Approfondimenti

Le pressioni internazionali su Israele dopo il raid di Deir El Balah, la rottura tra Elly Schlein e Giuseppe Conte e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di venerdì 5 aprile 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. L’esercito israeliano ha annunciato la sospensione di due ufficiali dai loro incarichi per il loro ruolo nel raid che ha ucciso sette operatori umanitari dell’Ong World Central Kitchen. A bari, dopo lo strappo di Giuseppe Conte sulle primarie, stasera tocca Elly Schlein. Secondo Bankitalia la crescita per il 2024 sarà ancora debole. Sono sbarcati a Pozzallo i 56 migranti salvati ieri dalla nave Mare Jonio.

La sospensione di due ufficiali israeliani dopo il raid che ha ucciso sette operatori umanitari

L’esercito israeliano ha annunciato la sospensione di due ufficiali dai loro incarichi per il loro ruolo nel raid che a Deir El Balah, nel centro della striscia di Gaza, ha ucciso sette operatori umanitari dell’Ong World Central Kitchen.
Il capo di stato maggiore ha detto che i risultati dell’inchiesta hanno mostrato che quanto avvenuto è “contrario agli standard operativi” e “non sarebbe dovuto succedere”. Secondo l’ufficiale, chi ha approvato il raid pensava di colpire miliziani di Hamas.
Anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che oggi ha parlato in apertura del consiglio di sicurezza dell’Onu, ha commentato il risultato dell’inchiesta.

“Il problema non è chi commette gli errori – Ha detto Guterres – E’ la strategia militare e le procedure in atto che consentono a questi errori di moltiplicarsi”, aggiungendo “Quello che serve per Gaza è un cambio di paradigma, non delle misure sparpagliate”.

Diverse organizzazioni per i diritti umani hanno criticato la risposta israeliana al raid.

(di Martina Stefanoni)
L’inchiesta, condotta da un organismo interno all’esercito, ha sostanzialmente confermato le prime ricostruzioni fatte da quotidiani come Haaretz, secondo cui i sette operatori umanitari viaggiavano su tre camioncini distinti e ben contrassegnati come appartenenti all’Ong. L’esercito avrebbe sparato perché identificato erroneamente tra i 7 anche un miliziano di Hamas. Colpendo in tre momenti distinti i tre camioncini. Il portavoce militare si è scusato, parlando di “un tragico errore”. Il fondatore della Ong coinvolta, José Andrés, ha detto che un’indagine condotta in grande fretta da un ex generale e da un organismo interno all’esercito non può essere considerata credibile, e ha chiesto un’indagine più approfondita e indipendente. Gli stati uniti hanno fatto sapere che rivedranno attentamente i risultati dell’indagine.
Secondo le organizzazioni per umanitarie che operano nella striscia il punto, come ha sottolineato anche il segretario generale dell’Onu Guterres, è che quanto accaduto ai 7 operatori umanitari non è un errore singolo, ma parte di un sistema che ha già prodotto – oltre a 33mila morti – quasi 200 vittime tra gli operatori umanitari.
In più bisogna far notare che raramente le indagini militarti condotte dall’esercito israeliano portano ad una condanna. Nei cinque anni tra il 2017 e il 2021 – giusto per fare un esempio – il sistema giudiziario militare è stato informato di 1.260 casi in cui i soldati israeliani sono stati accusati di crimini contro i palestinesi. Circa un quinto ha portato a indagini, ma solo 11 ad accuse penali, meno dell’1% del totale.

Oggi, poi, il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che chiede che Israele sia ritenuto responsabile di eventuali crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi a Gaza. Nella risoluzione si chiede anche il divieto di armi a Israele, a causa della sua condotta nella guerra a Gaza. Il voto non è vincolante ma rientra nelle iniziative legali che in queste settimane hanno contribuito ad aumentare la pressione su Israele.

Intanto il leader degli Hezbollah libanesi, Hasan Nasrallah, in un discorso televisivo ha detto che “L’Iran risponderà all’attacco israeliano contro il consolato iraniano a Damasco”, aggiungendo che l’attacco costituisce una svolta nella guerra in corso e che la regione è entrata in una nuova fase.
In queste ore circa 30 ambasciate israeliane nel mondo, compresa quella a Roma, sono state chiuse per paura di attacchi da parte di Theran.

Elly Schlein a Bari dopo le inchieste e lo strappo con il Movimento 5 Stelle

A bari, dopo lo strappo di Giuseppe Conte sulle primarie, stasera tocca Elly Schlein. Sarà lei a parlare dal palco in conclusione del comizio pensato in origine per sostenere il candidato del pd alle consultazioni di domenica. Ma dopo le inchieste della magistratura per voto di scambio e infiltrazione mafiosa, un po’ a sorpresa, ieri il movimento 5 stelle ha detto che non ci sono più le condizioni per svolgere le primarie e che sosterrà il proprio candidato, Laforgia, senza passare dalla consultazione dentro la coalizione. Il Pd resta fermo sul suo nome, quello di Vito Leccese, che sta parlando dal palco in questi minuti. Il servizio di Anna Bredice:

 

Lo Stato sovvenziona le imprese e abbandona le famiglie

(di Massimo Alberti)
Secondo Bankitalia la crescita per il 2024 sarà ancora debole, col Pil a più 0,6%. E continuerà a dinamica di un’occupazione che comunque sarà in crescita, anche se in proporzione meno del Pil. E questo nonostante il “sussidistan” di cui godono le imprese: quasi 56 miliardi di aiuti e sussidi solo nel 2023, 7 volte la spesa complessiva annua per il reddito di cittadinanza. La cui abolizione e l’arrivo dell’assegno di inclusione ha lasciato senza reddito centinaia di migliaia di famiglie già in difficoltà.

