Sbilanciamoci

La controfinanziaria dei movimenti

Il 2 dicembre la campagna Sbilanciamoci ha presentato la sua XXIII controfinanziaria: quasi 32miliardi di euro in 105 proposte – specifiche e dettagliate- elaborate dalla 49 organizzazioni della campagna.

Di fronte ad una sconsolante legge di bilancio (quella del governo) che aumenta le spese militari (+5,4%), dà le briciole alla cooperazione allo sviluppo (solo lo 0,22% del PIL), non tocca i Sussidi ambientalmente dannosi (che sono quasi 20miliardi di euro) e non dà risposte sul lavoro e la previdenza il giudizio non può che essere negativo. Si dirà: ma ci sono 8 miliardi di stanziamenti per la riduzione della pressione fiscale. Sì, ma i redditi più bassi non avranno alcun vantaggio da questa misura (il ceto medio-alto, sì) e i redditi dei super-ricchi non vengono toccati: un paperon dei paperoni con un’IRPEF da 300mila euro avrà la stessa aliquota fiscale di uno che ha un reddito da 50mila euro.

La controfinanziaria di Sbilanciamoci (si può scaricare da www.sbilanciamoci.info) va in tutt’altra direzione: più politica pubblica e investimenti pubblici per la riconversione ecologica dell’economia, per il lavoro, per l’innovazione. Più fondi per la questione sociale che affligge con la povertà e le diseguaglianze crescenti una parte  sempre maggiore della nostra società. E per le entrate: la riduzione del 20% delle spese militari, la cancellazione dei Sussidi ambientalmente dannosi, una riforma fiscale che accentui la progressività dell’IRPEF, introduca una imposta sui grandi patrimoni e alzi l’imposta di successione, a partire da una franchigia di 250mila euro.

La questione di fondo è che va ribaltata la logica delle politiche (neoliberiste) di questi anni: più stato, meno mercato; più lavoro con le tutele e meno precariato; più spese sociali, meno spese sanitarie; più investimenti pubblici meno privatizzazione. Va redistribuita la ricchezza dall’alto (che negli ultimi anni ha visto crescere incredibilmente i propri patrimoni) verso il basso (che invece si è impoverito). Serve un modello di sviluppo non solo sostenibile ambientalmente, ma socialmente, di qualità, fondato sui diritti e la solidarietà.

Tutto questo non c’è nella legge di bilancio di Draghi. Ecco perché va cambiata. Con la controfinanziaria di Sbilanciamoci.

 

  • Giulio Marcon

    Portavoce della campagna Sbilanciamoci!, è stato negli anni '90 portavoce dell'Associazione per la pace e Presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà. È stato deputato indipendente di SEL nella XVII legislatura, facendo parte della Commissione Bilancio. Tra i suoi libri: (con Giuliano Battiston), La sinistra che verrà (minimum fax 2018) e (con Mario Pianta), Sbilanciamo l'economia (Laterza 2013)

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    Promemoria per i tempi di manovre di bilancio. Più soldi guadagni e maggiori sono i benefici fiscali che ricevi dal governo. E’ il capolavoro politico-fiscale che il governo Meloni è riuscito a realizzare con l’ultima legge di bilancio, ora in discussione in parlamento. Ha scritto l’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB), istituzione indipendente, nei giorni scorsi: «la riduzione dell’aliquota legale dal 35 al 33 per cento, nell’intervallo di reddito tra 28.000 e 50.000 euro, produce un beneficio fiscale differenziato che cresce al crescere del reddito». Ripetiamo: il taglio delle aliquote Irpef ha prodotto «un beneficio fiscale differenziato che cresce al crescere del reddito». Una manovra regressiva, che fa aumentare le disuguaglianze. Alla stessa conclusione è arrivata anche l’Istat e la Banca d’Italia. Ma il governo Meloni ha preso le distanze da queste conclusioni. Pubblica oggi ha ospitato l’economia Maurizio Franzini e la sociologa Enrica Morlicchio. Di fronte alle politiche della destra al governo che aumentano esplicitamente le disuguaglianze, abbiamo deciso di partire dai fondamentali con i nosti ospiti: che cos’è l’uguaglianza? Cosa significa parlare di uguaglianza in un paese che la prevede fin dalla sua Costituzione (articolo 3)? Quali meccanismi ha messo in moto l’esecutivo per una manovra “di classe”?

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    Dopo il taglio ai fondi antismog da Meloni e Salvini meno soldi ai trasporti lombardi

    Dopo la sforbiciata da 270 milioni in tre anni ai fondi per le politiche anti inquinamento, arriva la conferma che dal governo Meloni arriveranno fondi insufficienti anche per il trasporto pubblico locale. La Lombardia è particolarmente penalizzata e se n’è accorto persino il presidente della giunta lombarda Attilio Fontana che ora chiede più risorse al Governo. La Lombardia riceve il 17,6% delle risorse nazionali destinate al trasporto pubblico, una quota che sembra destinata a non aumentare. Il risultato per chi si muove sui mezzi pubblici è che, sia con la mano del governo nazionale, sia con quello di quello regionale, i fondi sono insufficienti. E davanti ai finanziamenti insufficienti tocca ai comuni integrare con fondi propri. Per le opposizioni di centrosinistra la destra è incapace di risolvere i problemi dei cittadini. La denuncia di Simone Negri, consigliere regionale del Pd che si occupa di trasporti.

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    CECCHETTIN DUE ANNI DOPO

    La giovane età di vittima e assassino non era un’anomalia. Due anni dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin i dati lo confermano: si abbassa progressivamente l’età di chi agisce e subisce violenza. Qualcosa non funziona, forse, nel passaggio generazionale anche da parte di chi si sente assolto. Servirebbe parlarne a scuola? Si, ma soltanto con l’autorizzazione delle famiglie, secondo la destra. Cioè di quei soggetti all’interno dei quali, quando c’è, la violenza viene esercitata. Ospiti: Elisabetta Canevini, Presidente quinta sezione penale del Tribunale di Milano; Lara Pipitone, insegnante, conduttrice di “Fuori Registro” su RP; Lorenzo Gasparrini, filosofo, formatore per la Fondazione Giulia Cecchettin. Condotta da Massimo Bacchetta, in redazione Luisa Nannipieri.

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