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Ancora violenze nel Cpr di Milano. È ora di chiuderli tutti

Cpr

Dopo la vicenda del ragazzo impiccatosi nel Cpr di Ponte Galeria a Roma anche a Milano ci sono stati scontri nel centro di Via Corelli, sotto amministrazione straordinaria dopo che un magistrato della procura di Milano ha messo sotto sequestro la società che lo gestiva. Lorenza Ghidini ha intervistato nella puntata di Prisma di lunedì 12 febbraio Teresa Florio della rete “Mai più lager, no Cpr”.

Voi avete denunciato subito nella notte tra sabato e domenica quello che stava succedendo dentro via Corelli; ieri sei entrata nel centro con un consigliere regionale, Luca Paladini, per vedere quello che vi hanno fatto vedere, perché poi naturalmente non è la prima volta che entri e sai benissimo che si parla ascoltati, si guarda accompagnati e evidentemente sarebbe un po’ diverso se poteste accedere a quello che vi interessa sempre vedere. “Mettere le tendine al lager”, eri stata profetica, evidentemente sai di cosa parli.

Sì, per chi non avesse visto il video, che è circolato moltissimo sabato sera, c’è stata una protesta abbastanza nuova e sinceramente impressionante dove c’erano alcune persone seminude sedute nel cortile sotto la pioggia e protestavano, ci avevano inviato questo video al centralino del Naga per le cattive condizioni, in particolare perché non venivano visitate, anche perché gran parte dicevano di avere delle macchie sul corpo e non riuscire ad accedere all’infermeria a ricevere delle cure adeguate. In più c’era anche il problema del cibo che riporta una dicitura “da consumarsi entro due ore dalla consegna”, però l’ora della consegna non è specificata, il cibo loro dicono essere immangiabile e quindi sorgono mille domande su dopo quante ore venga consegnato. Poi a distanza di molte ore abbiamo ricevuto e trasmesso un altro video che però era conseguenza di una protesta che, in concomitanza con quello che accadeva sotto la pioggia, stava intervenendo durante la distribuzione dei pasti, in particolare da quello che poi abbiamo saputo delle testimonianze, soprattutto al cellulare del SOS Cpr, era successo che un ragazzo di 18 anni, e già fa impressione questa cosa, aveva fatto delle rimostranze sul cibo perché per l’ennesima volta veniva consegnata sempre la stessa pietanza e poi le solite due ore andavano a farsi benedire. Dopo 6 ore c’è stata questa sorta di spedizione punitiva che abbiamo documentato con questo video nel quale si vede che un gruppo di agenti della Guardia di Finanza in tenuta antisommossa, con caschi e scudi, sono entrati nella sala mensa, sono andati nel corridoio a cercare nella stanza questo ragazzo che poi è stato trascinato fuori nel corridoio ed è stato malmenato, si vede proprio la violenza con la quale i manganelli vengono sollevati e poi abbattuti su di lui e su un’altra persona malcapitata. Si vede poi questo ragazzo trascinato fuori e fa impressione anche la consapevolezza di un’impunità di questi agenti, visto che poi le riprese erano fatte da varie angolazioni, e anche il fatto che questa reazione non sia stata una cosa nell’immediato per difendere qualche pericolo imminente di qualcosa, è stata proprio una spedizione a distanza. Questo insieme di cose ci ha indotto a seguire il consigliere Luca Paladini, col quale eravamo già in contatto da molti mesi, per approfondire. Questo è stata una sorta di patto per cui lui si era sempre messo a disposizione per i casi urgenti per poter entrare, perché ricordiamo che solo i parlamentari e i consiglieri regionali sono tra le figure che possono entrare senza preavviso, il che fa la differenza. Siamo entrati io, Cesare Mariani dello sportello legale del Naga e Nicola Coppo, sempre della rete “Mai più lager”, che è un dottore infettivologo, appunto anche per constatare questa cosa delle macchie. È successo qualcosa di sconcertante perché abbiamo saputo che poco prima del nostro ingresso, quando già i video avevano iniziato a circolare con oltre 10.000 visualizzazioni, queste due persone finalmente dopo otto ore sono state portate all’ospedale perché prima sono rimaste dentro, il ragazzo non riusciva a muoversi dal letto prima di essere portato all’ospedale.

Quindi quando voi siete entrati non c’erano?

