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La sentenza contro il diritto all’aborto negli USA, la conclusione del Consiglio Europeo e le altre notizie della giornata

Aborto Corte Suprema USA

Il racconto della giornata di venerdì 24 giugno 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. La Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ha deciso: la sentenza “Roe v. Wade” del 1973 è stata abolita. L’aborto negli USA non sarà più riconosciuto un diritto a livello federale. Oggi sono quattro mesi di guerra e non si intravede nessuno spiraglio, coi combattimenti che fanno registrare violenti attacchi e contrattacchi. A Bruxelles, intanto, è finito il Consiglio Europeo da cui è uscita la candidatura ufficiale dell’Ucraina a entrare nell’Unione. Nonostante qualche spruzzata di pioggia oggi, soprattutto nel nord italia, non migliora la situazione di fiumi e laghi alle prese con la siccità: la Lombardia oggi ha dichiarato lo stato di emergenza e sempre più amministrazioni stanno imponendo restrizioni all’uso non domestico dell’acqua potabile. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

L’aborto negli USA non è più riconosciuto un diritto a livello federale

Dopo 50 anni di martellanti battaglie da parte di repubblicani e conservatori, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha cancellato il diritto all’aborto a livello federale. La sentenza è quella innescata da una legge del Mississippi, che vieta l’aborto dopo le 15 settimane, in palese violazione della Roe v. Wade, che invece permette l’interruzione della gravidanza fino alle 23 settimane.
I giudici della Corte non si sono limitati a dare ragione al Mississippi, hanno scardinato completamente la sentenza del 1973. Già in queste ore una serie di Stati americani stanno approvando misure che limitano il diritto all’aborto. Dovrebbero essere in tutto 26 gli Stati americani che proibiranno, completamente o almeno in parte, l’interruzione di gravidanza. Un esempio. In Louisiana è già pronta una misura che proibisce l’aborto anche in caso di stupro o incesto. La donna che si sottoporrà a un aborto rischia dai 10 ai 15 anni di carcere.

Le conseguenze della sentenza saranno disastrose per la vita delle donne americane. Molte di queste saranno soggette a viaggi lunghi e penosi per raggiungere gli Stati – sostanzialmente quelli dell’Ovest e dell’Est, dove sarà ancora possibile abortire. Le più povere saranno costrette ad arrangiarsi. Fuori della Corte Suprema c’è chi festeggia, religiosi e conservatori, e c’è chi protesta. In effetti, si tratta di una tra le decisioni più clamorose del dopoguerra, un drammatico balzo all’indietro nel campo dei diritti e delle libertà. La decisione dei sei giudici conservatori della Corte – cui si sono opposti inutilmente i tre giudici liberal – va contro la maggioranza degli americani, che è favorevole al mantenimento del diritto all’aborto. E lascia, questa decisione, un Paese spaccato come non mai, travolto da un’onda di indignazione e di angoscia che, per l’appunto, ha pochi precedenti nella storia recente degli Stati Uniti.

Non c’è molto che l’amministrazione possa fare. La Corte, con la sua sentenza, scardina un diritto che era stato, va ricordato, riconosciuto proprio dalla stessa Corte, nel 1973. Cioè, negli Stati Uniti il diritto all’aborto non è stato deciso per via legislativa, dal Congresso. Mi sembra che le parole di Joe Biden, poco fa, siano molto rivelatrici. Biden dice che si tratta di un giorno triste, e chiede al Congresso di agire. Chiede alla gente, agli americani di andare a votare, a novembre, in modo da eleggere deputati e senatori che difendano il diritto all’aborto. Ma si tratta, per l’appunto, di pura retorica. È quasi impossibile che il prossimo Congresso abbia numeri sufficienti per far passare una legge sull’aborto: ci vorrebbero, per esempio, 60 senatori democratici, cosa che non può verificarsi. E quindi rimane l’appello retorico ad andare a votare, ma nulla di più. Le uniche cose concrete sono, forse, le facilitazioni, gli aiuti economici, che aziende e Stati offriranno alle donne che dovranno intraprendere lunghi viaggi per interrompere la gravidanza. Per il resto nulla. Il timore è piuttosto un altro. Che la stessa base giuridica utilizzata per cancellare l’aborto a livello federale possa essere usata per scardinare altri diritti: quello alla contraccezione, i matrimoni omosessuali, atti sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso. Si tratterebbe, davvero, della più brutale e radicale involuzione conservatrice che la società americana abbia conosciuto in oltre un secolo.

Il piano di Mosca per la lunga guerra in Ucraina

Oggi sono quattro mesi di guerra e non si intravede nessuno spiraglio, coi combattimenti che fanno registrare violenti attacchi e contrattacchi. Stamattina il governatore ucraino di Lugansk ha annunciato che alle forze di Zelensky è stato ordinato di ritirarsi da Severodonetsk, una delle ultime città della zona in cui continuava una resistenza.

Più a ovest, a Kherson, un funzionario delle autorità di occupazione è morto per un’autobomba, secondo l’agenzia russa Interfax. Secondo il Cremlino nella regione settentrionale di Kharkiv le forze armate russe hanno conquistato il villaggio di Tsupivka, a 35 chilometri dalla seconda città ucraina, ma la notizia non è stata confermata da fonti indipendenti. Sempre secondo Mosca, nel Donbass i russi sono arrivati alla periferia di Lysychansk, mentre i mercenari del Gruppo Wagner combattono per conquistare Pokrovsk, città che prima della guerra aveva 15mila abitanti.

