Approfondimenti

La storica vittoria dei rider, la linea dura contro la pandemia e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di mercoledì 24 febbraio 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Vittoria storica per i rider: la procura di Milano ha notificato a tutte le aziende di delivery un verbale con l’obbligo di assumere 60mila rider come parasubordinati. Finisce l’era del pagamento a cottimo e dell’assenza di tutele. Sul Covid, linea dura almeno fino al 6 aprile: Pasqua e Pasquetta compresa. Infine, i dati di oggi sull’andamento dell’epidemia da COVID in Italia.

“Basta schiavismo, assumeteli tutti”. La vittoria per i rider arriva dalla magistratura (e non dal sindacato)

(di Claudio Jampaglia)

La procura di Milano intima a Uber Eats, Glovo, JustEat e Deliveroo di assumere, almeno come co.co.co, 60mila rider. Fine del cottimo. “E’ tempo di dire che non sono più schiavi senza un futuro, ma cittadini”, dice il Procuratore capo Francesco Greco. I rider sono lavoratori dipendenti e Uber Eats, Glovo, JustEat e Deliveroo devono assumerli e provvedere entro 90 giorni ad adempiere tutte le misure di sicurezza sul lavoro, dalle mascherine ai caschi; lo intima la Procura della Repubblica di Milano che stamani ha svelato i risultati dell’inchiesta nata dall’accusa di caporalato nei confronti di Uber Eats. Sono le richieste dei sindacati e delle associazioni che rappresentano i circa 60mila ciclofattorini censiti in Italia.

Dove non è arrivata la politica o il sindacato, arriva la magistratura. D’altronde le segnalazioni erano centinaia, e i procedimenti già conclusi in più gradi che davano ragione ai ciclofattorini, già quattro da Torino a Palermo. Ora l’inchiesta di Milano partita dalle accuse a Uber Eats, commissariata, a maggio scorso, per aver sfruttato migranti con permessi di soggiorno a condizioni di schiavitù, ha acceso i fari dei magistrati che hanno verificato i profili di 60mila fattorini in tutta Italia. Sono loro che dovranno essere regolarizzati, spontaneamente delle piattaforme o forzosamente dalla Procura. il procuratore capo di Milano Francesco Greco mette un punto fermo: “è tempo di dire che non sono più schiavi senza un futuro ma cittadini”, dice in conferenza stampa e segna uno scacco matto alla teoria che i rider siano autonomi come sostiene l’associazione delle piattaforme Assodelivery e purtroppo anche qualche sindacato minoritario come l’Ugl. Falso. Sono dipendenti a tutti gli effetti e secondo la procura di Milano meritano almeno un co.co.co con le tutele, perché lavorano in dipendenza di un algoritmo che li guida e sorveglia, discriminandoli in base ad efficienza, velocità, reperibilità. Il cottimo deve finire. Non solo, devono essergli pagati gli arretrati contributivi dal 2017 che l’Inps sta calcolando, premi assicurativi compresi. E i datori di lavoro devono anche provvedere ai dispositivi di sicurezza entro 90 giorni, pena 733milioni di ammenda. Le reazioni dei sindacati che da un anno cercano di ottenere un contratto nazionale dalle aziende su queste stesse basi sono ovviamente positive. Una vittoria. Il vecchio Marx riderà sotto i barba e baffi, perché oltre il marketing, l’anima delle imprese qui è a nudo: lo sfruttamento con qualsiasi mezzo tecnologico e di pressione. E con una politica debole e un sindacato in ritardo ad accorgersene, supplisce, per una volta, la giustizia.

Anche Milano rischia la terza ondata

(di Alessandro Braga)

Il cambio di strategia annunciato da Regione Lombardia nella lotta al contagio, con una campagna di vaccinazione mirata nei territori più colpiti, potrebbe essere efficace, ma tardivo, e rischia di sottovalutare la pericolosità di altri potenziali focolai. Nella Bergamasca, dove già otto comuni sono stati messi in zona arancione rinforzata, negli ultimi giorni si è registrato un aumento di casi, con variante inglese, anche nella cosiddetta bassa. Arcene, Treviglio, Caravaggio, Brignano, Covo. Una zona che, per pendolarismo lavorativo e studentesco, ha profondi rapporti con la zona della Martesana, nell’estremo oriente dell’area metropolitana milanese. Dove al momento non si registrano casi eclatanti, sebbene in diversi comuni siano state chiuse alcune classi per dei focolai. Un primo segnale che anche quella zona potrebbe presto vedere un aumento del contagio e, con effetto domino, avvicinarlo a Milano, sempre per i forti rapporti di lavoro e studio che intercorrono tra quella porzione della provincia e il capoluogo. Sul fronte occidentale c’è Bollate, confermato per un’altra settimana zona rossa. A Nord del capoluogo, la situazione in Brianza segna dati preoccupanti, con la crescita dei ricoverati nei vari ospedali. Infine, anche a sud del capoluogo, nei comuni della cintura, si sono registrati aumenti di contagi, e quasi ovunque con presenza di varianti. Insomma, Milano sembra accerchiata, e al momento solo sfiorata dalla nuova ondata di contagio. Anche la scorsa primavera, Milano resse. Ma solo fino a un certo punto.

