Bad Input

Mottarone: un problema di saliva

La messa in onda e la pubblicazione online del video dell’incidente della funivia sul Mottarone ha (giustamente) indignato l’opinione pubblica, i magistrati assegnati all’inchiesta, politici e commentatori. Il problema, però, è più grande.

Lasciamo da parte la TV (anche se per quanto riguarda RAI3 ci sarebbe da discutere, visto che questo schifo l’hanno fatto usando soldi pubblici e la cosa suona ancora più disgustosa) che ha dimostrato da tempo di essere disposta a qualsiasi cosa per un punto di share in più.

Parliamo di Internet. A differenza della televisione, in cui vale la regola del “ciò che è fatto è fatto”, le testate online hanno la possibilità di correggere, almeno parzialmente, i loro errori. Tradotto: avrebbero potuto rimuovere il video.

L’hanno fatto? No.

La maggior parte dei siti di news l’ha mantenuto, magari con qualche ritocco (e qui spero che ai “colleghi” di Repubblica.it fischino le orecchie) come l’ampliamento della sfocatura per nascondere meglio i volti delle vittime. Come se una sfocatura potesse cambiare qualcosa.

No, non cambia. Rimane sempre e solo la logica da sciacalli disposti a pubblicare qualsiasi cosa pur di avere qualche click in più e poter alzare le statistiche di Google Analytics.

E dire che noi giornalisti, da qualche tempo, siamo obbligati a fare corsi di formazione continua ogni anno, con una quota di lezioni obbligatoria che è proprio relativa alla deontologia.

Certi direttori, forse, dovrebbero piantarla di scrivere editoriali e spendere un’oretta per seguire un corso. O semplicemente eseguire un piccolo test: guardate l’homepage del vostro sito, poi mettetevi davanti a uno specchio per 10 minuti. Se non vi viene un istinto irrefrenabile di sputare, avete sbagliato mestiere.

  • Marco Schiaffino

    Dopo una (breve) esperienza come avvocato, nel lontano 2000 mi sono trovato quasi per caso a scrivere di Internet e nuove tecnologie, quando il Web e il digitale erano una specie di hobby per smanettoni e appassionati di fantascienza. Mentre continuavo a scrivere per la mia banda di nerd, mi dannavo per trovare il modo di passare a quello che pensavo fosse un giornalismo “più serio”. Qualche volta ce l’ho anche fatta. Poi è successa una cosa strana: quello di cui mi occupavo da anni, ha cominciato a interessare tutti. Ho smesso di dannarmi.

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