sentiamo l’epidemiologo Pierluigi Lo Palco:

Oggi è arrivata notizia di diverse persone trovate positive coi controlli in corso negli aeroporti su chi arriva da Croazia, Grecia, Malta e Spagna. I test però non sono iniziati in tutti gli scali: non ne vengono fatti, per esempio, in quelli lombardi di Linate, Malpensa e Orio al serio. Nel Lazio oggi sono cominciati a Ciampino, mentre a Fiumicino erano già partiti nei giorni scorsi. Non si tratta dei tamponi, ma di esami che danno un risultato in tempi più brevi. Claudio Jampaglia ha intervistato il dottor Angelo Bastone, che lavora per le Uscar, le unità speciali di continuità assistenziale della regione:

Oggi sono entrate in vigore alcune restrizioni decise ieri dal governo. È il caso dell’obbligo di mascherina dalle 18 alle 6 anche all’aperto dove c’è il rischio di assembramenti ed è il caso della chiusura delle discoteche, contro cui nel pomeriggio l’associazione di categoria Silb Fipe ha annunciato un ricorso al Tar del Lazio.

 

Scuole aperte il 1° settembre per chi è rimasto più indietro

“Dal primo settembre le scuole apriranno per chi è rimasto più indietro. Dal 14 riprenderanno ufficialmente le lezioni”. Lo ha ribadito oggi la ministra dell’istruzione Azzolina. La ministra ha poi aggiunto: “le scuole non vanno solo riaperte, dobbiamo fare in modo che poi non richiudano”.
Sulla ministra Azzolina in queste ore pesano le pressioni che arrivano dai presidi che chiedono di rivedere la responsabilità penale dei dirigenti scolastici in materia di sicurezza sul luogo di lavoro. Francesco Muraro, preside della Casa del Sole del Parco Trotter di Milano:


 

Possibile naufragio al largo della Libia

Un possibile naufragio al largo della Libia, con decine di morti. L’ong Alarm Phone ne ha dato notizia nel tardo pomeriggio di oggi: si tratterebbe di un gruppo di migranti per cui aveva chiesto soccorsi due giorni fa. Deanna è una volontaria dell’organizzazione umanitaria:


 

Tunisia, Lamorgese e Di Maio incontrano Kais Saied

E a Tunisi, mentre si diffondevano le prime notizie sul naufragio, si è svolto oggi un incontro tra i ministri Lamorgese e Di Maio con il presidente tunisino Kais Saied.
La riunione avrebbe raggiunto una prima intesa: fondi del Viminale per 11 milioni di euro – risparmiati sul capitolo accoglienza migranti – potranno essere girati alla Tunisia che li utilizzerà per rafforzare il controllo delle sue frontiere marittime.
Uno scambio tra soldi e blocco in mare dei migranti.
Il ministro Di Maio ha detto: “ci aspettiamo piena collaborazione e risultati rapidi anche sul piano del contrasto all’immigrazione”.
Il commento di Gianfranco Schiavone, vice-presidente dell’Associazione Studi Giuridici sull’immigrazione:


 

Bielorussia, si allarga il fronte delle proteste

Una giornata di scioperi in Bielorussia per chiedere la fine delle violenze sui manifestanti anti-Lukashenko e nuove elezioni.
Tra le aziende coinvolte dagli scioperi ci sono alcuni colossi industriali bielorussi (statali) come Belaruskali e Naftan. Anche alcuni dipendenti della Beltele-Radio-Company, che riunisce le televisioni e le radio di Stato, hanno scioperato.
A Minsk Mattia Guastafierro ha raggiunto una cittadina bielorussa, Natasha, che ha partecipato alla grande manifestazione di ieri nella capitale.

Intanto il presidente Lukashenko, contestato dalla piazza, oggi ha cercato di blandire le opposizioni con una promessa di nuove elezioni che suona come un bluff. “Si potranno tenere nuove elezioni – ha detto il presidente bielorusso – ma solo dopo l’approvazione di una nuova costituzione attraverso un referendum”. Ma i manifestanti in piazza non si fidano. Ieri a Minsk, oltre alle nuove elezioni, chiedevano anche le dimissioni del presidente.
Ascoltiamo un’altra parte del racconto della cittadina bielorussa Natasha:


 

La battaglia sul voto per posta negli Stati Uniti

(di Roberto Festa)

La battaglia sul voto per posta negli Stati Uniti diventa sempre più dura. Alcuni democratici della Camera chiedono che l’FBI apra un’inchiesta sul direttore delle poste, Louis DeJoy. L’accusa che I democratici fanno ormai apertamente all’amministrazione Trump è infatti quella di voler sabotare il voto postale. E questo proprio nell’anno in cui, causa coronavirus, si attende un ricorso record al voto per posta. Sotto accusa proprio il direttore delle poste Louis DeJoy, amico intimo e finanziatore di Trump, che ha preso una serie di decisioni contestate: tra queste, bloccare gli straordinari, prepensionare i lavoratori e non consegnare nei tempi previsti la posta espresso. Il servizio postale americano ha del resto già avvertito almeno 15 Stati: non è assicurato che I voti espressi per posta arrivino alle Commissioni Elettorali in tempo per essere conteggiati. Nei giorni scorsi, Trump ha anche bloccato l’aumento di finanziamenti alle poste americane, gravate da un debito di 160 miliardi di dollari. La tesi del presidente è che il voto per posta favorisca I brogli. Un’idea non supportata da alcun vero dato. Anzi, I brogli postali elettorali negli Stati Uniti sono rarissimi. In realtà, Trump e molti repubblicani temono che il voto postale aumenti l’affluenza alle urne, soprattutto di neri e giovani, e quindi alla fine favorisca i democratici.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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