Approfondimenti

Otto marzo, sciopero delle donne di Radio Popolare

sciopero 8 marzo

Scioperiamo, anche quest’anno.
Le ragioni su cui ci ritroviamo tutte noi, donne di Radio Popolare, le avete ascoltate in onda e nei notiziari: sono tristemente simili a quelle per cui abbiamo scioperato l’anno scorso, e quello prima ancora. È sempre tempo di gesti forti.

In questo 2024 ci sentiamo anche più coinvolte, per via di due fattori, uno interno e uno esterno.
Da qualche tempo a Radio Popolare portiamo avanti un percorso di consapevolezza sulle dinamiche di genere che condizionano il nostro lavoro. Ci siamo date un obiettivo difficile: riequilibrare le voci maschili e quelle femminili che ascoltate, le nostre, quelle ospiti, quelle della musica. Perché, si sa, anche negli ambienti di sinistra su questo terreno si predica bene ma spesso si razzola male – e noi non facciamo eccezione. E ancora, parlare delle questioni di genere col linguaggio giusto, ché leggere certi titoli dei giornali ci fa vergognare di fare questo mestiere. La strada sarà lunga, ma l’abbiamo imboccata.

C’ è stato anche un catalizzatore esterno, quest’anno, un’onda di consapevolezza che ha reso speciale il 25 Novembre e che speriamo di ritrovare oggi nelle piazze: l’ha generata il femminicidio di Giulia Cecchettin. L’hanno fatta crescere le parole di sua sorella Elena alle ragazze di tutta Italia, e quelle di suo papà Gino ai loro fidanzati.
Sono passati quattro mesi, quell’onda è calata e non poteva che andare così, ma le parole di quelle persone straordinarie hanno gettato semi che oggi, e domani, e sempre dobbiamo continuare a innaffiare.

Radio Popolare nei suoi quasi 50 anni di vita è stata sempre al fianco dei movimenti femministi. Non smetteremo mai di dare battaglia per un cambiamento culturale in questo nostro disgraziato paese, ma in questi anni lavoreremo anche per fare davvero nostro questo cambiamento.

Foto | Ansa (presidio Non una di meno del 27 febbraio 2024 a Milano)

  • Autore articolo
    Lorenza Ghidini
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    E’ morto l’architetto Francesco Borella, per tanti il papà del Parco Nord Milano. Lo ha diretto per venti anni dagli inizi degli anni ‘80, quando lo ha progettato insieme al paesaggista Adreas Kipar. Cava dopo cava, orto spontaneo dopo orto spontaneo, aziende agricole in dismissione dopo aziende agricole a fine ciclo, ha rigenerato e riconesso con percorsi ciclopedonali l’ampia area che tra Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo si estende a Cusano Milanino, Cormano e ai quartieri milanesi di Affori, Bruzzano, Niguarda e Bicocca. Un parco che negli anni ‘70, quando è stato voluto con le mobilitazioni popolari, sembrava impensabile che potesse avere le presenze che ha il più noto e storico Parco di Monza. Fabio Fimiani ha chiesto un ricordo dell’attuale presidente del Parco Nord di Milano, Marzio Marzorati. Radio Popolare si stringe affettuosamente con un abbraccio ai figli Joanna, Cristiana, Giacomo e Sebastiano Borella.

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