Siamo un paese strano: continuiamo a ricoprire le imprese di denaro pubblico, ma restiamo in coda all’Europa occidentale per i salari e primi per la quota di profitto. Mentre cresce la povertà, sia tra chi lavora e chi no. Sussidiamo le imprese ma non le persone che ne avrebbero necessità. E con l’abolizione del reddito di cittadinanza sono centinaia di migliaia le famiglie rimaste a secco. Per far cacciare i dati al governo però è servita un’interpellanza parlamentare dei 5 stelle, visto che il ministero del lavoro aveva smesso di pubblicare i dati. E così viene fuori che, delle oltre 1milione e duecentomila domande per l’assegno di inclusione, la misura che ha sostituito il reddito di cittadinanza, quelle accolte sono meno della metà, 589mila nuclei. L’obbiettivo dichiarato del governo era di circa 750mila, quelle “davvero bisognose” per la ministra del lavoro Calderone.  Peccato che con il cambio dei requisiti restino fuori, ad esempio, nuclei che con due adulti ed un minore abbiano un reddito tra i 575 e gli 800 euro, comprese quelle con minori, anziani, disabili. E qui parliamo di famiglie considerate “non occupabili”. Se guardiamo ai presunti occupabili, categoria circostanziata su parametri contestati da sindacati e associazioni ce si occupano di povertà, hanno ricevuto i 350 euro del supporto lavoro e formazione circa 60mila persone sulla platea di 250 mila dichiarata dal ministero del lavoro. Spesso l’assegno non arriva, semplicemente perché non ci sono i corsi di formazione, o durano troppo poco, e così anche chi avrebbe i requisiti resta a secco. Il risparmio si aggira intorno ai 3 miliardi. Un ventesimo dei sussidi alle imprese, in questa logica, crudele ed ingiusta, di redistribuzione all’incontrario.

Lavoro nero e condizioni disumane: il lato oscuro della moda italiana

(di Massimo Alberti)
Il caso che ha portato al commissariamento della Giorgio Armani Operations, nell’ambito delle indagini per sfruttamento del lavoro e uso di manodopera in nero nella filiera di subappalti (l’azienda non è indagata) non è isolato, o meglio: lo è sul piano giudiziario, visto che le indagini che riguardano grandi marchi che con gli appaltatori sfruttano manodopera, sono troppo poche. Ma modalità e storture nella filiera della moda italiana sono ben note ai sindacalisti ed associazioni. A gennaio, per le stesse ragioni, il Pm milanese Paolo Storari aveva commissariato Alviero Martini. Un mese prima un’indagine della finanza bolognese aveva portato all’arresto di 4 imprenditori cinesi, tra chi vi si rifornivano c’erano marchi di Max Mara Fashion Group o Elisabetta Franchi, che non sono indagate. Questo per restare ai casi recenti. Ma la campagna Abiti Puliti da anni denuncia le catene di appalti e subappalti che partono da fabbriche dove si lavora anche 14 ore 7 giorni su 7, per poche centinaia di euro e in condizioni di sicurezza tragiche, e risalendo arriva ai grandi della moda italiana. Sempre per stare agli anni recenti sono significative le lotte condotte dal sindacalismo di base per la campagna 8×5, ovvero 8 ore di lavoro per 5 giorni. Quello che dovrebbe essere normale civiltà, lì è traguardo da conquistare a colpi di presidi, cortei, picchetti, a volte anche botte. Con la giustizia che spesso sbaglia bersaglio, e finisce per prendersela con i buoni. Clamorosi i casi dei fogli di via ai sindacalisti Si Cobas di Prato, che per sollevare l’attenzione su situazioni di sfruttamento disumane, hanno spostato le loro manifestazioni dalle grigie strade del distretto tessile pratese, ai centri commerciali del fiorentino fino al centro di Firenze, sotto quelle vetrine che dietro agli scintillanti nomi che fanno grande l’Italia nel mondo, nascondono filiere di subforniture opache che arrivano allo sfruttamento estremo. Situazioni note, spesso alla luce del sole, che istituzioni e finanche la giustizia non vedono o non vogliono vedere. Intollerabili, ma tollerata, nel 2024 in un paese dell’Europa occidentale.

I 56 migranti salvati dalla nave Mare Jonio sono sbarcati a Pozzallo

Sono sbarcati a Pozzallo i 56 migranti salvati ieri dalla nave Mare Jonio. L’equipaggio della ong Mediterranea è ora in attesa di capire se la nave verrè fermata, come accaduto ad altre imbarcazioni umanitarie, per non aver collaboratori con la cosiddetta guardia costiera libica che, ieri, durante le operazioni, ha sparato contro superstiti e soccorritori. “I migranti sono sotto shock, alcuni hanno segni di torture”, ha raccontato la ong che ora attende la decisione delle autorità italiane.
Danny Castiglione è il capo missione della Mare Jonio.

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    Redazione
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