Non c’erano, ovviamente uno dei nostri propositi era quello di raccogliere le loro testimonianze, anche per un’eventuale denuncia. Abbiamo cercato di raccogliere testimonianze da altri presenti ma non ci hanno fatto entrare nei moduli abitativi, che è una cosa gravissima perché i consiglieri regionali, e lo sappiamo anche da molti video che sono circolati, possono entrare all’interno dei moduli abitativi mentre invece a Luca Paladini, che è anche poi vicepresidente della Commissione Carcere Regionale non è stato consentito né dal personale interno, che era in contatto con la direttrice, la nuova direttrice entrata in servizio dal primo febbraio ci hanno detto, che ha detto di aver ricevuto specifiche indicazioni alla prefettura di non farci entrare e né dagli ispettori di polizia, che in continuo ponte radio con la prefettura hanno detto “No, abbiamo avuto ordini precisi di non farvi entrare nei moduli abitativi”. Io ovviamente era la quarta volta che entro, con il senatore De Falco sono entrata due volte, per cui la norma è esattamente la stessa, siamo entrati all’interno dei moduli, questa volta non è stato possibile. Comunque questo non ci ha impedito di rilevare moltissime irregolarità, in primis l’assenza del registro eventi critici che una cosa gravissima.

Registro eventi critici?

Eventi critici, sì, il registro nel quale vengono annotati tutti i tentativi di suicidio, pestaggi. Questo registro a un certo punto dopo anni era stato istituito, probabilmente a quanto ci hanno riferito è stato sequestrato durante l’ispezione della finanza il primo dicembre ma poi non è stato più costituito, quindi c’è questo buco totale dal primo di dicembre fino ad oggi, han detto “È molti mesi che non lo utilizziamo più”, quindi c’è totale opacità su questa cosa. Tra l’altro abbiamo rilevato che nel giro del solo mese di gennaio sono state chiamate 34 ambulanze in 30 giorni, quindi magari eventi critici ce ne sono stati.

Cioè questa cosa dell’amministrazione straordinaria è anche un po’ un momento di passaggio, un limbo in cui forse addirittura paradossalmente alcune prassi, alcune “regole” di prima si possono bypassare?

Sembra così, ma la cosa più assurda è che le persone che erano presenti tra personale dell’amministrazione e dell’infermeria ci hanno detto che quello che era successo la notte l’hanno saputo dai video che sono circolati, il che è abbastanza sconcertante, chissà poi se il commissario sa le cose che succedono visto che non le sanno neanche nella stanza accanto, per cui è una situazione assolutamente fuori controllo e consapevolmente fuori controllo, per cui non è stato dato accetto ma molte cose anche gravi sono state rilevate. C’era un’altra persona che aveva inghiottito un litro di shampoo sempre la notte della sera del 6 per le proteste e a questa persona ovviamente non è stata neanche portata all’ospedale, le hanno detto “No, bevi molta acqua” al che il nostro dottore ha detto “È pericolosissimo bere molta acqua quando bevi lo shampoo perché ovviamente sviluppando delle bolle puoi anche essere soffocato”. Abbiamo rilevato un’ammissione proprio candidamente per dire “No, noi solo dal codice giallo in su possiamo chiamare l’autoambulanza, sotto no”, però questo screening chi lo fa? Un’infermiera che non ha nessuna competenza.

E in tutto questo 34 ambulanze in 30 giorni dal codice giallo in su.

Esatto, poi ovviamente abbiamo cercato anche noi di fare ad un certo punto ostruzionismo e abbiamo detto “Se non ci fate entrare, fate uscire una a una tutte le persone e le sentiamo in una stanza”. Ovviamente tra una persona e l’altra hanno fatto intercorrere 10/15 minuti per cui siamo riusciti a trovare solo tre persone, due delle quali totalmente incensurate, due su tre avevano queste macchie sul corpo, anche perché le foto sono tantissime di persone con queste sorta di pustole che hanno addosso.

Che cosa dice il vostro medico, che cos’è?

Ad occhio è difficile poter anche scartare che sia scabbia, non è escluso, però potrebbe essere un intossicazione alimentare, un’allergia o cimici, certo non cose belle perché tutte nello stesso settore con la stessa cosa non è certo una casualità, però gli accertamenti non li fa nessuno. Abbiamo anche chiesto le cartelle cliniche, ci sono state negate, ovviamente.

C’è l’ipotesi di rientrare, magari con il consigliere Paladini o altri, ritornare a breve?