Le forze ucraine hanno bombardato Donetsk, in mano ai filorussi e con una controffensiva arrivata 100 km a nord di Mariupol. La tabella di marcia di Mosca sembra completare la conquista del Donbass entro fine settembre, poi indire un referendum-farsa nei territori controllati, fermarsi con l’arrivo dell’autunno e in inverno cercare di rendere definitive le proprie conquiste al tavolo negoziale, riprendendo la guerra in primavera in caso di rifiuto di Ucraina e NATO.

Dalla Turchia, paese che sta svolgendo un ruolo di mediazione, oggi il Ministro della Difesa ha annunciato un possibile accordo per sbloccare le esportazioni dei cereali fermi nei porti ucraini. Poche ore prima la Ministra degli Esteri tedesca aveva accusato la Russia di usare la fame come arma di guerra. “È sorprendente sentirlo da un paese che ha tenuto Leningrado sotto assedio 900 giorni”, ha risposto l’ex presidente Medvedev riferendosi alla seconda guerra mondiale. Anche il ministro degli esteri Lavrov ha chiamato in causa i tempi del nazismo, dicendo che Hitler “riunì la maggior parte dei paesi europei” e accusando NATO e Unione europea di fare lo stesso per una guerra contro la Russia.

I progetti dell’UE per ridurre i costi di energia e gas

A Bruxelles è finito il Consiglio Europeo da cui è uscita la candidatura ufficiale dell’Ucraina a entrare nell’Unione. Si è parlato anche di altri temi legati alla guerra, come i prezzi dell’energia, in particolare del gas. Il testo conclusivo invita la commissione di Bruxelles a mettere a punto un piano per ridurre i costi, considerando anche l’ipotesi di un tetto europeo ai prezzi, chiesto da paesi come l’Italia. Il presidente del consiglio Draghi avrebbe voluto un vertice sull’energia a luglio, ma ha spiegato che se ne parlerà a ottobre, dicendosi soddisfatto per aver evitato che la questione slittasse ancora più in là.
Il Consiglio Europeo appena terminato è l’ultimo guidato dalla Francia, che a luglio passerà la presidenza di turno alla Repubblica Ceca. Sentiamo il servizio da Parigi di Bruno Giorgini:

 

La Lombardia dichiara lo stato di emergenza a causa della siccità

Nonostante qualche spruzzata di pioggia oggi, soprattutto nel nord italia, non migliora la situazione di fiumi e laghi alle prese con la siccità. Oggi è intervenuto sul punto il Ministro dell’agricoltura Patuanelli: “Le aree in cui c’è una diminuzione dei livelli dei fiumi e dei laghi e dove la risorsa idrica sta mancando si stanno allargando sempre di più e quindi quasi tutto il Paese nel corso delle prossime settimane ci aspettiamo che entri in zona rossa”, ha detto Patuanelli, spiegando che le difficoltà potrebbero coinvolgere anche i centri abitati più grandi. Ogni giorni si allunga la lista delle amministrazioni che impongono restrizioni all’uso non domestico dell’acqua potabile, oggi ad esempio lo hanno fatto Piacenza e Padova. La Lombardia ha dichiarato lo stato di emergenza.

Varoufakis: l’austerità dell’Europa è una guerra ai lavoratori

Dalla guerra in Ucraina ed un’UE debole, alle sanzioni alla Russia “eticamente giuste ma inefficaci e controproducenti, creeranno nuovi Putin in Europa”. In una lunga intervista a tutto campo Yanis Varoufakis non lesina dure critiche alle istituzioni europee sulla politica estera “troppo succube degli Usa”, ed alla politica economica “contro i lavoratori”. Fino alla situazione italiana, definendo il PD “un partito estremista nel sostenere le classi privilegiate”. [LEGGI L’INTERVISTA SUL SITO]

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Il COVID ha ripreso a circolare molto rapidamente in Italia. I casi registrati oggi sono 55mila ma la misura dell’accelerazione dei contagi l’ha data oggi il report settimanale del Ministero della Salute: l’incidenza è cresciuta del 62% rispetto alla settimana passata (oltre 500 casi censiti ogni 100mila abitanti) mentre l’RT, l’indice che misura il tasso di riproduzione della malattia, è tornato sopra quota 1, considerata la soglia sopra la quale l’epidemia è in fase espansiva. La pressione sugli ospedali però non cresce di pari passo. A poche settimane dalla fine di (quasi) tutte le restrizioni, il direttore della prevenzione al Ministero della Salute ha invitato a continuare ad usare le mascherine nei contesti affollati e a sottoporre anziani e fragili alla quarta dose di vaccino.

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    “L'abbiamo vista arrivare”. La tecnica dell’odio secondo chi la studia da anni

    L'uccisione negli Usa di Charlie Kirk rischia di innescare un incendio che travalica i confini americani. Da subito la destra “globale” ha lanciato in quasi in tutto l’occidente una campagna contro la sinistra – a tutte le latitudini e senza distinzioni - accusandola di essere complice se non responsabile di quella morte. È un passo in più, nel paradosso in cui siamo immersi: chi ha alimentato campagne di odio ora accusa gli altri di fomentarlo. Una confusione da cui sarebbe necessario uscire rimettendo in fila i fatti, le cause, gli effetti e il loro intreccio. L'intervista di Massimo Bacchetta a Federico Faloppa, docente di “linguaggio e discriminazione” all’Università di Reading (UK), prova a farlo. Federico Faloppa è anche referente scientifico per la “Rete per il contrasto ai discorsi e fenomeni d’odio”.

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