L'Ambrosiano

Carlo Cattaneo, Class Action, Spoon River di Lombardia

Ai grandi eventi, nella storia, son sempre seguiti riti di riparazione. Non disporremmo del teatro greco; eroi ed eroine in scena, a far da contrappunto il coro: la comunità rivive il trauma; nasce la coscienza collettiva; gli individui son messi in condizioni di vedere gli errori e cambiare. È la catarsi. Presto andrà fatto qualcosa del genere, sapendo che gli dei che muovono bene, male, passioni, interessi son scelte e inclinazioni nostre.

La pandemia non può finire “all’italiana”: la verità resta nell’ombra; si fa una Giornata in memoria di questa o quella tragedia; nessuno di chi ha avuto parte attiva od omissiva risponde. In Lombardia esistono le premesse per chiamare pubblici amministratori a dar conto di atti che non hanno evitato vittime e han pure creato sofferenze, stress, umiliazioni.

Si pensi agli anziani fatti aspettare mesi, mandati a fare il vaccino a decine di chilometri, non  immunizzati anche se allettati, con Medici di famiglia che rispondono (quando lo fanno): «Non ne sappiamo nulla» e farmacie adibite solo a fare i sostituti compilatori di moduli per anziani senza pc. Esperti di diritto individueranno i modi per esercitare una sorta di Class Action che risarcisca gli anziani dei diritti a salute e dignità calpestati; i sindacati, dei Pensionati magari, batteranno un colpo per riconquistare contatti con base e territori; le opposizioni non si giustificheranno più col dire: Fontana, Moratti, Bertolaso «fanno quel che vogliono» e i media «non ci ascoltano».

Il 18 marzo c’è stata la 1ᵃ Giornata della Memoria per i morti di Covid. La politica è brava nel fissare ricorrenze: nella contrizione si fa appello a sentimenti, che nulla costano o cambiano. Coincidenza: il 18 marzo 1848 iniziarono le Cinque Giornate. Carlo Cattaneo sollecitava i milanesi a insorgere e liberarsi da occupanti e oppressori: «Vi è dunque così molesto d’essere, una volta in vita, padroni di voi?».

Ecco, Milano può prepararsi alla prossima ricorrenza avviando una Class Action, con catartica lettura del proprio Spoon River: poesia di chi «ha sete e fame di giustizia», bisogni che qualcuno dovrà esser chiamato a saziare, restituendo umanità, realizzando prevenzione, mandando a casa inetti e profittatori.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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    Violenza stradale, numeri un po' in calo. Il rimedio: l’educazione e diminuire la velocità

    L’Istat ha pubblicato i report sugli scontri stradali, su base regionale (relativi al 2024) e anche alcuni dati sui primi sei mesi di quest’anno. Ci sono meno feriti e meno vittime sulle strade, anche se i numeri restano ancora drammaticamente elevati. Secondo l’Istituto di Statistica nel primo semestre del 2025 i morti sono stati 1310 (si parla di morti per scontri stradali se il decesso avviene entro 30 giorni dall’evento, quindi sono escluse le persone che muoiono, nonostante la causa siano le conseguenze dello scontro, oltre quel limite temporale) contro i 1406 dello stesso periodo dell’anno precedente. I feriti sono stati 111090, anche in questo caso in calo rispetto al 2024, quando erano stati 112428. Gli obiettivi europei sulla sicurezza stradale prevedono il dimezzamento del numero di vittime e feriti gravi entro il 2030 rispetto all’anno di riferimento, che è il 2019. In Italia al momento registriamo una diminuzione del 4,5% (in Lombardia del 12,6). Bisogna ancora fare molto per riuscire a raggiungere l’obiettivo. Uno degli aspetti fondamentali, oltre la diminuzione della velocità, è l’incremento dell’educazione stradale. Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo, morto nel 2010 a causa di un omicidio stradale a Firenze ha fondato l’associazione Lorenzo Guarnieri, che da anni si impegna a portare avanti un discorso di educazione. Alessandro Braga lo ha intervistato nella trasmissione Tutto Scorre.

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