Prima o poi sicuramente sì, questo caso è stato un evento eccezionale, per cui abbiamo ritenuto di andare tempestivamente sperando di far qualcosa, però sicuramente sia come Naga sia come rete immagino anche Paladini sia a disposizione per un monitoraggio per vedere quello che succede, però è molto peggio di quello che potevamo temere, la situazione dal punto di vista ostruzionistico è ancora peggio di prima, però anche le condizioni all’interno non sono per niente migliorate, hanno anche rifiutato di aprire una cassaforte nel quale non dovrebbe esserci il metadone se non ci sono persone tossicodipendenti come hanno detto, ma hanno rifiutato di aprirla. Ci sono ancora tante cose che sono fuori controllo e sotto era di commissariamento è una cosa grave.

Tra quelli che sono entrati ieri in via Corelli, c’è anche Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Partito Democratico in consiglio regionale e responsabile immigrazione del partito a livello nazionale nella segreteria Schlein, intervistato da Fabio Fimiani.

Dopo questa vicenda ennesima di via Corelli che cosa bisogna fare?

Io credo che il Cpr ti via Corelli vada chiuso, credo a questo da tempo, da prima dell’inchiesta della magistratura, da prima di questi fatti perché tutto ciò conferma ancora una volta quel che in molti sosteniamo e cioè che è un luogo dove si sviluppa una pratica di detenzione, una specie di carcere senza essere un carcere, tra l’altro paradossalmente con meno garanzie per i trattenuti rispetto a quanto viene per i detenuti, che mescola tra l’altro persone dalle condizioni molto diverse ed è una contraddizione in termini perfino per la questione dei rimpatri, perché se io voglio rimpatriare una persona devo rimpatriarla per l’appunto, e quindi mandarla via, farla andare via, per usare un’espressione un po’ Brutale, il prima possibile, invece il Cpr tende a tenere per mesi le persone al suo interno. Poi le vicende, ultima anche quella di questa notte, denotano il fatto che nonostante anche un’azione interna meritoria di singoli bravi operatori socio sanitari comunque la situazione presenti davvero tantissime ombre.

Tantissime ombre nonostante da due mesi ci sia un commissariamento in corso.

Sì, ma io credo che la natura del luogo renda molto difficile una gestione diversa, nel senso che l’azione della magistratura si è sviluppata per via di varie irregolarità, e poi vedremo come andrà tutta la vicenda giudiziaria, tuttavia anche a prescindere dall’azione della magistratura il Cpr di via Corelli tiene insieme in questo momento 47 ad oggi ospiti che hanno tra loro condizioni molto diverse, un passato anche molto differente, alcuni sono ex detenuti, altri non lo sono. In alcuni casi il rimpatrio è qualcosa che accadrà molto probabilmente perché sono persone che fanno parte di una nazionalità dove c’è un accordo bilaterale che consentirà il loro rimpatrio. In diversi altri casi questo non avverrà, pensiamo che il 5-6%, secondo i dati del Viminale, è il numero di quelli che pur dovendo essere rimpatriati vengono effettivamente rimpatriati, perché i rimpatri o le cosiddette espulsioni non si verificano se non c’è l’accordo col paese d’origine, quindi è davvero una sorta di limbo dove persone tra di loro molto diverse, talvolta anche con problematiche riguardanti il disagio psichico piuttosto consistenti, ed è un terreno naturale, convivenze coabitazioni molto complesse e difficili, ed è una soluzione davvero sbagliata, ormai da anni si tenta di gestire con enti anche differenti quel luogo in più modi, ma il risultato alla fine parla sempre da solo.

Non solo in via Corelli.

Sì, penso che noi dobbiamo davvero guardare la questione di Cpr in termini più generali, la domanda che ci dobbiamo fare è “A fronte del fatto che c’è una così piccola percentuale di persone che verranno rimpatriate è davvero necessario creare questi ambiti dove mescoli di tutto o invece la cosa migliore non è concentrarsi sulle persone che certamente devono essere rimpatriate e espulse” e per farlo probabilmente non servono dei posti ad hoc, basta usare le strutture ordinarie presenti sul territorio, basta che le forze dell’ordine gestiscano tutta questa vicenda complessa attraverso i mezzi che hanno dal punto di vista ordinario evitando così di creare degli spazi dove si genera una strana commistione tra persone che in alcuni casi non verranno rimpatriate, in altri non sanno se devono essere davvero o meno, in altri verranno certamente rimpatriate, tutte trattenute in una dimensione detentiva che davvero non rappresenta una soluzione accettabile, non è un caso che in tutta Italia siamo di fronte a casi di violazione sistematica e dei diritti della persona i diritti più elementari.

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