Il ministro della Salute Speranza: “Linea dura fino a Pasqua e Pasquetta”

(di Anna Bredice)
“Non ci sono le condizioni per alleggerire le misure di contrasto alla pandemia”. Il ministro Speranza gela le continue richieste della Lega, ma non solo, anche di Bonaccini del Pd e dello stesso ministro Franceschini, che chiedevano maggiori riaperture di ristoranti e teatri. Per ora niente da fare, questa è la posizione del ministero della Salute, e se come è probabile Draghi la condividerà il nuovo provvedimento, non si sa se un decreto o un Dpcm, come era solito fare Conte, dovrebbe riconfermare le misure attuali per un mese, quindi fino al 6 marzo, una data che comprenderà anche Pasqua.
Saranno inevitabili quindi le proteste di albergatori e ristoratori, ma il quadro che oggi Speranza ha fatto prima al Senato e poi alla Camera è preoccupante. In cinque regioni si è arrivati alla soglia critica del 30 per cento nelle terapie intensive, inoltre l’rt a livello nazionale ha raggiunto quasi il valore uno, oltre al quale scatta la soglia arancione.

Il sistema attuale dei colori va mantenuto secondo il ministro della Salute, nessun paese europeo lo sta modificando in questo momento, nel quale si diffondono sempre di più le varianti, quella inglese rappresenta attualmente il 17 per cento dei contagi. Speranza chiede unità, senza polemiche, il riferimento è alle ripetute dichiarazioni di Salvini che ieri ha chiesto progressive riaperture anche a Draghi. Ma dal presidente del Consiglio finora c’è stato sempre un atteggiamento di grande prudenza rispetto alla lotta alla pandemia, per quanto abbia ribadito la necessità di continui ristori per chi deve continuare a mantenere chiuse le attività, tra queste anche cinema, teatri, piscine e palestre che secondo Speranza non possono riaprire.

Il ministro ha confermato la difficoltà nel sistema delle vaccinazioni, l’Italia non si rassegna al taglio delle dosi, ha detto, ma ha anche aggiunto che tra i sanitari e le persone nelle Rsa si sta già verificando un’immunità di gregge grazie ai vaccini. Speranza si augura che in Italia si intensifichi la produzione dei vaccini per avere una maggiore autonomia, “stiamo esercitando il massimo delle pressioni”, assicura. Domani dovrebbe esserci una riunione informale tra regioni e ministeri per discutere delle nuove misure, il Dpcm scade il 6 marzo, ma l’intenzione è di averlo pronto al più presto.

Renzi deve ancora rispondere alle domande sul suo rapporto con il regime saudita

(di Michele Migone)

La crisi di governo si è risolta da quasi due settimane, ma Matteo Renzi non ha ancora risposto a tutte le domande sul suo rapporto con il regime saudita. Se era in imbarazzo prima, ora lo sarà ancora di più, dopo la pubblicazione del rapporto della Cia sul coinvolgimento diretto di Mohammed Bin Salman nell’omicidio del giornalista dissidente Jemal Khassoggi. Una pubblicazione voluta da Joe Biden, dopo che Donald Trump per mesi aveva sotterrato il report; quel Biden con il quale, Renzi sbandiera a colpi di foto (una in verità, sempre quella) un rapporto di amicizia. Ricordate? Ricordate la frase sul rinascimento saudita nell’intervista video registrata con il Principe Reggente, un vero e proprio spot per il suo dispotico governo? Ricordate l’ intervista sul Corriere della Sera in cui Renzi diceva che l’Arabia Saudita è il bastione contro il fondamentalismo islamico, dimostrando così di sapere molto poco di cronaca e storia del Medioriente?

Ricordate? Ricordate che quando è emerso che Renzi prenderebbe 80.000 dollari all’anno per sedere nel board del fondo sovrano saudita, lui ha detto che le critiche erano solo una questione di invidia? Con una furbizia un poco provinciale, Renzi ha cercato di confondere la denuncia contro la violazione dei diritti umani da parte di uno dei regimi più repressivi dell’area con una questione di invidia per il suo successo materiale. Senatore della Repubblica, rappresentante delle istituzioni, politico in piena attività, Matteo Renzi prende soldi da un fondo sovrano di stato straniero. Nulla di illegale, ma sicuramente qualche cosa di inopportuno. Adesso che esce il rapporto della Cia, Renzi dovrebbe convocare la conferenza Stampa promessa. Rispondere alle domande, spiegarci quali sono i suoi rapporti con Mohammed Bin Salman, chiedere scusa e tagliare ogni rapporto con Riad. Lo farà?

In Myanmar continua la resistenza pacifica della Generazione Z

(di Martina Stefanoni)

C’è una canzone che si chiama “Rivoluzione”. L’hanno scritta e portata nelle strade birmane un gruppo di giovani musicisti riuniti sotto il nome di “Generation Z MM”. Si esibiscono in strada con violini, tromboni e percussioni durante le manifestazioni pro democrazia che da più di 20 giorni ormai infiammano il Myanmar, da quando l’esercito, con un colpo di stato, ha arrestato e incarcerato la leader Aung San Suu Kyi. CONTINUA A LEGGERE SUL SITO

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

In Italia, nelle ultime 24 ore, si sono registrati altri 16.424 casi di coronavirus, con 340mila tamponi e 318 decessi. Il totale delle vittime sale a 96.666 unità dall’esplosione della pandemia, lo scorso febbraio. Il tasso di positività si attesta al 4,8%, in crescita rispetto al 4,4% di ieri. Le terapie intensive crescono di 11 unità.

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    Redazione
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